
Davvero
Sono arrivata con troppi perché e con nessuno. Vent’anni che sognavo di raggiungere quel luogo incantato, vent’anni dove non mi sono mai persa del tutto tra sfide di lavoro, aspirazioni, versi e forse qualche incertezza qua e là, sempre puntando all’obiettivo. Nonostante abbia imparato tutto, affrontato mille preventivi e qualche angoscia, eccomi… Come un’Alice sperduta, ma non troppo. So a memoria ogni strada, ma solo ora la osservo per davvero. Mi guardo intorno come una bambina di 3 anni si guarda intorno in un parco divertimenti, come se fosse tutto vero. Qui è tutto, terribilmente, vero. Quello che ho fatto per arrivare fin qui è dentro di me ed esplode come fuochi d’artificio, ma anche in valigia e nei documenti (in fondo è lì che conta davvero, no? Carta canta!). Un taxi mi porta velocemente all’hotel e poi via, a fare una doccia, a distendere i pensieri e ad aprire la mente, gli occhi e il cuore. D’altra parte, è un giorno e mezzo che non riposo: un paio d’ore non mi faranno certo male. Per fare shopping, vedere musei e monumenti, fare un po’ più mio quell’ambiente, ci saranno altri giorni. Se tutta la mia vita ha mai avuto un senso, quel senso si rivelerà lì e in quel momento. Mi sento rigenerata: tra poco si comincia. Tiro fuori quel manipolo di foglietti gialli adesivi in mezzo alle pagine: lasciamo scoprire con il tempo a chi verrà quanto sono sempre stata e quanto sono ancora disordinatissima. Lascio tutto e filo via, via come quel filo di penna di altri giorni, del tutto simile a questo. Provo la stessa paura di un attore prima di entrare in scena: la stessa che ho conosciuto la prima volta che ho letto qualcosa di mio, e tante altre prime volte che ora mi danno più coraggio. Quel filo di inchiostro diventa parole, e poi frasi, e poi un’altra lingua, e poi sorrisi, firme e strette di mano. Andata, sì, andata ancora una volta, come se fossi a casa, come mi sento a casa. Non è a casa che poi si senta davvero l’armonia?
«A chi dedico?» chiedo in un inglese improbabile.
«A Lei».
«Chiedo scusa, sono straniera. A Lei chi?». Ridiamo come due idioti imbarazzati.
«A Lei. La seguo da sempre».
«La ringrazio molto…» farfuglio imbarazzata «E cosa “Mi” scrivo?».
«Qualcosa che La renda felice. Non importa cosa».
«Ho capito…» gli scrivo una poesia, di solito sul momento mi vengono bene, almeno così dicono. Prende il libro, inserisce a mo’ di segnalibro il suo biglietto da visita, paga, mi sussurra qualcosa nell’orecchio e me lo ripassa. Attende fino alla fine della coda.
«Credo che questo libro appartenga a Lei. Io so già come va a finire e Lei ha atteso fino a questo momento». Ride.
«Sono vent’anni che aspetto che venga qui, cosa crede che mi cambiassero 20 minuti?». Rido. In effetti, 20 minuti sono davvero nulla rispetto a vent’anni.
«Perché questo regalo? Non mi sembra che ci siamo mai visti…».
«L’ho conosciuta in ogni cosa che ha scritto. Non ha idea della bellezza che nasconde dentro di sé e di quella e di molto di più mi sono innamorato. Non avevo bisogno di vederLa prima. Volevo vederLa nel momento giusto, quando non sarei stato troppo sbadato, troppo triste, troppo felice e/o troppo cocciuto per accoglierLa nella mia vita e, allo stesso tempo, il momento giusto per Lei, affinché si conoscesse e smettesse di sentirsi così male».
Usciamo. La libreria sta per chiudere. Un bacio abbracciati pone fine a quell’attesa che sembrava durare per sempre. Benvenuto nella mia vita, amore.
Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Una brevità incisiva e penetrante, che avvolge il lettore. Forse, l’unica cosa che mi sento di “consigliarti” è di dare più ordine e scansione ai pensieri, in modo che nel primo pezzo fai in modo di dare più riflessione al memento da te descritto.
Ciao Marta, grazie per il tuo commento. Nel caso specifico, ho pensato più all’immediatezza e alla naturalezza nella scansione degli eventi. Comunque, è sempre un’ottima idea da valutare per altre storie. Grazie per essere passata.
Grazie a te per aver scritto questa storia!
Grazie cara!
Una storia che vale la pena leggere. E vivere. E rileggere. E… rivivere. Infinite volte. Intensa, vivace, piena di pensiero leggiadro ma profondo – molto profondo! – al tempo stesso. Complimenti vivissimi!!! Aspettiamo altre tue opere qui su Edizioni Open!!!!