
Emozioni Proibite
Daniel non poteva crederci quando trovò la lettera, lasciata davanti alla porta di casa sua. Non capiva per quale motivo fosse lui il destinatario, né la ragione stessa dello scrivere una lettera simile. Sembrava la lettera di un folle in preda al delirio. O uno scherzo di pessimo gusto. Aveva iniziato a leggerla incuriosito.
“Vivo nel silenzio della mia mente, un luogo che un tempo era pieno di risate e lacrime, ricordi e speranze. Ora è soltanto un vuoto assordante. L’emozione, un tempo vibrante e insaziabile, è stata messa a tacere dal martello pesante del governo.
La legge dichiara che la tristezza è proibita. In questa distopia profonda e malinconica, i volti sono costantemente coperti da sorrisi falsi che riflettono la luce del sole, ma l’interno di ognuno di noi è avvolto dalle tenebre. Il governatore, con il suo viso sempre composto e la sua voce rassicurante, sostiene che queste misure sono necessarie per il bene della società, per mantenere l’ordine e la stabilità. Ma io…io mi sento intrappolato in una gabbia d’oro.
Anni fa, quando queste regole erano state appena imposte, molti pensarono che fosse uno scherzo crudele. ‘Come può essere illegale piangere?’ chiedevano in tono sarcastico, ma la realtà si è manifestata implacabile. Ora il terrore di essere scoperti ha reso tutti noi dei perfetti attori, capaci di mascherare ogni traccia di emozione negativa. Siamo diventati esperti nell’arte del nascondere i singhiozzi che ci stringono il petto, soffocandoli prima che possano emergere e mostrando solo gioia al mondo esterno, anche se dentro siamo devastati dal peso delle nostre lacrime proibite.
Ma ci sono momenti in cui mi risulta impossibile mentire. Momenti in cui il dolore e la disperazione mi travolgono come un’onda. In quei momenti, mi ritrovo a desiderare di trovare il coraggio di esprimere il mio dolore, di infrangere quella maschera di felicità falsa e mostrare al mondo la mia vera faccia.
Ecco perché ti scrivo, Daniel. Mi stanno cercando. Non so se e quando mi troveranno…ma accadrà presto. Voglio che tu sappia la verità prima che si perdano tutte le tracce del mio passaggio in questo mondo. Ho deciso di sfidare il governo e condividere la mia tristezza con tutti coloro che sono pronti ad ascoltare. Non posso vivere in un mondo dove l’espressione del dolore è un crimine.
Spero che tu non stia considerando questa lettera come il delirio di un folle. Ho bisogno che tu capisca, che tu senta il mio grido disperato attraverso queste parole. Forse potrai fare qualcosa, agire in qualche modo. Non importa quanto piccolo possa sembrare quell’atto, può fare la differenza.
Quando leggerai queste parole, io sarò probabilmente già scomparso. Ma sappi che il mio spirito resiste ancora, nella speranza che qualcuno si ribelli a questo rigido diktat dell’assenza di emozioni.
Daniel, ti prego, fai sentire la tua voce. Non permettere che la mia morte sia inutile. Non dobbiamo vivere per sempre sotto il controllo di un governo così dispotico. Dobbiamo trovare il coraggio di lottare per la nostra libertà.
So che non sarà facile. Ci sono molti ostacoli da superare e le conseguenze potrebbero essere fatali, ma non possiamo continuare a nascondere chi siamo veramente. Non possiamo vivere nell’ipocrisia del sorriso costante e della risata obbligatoria.
Mi chiedo se qualcun altro condivida i miei stessi pensieri o se sia rimasto solo in questa battaglia interiore contro la tirannia delle emozioni proibite. Forse ci sono altri come me là fuori, pronti a combattere per una vita autentica e piena di emozioni vere.
Ma chiunque tu sia, Daniel, ti prego di non avere paura. Se hai mai sentito anche solo un lontano richiamo alla ribellione in te stesso, seguilo. Non lasciare che il terrore semini dubbi nella tua mente. Non vuoi vivere così per sempre, vero?
Sii forte e cerca la verità nascosta sotto quella superficie lucente e patinata della società in cui viviamo. Scava fino a trovare la realtà più profonda del nostro mondo e diffondila a chi è disposto ad ascoltare”.
Daniel non riusciva a comprendere il senso di quello scritto. Chi mai poteva proibire le emozioni? E per quale ragione? Davvero, come scriveva lo sconosciuto nella lettera, impedire di mostrare le proprie emozioni poteva rappresentare un bene per la società? Sembrava tutto assurdo. Ancora di più nella tranquilla routine quotidiana di Daniel. Ricordava di aver pianto e di aver riso, senza che nessuno gli dicesse nulla o lo giudicasse…o braccasse.
Ma ora, con quella lettera tra le mani, Daniel cominciò a guardarsi intorno con un approccio differente. Provò a ricordare l’ultima volta che aveva visto qualcuno piangere in pubblico, ma non riuscì a trovare alcun ricordo di un simile evento. Anche il riso sembrava essere diventato qualcosa di casuale e controllato, mai eccessivo o sincero.
L’ansia cominciò a mordere lo stomaco di Daniel. Chi era lo sconosciuto che aveva scritto quella lettera? Era davvero possibile che il governo avesse messo in atto una tale proibizione? E se fosse vero…cosa avrebbe dovuto fare lui, Daniel?
Rimase seduto al tavolo della cucina, la lettera ancora tra le mani, mentre cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. E se quella fosse solo una bufala? Un tentativo maldestro di fare satira sul governo? Ma che senso avrebbe avuto?
Delicatamente, ripiegò la lettera e la nascose in un cassetto. Non poteva ignorare quella voce disperata che sembrava risuonare nelle parole dell’autore anonimo. Non poteva semplicemente tornare alla sua vita come se nulla fosse.
Decise quindi di cercare delle risposte. Doveva capire se quello che diceva la lettera era vero o meno. Doveva vedere con i propri occhi se la società in cui viveva era davvero così distorta come quella lettera suggeriva.
Iniziò a osservare più attentamente le persone intorno a lui, amici, colleghi, estranei per strada. Cominciò a leggere tra le righe, cercando segni di repressione o di paura. Non passò molto tempo prima che iniziasse a notare cose strane. Sorrisi un po’ troppo luminosi, risate un po’ troppo alte. Un’assenza totale di lacrime, di rabbia, di dolore.
C’era qualcosa di sbagliato, Daniel lo sentiva. Iniziò a indagare più profondamente, cercando articoli online, facendo domande sottili ai suoi amici e colleghi. Più cercava, più si rendeva conto che la lettera poteva non essere, semplicemente, il delirio di un folle.
Le risposte erano evasive quando chiedeva delle emozioni negative. C’erano voci su programmi governativi per “promuovere la felicità” e “eliminare la tristezza”. E le storie sugli “scomparsi”, quelli che osavano mostrare le emozioni proibite in pubblico.
Daniel non sapeva cosa fare con questa realtà appena scoperta. Era terrorizzato e sconfortato.
Passarono giorni, poi settimane e infine mesi. La vita tornò alla normalità e Daniel cercò di dimenticare quella lettera e tutto ciò che essa rappresentava. Ma l’ansia continuava a mordere lo stomaco, ogni volta che pensava alle parole dello sconosciuto.
Un giorno come tanti, mentre camminava per strada con la sua solita espressione impassibile, vide qualcosa di insolito. Una donna piangeva disperatamente sulla panchina di un parco pubblico. Era una scena così rara da attirare l’attenzione di Daniel e, senza pensarci troppo, si avvicinò alla donna.
“Signora…” cominciò a dire, ma venne subito interrotto dalla sua stessa voce tremante.
La donna si voltò verso di lui e il loro sguardo si incrociò. E fu in quel momento che Daniel capì. Non c’era bisogno di parole o spiegazioni, il suo cuore lo diceva già chiaramente: quella donna era astenuta.
Fu come uno shock. Aveva saputo, nei suoi vari tentativi di far luce sulla vicenda, dell’esistenza degli astenuti, ma mai ne aveva visto uno finora. E mai avrebbe immaginato che potesse essere così devastante. La donna piangeva disperatamente senza alcun controllo sul proprio corpo, le lacrime scorrevano liberamente lungo le guance e cadevano silenziosamente sulle sue mani tremanti. Era la visione più genuina e dolorosa di un essere umano che Daniel avesse mai visto.
Sentendosi impotente, si sedette accanto a lei, senza dire una parola. In quello strano silenzio, riuscì a capire quanto potesse essere pesante il peso delle emozioni autentiche.
In quel momento, Daniel sentì che qualcosa dentro di lui stava cambiando. Non poteva più ignorare o fingere che tutto andasse bene. L’ingiustizia del mondo in cui viveva era troppo grande per essere ignorata.
Iniziò a frequentare gli astenuti in segreto, cercando di capire il loro punto di vista e aiutandoli come poteva. Consapevole dei rischi che stava correndo e della possibilità di essere scoperto, continuò comunque la sua lotta silenziosa.
Fu una battaglia dura e solitaria, ma Daniel non smise mai di combattere. Sentiva che ogni persona che riusciva ad aiutare era una vittoria.
Un giorno, durante uno degli incontri clandestini con gli astenuti, vide nuovamente la donna che aveva incontrato nel parco. Aveva ancora gli occhi rossi dal pianto, ma questa volta sorrideva. Poi, all’improvviso la porta si aprì ed entrarono alcuni uomini in divisa blu e verde. “E’ lui!”, disse indicando Daniel. Il sorriso divenne più evidente, mentre le guardie portarono via Daniel senza parlare. Solo un sorriso sul loro volto. Un inquietante e, al tempo stesso, rassicurante sorriso.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Un racconto interessante come una grande metofora che rispecchia alcuni aspetti di varie realta` attuali. Riflessioni che stimolano altre riflessioni e una lotta non violenta di pochi che diventa una rivoluzione collettiva, pacifica, per esprimere se stessi contro la volonta` del potere dominante. Un inno alla liberta`.
Mi piace.
Concordo. Un inno a essere, anche (ma non solo), liberamente tristi senza giudizio.
E grazie, ovviamente, per la lettura e per l’apprezzamento.
Solo all’apparenza un racconto frutto della fantasia, questo testo è un grido nei confronti della società, cieca, in cui ci ritroviamo a vivere.
Come ti ho scritto qualche racconto fa, credo che sarebbe bello se questi tuoi racconti, in perfetto stile Dickiano e Orwelliano, fossero elaborati in una storia più lunga, in modo da dare il giusto respiro agli eventi e dare profondità alla storia.
So che elaborare una storia più lunga darebbe più respiro agli eventi. Il problema, per quanto mi riguarda, è che con le serie mi perdo. Almeno…questo è quello che è accaduto fino ad oggi. Anche un’idea buona come quella dell’Algoritmo di Falken è rimasta incompiuta. Problema di “continuità”.
Un altro bellissimo racconto, scritto molto bene, dove le emozioni di mondi alternativi assomigliano tanto alle nostre. È sempre un piacere leggerti.
Ti ringrazio. Esistono svariati mondi. In alcuni trovi riparo durante un temporale, altri ti espongono ai fulmini, altri ancora ti fanno pensare di essere nel bel mezzo di una tempesta mentre sembra splendere il sole.
“La legge dichiara che la tristezza è proibita”
Mi piace partire proprio da qui e dichiararmi ‘fuori legge’
Mi raccomando. Scegli bene la congrega di astenuti. Potrebbe annidarsi un traditore.
Certamente 🙂
un clima da caccia alle streghe: se lo immagini ambientato negli Stati Uniti diventa ancora più credibile. La maschera dell’ottimismo e dell’allegria hanno provato più volte a calarcela sul volto, anche davanti ai loro peggiori crimini.
Scritto molto bene, nello stile adeguato al contenuto. Davvero bravo.
Grazie intanto per la lettura e per aver dedicato qualche minuto a commentare. La maschera dell’ottimismo è quanto di più criticabile. Se poi diventa una religione o affare di stato…peggio che andar di notte. Come se non fosse possibile vivere normalmente senza essere per forza ottimisti.
Ho notato ora che “distopico” è l’anagramma di “dispotico”!
E’ il destino di alcune parole.