Dramma in poesia. Atto Secondo.

Serie: Dramma in poesia


Dramma in poesia.

Atto Secondo:

“Infausto destino”.

Oggi.

La ragazza rimase a dormire nella casa abbandonata dei nonni, immergendosi nella lettura delle poesie paterne. Le foto di famiglia erano sul comodino trafiggendole il cuore con i visi di chi non riuscì a conoscere. Una lama che le trafiggeva il petto quasi lasciandola senza fiato.

Una di esse le saltava agli occhi. Nascosta nella cornice vi era una lettera scritta dal padre. Scoprì che i genitori fossero vivi, protetti dalla protezione testimoni.

In fondo alla lettera vi era una poesia:

“Il dolore tendeva infausto

la mano alla speranza,

senza cuor casto

che vita in esso calza.

Il riecheggio sordo e rauco

della verità in esso placido

non emergeva neanche secco

dall’urlo, fermo da un nodo,

né tantomeno penetrava vero

negli uditi o nella lapide grigia,

scolpito da lacrime di sangue nero,

che tutt’ora emerge nella nuova regia”

La ragazza capì che fosse per lei, intuì che il padre scrisse quelle frasi sperando che un giorno lei le trovasse, dicendo che avrebbe continuato a pianger dal cuore per non poterle dir la verità.

Dodici anni prima.

La bambina di sei anni passava le giornate spensierata a raccogliere margherite. Agata cercava di tenerla il più lontano possibile dall’orfanotrofio, ma senza successo. Qualche settimana prima del settimo compleanno della bambina giunse un nuovo bambino di nome Gustavo. Aveva delle perenni pezze rosse in viso e parlava con un forte accento tedesco. Divenne presto il pupillo di Thomas Fueni, il gestore dell’orfanotrofio. Mentre Timmy, l’amico di Agata, divenne il bersaglio preferito di Gustavo. Il bambino si divertiva a spaventare il povero malcapitato facendogli credere che la carne servita alla mensa fosse umana, ciò effettivamente poteva essere vero d’altronde spesso sparivano dei bambini.

Oggi.

Dopo molte ricerche trovò una serie di lettere nascoste in una cassapanca nell’abitazione dei nonni. Erano minacce indirizzate alla madre. Un uomo di nome J. M. D. aveva minacciato la madre, dalle lettere dedusse che fosse un ex ossessionato da lei.

Le tornarono alla mente i ricordi dell’infanzia nell’orfanotrofio. Dopo Thomas Fueni giunsero Mr. e Mrs. Jerrics, avevano un figlio di nome Sauro, i bambini più piccoli lo soprannominarono Limone dopo aver scoperto che da piccolo fosse caduto in un secchio di vernice gialla. Limone s’innamoró della malcapitata ragazza e quel giorno iniziò il vero orrore.

Dodici anni prima.

Un giorno d’estate Agata passeggiava con la bambina. Coglievano margherite. Cercava di tenere l’anima innocente lontana da quel luogo. Il bosco era attorno alla proprietà, folto di abeti. I bambini più grandi raccontavano che di notte si udivano urla e guardando dalle finestre dell’orfanotrofio si potevano vedere uomini vestiti con lunghe tuniche bianche aggirarsi per il bosco.

In quel periodo, ogni mattina Thomas riemergeva dal bosco con un sorriso malsano stampato in viso.

Poco prima della fine dell’estate Gustavo ed il piccolo Timmy sparirono.

Thomas era su tutte le furie per la scomparsa del proprio pupillo. Fece uscire tutti gli orfani dall’edificio e perquisí le stanze senza successo. Dopo qualche giorno Timmy torno nell’orfanotrofio. Iniziò a passare le giornate immobile senza parlare, era traumatizzato. Dopo un altra settimana di ricerche Thomas tornò a casa adirato, aveva le braccia sporche di sangue. Prese Timmy e lo portò nella soffitta, ignorando le urla degli altri orfani.

Oggi.

La ragazza sentiva le lacrime scorrere lungo le guance. La sensazione di solitudine le corrodeva l’anima. Passò la notte in bianco, sveglia a causa degli incubi su ciò che le fecero nell’orfanotrofio.

La mattina seguente tornò alla caserma per chiedere informazioni riguardo J. M. D.

Fine secondo episodio.

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