Combattere per una medaglia

La verità era che era stato addestrato a tutto, anche all’atterraggio di un aliante, ma solo che in quel caso non ce l’aveva fatta: aveva rigettato la cena.

Intorno i commilitoni lo avevano deriso. «Ma via, che razza di soldato sei! Non ce la fai con una cosa simile? Forse sarebbe stato meglio che tu fossi rimasto in Inghilterra!».

James non aveva sopportato quelle derisioni. «State zitti, voi, che vedrete che mi so dar da fare alla perfezione!».

Per tutta risposta, lo avevano preso ancora più in giro.

Ma poi nulla, si diedero tutti da fare per combattere.

Gli stahlhelme erano dappertutto e loro, dopo aver lasciato gli alianti, si gettarono nella lotta.

Sparava con lo Sten Mk II, James, e poi seguiva gli ordini del caposquadra.

Si rese conto che anche con quella cosa viveva delle difficoltà. Giorni e giorni a esercitarsi, ma poi con quel buio, l’umidità dei canali, il bocage che rendeva tutto il terreno infido… James non era più un membro dei commando inglesi, era un soldatino sprovveduto.

Forse era stata troppa la fortuna perché fosse stato ammesso nei British Commandos?

Mentre combatteva, si fece un esame di coscienza.

No, era stato bravo in tutto. Forza fisica, agilità, affrontare le prove di resistenza, nuoto, uso delle armi in ogni contesto, armi bianche, armi da fuoco, ricognizione e intelligence… era stato tutto okay in ogni cosa, ma adesso si rendeva conto che quella non era più un’esercitazione in Inghilterra né un addestramento, era la guerra.

Normandia… quanto aveva pensato a quella zona della Francia, e adesso era lì a dover combattere.

Avrebbe fatto il suo dovere, ma come avrebbe potuto di fronte a tutte quelle difficoltà?

Decise di andare avanti e si batté.

Trascorse tutta quella notte piovosa di giugno a eliminare sacche di resistenza tedesche: usò lo Sten Mk II, lanciò granate, poi si diede al lavoro di pugnale.

Quando sorse l’alba era lì, sporco di sangue, bagnato fradicio e aveva fame di gallette o più che altro di qualcosa di buono tipo uovo con bacon.

Arrivò il caposquadra. «Bravo, James, mi sei piaciuto».

«Su-sul serio?».

Prese nota del suo nome sul taccuino. «Ti proporrò per una Victoria Cross. Te la meriti».

James non ci avrebbe mai scommesso. Si chiese fosse tutto dovuto alla fortuna.

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Discussioni

  1. Una medaglia, strano come un oggetto inanimato possa essere ambito a costo della vita. Mi sono nuovamente immersa in uno dei tuoi racconti di guerra, come detto altre volte ti ho ufficialmente nominato il mio maestro di storia: con te conoscere il passato diventa uno stimolo per approfondire

  2. Bella descrizione, Kenji. Ben fatto. I particolari dei nomi delle armi e dei mezzi rendono il racconto vivido.
    Anche la “distopia emotiva” improvvisa che coglie James ci sta. Bel testo.
    Per la cronaca, ho visitato le spiagge della Normandia facendo tappa nei punti principali dei combattimenti: impressionante quanto è accaduto lassù. Molti sono periti proprio con gli alianti. Entrare in uno dell’epoca e sedersi all’interno, con il sottofondo delle voci e dei rumori reali registrati, fa venire i brividi, nel pensare alla sorte che è toccata a tanti di loro.