Dramma in poesia 2. Primo Atto.

Serie: Dramma in poesia #2stagione


Dramma in poesia 2.

Primo Atto:

“Epilogo del prologo?”

21 Agosto.

La ragazza scese dalla macchina. I vestiti sporchi di sangue davano nell’occhio causando la paralisi delle persone. Mise le chiavi sporche di sangue nella tasca destra dei jeans. Il sole le pungeva la pelle. Aveva gli occhi stanchi e le palpebre pronte a calare. Dinanzi a lei vi era il motel dove avrebbe finalmente trovato le risposte tanto cercate.

Sette giorni prima.

Si faceva chiamare Lou. L’uomo a cui fu venduta. Non sapeva come fosse arrivata in quella casa. Passò mesi nella cantina. Era addobbata con mobili provenienti da varie stanze. Aveva un letto, la cucina ed un intero set di armadi. Vide Lou per la prima volta pochi minuti dopo essersi svegliata. Il mal di testa causato dal sonnifero le rendeva difficile orientarsi. Ciò era accaduto mesi prima, aveva oramai perso il conto dei giorni tuttavia rammentava bene il momento in cui le si presentò.

“Figlia finalmente ti ho ritrovata!” L’uomo tentò di abbracciarla ma lei schivò.

Era un uomo di statura grossa, portava occhiali ed aveva capelli unti.

“Non sei mio padre.” Disse lei rendendosi conto di avere delle catene ai polsi.

“Si Karen, sei mia figlia. Ti abbiamo aspettato tanto tempo io e tua madre. Giusto tesoro?” L’uomo si volse come a parlare con un altra persona.

“Come mi avete ritrovata?” Tentò di stare al gioco per ottenere informazioni.

“Thomas ti ha riportata da noi.” L’uomo fece per abbracciarla.

“Thomas? Vi ha parlato di un uomo di nome Enrico…”

“Zitta! Enrico e Thomas non esistono!” Disse bruscamente “Tu sei sempre stata qua Karen. Io, tu e tua madre.” L’uomo sussurrò quelle ultime frasi immobile con gli occhi fissi su di lei.

La prese in braccio e la portò alla vasca da bagno dopo averle tolto le catene. Le tolse i vestiti e la posò all’interno della vasca. Lei era paralizzata dal terrore.

L’acqua gelida le punse la pelle. Sentì le rudi mani dell’uomo lavarla lentamente. Sentiva terrore.

“Il dolore scende soave

senza amor alcuno

che il cuor move.”

L’uomo recitava una poesia del vero padre della ragazza.

Sentì le mani dell’uomo insaponarle la testa.

“Non vi era senno

nella separazione

dal destin scarno.”

L’uomo smise di metterle il sapone ed iniziò a sciacquarla. Sentì la tiepida acqua toglierle il sapone come il vento fa con le vecchie foglie oramai cadute al suolo.

“E poi speranze vane

furon riempite,

cessaron esse, le pene,

tu tornasti dalle memorie passate.”

L’uomo la fece uscire dalla vasca e l’asciugò. Le mise dei caldi abiti di seta rosa ovviamente appartenuti a qualcun’altro.

“Ora sei tornata da me Karen!”

I giorni passarono e divennero settimane prima di divenire mesi.

Passava il tempo incatenata. Lou la liberava solo per farle il bagno o per imboccarla durante i pasti.

Sette giorni prima del 21 Agosto, Lou entrò nella cantina. Aveva una bambola in mano.

“Ho ritrovato Karen!” Disse sorridendo “Tu sei un impostore! Non mi servi più!”

Fine primo atto.

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