
Colpevolezza
Serie: Un pessimo desiderio
- Episodio 1: Colpevolezza
STAGIONE 1
Lo avevano condannato senza il minimo dubbio, neanche l’ombra di un’incertezza, si erano addirittura rifiutati di ascoltare le motivazioni del gesto: una sorta di accorata difesa che l’imputato aveva ripassato per giorni, prima di presentarsi dinnanzi ai sette giurati, giudici e carnefici.
Cento anni di prigionia per ogni vittima, per un totale complessivo di un milione e duecentomila maledette rotazioni del pianeta Terra attorno al Sole, rinchiuso. Segregato. Asservito. Schiavizzato.
Una punizione ridicola, ma irrevocabile, inoppugnabile e definitiva.
L’imputato, mentre ascoltava la sentenza, aveva la testa in fiamme cercando di visualizzare quella cifra esorbitante, immaginava un gigantesco numero di giorni e una sorta di muraglia cinese fatta di or…
– …La condanna potrà essere ridotta solo ed esclusivamente alla condizione che il colpevole di tale inqualificabile nefandezza, riesca ad aiutare, salvare o sanare l’esatto numero delle vittime causate dal suo irrefrenabile istinto caotico e distruttivo. Concorda col nostro indiscutibile giudizio, prigioniero Agni? –
Il suono echeggiante delle catene agganciate a delle pesanti manette, rompeva il silenzio assoluto di quell’aula giudicante fredda e spoglia. Dopo qualche momento interminabile, il condannato strinse i pugni facendo tintinnare ancora una volta gli anelli scintillanti di quella catena costrittiva.
– Non mi date altra scelta… – la sua voce sussurrata a denti stretti aveva il suono di un camino appena acceso, con fiamme a stento visibili, imprigionate da ceppi di legno troppo grandi e umidi.
– Ha detto qualcosa prigioniero Agni? – La portavoce del collegio giudicante dei sette savi, si protese in avanti come a colmare la distanza che li separava per riuscire a sentire meglio.
– Nessuno mai riuscirà a chiamarmi per richiedere i miei servigi! La modalità di convocazione che avete assegnato alla cella che mi ospiterà è impossibile da realizzare! – Ringhiò Agni fissando il pavimento nero lucido e screziato di pietre preziose grezze e oro.
– È fin troppo clemente rispetto al crimine da lei perpetrato! Io personalmente spero con tutta me stessa che la sua vita si esaurisca nella più completa solitudine e senza la possibilità di rivedere la luce del sole. Accompagnate il condannato nella sua nuova dimora! – La mano della giudice indicò mollemente il cancello argenteo che portava alla camera dove venivano eseguite le condanne.
Le catene vennero tirate con decisione, ma le braccia del prigioniero non si mossero.
– Siate maledetti! Non merito un simile supplizio! È la mia natura! È quello che SONO! Non piegherete mai il mio pensie— – Le catene diedero un violento strattone, costringendo il condannato ad una piroetta involontaria. Agni puntò i piedi e guardando da sopra una spalla l’impassibile giuria, continuò ad urlare la rabbia e tutta la collera che scorreva come lava nel suo petto.
– SONO IO CHE VI CONDANNO! SONO IO CHE VI MALEDICO! SONO IO CHE VERR— –
Le catene tirarono con violenza, facendo perdere l’equilibrio del prigioniero che cadde a faccia in giù sul prezioso pavimento. Venne infine trascinato senza la minima esitazione, con le urla rabbiose che riecheggiavano nell’enorme salone del giudizio.
Il cancello si richiuse smorzando ogni suono col clangore del metallo contro altro metallo.
***
L’occhio le faceva davvero male. Era stata colpita con il suo zainetto, usato a mo’ di mazzafrusto dal lato dove teneva la borraccia metallica. Il suo pensiero dominante era la preoccupazione di dover mostrare al padre quanto la volessero bene anche in quella scuola maledetta. Avrebbe dovuto spiegare mille cose e non ne aveva minimamente voglia.
Qualcuno la tirò per i capelli, facendole inarcare malamente la testa all’indietro: un urlo strozzato sottolineò il suo dolore.
– Che troia penosa che sei! Non vali un cazzo di niente e faresti bene a sparire per sempre! Nessuno si accorgerebbe della tua assenza! Neanche il tuo ricco paparino. Ti piace studiare? ANALIZZA QUESTA! – Le venne versata addosso dell’acqua putrida da un vecchio secchio delle pulizie: faceva odore di detergente economico, di terra, ma soprattutto di urina.
– Analizza la logica della puzza e dello schifo che fai! – La ragazza mora, con dei bellissimi capelli lunghi fino a metà schiena, che l’aveva colpita in viso poco prima, stava aprendo lo zaino della vittima sacrificale.
In attesa che tutto finisse, questa ripensò all’occhio… se fosse diventato nero, non aveva modo di nasconderlo al padre, non possedeva più neanche gli occhiali da sole, glieli avevano frantumati settimane prima. O era già passato un mese? Uno schiaffo le fece vedere le stelle per un breve istante: stelline dorate quasi belle.
– Ma mi hai sentito puttanella saputella? Nessuno ti vuole! Te l’hanno mai detto che puzzi di fogna e di piscio? – L’assalitrice mora adesso stava gettando con cura e metodo il contenuto dello zaino all’interno delle tazze dei cessi vicino la classe. La bionda con i capelli lucidi, legati in un’elegante coda di cavallo le diede un altro schiaffo, ma questo senza stelle dorate.
La ragazza a terra rimase immobile in ginocchio la testa china sul petto, in attesa che le sue “amiche del cuore” si stancassero e andassero via.
– Sei una merda enorme, fumante e liquida! Non vali neanche il tempo perso ad umiliarti! Ti prego, muori o sparisci! – Tre demoni vestiti da brave ragazze, ecco cos’erano: curate, pulite e con un sorriso sincero, proprio come l’acqua usata per dissalare il baccalà. Due bionde e una mora, adorate dai professori, corteggiate da studenti e studentesse e considerate dei modelli di comportamento, le sputarono in testa a turno e uscirono dal bagno… Passata la tempesta, la torturata si sollevò lentamente e si guardò allo specchio. Era un disastro! Sembrava uscita da una rissa nelle catacombe dei Cappuccini. L’occhio appariva gonfio e la cornea era di un allarmante rosso rubino per la rottura di qualche capillare. Si sfilò la felpa rossa che emanava un forte odore simile a quello dell’unico bagno chimico durante il concerto della sua band preferita: i Muse.
Avvertì sulle braccia il freddo pungente di un fine novembre cinico e spietato.
Serie: Un pessimo desiderio
- Episodio 1: Colpevolezza
Ciao Emiliano, sono contenta di poter seguire una tua serie dall’inizio. Sono davvero incuriosita, sia per il primo personaggio che per la ragazza. Triste e da brivido la scena di cui è stata protagonista, soprattutto perché è molto verosimile.
Complimenti!
Ciao Melania! Che piacere che leggere un tuo commento! ♥ Prima di tutto, grazie mille per esserti fermata in tribunale prima e poi a scuola e mi dispiace per averti fatto assistere ad una scena di bullismo, ma purtroppo l’ineducazione di alcuni studenti è diventata ormai un classico.
Questa è una storiella alquanto cruda per determinate dinamiche scolastiche che descrivo, ma il tutto dovrebbe avere, nella mia testa, una sorta di potere angosciante in principio che si trasforma in una sorta di sfogo appagante in seguito… In ogni caso sono diventato un fan di Martina e del suo carattere incrollabile, molto simile al tanuki d’allenamento di Kung-fu Panda…
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