David Baldwin
Serie: WAKE UP
- Episodio 1: Un volo amaro
- Episodio 2: Il risveglio
- Episodio 3: Emily
- Episodio 4: David Baldwin
STAGIONE 1
«Cazzo, sembra la mappa dell’Africa», aveva bisbigliato Dave, guardando il livido sulla schiena. «Mi fa un male cane.» Colpì il materasso con un pugno, più per rabbia che per dolore.
Ora voleva solo chiudere gli occhi e dormire.
Fuori la pioggia batteva leggera sul tetto. Invece in mansarda, si sentiva il vento fischiare e sembrava che venisse giù il mondo.
Incrociò le mani sul petto. Erano ruvide e tozze. Sulle nocche, i cinque punti della malavita gli ricordavano gli anni del carcere.
Nel quartiere tutti lo chiamavano Dave, ma al distretto di polizia di Stainbeck lo conoscevano come David Baldwin. Dopo le rivolte di Chapeltown del ’75 aveva scontato tre anni dentro, poi ci era ritornato nel ’81. Rinchiuso nella cella, contava le crepe sul soffitto e immaginava mille modi per uccidere Osman Foster, il commissario di polizia. Solo pronunciare quel nome gli graffiava la gola come una bestemmia strozzata.
All’epoca, Osman gli aveva fatto aumentare la pena, dichiarando che David Baldwin era un criminale recidivo, un modello negativo per la comunità . Un uomo che non meritava di vivere libero se non dopo anni di redenzione nell’istituto penitenziario di Leeds.
Ora, a cinquant’anni, Dave sembrava un leone stanco. Capelli fino alle spalle, barba bionda, e lunghi peli chiari che gli coprivano i tatuaggi sulle braccia e sui polpacci. Sempre la stessa felpa della Nike. Sotto, i bermuda anche d’inverno.
Erano da poco passate le nove e la mascella di Dave iniziava a cedere dal sonno. Il respiro pesante si sentiva già dal piano terra.
All’improvviso, un colpo secco alla porta. Un altro. E un altro ancora.
«Diavolo! Non è possibile.»
Si tirò su a fatica. I colpi si fecero più forti, accompagnati da una voce che conosceva fin troppo bene.
Non fece in tempo ad aprire che Mary, la vicina di casa, entrò trascinando la figlia per un braccio.
«Ora basta, Dave! Bisogna fare qualcosa!» gridò con gli occhi gonfi e la voce rotta.
Dave rimase immobile, mezzo scombussolato. «Calmati… che succede?»
«Quelli di Harehills!» balbettò. «Per poco… guarda come l’hanno ridotta!» E spinse la ragazzina in avanti.
«Ciao, Emily.»
Lei, a testa bassa, fissava i batuffoli di peli sparsi nei punti preferiti di Alfie e Cassie. I capelli bagnati le incorniciavano il viso tondo, arrossato dal pianto. Indossava la giacca a vento color fucsia. Sotto, la camicetta azzurra era mezza sbottonata, la gonna bordò macchiata d’erba le arrivava appena alle ginocchia. Le gambe sottili, sporche di terra. Sulle braccia, segni rossi e lividi, come cinghie rimaste troppo strette.
Dave le sollevò il viso. «Ma cosa ti è successo?»
Emily sentì la presa calda e ruvida sotto il mento. Abbassò subito lo sguardo. In un attimo, rivide la scena riavvolgersi nella mente. Non riusciva a dire una parola, ma avrebbe voluto urlare. Avrebbe dovuto prendere a pugni i ragazzi. Avrebbe dovuto reagire. Avrebbe dovuto dire a Jess di non salire in macchina. Guardò Dave tra le lacrime: «Mi dispiace.»
«Di cosa? Che ti hanno fatto?»
La ragazzina si strinse alla madre.
«Mi ha detto solo che quei ragazzi ridevano, mentre cercavano di violentarla.» Aggiunse Mary.
Dave serrò i pugni. «Sei sicura che fossero di Harehills?» la voce gli uscì tesa.
«Sì. Me l’ha detto il signore che ha riportato Emily. E non era la prima volta. Dice la polizia lo sa già .»
Dave inspirò a fondo. Le mani si aprirono piano. «Ok Mary. Mi dispiace. Meglio che ora porti la bambina a casa.»
Lei lo fissò. La mascella tesa, le spalle rigide. Non aveva dubbi. Sapeva cosa stava per fare. Quei bastardi se ne pentiranno. Chiuse la porta sbattendo.
Lui restò solo. Immobile. Cazzo, povera Emily. L’aveva vista crescere. Alzò le spalle. Prese un coltello e spalmò il burro di arachidi sul pane. Un sandwich, era l’unica cosa semplice da fare in quel momento. Stava per morderlo quando i suoi occhi caddero sulla vecchia bilancia in ottone. Buttata lì da anni, sul mobile della cucina. Si era sempre detto che era un oggetto inutile. Poi sentì una vocina nella testa, come se il Padreterno stesso gli avesse parlato: Osman non muoverà un dito per la ragazzina.
Dave posò il pane e si accese una sigaretta. Quei stronzetti di Harehills… Non poteva restare con le mani in mano. Doveva agire.
Iniziò a ruotare il collo, scaldare le spalle, saltellando su se stesso come un pugile prima dell’incontro. Il dolore alla schiena tornò a farsi sentire.
Scese in cantina. «Vediamo dove l’ho messa…»
Era freddo. C’era puzza di terra bagnata. Una lampadina morente ronzava, come un lamento.
«Questa fottuta luce!» borbottava, rovistando tra cianfrusaglie e barattoli di vernice ormai secchi. Con la sigaretta appiccicata alle labbra: «Eccola!» Afferrò una grossa mazza. Sentì il legno ruvido e pesante tra le mani. Con uno straccio la ripulì. Riaffiorò una incisione. 1975. Che tempi quelli, ricordando le vetrine dei negozi in frantumi.
Tornato di sopra si vestì, nascose la mazza sotto al giaccone e con un fischio secco chiamò il cane, uscendo di casa.
«Ciao Dave, dove vai con Alfie?» Ignorò i saluti dei ragazzini che giocavano in strada. Era calmo. Sapeva esattamente dove andare e cosa fare.
Dopo un’ora circa, il vicinato lo vide tornare con la mazza ciondolante e rossa di sangue. Seguito dal passo sghembo del suo cane fedele.
Entrò in casa lasciando Alfie a giocare con i bambini. Afferrò quella bilancia e uscì fuori. L’appese a fianco alla porta. Su un grosso chiodo, conficcato tra i mattoncini rossi. Si mise seduto sui gradini d’ingresso e diede un morso al sandwich. Forse questa volta Lucas sarà orgoglioso di me, pensò.
Continua…
Serie: WAKE UP
- Episodio 1: Un volo amaro
- Episodio 2: Il risveglio
- Episodio 3: Emily
- Episodio 4: David Baldwin
La voce narrante, a tratti mi ricorda quella di taluni film americani degli anni ’50. Considerando l’età di Dave e la sua soddisfazione per aver fatto qualcosa che avrebbe approvato anche Lucas, potrebbe nascondere un legame che va oltre l’amicizia? Non parlo di innamoramento. Bravo, Gianluca.
Ciao Concetta, è un pò malinconica la narrazione, tra Lucas e Dave c’è senz’altro un legame profondo. Grazie mille per il tuo commento
Io trovo la narrazione giusta per il contesto. Mi piace.