Discesa (fine)

Serie: Renata


    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Salita
  • Episodio 2: Discesa (fine)

NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Un'escursione in montagna tra presente e passato

Andrea era seduto su un muretto di una vecchia postazione di artiglieria. Mangiava silenziosamente un tramezzino e osservava i monti verso sud. Probabilmente si trovava su una postazione austriaca e iniziò a immaginare quei luoghi come si vedevano nei film o nelle foto dei musei. Un enorme senso di smarrimento lo colse all’improvviso e leggere lacrime iniziarono a colargli sulle guance. Sapeva che un suo avo aveva combattuto quella guerra, magari proprio lì. Sua nonna gli aveva raccontato di come suo padre fuggì dal Trentino occupato dall’Impero nel 1914 e si unì agli irredentisti per liberare le terre italiane assoggettate all’Austria. Erano nozioni lontane, di fredda storia fino a quel momento. Capì che la sua esistenza dipendeva dal sacrificio di quegli uomini.

Alcuni passi lo distolsero dai suoi pensieri.

«’giorno» disse un escursionista vedendolo.

Andrea replicò al saluto. Aspettò qualche secondo e proseguì per il sentiero.

Mario correva affannato nel fango ghiacciato. Aveva smesso di nevicare ma le temperature si erano fatte gelide. Il bombardamento aereo finì, con scarsi risultati sulle postazioni nemiche. L’artiglieria austriaca sparava incessantemente mentre quella italiana sembrava non riuscire a replicare. Gli austriaci avevano postazioni migliori e dominavano sulla valle, rendendo più arduo il compito dei soldati italiani.

Ma il suo nemico peggiore in quel momento era il tempo. L’alba guadagnava terreno di minuto in minuto, illuminando il monte e rendendolo vulnerabile al tiro dei cecchini.

Saltò al di là di un tronco e atterrò su un corpo che urlò. Entrambi si misero in piedi e con orrore di Mario vide che era un soldato austriaco. Prese immediatamente la mira con il fucile ma l’austriaco alzò le mani.

«Non sparare sono italiano!» urlò il soldato con la divisa imperiale.

«Di dove sei? Perché indossi quella uniforme?» chiese Mario sempre puntando l’arma.

«Sono il Paolo, di Pergine, io non voglio combattere per gli austriaci, mi so italiano! Mi è arrivata la cartolina ma voglio cercare di raggiungere le linee italiane!»

Mario lo guardò meglio e abbassò immediatamente il fucile.

«Ma tu sei il Paolo, il figlio del Grazioli! Ma mi ricordo di te! Ma portavi sempre il latte al mercato di Piazza delle Erbe, il sabato mattina!»

«Mario? Ma sei proprio te? Dio bon se lo sapesse la Gina…ma sei padre! Hai avuto una figlia!»

Per un attimo la guerra svanì, i due soldati di eserciti opposti si abbracciarono avendo ritrovato un amico l’uno nell’altro.

«L’han chiamata Renata, sta bene, in un campo in Boemia assieme ad altri dei nostri, non ti devi preoccupare.»

L’artiglieria fece tornare entrambi alla realtà.

«Paolo senti, le linee sono da quella parte, ti ricordi il sentiero per Lizzana?»

«Certo»

«Prosegui da quella parte, poi alla roccia di Albaredo taglia per i boschi ad ovest…ma aspetta, non ti puoi presentare con quella uniforme, tieni, prendi la mia giacca, così vedranno che sei italiano»

Dopo essersi scambiati la giacca, i due si salutarono.

«Tornerò presto, e mi racconterai di mia figlia…ho una figlia!» disse Mario prima di correre verso le postazioni italiane.

Il pensiero di sua figlia gli mise le ali ai piedi, saltò rocce e tronchi, scivolò nel ghiaccio come se avesse i pattini, sfidando i cecchini austriaci e le granate delle artiglierie.

Uscì dal bosco, verso il Trincerone ma fu fermato dalle sentinelle.

«Sono italiano! Ho un dispaccio per voi.»

Mise la mano nella tasca della giacca ma era vuota. Realizzò di aver lasciato il dispaccio nella sua giacca che aveva dato a Paolo.

Guardò la sua divisa austriaca, e poi le sentinelle italiane. Sentì partire il colpo. Sentì il proiettile entrare nella carne. Si accasciò a terra. Vide il cielo tra gli alberi, sentì solo il rumore degli uccelli, di prima della guerra, quando passeggiava con Gina tra quei boschi. Il cielo iniziava a diventare rosso, chiuse gli occhi e prima di esalare l’ultimo respiro, disse una sola parola: Renata.

Andrea sbucò dal Sentiero della Pace davanti all’Ossario. Era uscito da quei boschi con una consapevolezza nuova, aveva finalmente trovato la sua identità, il perché sentiva quei luoghi come casa sua. Guardò le bandiere italiana ed europea sventolare con lo sfondo bianco dell’Ossario che racchiudeva le ossa dei soldati italiani, austriaci, ungheresi, sloveni e di altri europei che avevano combattuto quella guerra.

Tanti storici la definivano inutile, uno spreco di vite umane, una generazione perduta. Per Andrea per tutti quegli anni era semplicemente stata una guerra, qualcosa di lontano, accaduta nelle pieghe della Storia.

Dal punto di vista italiano, fu con quella guerra che si completò l’Unità d’Italia, e Andrea capì di esserne uno dei molteplici frutti.

Un grosso peso scivolò via. Ringraziò il sacrificio di quegli uomini e guardando la bandiera europea e il bianco dell’Ossario con i resti di migliaia europei, comprese che ora era il momento della sua generazione.

Come una generazione lottò per la libertà di Trento e Trieste, adesso bisognava preservare la pace in Europa e la libertà che essa garantiva. 

Serie: Renata


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Discussioni

  1. Bravo Carlo, davvero un bel racconto che sovrappone due momenti storici, importantissimi per l’Italia e che, forse, come fai notare tu, si somigliano molto. Il racconto di Mario mi ha ricordato in un certo senso ‘La guerra di Piero’ dove un giovane paga a caro prezzo la sua premura, esattamente come qui. Il racconto di Andrea, invece, me ne ricorda un altro…Bravissimo