Come il vetro

Serie: Le mille vite di Mary


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Mary si riprende dallo shock grazie all'aiuto di un usciere, di sua madre e di Mia; poi si avvia verso l'hotel del mare, il luogo dove incontrerà suo padre e Adam.

Ho sempre amato l’Hotel Del Mare, ma ci sono stata solo due volte in tutta la mia vita. Era così elegante e lussuoso da mettere la gente comune in soggezione, oltre al fatto che era estremamente costoso. Le uniche volte che ero stata lì fu per le nozze di qualcuno, infatti l’Hotel Del Mare era il sogno irrealizzabile di tutti in città e alcuni anelavano questa location talmente tanto da ridurre all’osso la lista degli invitati pur di festeggiare lì. Io avevo accettato con gioia entrambi gli inviti che avevo ricevuto, ma a seguito di questi ero giunta alla conclusione che, semmai un giorno mi fossi sposata, non avrei mai fatto la festa lì, perché entrambe le volte avevo avuto la stessa immagine mentale. La mia testa era volata a una scena di Titanic, quella della festa della terza classe che si alternava alla serata di gala della prima classe, nella mia mente i due ambienti si erano fusi e i passeggeri della terza classe erano finiti al gala; era una fantasia bizzarra, ma era propio cosi che avevo visto noi in quelle occasioni. Sapevo che mio padre non avrebbe mai scelto l’Hotel Del Mare per l’incontro, perché lui tendeva ad odiare tutto ciò che non possedeva e quel luogo era la rappresentazione di ciò che noi non saremmo mai stati, ero sicura di conseguenza che era stato Adam a sceglierlo e questo mi inquietava.

 Quando arrivai a Jacksonville ero stata accolta in una bella villa spaziosa e con piscina, la famiglia Monroe dava l’immagine di essere una famiglia benestante, ma comunque del ceto medio; questo perché Adam non frequentava una scuola privata, non c’erano domestici in casa e quest’ultima seppur bellissima e spaziosa non era paragonabile alle ville dei divi di Hollywood, per non parlare del fatto che le host family prendevano gli exchange student per arrotondare, tutto questo mi fece dare per scontato che la famiglia Monroe fosse una come tante, ma mi sbagliavo di grosso. Ricordo ancora il modo in cui avevo scoperto che Adam era pieno di soldi e l’umiliazione di quel momento; i festoni che adornavano la palestra della scuola per il Prom, lo sguardo provocatorio di Lauren Collins e il disprezzo nella sua voce.

 Adam non seppe mai che avevo scoperto la verità sul suo conto, perché poche settimane dopo il Prom tornai a casa, quindi lui era rimasto a me che pensavo ai Monroe come a una bella famiglia benestante, ma non ricca e il fatto che ora volesse mostrarsi per ciò che realmente era mi causava angoscia, perché non sapevo se voleva impressionarmi o intimidirmi.

Scesi dalla macchina non appena mia madre parcheggiò e camminai verso l’entrata evitando il saluto di mio padre. 

Chiesi alla reception di Adam, fui accompagnata all’ingresso del salone delle feste e nel momento in cui varcai la soglia sentii il mio cuore in gola.

 Era solo in quella enorme sala e nonostante fosse girato di spalle, notai subito che stava portando avanti la sua ostentazione di ricchezza anche nel modo di vestire: indossava un paio di scarpe modello Oxford, pantaloni eleganti di alta sartoria e un Montgomery che probabilmente costava quanto uno stipendio di mia madre, aveva sistemato i capelli con il gel e indossava sul collo una sciarpa di cashmere.

Rimasi a fissarlo a lungo in silenzio finché lui si girò percependo la mia presenza.

-È da tempo che non ci vediamo Mary.-

Il suo accento era marcato, ma mi stupii per il fatto che mi parlò in italiano fluente, perché l’unica volta che avevo provato a insegnargli qualche parola era stato un fiasco totale, invece ora era lì a formulare tranquillamente frasi di senso compiuto nella mia lingua madre, mentre io faticavo a concepirne una di rimando.

I miei occhi vagavano incessantemente lungo la sua figura cercando qualche dettaglio famigliare come un accenno dei suoi  ricci neri sotto lo strato di gel, che aveva ereditato Mia insieme alle fossette sulle guance, le stesse che in quel memomento in lui sparivano per la tensione; eppure nonostante i miei sforzi faticavo a vedere quel ragazzo sbarazzino e solare sempre jeans e maglietta, in quel momento vedevo solo un uomo d’affari e calcolatore, quindi mi misi subito sulla difensiva.

-È inutile che ci provi Adam, so cosa stai cercando di fare, ma non ci riuscirai perché lo so già-

-Cosa vuoi dire?-

-Voglio dire che stai provando a mostrarmi che sei potente, che sei ricco, ma non attacca perché lo so da tempo-

La sua fronte si agrottò e i suoi occhi si sgranarono, durò un solo istante, ma tanto bastò per farmi capire che l’avevo spiazzato, avevo fatto quello che lui voleva fare con me e per questo sorrisi internamente.

-Quando l’hai scoperto?-

-Il giorno del Prom, la tua cara amica Lauren me l’ha detto mentre stavi prendendo da bere-

-Lauren?- Le sue sopracciglia si avvicinarono di nuovo le une a le altre mostrandomi chiaramente la sua confusione e capii che davvero non si ricordava di Lauren

-Si Lauren, frequentavi biologia insieme a lei ed era innamorata di te, l’ho sempre sospettato, ma il giorno del prom quando mi ha dato e cito testuali parole, dell’arrampicatrice sociale arrivata dall’altra parte dell’oceano per sfruttare i tuoi soldi…..beh ho avuto la conferma del suo amore per te-

-Biologia…. aspetta Lauren Collins?-

-Si lei-

Non so cosa mi aspettassi da quell’incontro, ma sicuramente non avrei mai pensato che per un istante avrei dovuto trattenere le risate, però guardare l’espressione scioccata di Adam, mentre era tirato a lucido nei suoi vestiti di lusso, aveva un non so ché di comico e al contempo era rassicurante, finalmente l’avevo rivisto, era ancora lui, nonostante si fosse camuffato per sembrare intimidante, era ancora il mio Adam; ma subito dopo lui fece un sospiro e si scrollò di dosso quel momento rimettendo a posto la maschera.

-Ecco perché eri strana gli ultimi giorni… dimmi Mary l’hai fatto per punirmi, ti sei vendicata, io non ti ho detto di essere ricco e tu mi hai nascosto una figlia, così ora siamo pari dico bene?-

La sua voce mostrava tutto il dolore che sentiva e questo mi spaventò, perché Adam era sempre stato come il vetro protettivo e trasparente, ma che diventa tagliente quando si rompe.

Pensai alla sua domanda.

L’avevo fatto per vendicarmi?

Non avevo mai pensato a questo, in realtà non avevo mai pensato al motivo per il quale non volevo che Adam sapesse, semplicemente la sola idea di dirglielo mi aveva paralizzata in un terrore asfissiante e avevo agito di conseguenza; però in quell’istante, guardando quegli occhi che per anni avevo visto incastonati nel visino di mia figlia, capii che non era stato per vendetta.

-No, la vendetta non c’entra-

-Allora perché?-

Mi sforzai di rispondere, di trovare in pochi secondi quelle motivazioni che avevo cercato per anni, ma non ci riuscii, la mia testa era in bianco, peggio di quando non si sa la risposta a un esame e si fa scena muta.

-Non lo so-

-Che significa non lo so?-

-Adam non lo so, non so perché non te l’ho detto, l’unica cosa che so è che avevo paura-

-Avevi paura di me?… Ti ho mai dato modo di avere paura Mary?-

No. Con lui mi ero sempre sentita al sicuro e sapevo che, se gli avessi detto di essere incinta, lui avrebbe mollato tutto per venire in Italia da me e Mia.

-Non ho mai avuto paura di te-

-Non volevi vendicarti di me, non avevi paura di me, però alla fine mi hai tagliato fuori lo stesso, come se non valessi nulla-

-Non dire così Adam- la mia voce uscì come un lamento e lui per una frazione di secondo spostò nuovamente la maschera e mi scrutò con preoccupazione.

-Non so che pensare Mary, so solo che ho una figlia, che mi hai rubato otto anni con lei e se ti chiedo il perché di questo, tu mi rispondi non lo so-

Nonostante la rabbia e il dolore nella sua voce, gli  leggevo negli occhi preoccupazione per me; forse ero pallida, oppure avevo un’espressione strana che rifletteva il moto di emozioni che avevo dentro; fatto sta che lui continuava a preoccuparsi per me nonostante la situazione e nel rendermi conto di questo mi sentii miserabile.

 

 

 

Serie: Le mille vite di Mary


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. La descrizione dell’ hotel mi è piaciuta moltissimo, hai descritto molto bene le emozioni che suscita in Mary, ma nuovamente, non riesco a visualizzarlo. In pochi capitoli sono successe già tante cose e l’arrivo di Adam mi è sembrato molto frettoloso. Nel dialogo tra i due hai sollevato un bel polverone. Mi piace come ci sia la contrapposizione tra il padre di Mary, che l’ha abbandonata, e Adam, un padre che non ha mai saputo della paternità e che rinfaccia questo alla madre di sua figlia. Difficile provare empatia per Mary in questo capitolo, come dice Adam, 8 anni sono tanti sia per una bambina che per un padre, e non torneranno mai indietro. Liquidare tutto con un “non so” mi sembra decisamente un insulto sia per Mia che per Adam, sono quindi curioso di sapere come si svilupperà e quello che alla fine dirà Mary ad Adam.

  2. Ciao Lola, la storia si fa piu` viva nel dialogo tra Mary e Adam, che sei riuscita a rendere credibile. Resta Il mistero della mancata comunicazione e della rottura con questo gran bel fiore di ragazzo, anche per chi legge. Come si fa a lasciar perdere uno cosi` figo?

  3. “Adam era sempre stato come il vetro protettivo e trasparente, ma che diventa tagliente quando si rompe.” Questa e` una delle frasi che mi sono piaciute maggiirmente. Una metafora forte e chiara.

  4. L’ Hotel del Mare sembra essere un luogo di pace, dove poter risolvere complesse trame sentimentali, o almeno così spera la protagonista che proprio in quel luogo prediletto troverà un ulteriore complessità nei suoi rapporti emotivi, soprattutto con la famiglia. E’ un racconto molto ricco e che fa pensare, tuttavia mi sento di dire che il variegato cast, scene e colpi di scena possa essere più incisivo se si utilizzano ritmi diversi a livello narrativo. Usare lo stesso ritmo per tutte le scene, sopratutto quelle più esplosive, potrebbe rivelarsi un freno a mano che rischia di ridurre l’impatto di ciò che vuoi raccontare, ma questa sia chiaro è un’opinione arbitraria e relativa, del tutto opinabile, ciao

    1. Grazie mille ❣️ sia per leggere la mia serie che per i preziosi consigli. Proverò a modulare di più il ritmo della narrazione, il prossimo episodio sarà l’ultimo che si svolgerà nel giorno della laurea, poi ci saranno già dei cambiamenti ❣️

  5. Mi sono sentito in dovere di ricambiare l’attenzione che mi hai portato nel leggere il mio ultimo testo.
    Il regalo che ci possiamo fare, in questo contesto, è quello della franchezza.

    Ho letto tutti gli episodi con relativi commenti. Mi trovo in linea perfetta con quello di @david che ha centrato, secondo me, il vero punto di forza: il montaggio scenografico. Ne arriveranno altri di aspetti positivi con il tempo, l’esperienza e l’affinamento. Ci siamo passati tutti.

    La storia è originale, non fosse altro che per il fatto di veder tornare un papà dopo il solito disumano comportamento e, soprattutto, per un certo bilanciamento che trovo, a mio modo di vedere, con l’aspetto di aver nascosto la gravidanza al padre naturale di Mia. Ecco, forse quest’ultimo punto è quanto mi ha colpito di più: non presenti la tua protagonista come un’eroina, anzi l’opposto e ne fornisci già una motivazione credibile. Perfino la descrizione di come è arrivata all’ultimo esame, scena verosimile e coinvolgente.

    I personaggi hanno un loro perché: eccetto l’usciere, a mio parere. Non dico che mi aspettassi il principe azzurro. È solo un mio modo di vedere, forse alimentato dal comportamento non proprio congruo della protagonista, per me l’unica sbavatura, assolutamente perdonabile, in una trama calcolata nei minimi dettagli. È pur vero che la mente umana resta una foresta intricata…

    “Adam era sempre stato come il vetro protettivo e trasparente, ma che diventa tagliente quando si rompe”. Stoccata perfetta, messa al punto giusto, che ci fornisce il segno inconfondibile di un talento già posseduto.

    In conclusione, siamo qui per raccontare storie e qui la storia c’è tutta, fatta di personaggi e avvenimenti. L’invenzione si snoda sulle sponde contrapposte di un oceano mai immobile. La scrittura è fluida, ben strutturata, presto la maneggerai e diventerà un’arma affilatissima.
    Ma soprattutto, come detto la stoffa c’è, la voglia c’è. Quindi, benché sia io l’ultimo degli ultimi, lasciami dire: ben fatto, non fermarti.

    Tanto da dire, tanto da dare.