
Esercito di sicari
Se Ismael uscì dalla notte, la stessa cosa la fece Fabio, davanti a lui.
Ismael da una parte, Fabio dall’altra, si guardarono, poi si avvicinarono come ad annusarsi. Ogni sguardo ponderava, misurava, calcolava. Ismael, esperto sicario, era consapevole della pericolosità di Fabio. Tutti e due erano esperti nel loro campo, lo stesso campo, e non per coincidenza erano rivali; Ismael era a conoscenza di tutte queste informazioni.
Soltanto non appena furono vicini, Ismael poté osservare meglio Fabio. Certo, più alto e imponente, ma doveva essere tutta una finzione, in realtà lui era molto meno, e Ismael si chiese come fosse possibile che l’antagonista avesse ingannato così tante persone, anche arrivando a ucciderli.
«Ismael, alla fine ci siamo». Fabio allargò le braccia nel dirlo, sorrise pure.
Ismael abbozzò un sorriso, non gli riuscì bene, ne fu certo; in realtà non era il suo obiettivo fare amicizia. «Hai ragione».
«Come stai?». Fabio sembrava propenso a continuare la sua politica di P.R.
Ismael scosse la testa. «Lascia stare. Parliamo di affari, quelli più concreti».
Fabio si rabbuiò, ma solo per un momento. «Capisco». Agitò una mano. «Sediamoci, però. Vorrai stare più comodo, o preferisci rimanere…».
«Sì, rimaniamo in piedi. Dobbiamo parlare di qualcosa di più importante che la nostra comodità». Ismael strinse i denti.
«Certo, capisco molto bene». Fabio fece un gesto come a volerlo tranquillizzare. «E ti dirò di più! Ma prima tu dimmi la verità: perché Salvatore…».
Salvatore, il braccio destro di Ismael. Soltanto a sentir nominare quel nome, soprattutto dalla sua bocca, fece infastidire Ismael che si irrigidì. «Meglio lasciarlo stare».
«Però…».
«No, dammi retta, meglio che lo lasci stare». Ismael si accalorò.
«Oh, d’accordo». Fabio si calmò un attimo, mentre Ismael no. Ma sempre Ismael si disse che Fabio non poteva sopportare che lui, soprannominato “lo Spagnoletto”, gli mettesse i piedi in testa. E per questo motivo, Fabio avvampò e iniziò ad agitarsi:
«Sì, certo, hai ragione, io ti credo, ma…».
Ismael scosse la testa. «Così non va, siamo qui per unire le nostre due bande nell’esercito di sicari che abbiamo progettato, però se tu inizi a polemizzare…».
«È stato Salvatore» osservò Fabio, offeso.
Ismael stava per ribattere, allora prima che lo potesse fare, da un angolo sbucò Salvatore:
«Chi mi ha chiamato, tu?». E calò addosso a Fabio, gli spezzò l’osso del collo.
Ismael afflosciò le spalle.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Un racconto teso e diretto, che lascia intravedere la durezza di un mondo in cui anche la minima emozione può diventare un punto debole.
Grazie per essere passato!
Quando si dice l’innominato. Bravo, Kenji.
Grazie per il tuo commento! Il racconto è ispirato a fatti realmente avvenuti (non che conosca degli assassini professionisti, ma i personaggi esistono sul serio)
Lasci intuire con sapienza la rigida spietatezza di un mondo in cui la più impercettibile sbracatura emotiva può essere falle di vulnerabilità letali
può aprire falle
Grazie per il commento e grazie per la precisazione!
La tua scrittura é sempre ben levigata, oppure sei diventato così bravo che scrivi bene anche di getto? Sui contenuti non mi esprimo perché – lo sai – sono facilmente impressionabile.
Scrivo sempre di getto! Grazie del tuo commento
Complimenti Kenji, non sai quanto ti invidio. Io, su mille parole di un testo, credo che – prima e dopo aver pubblicato – forse arrivo anche a duemila correzioni.
Con il tempo ho imparato che è meglio fregarsi del perfezionismo e l’ambizione (quasi irraggiungibile) di fare qualcosa di assolutamente perfetto: tanto ci saranno sempre lettori che troveranno da eccepire
Mi piace l’idea dello scontro tra rivali: è immediata. Forse due dettagli d’ambiente (luce, rumori, distanze) aumenterebbero la tensione. Sull’ingresso di Salvatore hai ipotizzato di preannunciarlo con un piccolo segnale? Ti convince l’idea di mantenere il POV fisso su Ismael?
Grazie! Per rispondere alle tue domande, non ricordo bene di Salvatore e l’idea di mantenere il POV su Ismael ho preferito fare così perché in un racconto così breve è più semplice un solo punto di vista, fosse stato più lungo andava bene articolarlo in più di un PDV