Eireann

«Wonderful! How green!»

«Cos’hai detto, Mary?»

«Dicevo che bello. Quanto verde.»

«E quante pecore. Sembra di essere a Desulo, vero Gi’?»

«Però queste sono diverse. Sentite come belano? Non è un po’ strano?» aveva fatto notare Susi, con un’espressione maliziosa.

«Già – aveva continuato Mary, porgendo l’orecchio, per stare al gioco delle altre due – Hanno l’accento irlandese.»

«Le nostre, invece, dicono bei, bei

Poi, Mary, aveva indicato con l’indice un punto del promontorio: «Look at the cliffs. Questa penisola si chiama Sheeps Head – Capo Pecora – proprio per la presenza diffusa di ovini.»

«Capo Pecora? Davvero? C’è anche da noi, nel territorio di Arbus. Dove ci sono le “uova dei dinosauri”.»

«Questo posto a me mi ricorda…»

«Gi’, a me mi non si dice» l’aveva interrotta Susi.

«E va be’. Te non sbagli mai? Sbaglia pure il Papa.»

«Che cosa c’entra? Lui è strangiu

«Cosa vuol dire streingiu?» aveva chiesto Mary.

«Vuol dire straniero, foregno o forigno, o come cavolo dite voi, in inglese.»

«Ah okay. He’s a foreigner.»

«Sss!! Silenzio» le aveva zittite Betta, che cercava di ascoltare cosa dicesse la guida irlandese, anche prima che traducesse in italiano e in francese.

«E va be’ o Be’, se tu lo capisci a questo. Ma in che lingua parla? Già non sono poliglotta ma… Io non ci capisco niente. Eppure l’inglese l’ho studiato, alle medie.»

«Si, Betta, qualche anno fa; quando la mamma e il babbo di Mary non si conoscevano ancora. Mì, mì, Gi’, ci sono anche i muretti sardi, le pietre lunghe e il trifoglio» aveva esclamato Susi, senza curarsi troppo di chi tentava di seguire, dal principio, tutta la narrazione.

«Mi avete stufato. Le pecore di Desulo, Capo Pecora di Arbus, i muretti sardi, le pietre lunghe, il trifoglio… Pensate che i muretti a secco, che sono diventati patrimonio dell’Unesco, o i menhir, ci siano solo da voi?» aveva sbottato Betta.

Ma quanto è acida questa; sembra che la mamma l’abbia cresciuta a pane, latte e casu axedu*. «O Betta, che c’hai oggi, le amministrazioni, come diceva mia zia.»

«No, c’ha il ri-ciclo» le aveva dato manforte Gi’, amica e complice di tanti misfatti. E non sa se buttarsi nell’umido e nel secco indifferenziato; anche se, proprio secca non è. «Senti, Betta, vuoi un bicchiere di acqua e zucchero?»

«Perché?»

«Aiuta a far passare l’acidità.»

«Ma vaffa…»

«Scherzi a parte – aveva detto l’unica voce maschile fuori da quel coro, di quattro donne sul punto di accapigliarsi – ci sono numerose analogie tra la cultura della nostra isola e quella irlandese. Per esempio il loro ballo tradizionale somiglia moltissimo, per il ritmo e per le coreografie, al nostro “su ballu tundu”. Così pure i canti a tenore. E poi le cornamuse e le nostre launeddas. O anche la civiltà megalitica dei menhir e dei dolmen. E la stessa divisione in quattro giudicati, al tempo di Eleonora D’Arborea. O certi nomi e cognomi come il mio – Eriu – per esempio, pare siano di origine irlandese.»

«Come, Eriu? Ma te non sei Enrico Fermi?» gli aveva chiesto Susi, ironica.

Lui, però non poteva cogliere il senso di quella battuta e, inizialmente, aveva storto un sopracciglio. Poi, però, con un sorriso indulgente, aveva risposto che prima o poi l’avrebbero chiamato da Stoccolma, per l’assegnazione del premio Nobel.

***

“Un’isola di modeste proporzioni e uno scrigno di mille cose da scoprire. Un Paese che ammalia i suoi visitatori con la bellezza selvaggia dei suoi paesaggi, la sua storia, il suo colorito folclore, la sua gente. E il turista che la lascia, dopo una breve vacanza nell’isola, si ripropone di tornare.*”

In quel momento la voce della guida turistica aveva terminato la narrazione dei luoghi, dal punto di vista storico, naturalistico e antropologico. Il volume della musica in sottofondo era salito. E subito dopo la voce di Fiorella Mannoia, che aveva indotto tutti a tacere.

Il cielo d’Irlanda è un oceano di nuvole e luce / Il cielo d’Irlanda è un tappeto che corre veloce / Il cielo d’Irlanda ha i tuoi occhi se guardi lassù / ti annega di verde e ti copre di blu.[…]

Infine era rimasto solo il titolo EIREANN, col fermo immagine.

Nel frattempo Enrico si era allontanato. Dopo qualche minuto era tornato con tre bottiglie piccole in mano e due sottobraccio. Aveva spento il lettore DVD e tirato fuori il cavatappi che teneva in tasca. «Non si può apprezzare l’Irlanda senza conoscere la loro birra: la più famosa al mondo, credo.»

« Ma te perché sei ancora qua? Non dovevi partire oggi?» aveva chiesto Susi.

«Mi hanno precettato. Tra meno di un’ora dovrò correre all’ospedale. Siamo sempre più sotto organico. Gavina, la collega che doveva sostituirmi in ortopedia, ha dovuto fare un tour dei reparti ospedalieri: dal suo al mio e poi, d’urgenza, al pronto soccorso, e da lì in chirurgia e poi in terapia intensiva al Mater Olbia. Se tutto andrà bene, i prossimi giorni, verrà trasferita in riabilitazione neuromotoria, come paziente.

Le tappe del mio tour in Irlanda sono saltate anche stavolta, per l’ennesima volta. Un viaggio che stavo programmando da quattro anni. Di questo passo andrò in pensione anticipata per esubero di ferie arretrate.

«Non sei contento di andare in pensione prima? Così puoi dedicarti ai tuoi esperimenti scientifici per il Nobel, dottor Fermi» l’aveva stuzzicato Susi.

«Si può sapere perché mi hai affibbiato questo titolo?»

«Chiedi a tua madre» aveva risposto lei, alludendo alla grande considerazione di Fernanda per quell’unico e adorato, come avrebbe detto la nonna paterna: «Fillu miu stimmau».

Va be’. Per ora devo accontentarmi di aver visto, insieme a voi, questo video. Se vi piacere, in un altro momento, possiamo vederne qualcun altro. E chissà che il prossimo anno, non riusciremo a organizzare un bel viaggio insieme.»

Gi’, in quel momento sembrava assente, persa nel guardare quegli occhi, che non erano verdi come l’erba d’ Irlanda e tanto meno azzurri come l’oceano di Capo Pecora, però si sarebbe tuffata volentieri, senza salvagente, per un’immersione a chilometro zero, abbattendo ogni distanza tra lui e lei.

* bei, bei: vieni, vieni.

*casu axedu: formaggio fresco dal gusto acidulo.

*citazione dal documentario IRLANDA UN PICCOLO GRANDE PAESE – ITALVIDEONEWSTV – You Tube.  

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Discussioni

  1. “però si sarebbe tuffata volentieri, senza salvagente, per un’immersione a chilometro zero, abbattendo ogni distanza tra lui e lei.”
    Bellissima frase. Applauso Applauso 👏

    1. Grazie, grazie. Ginetta e` una donna che ha tanta voglia di vivere un’ esperienza avventurosa, non solo da una localita` all’ altra, ma anche da un universo all’ altro, maschile, con spensieratezza.

    1. Vivere in un’ isola ha i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti. I collegamenti con la penisola o con il resto del continente sono per noi piu` complicati. In passato, pero`, nonostante il mare e le imbarcazioni meno veloci, la Sardegna e` stata terra di conquista molto ambita, per tanti. Le analogie tra l’ Irlanda e la Sardegna sono dovute probabilmente alle migrazioni da nord a sud o viceversa.
      Ciao Giglio, grazie per l’ attenzione.

  2. Mi piacciono i racconti dal sapore didascalico e in questo di spunti ce ne sono diversi. Non sono mai stato in Irlanda e conosco la Sardegna solo da turista, dunque queste analogie sono una piacevole scoperta per me.

    1. Didascalico e` la parola esatta per definire un racconto che descrive uno scorcio di Paese (l’ Irlanda), prendendo spunto da un documentario e da altri video you tube che ho visto prima di iniziate a scrivere. In realta` ho sognato spesso di andarci e, come mi capita spesso, mi sono limitata ad immaginare come potrebbe essere. La scrittura, a volte, compensa parzialmente cio` che non posso realizzare concretamente.
      Grazie Francesco per aver letto e per le tue considerazioni.

  3. E’ un’esperienza di viaggio e uno scambio culturale che ci fa immedesimare in una dimensione di pellegrinaggio, non solo naturale ma anche emotivo e sentimentale. In questo viaggio, forse la protagonista impara nuovamente a essere una cittadina del mondo, camminando insieme ad altre persone che, come lei, cercano un senso più grande da esplorare

    1. Ciao David, credo che tu abbia ragione. I miei racconti di viaggio, vissuti, immaginati o virtuali, hanno sempre qualche caratteristica del pellegrinaggio; talvolta inconsapevole. Fa parte delle mie aspirazioni, che spesso restano tali. L’ idea del mio viaggio ideale e` quella del cammino a piedi lungo i sentieri (tipo Santiago o La via degli dei), che hanno una valenza non solo psicomotoria ma anche spirituale.
      Grazie David.

  4. “persa nel guardare quegli occhi, che non erano verdi come l’erba d’ Irlanda e tanto meno azzurri come l’oceano di Capo Pecora, però si sarebbe tuffata volentieri, senza salvagente, per un’immersione a chilometro zero,”
    Che meraviglia❤️

  5. Cara Maria Luisa, il tuo racconto mi ha accompagnata a compiere un viaggio del cuore. Mi hai presa per mano e riportata verso l’isola che io tanto amo e che sento un po’ come casa. Dici in un commento di non esserci mai stata. Eppure, per come ne parli e come la descrivi nel suo mood, parrebbe il contrario. Un altro episodio ricco di dialoghi ben costruiti su cui poggia la narrazione. Le tre lingue che si intersecano e alternano come in una danza. Sempre più brava. Un abbraccio

    1. Ciao Cristiana, leggendo le tue parole ho provato una leggera commozione. Quando cammini in questo mondo reale sopra i cocci di cio` che si e` rotto, l’universo immaginario, sostenuto da una realta` virtuale, con ogni parola, ogni messaggio e ogni commento positivo e benevolo, diventa una fonte d’ acqua che ristora e cibo che nutre anima e cuore.
      Grazie.

  6. Le isole…..luoghi magici, e forse è vero che in fondo in fondo un po’ si somigliano tutte. Sardegna e Irlanda poi, nonostante l’Irlanda sia tre volte più grande, hanno una cosa molto importante in comune: il mare non è onnipresente, come non lo è in Sicilia, nè in Corsica, nè in Islanda… Troppo grandi per avvertirne la presenza all’interno, troppo grandi le distanze, troppo diverse le culture di costa, di pianura e di montagna. Splendide entrambe, e intrigante questo accostarle all’interno dello stesso racconto. Un caro saluto.

    1. Grazie Nyam, forse tu conosci bene tutte e due le isole. Io mi sono limitata ad immaginare di essere li`, in quell’ isola di smeraldo (come qualcuno la definisce), che, per usare le parole della Mannoia, ti “annega di verde e ti copre di blu”.
      Un abbraccio.

    1. Caro Kenji, mentre scrivevo ho scoperto che noi Sardi e gli Irlandesi abbiamo un sacco di cose in comune.
      Quanto ci vorrei andare, a scoprire con i miei occhi se l’ Irlanda e` cosi` bella come viene descritta. Non so se tu ci sia stato. Io, come il “dottor Fermi” , in un certo senso sono stata precettata, e non posso viaggiare se non con i pensieri, miei e vostri. Ora vado a vedere dove mi porterai col tuo racconto, sperando di non finire in trincea.

  7. Ciao Maria Luisa! Per buona parte del racconto ho veramente pensato ci fosse stato uno scambio di isola, i commenti fantastici, estremamente veritieri! Bella l’idea del documentario, chissà che la combriccola in futuro veramente non esca fuori dalla Sardegna a fare danni altrove! Al prossimo episodio

    1. Ciao. Non sono mai stata in Irlanda, anche se mi ha sempre attratto e, solo scrivendo questo racconto, ho capito il perché. Qualcuno dice persino che Sardi e Irlandesi sono fratelli di sangue. Non conoscevo tutti gli elementi che accomunano le due isole, finché non mi sono documentata per poterne parlare. Ho imparato qualcosa di nuovo e ho fatto un viaggetto gratis, senza affaticarmi e con un po’ della spensieratezza di Susi e Gi’. Devo dire grazie anche a te, che mi dedichi ogni volta la tua attenzione, grazie agli altri autori-lettori e Grazie a Open: Tiziano e company.