Da Biagio

Serie: Le rose e le rouge


Valentina dovrebbe incontrare Clara, la donna scomparsa e ricomparsa dopo dieci anni. L'appuntamento salta a causa di un malessere improvviso.

Aveva camminato per ore, al buio, lungo le strade sterrate che attraversavano i campi della pianura. Aveva fatto una sosta per mangiare una spianata, farcita di formaggio pecorino fresco e teneri germogli di finocchietto selvatico. Il pane carasau che aveva nello zaino l’ avrebbe tenuto di scorta per le settimane successive. Latte, miele e formaggio, più le erbe e i frutti selvatici, le sarebbero bastati per nutrirsi a lungo. Acqua e latte sapeva dove trovarli. Aveva con sé la mappa delle sorgenti, e conosceva i pascoli, lungo il percorso che aveva programmato da oltre un anno.

Le serviva una capanna, una casa abbandonata o anche una grotta, come rifugio per trascorrere qualche notte. La primavera le avrebbe concesso un tempo mite e molto spesso soleggiato. Non avrebbe patito il freddo e non avrebbe rischiato di ammalarsi coperta dal plaid e dagli indumenti, caldi e leggeri,  che aveva scelto di portarsi dietro, comprimendoli al massimo, nel bagaglio delle cose indispensabili. La felpa col cappuccio e il berretto con la visiera calati sulla fronte, le servivano per prevenire le ustioni solari, dopo tante ore di cammino all’aperto, ma soprattutto per non essere riconosciuta negli eventuali incontri con conoscenti di passaggio.

Nel primo tratto di strada, che aveva percorso prima dell’alba, aveva incontrato un lontano parente che si dirigeva verso la sua azienda agricola con il furgoncino. Sembrava attento alla guida, non si era voltato a guardarla, mentre la sorpassava, passandole accanto, e neppure dopo. Il secondo incontro l’aveva avuto con il fratello di suo marito. Aveva sentito il rumore inconfondibile della sua auto: una vecchia Jeep scarcassata. Era scesa giù, sul pendio laterale del sentiero che degradava verso l’argine del fiume Cixiri. Si era acquattata per non essere notata e aveva sentito il bisogno di svuotare la vescica, stimolata dalla paura di essere riconosciuta.

Quando aveva ripreso il cammino il sole era già sorto. I prati erano disseminati di margherite bianche. Un bel tappeto morbido in cui, da bambina, tante volte, si era rotolata. Una splendida giornata luminosa, se non avesse avuto davanti a sé, l’oscuro baratro da fuggitiva.

Aveva percorso decine di chilometri quando il sole era calato dietro un sipario dai colori sgargianti.

In lontananza aveva riconosciuto l’ovile del suo amico, il vecchio compagno di scuola che aveva incontrato poche settimane prima al bar del Cinese. Lui le aveva parlato a lungo della moria di pecore, a causa della Blue Tongue, comunemente detta Lingua blu. Anche il suo gregge era dimezzato. Quando l’epidemia aveva iniziato a diffondersi aveva separato le pecore e gli agnelli sani da quelli malati, ma il rischio di perdere anche gli ultimi c’era ancora. Stava decidendo di partire. Uno zio che aveva una grossa azienda in Toscana, vedovo e senza figli, gli aveva proposto di raggiungerlo. Gli avrebbe lasciato l’intero patrimonio in eredità. Biagio era tutt’altro che entusiasta. Aveva paura che il fratello del padre, finisse per trattarlo come un servo pastore, dopo essersi guadagnato la piena libertà di un’esistenza semplice e modesta, ma senza padroni. Ormai non aveva più molte chance. O crepare di stenti o morire da schiavo, sotto uno zio padrone.

Biagio era innamorato di lei, sin dalla scuola elementare, ma troppo timido per farle delle avances. L’ unica volta che si era sbilanciato, durante una festa di carnevale, le aveva chiesto di ballare e l’aveva stretta fino a toglierle il fiato, nel momento esatto in cui la musica di Can You Feel the Love Tonight stava finendo. L’abbaglio improvviso delle luci e il ritmo più vivace della musica avevano stravolto l’atmosfera.

Biagio, da quel giorno, non aveva osato riprovarci. Dopo qualche anno lei aveva incontrato Pietro. E quando si incrociavano per strada, lui sembrava a disagio, la salutava a malapena, senza trattenersi. L’ultima volta, al bar del Cinese, le aveva offerto il caffè, l’aveva invitata a sedersi, le aveva chiesto se volesse un’altra briocha, un’americana, un bignè… Il tentativo di trattenerla era evidente. Aspettava una sua parola, un gesto o un semplice sguardo che lo incoraggiasse a restare, a non partire verso una terra sconosciuta, tra gente mai vista e uno zio che era poco più di un estraneo. Biagio era figlio unico, aveva vissuto gran parte della sua vita in campagna, isolato dai suoi coetanei che lo snobbavano anche quando decideva di andare a prendersi una birra al tavolino di un bar. Loro erano diventati dottori, professori, direttori di banca. L’odore del latte e del formaggio di pecora di cui il suo corpo era intriso, non sempre era gradito. A loro piaceva il tagliere di formaggi misti: ovini, caprini e vaccini, da consumare nei locali alla moda, tipo bistrot, alla francese. Mai nessuno che volesse comprare il suo formaggio. L’unico che andasse a trovarlo all’ovile, di tanto in tanto, era il veterinario, che però aveva un costo, più salato della salamoia in cui doveva immergere i formaggi.

Era evidente quanto Biagio fosse attratto da lei, sin dai tempi della scuola, ma le sembrava strano che da donna adulta, sposata e ingrassata di ben diciotto chili, col biondo stopposo e finto della tinta e la striscia più chiara della ricrescita, potesse ancora piacergli.

In aperta campagna, sfinita dal lungo cammino, aveva puntato lo sguardo verso la costruzione rurale, malridotta, all’interno dell’ovile, immaginando che fosse ormai disabitata. Il posto ideale per trascorrere qualche notte, finché non avesse trovato una soluzione migliore.

La porta era serrata. Aveva provato più volte a spingere, inutilmente. Ispezionando i quattro lati della stamberga per intrufolarsi da qualche finestra, era rimasta delusa nel vedere che il suo amico, dopo il furto dell’attrezzatura per fare il formaggio, si era deciso a montare le grate di ferro. Mentre si accingeva a fare un ultimo tentativo di forzare la porta, l’anta si era spalancata. Biagio, sulla soglia, appariva sbalordito e pallido come lo spicchio di luna calante in cielo.

«Non sei partito?»

«Non ancora. Devo trovare una sistemazione per Ciucco e anche per Ciccu. Conosci qualcuno che potrebbe tenerli, almeno per un po’? Faccio un giro di prova, se la Maremma non mi garba, torno qui in picchiata come un falco.»

Serie: Le rose e le rouge


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. No no no niente Maremma! Io mi associo a Cristiana e già pregusto la passione che esplode tra i due. Che bello questi amori mai confessati che fanno giri immensi e poi, forse, ritornano….
    Mi è piaciuto molto il personaggio di Biagio. Introverso, solitario, misterioso…ho pensato che come lui ama ancora lei, nonostante i 18 chili in più, allora lei amerà lui nonostante l’odore di formaggio!
    Non so come andrà ma faccio il tifo per la storia d’amore 😍

    1. Ok Irene, ci penso. Alcuni episodi li ho già scritti, peró… in seguito… potrei… forse… chissà.
      Grazie per il suggerimento. Se dovessi inserire un episodio del tipo “A luci rosse nell’ovile”, vorrei proporterlo in anteprima per una consulenza.
      Un abbraccio.

  2. “ma le sembrava strano che da donna adulta, sposata e ingrassata di ben diciotto chili, col biondo stopposo e finto della tinta e la striscia più chiara della ricrescita, potesse ancora piacergli.”
    Ah, l’amour…che bello quando ci amano anche così 🤭

  3. Due cose in particolare mi sono piaciute tanto di questo episodio. La descrizione della fuga, resa ancora più rapida da una narrazione che cose veloce e accorcia il tempo con l’uso dell’imperfetto che la fa da padrone. E poi, lei vista dagli occhi di Biagio, e , quindi, bellissima.

    1. L’amore é cieco, come si dice. Nonostante lei sia meno giovane, poco curata nell’aspetto e in sovrappeso, lui ancora la desidera e spera in un segno che lo induca a restare.
      Grazie Cristiana. Chi ama riesce a vedere il bello in tutto ció che ama.

    1. Sul genere erotico mi devo ancora cimentare. Per ora non so. Vedremo nei prossimi episodi se la stamberga diventerà un’alcova un po’ primitiva o un semplice rifugio temporaneo, oppure qualcos’altro.
      Grazie Cristiana, anche per il nuovo stimolo.

  4. Avvincente questo episodio! Non vedo l’ora di saperne di più ❤️❤️❤️ (non so perché, ma quando qualcuno è in fuga, la cosa mi appassiona particolarmente 😁)

    1. Un po’ ci speravo che questa nuova piega, con l’inizio della seconda stagione, destasse qualche sorpresa o perlomeno evitasse di far precipitate l’attenzione dei lettori in una noia “cimiteriale”.
      Grazie Arianna, le tue parole, conoscendo e apprezzando il tuo talento, sono, per me, fondamentali.