Ep 9: Ti presento Vapor.
Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari
- Episodio 1: Ep 5: “C’è gente che dormono!”
- Episodio 2: Ep 6: il caffè non si nega.
- Episodio 3: Ep 7: L’haboob di caffé nero nerissimo
- Episodio 4: Ep 8: Per il buon nome del caffè.
- Episodio 5: Ep 9: Ti presento Vapor.
STAGIONE 1
Sfoggiò un’agilità che richiamava, alquanto prepotentemente, i tempi in cui scansava gli alberi della foresta in moto al bagliore della notte fonda; ma nella realtà era più simile ad una mortadella rotolante dal bancone. La eluse con una capriola a dir poco maldestra.
Si era quasi convinto di scamparla per bene, quando una luce brillò alle sue spalle. Quando si voltò, contemplò una figura slanciata e curvilinea formarsi tra le spire della sabbia. Per un attimo, pensò al suo amore perduto dall’aldilà; tuttavia, meno di un istante dopo, si fece vicinissima timbrandosi sulla sua faccia con dolce veemenza.
Fu come ricevere un bacio da una sfera demolitrice. Eugenio cadde a terra in una posizione alquanto romantica stringendo a sé il tubo diversamente ecologico di un aspirapolvere. Un tonfo decretò la rovina del frigo da battaglia che disseminò il suo liquido immondo, in cartoni da un litro di formaggio.
Quando si accorse che il folletto in mano sua aveva il tasto reverse (la cui utilità è ancora fonte di leggende) gli si rizzarono i criceti nel cervello.
— Kadmon! — esclamò.
Come acchiappò tra le mani lo sfortunato animale trascinato a forza dalla corrente, non attese nemmeno un guaito. Infilò la spina tra le fauci di Kadmon e lo rispedì fra le braccia del ciclone ordinandogli di trovare una presa. Al che, si rialzò più veloce di un vichingo dal parrucchiere, e cominciò a raccogliere ogni tipo di attrezzo da cucina rimasto per distrarre l’automa. Lo sfortunato Cucinazord venne investito da una serie di forchette, cucchiai, coltelli e bacchette cinesi; poi da una raffica di piatti, bicchieri ed un catalogo da arrotino spesso come un elenco telefonico. Ad ogni colpo alzava il coltellaccio spezzando ogni oggetto con la precisione e la grazia di un samurai.
La caffettiera gigante gorgheggiava dalla furia, gonfiando il petto e sfoggiando fierezza. Un sempre più sonoro squittio fece capire a Eugenio che Kadmon aveva compiuto il suo dovere. Abbassò il capo, evitando di collidere con lo scoordinato animale, che si schiantò contro la caffettiera, squittendo in viso al mostro-cucina.
— Bravo Kadmon, distrailo! — esclamò Eugenio genuinamente.
Eugenio serpeggiò nella corrente diretto al frigo, trascinandosi l’aspirapolvere come uno schiavo egiziano frustato dalle folate di vento e caffè. Non passarono nemmeno una decina di secondi, che Eugenio vide quella polpetta del suo cane rotolargli vicino. Quando alzò lo sguardo scorse il gigantesco mostro ad un naso dal palmo. Ogni argenteria lanciata era stata inglobata nel suo arsenale trasformandolo in un puntaspilli. Ebbe il tempo di vedere la sua mazza chiodata incombere sulle sue vertebre di vecchio, minacciando di trasformarle in stuzzicadenti.
Eugenio rotolò su un fianco ed una nuvola di caffè si accampò in aria. Il mostro si erse fiero e sventolò nell’aria il suo coltellaccio. Quale grazia era incarnata in un essere tanto sgraziato. Attese sportivamente che l’avversario si ergesse in piedi.
— Alzati e combatti, v**lano! Hai profanato la sacralità del caffè ed è giunta l’ora che la giustizia divina cali su di te. Ribollirai nella mia rabbia! — la caffettiera mantenne la sua parola, inglobando la cucina di un’ulteriore aroma di caffè espresso.
— Ribollisci questo! — Eugenio premette il tasto di accensione, una bomba di catrame bianco si spalmò sulla capo-caffettiera del bestione, che barcollò.
— Non hai un minimo di decenza! —
Il Cucinazord picchiò a terra il braccio-padella. Il manico si spezzò. Serpenti di caffè nero salirono come rampicanti sul suo corpo di metallo e dal buco lasciato dal braccio cominciò a condensarsi una sfera oscura e sabbiosa. Eugenio scattò verso il frigidaire, ed un’altra bomba di caffè scoppiò a meno di un metro da lui.
— Arrenditi all’intensità dell’Espresso!! — declamò il Cucinazord.
Alzando gli occhi impastati, Eugenio vide la gigantesca figura puntare la possente arma sulla sua gola.
A quel punto, sentì un cartone sotto la sua mano e uno squittio vittorioso raggiunse le sue orecchie. Un balzo felino permise al grosso topo-cane di rifarsi i denti sul microonde. La lama ondeggiò. Un fulmine divino si gettò nell’Haboob. Eugenio si elevò, sporco di caffè e ammorbante di formaggio di latte scaduto, caricò il suo RPG-7 con i pestilenti cartoni e lo puntò verso l’abominio di metallo. Il povero Kadmon, conseguentemente alla emergente frenesia del mostro colpito, perse definitivamente la sua già debole presa venendo scaraventato via.
— Ti presento Vapor, stro**o di metallo! — decantò il vecchio.
Eugenio sentì un onda di piacere quando il secondo proiettile si scagliò. Aveva mirato al microonde ma il fendente del cucinino-robot lo segò di netto. Il braccio monco, allorché, cominciò a sventagliare cucchiaini da caffè come proiettili.
— Kadmon, non servi ad un ca**o! —
Si scagliò a terra e cominciò a strisciare sul terreno sabbioso, bestemmiando e pregando che i proiettili avversari non lo penetrasse. Il tubo era stretto tra le mani come se fosse la sua unica salvezza. Non era chiaro se la sua fortuna fosse nella tormenta di caffè o nella bontà divina.
Il prossimo proiettile di latte giaceva ad un paio di metri da lui, se fosse riuscito a raggiungerlo senza essere colpito dal nemico, non avrebbe più avuto di che rimpiangere sul latte conservato.
— Alzati! Non fa male! — replicò la caffettiera.
La mano di Eugenio si strinse vittoriosamente intorno al terzo cartone. In un istante, un tentacolo di caffè formicolò lungo la sua gamba e lo trascinò indietro. Con le sue poche forze, si aggrappò al corpo dell’aspirapolvere, infilando a forza il cartone nello scomparto. Dopo di che, si girò sulla schiena con la canna in mano e la puntò sull’ombra che troneggiava su di lui.
— Assaggia questo! Fattone di caffè! —
Un boato ed un’esplosione color mozzarella si spalmò sulla Old Classic. Un urlo terrificante vibrò nella cucina.
— Non fa male! Non fa male! – gridò il Cucinazord agitando gli arti in una danza caraibica scombinata.
Eugenio ebbe tutto il tempo di ricaricare il suo cannone e replicare:
— Si, che farà molto male! Soffri! Tu e il tuo caffè di me**a!–
Con un ultimo colpo, mirato al microonde, sprigionando scintille, il Cucinazord cominciò a friggere come le patatine del McRonald. Cadde in ginocchio tra un grido strozzato ed un gorgoglio di amarezza, a quel punto si librò nel cielo la caffettiera la quale disse:
— Oggi hai vinto, latte farlocco, ma non fa male! Quando tornerò sarò più amaro di prima. Tanto dolce sarà la mia vendetta quanto amaro è il mio caffè! —
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Aahahahahahahahahahahah
STANDING OVATION!!!!
<3