
CORIANDOLI
Ha gli occhi stanchi e lucidi, di un azzurro cristallino. Era stata una bella donna in passato, ora di quella bellezza resta solo un’imbarazzante fotografia sopra la televisione. Uno sbeffo alla vecchiaia, a ricordarle un attimo fugace che credeva importante.
Le luci si muovono di fronte a lei, danzano la gioia degli anni che passano e brillano riflesse negli occhi sfocati.
Urla e grida si mescolano al ronzio costante dell’apparecchio acustico. Volti conosciuti la guardano attraversandole il corpo, come fosse già un fantasma. Non riesce ad incrociare lo sguardo di nessuno, nessuno vuole cadere nella trappola di quegli occhi tristi, di quegli occhi che riflettono una realtà che nessuno vuole affrontare.
Un bambino le si avvicina timido e con aria schifata le porge un bacio umido sulla guancia, sospinto da una madre petulante che gli stringe il polso e sorride fiera alla vecchia. Il bambino si allontana pulendosi la bocca col dorso della mano mentre una smorfia triste si profila sul volto stanco della vecchia.
Cerca qualcuno con cui parlare ma il mondo la ignora dandole le spalle. Sono tutti lì per lei ma nessuno si ricorda di lei. Chiude gli occhi sofferente, chiude gli occhi ad un mondo che non la vuole più, ad un mondo dal quale vorrebbe sparire.
Una mano le stringe d’improvviso le spalle facendola sussultare ed intona un canto stonato al quale tutti prendono parte.
È un canto per lei.
Pronunciano fieri il suo nome e le mandano baci che si perdono nell’aria, baci effimeri senza causa e destinazione.
Qualcuno le sposta bruscamente la sedia a rotelle facendola sussultare. Nella folla brama un volto a cui chiedere aiuto, un volto conosciuto in cui affondare le sue paure e sentirsi meno sola. Ma i pochi che riesce ad incrociare fuggono veloci altrove, si posano su visi più sereni e meno impegnativi.
Le ordinano di soffiare forte e di esprimere un desiderio.
La vecchia chiude gli occhi e soffia attraverso la bocca arida tutto il fiato che le riesce, mormorando mentalmente il desiderio: “Dio portami accanto te”
Coriandoli colorati le si adagiano sui radi capelli bianchi mentre dietro di lei uno striscione scende festoso esclamando: BUON NOVANTESIMO COMPLEANNO NONNA!
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Conosco bene questo mondo, a causa del mio lavoro. Rendi fortissimo l’impatto del contrasto tra la gioiosità (falsa? Come il bacio del bambino?) di chi le sta intorno e la triste rassegnazione che colpisce molte delle persone anziane e che difficilmente si riesce a cogliere, forse perché ci fa male pensare che un giorno toccherà anche a noi ed è quindi più facile ignorarla. Complimenti
È il peso della vecchiaia che tu descrivi molto bene!! Complimenti!!
Dopo il precedente racconto, a distanza di tempo ho voluto leggere il tuo secondo brano. Mi ha emozionato, breve, intenso fotografa sentimenti e paure. Hai descritto meravigliosamente la confusione tra passato e presente, risvegliando interrogativi sopiti in me. Vorrò arrivare e vivere situazioni del genere? Probabilmente si, se non farà male ai miei cari. Se lo vivranno serenamente come la protagonista del racconto
Dopo aver letto l’altro tuo librick mi sono subito spostata su questo, convincendomi ancora di più che voglio assolutamente leggere qualcosa di più di tuo. Mostri una sensibilità incredibile verso dei temi profondi e difficili da trattare. Questo racconto sulla vecchiaia e sulla solitudine è incredibilmente bello e amaro nello stesso tempo. Non vedo l’ora di leggere ancora qualcosa di tuo.
Grazie mille ancora, le tue parole mi lusingano. Appena posso pubblicherò qualcos’altro, promesso! ?
Racconto intenso. Mia nonna mi ripeteva sempre “come siamo e come eravamo” e penso proprio che anche lei come la tua protagonista abbia espresso lo stesso desiderio molte volte.
Hai reso molto bene la mente della persona anziana, offuscata e confusa che quasi non riconosce le persone che la circondano, vivendo nel mondo ovattato dai suoi stessi sensi.
Brava, mi è piaciuto molto.
Alla prossima lettura.
Grazie Raffaele, se ti interessa ho già pubblicato un secondo racconto.
Sono felice che ti sia piaciuto:)
E non ci ho mai pensato, ma é così, come tu lo hai descritto e a volte mi dico “ma ci voglio davvero arrivare così lontano?”. Che angoscia! Brava, complimenti…
È lo stesso pensiero che mi faccio anche io… E forse se lo fanno tutti. grazie comunque!
Com’è facile sentirsi soli anche in mezzo a tanta gente! Sei riuscita a toccare il mio cuore. Brava.
Felice di averti emozionato 🙂
Intensità condensata in questa lunghezza minima, davvero brava!
grazie Marta!
Storia breve ma intensa, esattamente come deve essere un racconto breve. Bravissima.
Grazie mille Daniele!
Mi hai demolito!
Non so se è realmente ciò che volevi far passare, ma mi hai trasmesso tutta l’angoscia che solo mia nonna poteva sentire durante l’Alzheimer; il vivere in un mondo che non appartiene più alla tua mente, non riconoscere più ciò che ti sta intorno, essere incapaci di esprimere ciò che si desidera.
Ho visto mia nonna, non so se ringraziarti o mandarti a quel paese, non so se amarti oppure odiarti, non so nemmeno se era ciò che volevi dipingere, ma questo mi hai trasmesso e non posso che elogiare la tua scrittura.
Brava.
Grazie mille! Il messaggio che volevo esprimere era proprio la solitudine ed il senso di spaesamento che si può provare da anziani. Sono contenta che ti sia piaciuto e che ti abbia fatto rivivere momenti tristi, non per cattiveria ma perché vuol dire che son riuscita a trasmettere il giusto messaggio! Grazie ancora 🙂
Come ho detto, mi hai proprio devastato, un pugno dritto nella bocca dello stomaco, non ti sei limitata a far giungere il messaggio 🙂 Terribilmente fantastica, davvero.