Come scogli
Si sta bene qui nella bolla, perché dovrei uscirne?
Qui abbiamo tutto quello che ci serve, nessuna situazione di stress, nessun dolore ed è estate tutto l’anno, probabilmente il più gran disturbo è il doversi riempire l’ennesimo bicchiere mentre ci si gode l’eterno tramonto in riva al mare. In cambio abbiamo solo dovuto rinunciare a interferire negli affari del mondo esterno, non che qualcuno possa essere più interessato da quel luogo dimenticato da Dio, diventato la dimora delle nostre nemesi.
I più giovani di noi le chiamano Ombre, i più anziani preferiscono definirle La Rete, convinti che un nome meno spaventoso incuta meno timore. Quel mondo esterno che oggi ignoriamo un giorno era casa nostra, le belve che vi si aggirano sono pallidi ricordi dei nostri amati, oramai ridotti a sarcofagi di carne e viscere corrotte dall’odio costretti a darci la caccia per sopravvivere. L’Oscurità è un elemento che non conoscevamo, noi che emaniamo una calda e intensa luce dovuta dal fuoco che arde dentro i nostri petti siamo ridotti quasi totalmente al buio, luci tremolanti abbandonate in mezzo ad una tempesta.
Fummo traditi dai nostri eroi, orgogliosamente li chiamavamo Le dieci fiamme; il loro compito era di proteggere i più deboli e alimentare il sacro fuoco che illuminava la nostra specie. Sul loro conto circolavano strane voci a cui nessuno voleva dare conto o meglio a cui nessuno aveva il coraggio di credere. La realtà era peggio di quel che potevamo immaginare, per mantenere intatto il loro potere divoravano le fiamme degli emarginati e dei più deboli della società e mentre pasteggiavano sui loro corpi ancora caldi noi decidemmo di voltare le spalle. Quando sentimmo le loro fameliche bocche stringersi intorno le nostre gole fu troppo tardi, ci spazzarono via in una sola notte.
Gli Dei erano scesi dall’Olimpo a mostrarci il loro reale volto.
Dieci colonne di fuoco troneggiavano in cielo, mentre sulla terra un fiume di persone si calpestava a vicenda tentando di sfuggire ad un destino già segnato. Quei vortici ardenti colpirono tutti senza distinzioni lasciando solo macerie e corpi carbonizzati, i Dieci Guardiani avevano appena raggiunto il massimo del loro potere quando l’oscurità inizio a soffocarli lentamente, sopraffatti caddero uno dopo l’altro, la brama di potere li aveva consumati così tanto da spegnere per sempre la loro fiamma interiore.
Così accecati dalla superbia non notammò l’oscurità insinuarsi in noi, inghiottiti da essa come se si riversasse un torrente di nera pece che soffocava e inglobava tuttò che si parava davanti. Da quel fiume emersero le ombre e iniziarono dilaniare le nostre carni. I nostri portatori di luce emerserò dall’oscurità pronti a traghettarci nel loro nuovo mondo e trasformarci a loro immagine e somiglianza. In breve tempo dieci ombre si trasformarono in una mareggiata depravata che mutilava corpi e straziava anime.
Alcuni di noi riuscirono a trovare un rifugio temporaneo vicino la costa, i pochi anziani sopravvissuti sacrificarono le loro vite nel tentativo di espiare le loro colpe e di salvare almeno una parte di noi, mura infuocate apparserò dal terreno, impedendo a chiunque si trovasse all’esterno di avvicinarsi ad esse senza esserne divorato. Dalle nostre tane privilegiate assistemmo al metodico sterminio dei nostri simili, impotenti assistemmo alla caduta di qualsiasi sacca di resistenza e voltammo definitivamente le spalle al vecchio mondo quando una sterminata colonna di uomini e donne si diede la morte sotto le nostra mura, impossibilitati ad entrare e condannati a morte certa nel mondo esterno .
Traditi dai nostri eroi . ingannati dalle nostre guide e costretti a convivere con il peso di essere sopravvissuti.
Questa è vita? Me lo chiedo sempre più spesso, sono trent’anni che sono rinchiuso qui, conosco ogni centimetro di questo posto ma nell’ultimo periodo qualcosa sta cambiando; il muro di fuoco inizia ad affievolirsi, la terra si sta inaridendo ma sopratutto inizio a dubitare del valore di una vita passata a far finta che vada tutto bene.
Oramai quelle bestie maledette avranno divorato e spento tutte le fiamme dei nostri simili, la pavidità che stritolava i nostri cuori ci ha portato ad essere la portata finale di questo sadico buffet. Ho vissuto fuggendo e respingendo ogni responsabilità, mi rifiuto di morire allo stesso modo e se devo essere la loro fetta di torta sarò il pasto più indigesto che abbiano mai assaggiato.
Il varco nella barriera si chiude dietro di me, inizi questo viaggio di sola andata. Il mondo che ho conosciuto non esiste più, la cenere che lo ricopre rende difficile anche il solo respirare, facilmente si può sentire il tanfo dei loro corpi in putrefazione, i loro artigli fremitare dall’eccitazione nel buio, mi osservano ingolositi, non si aspettavano di incontrare una fiamma come la mia dopo tutto questo tempo. Avanzo nell’oscurità, nonostante tutti i miei sforzi fatico a vedere oltre il mio naso.
In un istante le loro lame sono già dentro di me, il sangue esce copiosamente da tutto il corpo, eccitate si adagiano sulle mie ferite come lattanti che succhiano il seno delle loro madri, la terra trema sotto i miei piedi, una figura decisamente imponente mi fissa dall’alto verso il basso, è così vicina che i nostri si respiri si incontrano a metà strada, il mio corpo è burro sotto le sue lame, gli organi interni iniziano a fuoriuscire lentamente dallo squarcio e l’essere si ritira soddisfatto lasciando il lavoro sporco agli altri.
Reagisci, ti prego, per la prima volta in vita tua fallo, morirai ma non piegarti a loro, l’intestino penzola allegramente fuori dal ventre, le sanguisughe ti stanno lentamente prosciugando, reagisci.
Per la prima volta sento qualcosa che non sia vergogna, finalmente, lingue di fuoco avvolgono interamente il mio corpo spazzando vià l’oscurità. Le realtà si pone davanti ai miei occhi in tutto il suo orrore, non sono essere sovrannaturali ma omuncoli rachitici, organismi patetici resi invincibili dalle nostre, mie paure. La mano destra stringe il collo del poveretto interessato a scavare avidamente nella mia pancia, lo sento sgretolarsi fra le mie mani insanguinate senza fatica. Ai miei piedi ora giacciono tutte le sanguisughe, ogni mio passo è un eccidio di creature che lasciano questo mondo.
Caduti i pedoni, sulla scacchiera iniziano a muoversi i pezzi pregiati, sento di nuovo l’ingombrante presenza dell’essere che ha aperto il mio corpo con une facilità inaudità, ruggisce inferocito verso di me , non immaginava che questo gustoso bocconcino di carne avrebbe resistito così tanto .
É un onore aver costretto a scomodarsi addirittura uno dei dieci caduti, peccato non poter sopravvivere, l’ira guida i suoi gesti, i suoi artigli entrano nel mio petto e uscendo aprono totalmente la mia cassa toracica, questà volta però niente eccitazione nell’aria, la sua frustrazione è lampante. Ridotto ad un colabrodo, rimango in piedi nonostante sia esausto ed un ghigno beffardo illumina il mio volto mentre la bestia si avvicina. Rido, rido visto che in una situazione del genere l’unica cosa che mi viene in mente è che mi sento come uno scoglio, un fottuto scoglio. Eroso da mareggiate che dovevano spazzarci via, rimaniamo immobili a contrastare la furia del mare consapevoli di non poterla arginare ma di rallentarla per attutire i danni, ostinati a non arrendersi nonostante tutto. Apoteosi di un bastardo narcisista testardo. Dopo una vita passata a seguire la corrente possiamo alzarci in piedi e prendere una posizione contro il mondo che ci circonda, non perché potessimo cambiarlo realmente ma perché tentare di farlo è decisamente meglio di annegarci dentro. Io oggi prendo la mia posizione.
Il Decaduto si avventa su di me, le sue fauci si serrano decise sul mio collo, i suoi denti affondano sempre più, i nostri occhi si incrociano per un breve istante, il terrore inizia ad apparire decisamente sul suo volto, scaraventa in aria il mio corpo per darmi il colpo di grazia.
Troppo tardi mio caro eroe, il fuoco interiore non è più sigillato dal mio corpo straziato, deflagrando in maniera incontrollata. Una colonna di luce bianca illumina l’intero mondo spazzando l’oscurità in cielo e terra. Le ombre sono ora visibili a tutti i sopravissuti per quello che realmente sono, chissà, forse qualcuno meno stolto di me stava osservando, forse altri apriranno gli occhi e insieme riusciranno ad illuminare nuovamente il nostro pianeta.
In caso contrario ci saremmo meritati l’oblio.
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Forte questo racconto!
Grazie davvero Kenji!