
Esprimi un desiderio
Claude si era arreso al desiderio. Non ne aveva parlato per non incorrere nella derisione o, ancor peggio, nella pietà dei pochi amici che gli erano rimasti. Uomini e donne cui l’unico interesse era vivere il momento contingente senza porsi alcuna domanda. Sesso, lavoro, denaro, paradisi artificiali. Secondo loro, era il suo concetto d’amore ad essere sbagliato. Lo stato di prostrazione in cui era caduto dopo la rottura con Erika aveva sorpreso tutti. Non poteva che giustificarli, nel “mondo” in cui vivevano tutto doveva “brillare” pena l’ostracismo. A nessuno piaceva il dolore, vi si allontanavano quasi fosse contagioso.
Si era recato a ToyTown di buonora, non appena sorta l’alba. L’ora in cui era abituato ad accostarsi. Aveva scelto un abbigliamento casual nell’intento di passare inosservato. Jeans e una felpa con cappuccio: certo, erano di marca, ma non aveva potuto rimediare altro. Il desiderio lo aveva preso d’improvviso, chiudendogli la gola in una morsa. Era riuscito a respirare solo dopo aver preso quella decisione.
Entrò nel primo Paradise che gli parve decente. Non era mai sceso nel quartiere, si serviva di ben altri locali: quelli del centro erano ricchi di attrattive. Club privati: erano in pochi a possedere le card d’ingresso. Suo padre gli aveva regalato la sua a vent’anni.
L’edificio che ospitava il Paradise era ben tenuto. Le pareti esterne erano state affrescate di un fastidioso color rosa pesca e la hall luccicava immacolata. Al bancone sostava un uomo di mezza età che esibiva un aspetto curato. Indossava un bizzarro cilindro leggermente inclinato e un antiquato frack. Il suo intento gli parve chiaro: interpretava il ruolo di un mago pronto ad esaudire qualunque desiderio.
«Buongiorno, Mio Signore, cosa vi porta nella mia umile dimora?»
Claude sentì piegarsi le labbra in un sorriso. Quella assurda pantomima riuscì a farlo sentire a suo agio.
«Un desiderio.»
L’uomo con il frack annuì, invitandolo ad avvicinarsi con un cenno della mano.
«Farò quanto possibile. Sono dispiaciuto di dover affrontare l’argomento ora, ma è la regola della casa. Come intendete onorare il pagamento?»
Claude estrasse il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans e gli porse la carta di credito.
Il mago non batté ciglio, quasi fosse abituato a servire clienti danarosi.
«Vi ringrazio» inserì la card nell’accettatore, avviando la procedura di autentificazione.
«In cosa posso servirvi?»
«Una notte d’amore.»
L’espressione dell’uomo lasciò trasparire il suo sconcerto. «Il mio è un piccolo Paradise, non so se potrò soddisfare le vostre esigenze.»
Claude scosse il capo, sicuro. «Sono certo che possiate offrire quello di cui ho bisogno.»
«D’accordo.» Il mago lasciò la sua postazione, restituendogli la carta di credito. «Prego, venite con me.»
Lo condusse nel locale adiacente. Somigliava ad un’infermeria, ma Claude non riuscì a riconoscere nessuna delle attrezzature presenti. Il mago gli porse un paio di lenti a contatto usa e getta, invitandolo ad indossarle.
«Solo un attimo, mio Signore, e tutto sarà a posto.»
Claude sedette sull’unica poltrona presente ed indossò il casco collegato all’elaboratore riposto a fianco: chiuse gli occhi, lasciando che la coscienza neurale scavasse dentro di lui, violando ogni anfratto.
***
Si svegliò in un comodo letto al centro di una stanza all’apparenza anonima. Il mobilio economico non inficiava l’effetto piacevole: le lenzuola odoravano di bucato e la donna accanto a lui di patchouli. Era l’unica a poter indossare quel profumo rendendolo suo, al pari di un abito su misura.
Erika gli sorrise e Claude si prese del tempo per riempirsi gli occhi di lei. Minuta, delicata come un giglio. Aveva posato una guancia sul suo petto e lui le aveva cinto le spalle con un braccio. I capelli biondi gli accarezzavano la spalla ed il sorriso di lei era bellissimo.
Claude trattenne le lacrime. Iniziò a parlarle per combattere l’emozione che lo prese d’improvviso. Gli amici, il lavoro, la famiglia. Tutto quanto si era persa in quegli anni di lontananza. Erika rideva, felice come una bambina.
Ne sentiva il calore contro il corpo, le forme che amava aderirgli come una seconda pelle. Godette di quel momento perfetto, senza pensare ad altro. Le rivelò il suo amore, denudando la sua anima. Il desiderio delle piccole cose con lei. Il caffè del mattino e l’odore dei toast bruciati. Il bagno nella vasca idromassaggio cosparsa di petali: li odiava, ma non aveva mai detto nulla per non dispiacerle. L’incavo della sua spalla, su cui amava poggiare le labbra. Il suo respiro leggero che lo accarezzava mentre dormivano vicini.
Erika lo ascoltava, rapita. Avrebbe desiderato vedere quell’espressione una sola volta nella vita, ma non era mai accaduto. Era una stronza che aveva preferito scalare la piramide sociale e farsi sposare da un imprenditore tedesco che poteva esserle padre.
Batté le palpebre, sentendo che le lenti a contatto avevano smesso di operare correttamente: oramai, si era allontanato dal sogno.
Abbassò lo sguardo sulla giovane Elfide che teneva fra le braccia. Una creatura eterea, bianca come la neve. I suoi capelli erano lunghi, lo accarezzavano ben oltre la spalla. Gli occhi azzurro cielo, erano fissi sui suoi e sorridevano. Claude non aveva mai incontrato occhi capaci di sorridere.
La ragazza si scostò con delicatezza, sfiorandogli le labbra per un bacio a fior di labbra.
«Grazie. È stato bello sognare con te.»
Claude sedette sul letto, osservandola mentre si allontanava. Il corpo che aveva stretto era simile a quello di Erika. Linee appena accennate, morbide. Seno piccolo e fianchi stretti. Eppure, gli parve completamente diverso: gli aveva donato calore e… amore?
Poteva essere solo frutto della fantasia. Grazie alle lenti a contatto opportunamente programmate dal sistema neurale, l’Elfide aveva preso per lui le sembianze di Erika. Un’esperienza di realtà virtuale completa, che aveva concesso a Claude di toccare, annusare, amare in modo completo.
***
Claude si avvicinò al bancone per accomiatarsi dal mago. Non era suo dovere farlo, ma desiderava chiedergli qualcosa.
«Come si chiama, la ragazza?»»
L’uomo corrucciò lo sguardo, chiaramente sorpreso. «L’Elfide? Se desiderate programmare un altro incontro, sono a vostra disposizione.»
«Come si chiama?»
Lo sguardo del mago si fece freddo. «T62.»
«T62…» anche lo sguardo di Claude mutò espressione: si fece deciso. «Quanto costa?»
«La tariffa non varia dal primo incontro: mille dollari americani.»
«Non avete compreso. Intendo acquistare la sua proprietà, non me ne andrò fino a quando non avrò in pugno la documentazione.»
L’espressione basita del mago, non aveva prezzo: Claude scoppiò a ridere.
Avete messo Mi Piace8 apprezzamentiPubblicato in Fantasy
E’ un racconto di tre anni fa, leggo. Quanto mi dispiace di non aver conosciuto questa community prima.
Bello il racconto, bello lo stile e sempre attuale il tema. L’Elfide T62 mi ricorda tantissimo il replicante Rachel del libro di P.K. Dick “Do androids dream of electric sheeps?” già trasposto in film diversi anni fa da Ridley Scott (“Blade Runner”). Ma ci sono diversi altri esempi anche nella letteratura di genere italiana.
Il tuo raccontomi è piaciuto davvero tanto. Grazie.
Blade Runner è uno dei miei film preferiti. L’elfide fa parte di una realtà che ho raccontato in una mia serie pubblicata qui, che ora ho ritirato per darle una nuova veste e pubblicare l’anno prossimo. É ambientata in un futuro distopico, dove l’uomo si è divertito a creare (manipolazione genetica) varie razze riconducibili all’immaginario fantasy: gli elfidi (simili nelle fattezze agli elfi) sono di norma utilizzati nel mercato del sesso o come animali da compagnia. Sono felice che ti sia piaciuto 😀
Molto wow questo librick! Ha meritato una rilettura
Grazie mille 😀
“Era l’unica a poter indossare quel profumo rendendolo suo, al pari di un abito su misura.”
Profumi come abiti…..brava ! ❤️
Mi affascina questa immagine ed ho voluto portarla nel racconto 😀
@sergiosimioni Ogni volta che leggo questo racconto, provo il desiderio di tornare nel mondo dell’apocalisse. Immagino che Claude sia un Parigino che si è recato al ToyTown della sua città (in tutto il mondo si chiamano così) e dopo aver incontrato T62 e averla acquistata abbia iniziato una nuova vita assieme a lei. Come l’avrà chiamata? Gli elfidi progettati per il mercato europeo sono diversi da quelli americani? E’ stato chiesto all’azienda madre di programmare il loro DNA non solo in termini di empatia ma di emozionalità? Lei gli ha sorriso con gli occhi, Nim non lo avrebbe mai fatto. Come se la cava la bella vecchia Europa al momento della ribellione delle razze? La soluzione a tutto si è rivelata l’inclusività? Tante, tante domande che mi faccio a cui vorrei rispondere ( ma non ho tempo, ahimè)
Questo racconto mi ha davvero tolto il fiato, Micol.
Trasportato nel tuo regno (no, anzi: in uno dei tuoi regni), in un futuro distopico, hai unito tecnologia ed emozioni, in una vicenda alla Dick che lascia un’ombra di malinconia. Chissà se l’emozione provata da Claude c’era davvero o era una creazione della sua mente…
Anch’io leggendo il tuo racconto ho potuto godere di un momento perfetto. La lettura è volata via in un batter di ciglia lasciandomi pienamente appagato. Complimenti Micol.
Ciao Fabius, ti ringrazio. La tecnologia può essere buona o cattiva, a seconda dei casi, ma credo che il calore umano non possa avere sostituti. In questo mio racconto ho voluto creare una situazione ibrida, dove entrambe le componenti entrano in gioco.
“L’espressione basita del mago, non aveva prezzo: Claude scoppiò a ridere.”Questo passaggio mi è piaciuto
😀
Leggere i tuoi librick è sempre un piacere e, soprattutto, una sicurezza! Scoprire poi che si tratta di un altro Lab, se ho capito bene, è incredibile: sei davvero brava a catturare i temi, a tessere la trama e a intrecciare i personaggi. Complimenti, come sempre! 🙂
Ciao Giuseppe 🙂
Per questo lab, ero proprio persa… il romance non fa per me, non sapevo cosa diamine scrivere. Alla fine, si è risolto tutto bene 😀
Ciao Micol! Ho beneficiato del tuo racconto per un esercizio teatrale di lettura interpretativa e devo dire che sono stata fortunata perché l’esperimento è riuscito! Originale l’idea, immediate le emozioni, davvero piacevole! Grazie!
Ciao Maria, grazie! Non trovo parole, per me è un grande onore. Il mondo del teatro mi ha sempre affascinata, consente alle persone di indossare maschere sempre diverse che consentono di riflettere una parte di sè, al pari di uno specchio.
Ecco come scrivere degnamente un LAB rimanendo fedeli alla propria originalità. I tuoi personaggi sono così tormentati e vivi che è impossibile non empatizzare con loro.
BRavissima
Ciao Alessandro, un po’ di “branco stile” non poteva mancare. Avrai modo di conoscere meglio ToyTown nella terza serie, questo è solo un piccolo assaggio 😉
Ecco oggi ne sono sicura T00 è il vero nome di Micol Fusca! Brava :), alla fine esce sempre la tua vera te! Originale il ribaltamento della storia, mi è piaciuto molto! Sempre ben scritta scorrevole, ecc. ecc. congratssssssss, ciao Mico! o T…
Ciao Maria Anna.
Ebbene sì, sono il prototipo di una razza bislacca, pazzoide e sognatrice 😀
Grazie di aver letto il mio lab, sono contenta ti sia piaciuto.
Uh mi è piaciuto! Interessante oltre al finale anche la figura del mago. E poi, chi non vorrebbe avere una bella scorta di quelle lenti speciali?😉
Ciao Virginia, hai ragione. Di tanto in tanto quelle lenti farebbero comodo! Anche se, onestamente, se avessi la possibilità di esprimere un desiderio chiederei di vincere al Superenalotto 😀 😀 😀
Ciao Micol, che il tuo modo di scrivere mi piaccia te l’ho detto tante volte. Che io ti trovi sempre precisa, ben documentata, anche. Sempre “sul pezzo”. Quindi evito di ripetermi e ti dico che stavolta ho amato quell’attenzione che dai sempre ad argomenti all’avanguardia, futuristici però ormai attuali. Per cui, brava! Alla prossima 😉
Ciao Cristina. Come sai ho sempre la testa per aria, non riesco proprio a stare incollata ai giorni nostri 😉
Sì, non è una realtà troppo lontana da noi: purtroppo. Devo confessare che questo laboratorio mi ha messa in crisi, io e il romanticismo apparteniamo a diversi universi.
Ciao Micol, le tue distopie danno sempre ottimi spunti di riflessione. La virtualità è già tra noi, prepotente, e non manca tanto tempo dal non avere più contatto fisico: tutto si svolgerà attraverso una grande rete neurale… Lo immagini? Beh, tu certamente si, e questo racconto ne è una piccola prova. Sei una scrittrice versatile, polivalente, dando anche dolcezza e tenerezza ad un contesto non ancora reale ma terribilmente vicino… Grande Micol, alla prossima😁
Ciao Tonino, fra qualche tempo avrai modo di visitare nuovamente ToyTown. In questo racconto ho voluto accompagnare alla virtualità un tocco di fisicità che, spero, non mancherà nemmeno in futuro. Un abbraccio non ha valore 😀
Brava Micol!
Durante la lettura del racconto, continuavo a chiedermi quanto tempo dovrà passare prima che la realtà da te descritta diventi la Realtà.
Ho apprezzato la semplicità della prosa.
Ciao Dario. Dovrai solo attendere che un branco di Daemon inferociti arrivi a New York per massacrare tutti 😉
Eh sì, ToyTown entrerà a far parte del mondo de Il Branco nella Terza Stagione.
Okay, i tuoi lab sono sempre diversissimi. La costruzione che faccio io è a partire dal video che vedo, poi costruisco la storia. Tu hai più fantasia: costruisci un intero mondo. Complimenti!
Ciao Kenji, in realtà parto anch’io dall’immagine e cerco di costruirci qualcosa attorno. Poi, come al solito mi lascio prendere la mano 😀
Ciao Micol,
sono contenta di aver letto il tuo racconto, che per qualche minuto mi ha trasportata in un mondo distopico alla “Blade Runner”. Spero di leggerne altri con una simile ambientazione in futuro 🙂
Ciao Erika, grazie per aver letto il mio racconto. Se ti piace il distopico, ci ho costruito un mondo 😀
Se ti va, ho pubblicato in Open delle serie che hanno come ambientazione il mondo futuristico di cui parlo in questo racconto: Il Dio Solo e Il Branco (giunto alla fine della Seconda Stagione). Questo è solo un piccolo assaggio di ToyTown, altri provenienti da lì entreranno a far parte del Branco nella Terza Stagione.
Scusa Erica, mi è “scappata” una K… 😀
Ci si potrebbe scrivere un librone: “L’amore ai tempi del Coranavirus” 😀
Mi hai proprio sorpreso, Micol. Episodio veramente originale, brava! Ma anche i tradimenti con una donna virtuale, sono ritenuti tali? Secondo me, tu predici il futuro…
Ciao Ivan 😀
Credo che qualcuno ci abbia già pensato, ormai su internet si vede di tutto!
Il desiderio virtuale…al tempo del coronavirus.
Intelligenza virtuale, sesso virtuale almeno il desiderio speriamo sia rimasto reale.
Brava Micol.Bel lab, molto “azzeccato”.
Ci si potrebbe scrivere un librone: “L’amore ai tempi del Coranavirus”