Con tatto

Serie: Pro-prostata indecente


Giorgio Flaiani è un uomo di mezz'età, (o di fine età, a seconda dei casi) e si trova nel bel mezzo di una situazione che, per quanto imbarazzante, è importante per la sua vita (o morte, a seconda dei casi).

    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Con tatto

Sapete, non lo so mica se mi va di spiegarvi in che posizione io sia in questo momento?

Sarà questo odore che è un misto di lubrificante, lattice e disinfettante, sarà che sono steso su un lettino con le brache calate, o più probabilmente l’aggeggio di forma oblunga che questo professionista, che ho profumatamente pagato, mi ha infilato da diversi minuti proprio là dove non batte il sole: ho come la nettissima impressione che la situazione sia facilmente fraintendibile. Ma vi giuro che non è quello che voi state pensando. Non che ci sia nulla di male, anzi, farei volentieri a cambio. O forse “scambio” è la parola corretta in questo ambito. È solo che, come dire, siamo in una situazione completamente diversa.
E ci siamo ormai da un’eternità di tempo dal mio onestissimo punto di vista.

«Beh, signor Flaiani, questo è assolutamente… anomalo»

Ecco, ci siamo, lo sapevo. Me lo sentivo.

Era un mese che aspettavo questo momento.

Che lo temevo.

Da quando avevo cominciato ad avere dolori durante la “minzione”. Mentre pisciavo insomma. Speravo fosse una cosa momentanea.

A volte mi succedeva: una piccola infiammazione, un paio di giorni di terrore ogni volta che mi avvicinavo al cesso, e poi si tornava alla normalità.

Ma stavolta era diverso, stavolta non passava. E si sa, quando un uomo di mezza età comincia ad avere problemi alla prostata, non è mai buon segno. Anche il medico di base me lo aveva ribadito, mentre compilava l’impegnativa per la visita dallo specialista. Dopo aver violato il più sacro dei miei buchi. E ovviamente questo urologo non era stato da meno con le esplorazioni invasive.

Beh, insomma: me lo aspettavo, sì. Ma non credevo che avrei ricevuto la mia sentenza di morte con una sonda ecografica infilata su per il sedere.

Deglutisco. So di doverlo chiedere. Se non lo faccio, i medici sono capaci di buttarti addosso questo genere di informazioni nei momenti meno opportuni.

«Dottore, è un tumore?»

Il medico è completamente assorto nell’osservazione del monitor. Ha sollevato gli occhiali e sembra quasi voler entrare dentro lo schermo con la faccia per quanto si è avvicinato. Ma sostanzialmente non mi ha cagato di striscio.

Io sono qui, in preda al panico, con la vita che mi scorre davanti come un flash (per la cronaca, ora passo al giorno precedente la mia prima comunione, stavo chiedendo al prete di confessarmi per primo perché non mi sentivo affatto bene), e questo non mi sente nemmeno. Come il prete tra l’altro, infatti poi gli ho vomitato in chiesa e si è incazzato.

«Dottore?»

Niente.

Intanto il flash va avanti, o meglio, indietro. Avevo quattro anni e avevo chiamato “mamma” una signora che poi, rullo di tamburi, si era rivelata non esserlo! Uno dei più grandi traumi della mia vita all’epoca, tant’è vero che ancora oggi ci sto male quando ci ripenso.

Che buffo, si dice sempre che quando stai per morire la tua vita ti passi tutta davanti: pensavo che andasse in ordine cronologico da quando nasci a quando muori (cioè ora, se non l’aveste capito) e invece no, va in ordine completamente casuale, a pene di segugio, che in effetti è assolutamente in linea con il modo in cui l’ho vissuta, la vita.

Comunque c’è da risolvere questa situazione. Provo ad alzare la voce e a metterla sul melodrammatico, che per inciso è come percepisce la situazione uno che sta per morire. Magari senza il melo: solo drammatico.

«Quanto mi rimane da vivere?»

«Eh?» l’urologo è finalmente tornato tra i mortali. «Ma no no, ma cosa dice! Lei non ha nessun tumore. Ha sì, una piccola infiammazione, ma quella la risolviamo con un ciclo antibiotico di routine.»

Dio-ti-ringrazio!

Ah, che bella sensazione! Quanto adoro sentirmi stupido ogni volta che mi allarmo. Come quella volta che scambiai un torcicollo per un ispessimento dell’aorta, e andai di corsa a fare un eco doppler convinto di avere un ictus imminente.

Quanto è elettrizzante recuperare di colpo la propria vita e la possibilità di vivere ogni giorno senza la paura che sia l’ultimo. Così puoi stravaccarti sul divano, giocare al PC tutto il giorno, fare cose inutili come mettere i cuoricini su Instagram, e il tutto senza sentirti in colpa. Perché non stai per morire. Non devi scapicollarti a fare tutte quelle cose che uno deve fare per forza prima di morire, tipo cancellare la cronologia del browser.

«Meno male. Quindi possiamo togliere la sonda ora?»

«Un momento. Signor Flaiani mi scusi, ma per quanto bizzarro devo chiederglielo: lei ha mai subito interventi chirurgici alla prostata, qualcosa che potrebbe aver lasciato delle cicatrici interne.»

«Ehm, no, me lo sarei ricordato. Perché me lo chiede?»

Il medico si toglie gli occhiali, abbassa lo sguardo. Li inforca di nuovo (con una mano, perché con l’altra tiene ancora l’aggeggio oblungo dentro di me, particolare che forse voi potreste aver dimenticato, ma io no!) e si avvicina al monitor un’ultima volta. Finalmente si rivolge di nuovo a me.

«Io sinceramente non so come dirglielo. L’unica cosa è farglielo vedere.»

Gelo. Forse ho festeggiato troppo presto. Forse sto per dare una nuova colorazione alla sonda e al lettino. 

Probabilmente la sonda è già colorata ora che ci ripenso.

L’urologo sposta il monitor e lo avvicina in modo che io possa guardarlo. Io vedo solo delle macchie grigie e nere.

«Riesce a vedere? Riesce a vederlo? Guardi qui, in questo punto.» 

Indica insistentemente un punto del monitor con la mano libera.

«Dottore io vedo solo un cerchio grigio.»

«Un attimo, ora glielo ingrandisco. Ecco, ora aumento un po’ il contrasto. Legge?»

«Ma in che senso legge? Vedo solo quest…»

Cazzo. Altro che cicatrice.

«Lo legge signor Flaiani? Mi dica che non lo vedo solo io.»

«Credo… credo di sì.»

«E aspetti, c’è un altro pezzo, guardi qui! Lo vede? Lo legge?»

Certo che lo vedo. Ce l’ho proprio davanti agli occhi.

C’è scritto “CIAO GIORGIO”. Dentro la mia prostata.

Serie: Pro-prostata indecente


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. Caspita marco, che ansia fino alla fine che poi, in effetti, non risolve la mia ansia, ma la peggiora! Quel maledetto dottore che (lo immagino con una faccia da topo) inforca gli occhiali e si avvicina al monitor, per poi toglierli e ancora rimetterli.
    Sei stato davvero bravo a tenere alta la tensione e alla fine a fregarci tutti con quella situazione davvero anomala, bizzarra e a dir poco surreale.
    Insomma, bentornato Marco con questo racconto davvero originale e tragicomico 🙂

    1. Grazie mille Cristiana, ho voluto provare questa strada un po’ diversa dal solito per riprendere un pochino a scrivere, mi riesce più facile perché al netto di esami e situazioni bizzarre, è uno stile molto autobiografico. Vediamo come andrà, forse la situazione iniziale troppo spinta ha fatto scappare qualche lettore.

  2. Ciao Marco, bentornato con questa nuova serie pienamente azzeccata come genere umoristico/grottesco, che con questo episodio suscita sorrisi, ma anche immagini non proprio “splendide splendenti” (parafrasando D. Rettore), avendo osato descrivere una visita medica un po’ particolare, senza remore.
    Non sono sicura di aver capito bene il finale, col prossimo episodio forse il senso mi sarà più chiaro.

    1. Ciao Luisa, grazie del ben tornato. Era troppo tempo che non scrivevo nulla, ho voluto forzarmi un po’ la mano per riprendere. Sì l’ambientazione non è delle più rosee ma credo si presti bene per questo tipo di genere eheh
      Non devi cercare significati nascosti per il finale, è solo assurdo: semplicemente dall’ecografia si legge distintamente quella scritta dentro l’organo interno. Sicuramente con i prossimi episodi esploreremo meglio come ci sia finita 😉