Come sorelle

Serie: Vilhelmiina


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Il mio nome รจ Vilhelmiina. Sono nata a Jyvรคskylรค nell'inverno del 1889.

I miei genitori, originari di Rovaniemi, si sposarono in giovane etร  e decisero di trasferirsi nella Finlandia Centrale per le maggiori opportunitร  lavorative. Mio padre era un artigiano; da ragazzo aveva appreso il mestiere lavorando nella bottega di uno zio. Quando si trasferรฌ a Jyvรคskylรค, aprรฌ una bottega propria insegnando la lavorazione del legno a nuovi apprendisti.

Mia madre si occupava della casa e, un anno dopo il trasferimento, quando io nacqui, lei aveva appena ventโ€™anni.

Nella casa accanto alla nostra viveva unโ€™altra famiglia, una coppia di commercianti con tre figli. La figlia minore, Maria, aveva la mia etร .

Come potrei descrivere il mio rapporto con lei? Definirla amica sarebbe riduttivo. Non credo di avere alcun ricordo legato alla mia infanzia che non riguardasse anche Maria: lei cโ€™era sempre, come una sorella.

Conosceva ogni mio segreto, ogni sfumatura del mio carattere. Bastava che ci guardassimo negli occhi, perchรฉ lโ€™una capisse immediatamente le intenzioni dellโ€™altra. Insieme eravamo una forza della natura.

Avevamo un mondo tutto nostro, una realtร  parallela che nessun altro riusciva a vedere. Credo che fosse una sorta di luogo sicuro in cui poterci rifugiare ogni volta che la realtร  ci appariva inospitale. La vita degli adulti, per noi, era una follia: vedevamo i nostri genitori lavorare sodo e poi arrabbiarsi per questioni che ai nostri occhi erano banalitร . E ci domandavamo quale fosse lo scopo della loro vita e quale gioia potesse esserci in unโ€™esistenza simile. Non potevamo accettare lโ€™idea di fare quella fine: avevamo troppa magia tra le mani per sprecarla con una vita ordinaria. No, non avremmo commesso quellโ€™errore.

Noi sognavamo un futuro differente: saremmo rimaste amiche per sempre e nessuno ci avrebbe obbligate a sposarci, come era invece successo alle nostre madri. Avevamo scoperto, infatti, che i loro matrimoni erano stati combinati dalle rispettive famiglie. Lโ€™idea ci inorridiva, anche perchรฉ potevamo osservare ogni giorno i risultati di quelle unioni forzate: i nostri genitori, per quanto si sforzassero di salvare le apparenze, erano profondamente infelici.

Cosรฌ, un pomeriggio del 1898, dopo la scuola, andammo nel bosco.

Imboccammo il sentiero che percorrevano anche altri bambini per tornare a casa, poi perรฒ svoltammo a destra, camminando sul morbido muschio, per raggiungere il nostro rifugio. Ogni volta stavamo molto attente a non farci notare, cosรฌ che nessuno potesse seguirci.

Era autunno. Mentre Maria continuava a camminare davanti a me, risalendo la collina, io mi fermai allโ€™improvviso, come obbedendo a un ordine venuto da chissร  dove. Non era la prima volta che mi accadeva una cosa simile: erano momenti speciali creati apposta per me, fuori dal tempo, oltre la realtร . In quei momenti potevo osservare tutto dallโ€™esterno, spettatrice della mia vita. Ogni cosa si sarebbe fermata, nulla mi avrebbe fatto del male.

Respirai a pieni polmoni per catturare lโ€™odore dei funghi e delle foglie secche. Immaginai un barattolo di vetro, il profumo dโ€™autunno intrappolato lรฌ per sempre. Lo sigillai mentalmente e sorrisi soddisfatta: nessuno mi avrebbe portato via quel ricordo, ormai era mio.

ยซVilma, che stai facendo?ยป

ยซSto arrivando, aspettami.ยป

Raggiunsi Maria, che era giร  arrivata a destinazione.

Un albero era caduto da tempo, forse a causa di una tempesta o chissร  per quale altro motivo. Poi, negli anni, il tronco si era inclinato formando un arco e il muschio lโ€™aveva ricoperto, rendendolo simile a una piccola nicchia. Non avremmo potuto trovare luogo migliore per il nostro rifugio.

ยซAllora, lโ€™hai portata?ยป

ยซSรฌ, eccola.ยป

Tirai fuori dalla borsa la piccola scatola di legno che realizzai con le mie mani, ovviamente sotto la supervisione di mio padre.

Maria invece aveva portato delle forbici, sottratte di nascosto a sua madre. Le avrebbe rimesse al loro posto non appena tornata a casa, sperando di non essere scoperta o sarebbe stata severamente punita, ma valeva la pena rischiare.

Ci inginocchiammo davanti allโ€™albero marcio, come se fosse un altare, e ci avvicinammo, cercando di scegliere, tra i nostri capelli, le ciocche giuste.

Maria iniziรฒ a ridere e io feci lo stesso: avevamo immaginato diversamente quella scena. Intrecciare i nostri capelli non era facile come pensavamo.

Poi Maria prese due ciocche dei suoi capelli e una dei miei e iniziรฒ a intrecciare. Io mi limitai a stare ferma, osservando con la coda dellโ€™occhio. Trovavo meravigliosa la combinazione di colori dei nostri capelli: i miei castani e i suoi biondi.

ยซBene, ho finito. Adesso prendi: tieni ferma la treccia, cosรฌ posso tagliarla.ยป

Obbedii, pur temendo che mia madre avrebbe notato il taglio e si sarebbe arrabbiata. Ma era troppo tardi per i ripensamenti.

Dopo due colpi di forbici, la treccia era nelle nostre mani: io reggevo una cima, Maria lโ€™altra.

Legammo le estremitร  con dei nastri e riponemmo il nostro tesoro nella scatola.

Quindi pronunciammo il giuramento solenne: amiche per sempre.

In quel momento credetti davvero che avremmo dominato il mondo: niente sarebbe stato impossibile da realizzare, se fossimo rimaste insieme.

Scavammo una piccola buca nel terreno per nasconderci dentro la scatola. Poi trovammo una pietra piatta, perfetta per coprire la buca e nascondere ogni traccia: nessuno avrebbe scoperto il nostro segreto.

Serie: Vilhelmiina


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Discussioni

  1. “Immaginai un barattolo di vetro, il profumo dโ€™autunno intrappolato lรฌ per sempre. Lo sigillai mentalmente e sorrisi soddisfatta: nessuno mi avrebbe portato via quel ricordo, ormai era mio.”
    Anche questa…. bellissima!

  2. “Avevamo un mondo tutto nostro, una realtร  parallela che nessun altro riusciva a vedere. Credo che fosse una sorta di luogo sicuro in cui poterci rifugiare ogni volta che la realtร  ci appariva inospitale”
    Quanti ricordi mi evoca questa frase…

  3. “Immaginai un barattolo di vetro, il profumo dโ€™autunno intrappolato lรฌ per sempre” pensiero stupendo!
    Mi meraviglio nel ritrovare tracce tanto gotiche nel tuo modo di scrivere. Tu che, se non mi confondo, sei donna di mare e di sole sai catturare col tuo scrivere scorrevole e intrigante. Perรฒ, a me, quel patto di sorellanza, molto bello, crea qualche preoccupazione per il futuro. ๐ŸŒน

  4. Bellissima, poetica e piรน incisiva di un patto di sangue, questa promessa di eterna amicizia tra le due bambine. La treccia fa pensare all’indissolubilitร  del loro legame e alle loro vite, che, anche con percorsi diversi, sarebbero sempre state unite. Brava, Arianna๐Ÿ™‚โค๏ธ

    1. Sai che all’inizio avevo pensato anch’io al patto di sangue? Ma poi ho optato per la treccia ๐Ÿ™‚ Mi fa piacere che tu abbia notato il richiamo all’indissolubilitร  del loro legame โค๏ธ

  5. Davvero bella questa storia di amicizia e sorellanza ambientata in una nuova e ancor piรน magica Arendelle.
    Una delle tue capacitร  sta nel saper narrare con semplicitร , eventi e accadimenti che hanno tutto il sapore dell’incanto. Come nella buona tradizione del realismo magico. Bravissima ๐Ÿ™‚