
ETIMOLOGIA
Serie: Le Venti Clessidre
- Episodio 1: ETIMOLOGIA
- Episodio 2: PROLOGO
- Episodio 3: EPILOGO DEL PROLOGO
- Episodio 4: IL PACCO
- Episodio 5: QUESTIONE DI SHARM
- Episodio 6: 3 AMICI AL BAR
- Episodio 7: LA PIRAMIDE DEL MEGALOMANE
- Episodio 8: NeferTARI
- Episodio 9: DUNE E ADUNATE
- Episodio 10: LA TRIPLICE “L”
STAGIONE 1
Il carcere è lo specchio della civiltà di un paese. Nell’Antico Egitto le prigioni erano solo luoghi di detenzione e pena, soprattutto di pena: far penare i detenuti il più possibile era la “mission possible”, altroché pensare alla loro rieducazione. I processi erano sommari, le sentenze senza appello, un po’ come in tanti stati oggi con un uomo forte solo al comando.
I due testimoni di Geo & Geo, rinchiusi in una fortezza inaccessibile, sono in attesa dell’interrogatorio.
“Ma chi è che sta urlando, è forse Ruggero?” si chiede il sosia del faraone. A quella domanda il Gran sacerdote risponde: “No. Non credo sia Ruggero Orlando; nonostante sembri particolarmente stralunato non parla mai di allunaggi”. “Sento le urla provenire dalla cella in fondo, e m’infondono terrore” ribatte il sosia. “Poveretto, lo stanno torturando e a quelle grida mi vengono i brividi, brividi, pensando ai suoi lividi, lividi. Silenzio! Voglio ascoltare cosa stanno dicendo così, forse, capiremo meglio.” Incollato l’orecchio alla parete, il sosia cerca di carpire qualche parola: “Dice di aver cantato prima delle Pietre Rotolanti”.
Il sacerdote: “Ah, quel complesso di vecchi incontentabili rincoglioniti che cantano da quasi sessanta anni “Io non posso essere soddisfatto” in una lingua che nessuno mai parlerà!”
Sosia: “Aspetta, sta dicendo che è fuori di testa ma diverso da loro”.
Sacerdote: “Da loro chi?”
Sosia: “Dai suoi amici diversi”.
Sacerdote: “Beato lui che di amici ne ha diversi!”
Sosia: “Adesso riconosco la voce: è di Danilo”.
Sacerdote: “Danilo chi?”
Sosia: “Quello che cantava davanti alla trattoria lungo la riva del Nilo, quella famosa per la specialità della casa, la famosa carne di bue servita con l’osso: il famoso Coll’osso di Rodi, se non lo assaggi ti Rodi le dita”.
In quel momento entrano due guardie che più che delle guardie sembrano aguzzini (tutti gli accessori del tavolo di tortura li avevano ordinati alla Guzzini, come era ovvio farlo per degli aguzzini).
Un aguzzino: “Bene, bene, vedo che ve la passate origliando. Adesso ascoltatemi bene”.
Dopo una breve pausa di concentrazione l’aguzzino si rivolge ai due in catene:
“No, non è che vi mettiamo prem”i”ura, vi risparmierete solo tanti lividi con la vostra abura”.
L’aguzzino capo, un po’ sgomento, si rivolge all’altro: “Non vedi che parlar per rime tu non ne sei capace, io invece ci metto un attimo, è questo il gioco che più mi piace! Adesso ascolta:
“No, non è che vi mettiamo premura, vi risparmierete solo tanti lividi con la vostra abiura!”
Sosia: “Ma che state a di’, che vo’ di’ abura o abiura?”
L’aguzzino capo: “Che la terra è piatta”.
Sacerdote: “Io aborro l’abiura, anche lui aborre l’abiura”.
Sosia: “Io nun ce capisco più gnente, fermateve ‘n attimino”.
L’aguzzino scarso di rima: “Voi due siete matti, è aberrante aborrire l’abiura”.
Sosia: “Ma chi siete voi, ‘i aguzzini de ‘Hdemia de ‘a kruska? Li paroloni nun li capisco. Parole con l’Ab ne conosco ‘na sola perché so’ rimasto all’ABecedario; per questo che me chiamano Dario: Ah! Beh! C’è Dario. Sappiatelo voialtri perché nun so’ ‘na persona de l’élite, so’ ‘n semplice comprimario”.
Dopo questo parlar non proprio erudìto, e neanche lontanamente vicino a un pensiero di Erodòto, il sacerdote con voce ferma: “La terra è una sfera e basta, è una certezza più che un pensiero e anche se dovesse bruciare oggi, di sicuro risorgerà domani come l’Araba Fenice!”
Sosia: “Ma chi l’ha detto?”
Sacerdote: “Sfera Ebbasta”.
Sosia: “Ma chi è?”
Sacerdote: “È un rapper che parla e sparla a vanvera ma c’è sempre qualcuno che ne parla;
Aguzzino capo: “È un po’ come Danilo, un altro fuori di testa che getteremo presto nelle acque del Nilo”.
Aguzzino povero di rime: “Chi è il vostro capo? Se non sono stato chiaro la domanda la riformulo daccapo, anche se sono il vice”.
Aguzzino capo: “Portateli nella stanza delle torture: abbia inizio il taglio e il cucito. Oggi cominciamo con il taglio della lingua, domani, con quel che ne resta, passeremo al cucito”.
Le torture a cui vengono sottoposti non le sto a ripetere per evitare di soffiare sul fuoco dell’orrore o di ridestar un piacere assopito in qualche sadico lettore.
Dopo i soliti allungamenti, martellamenti, la ruota (non quella della fortuna) e poco piacevoli sodomizzazioni, i due testimoni di Geo & Geo sono disposti a tutto, anche a rivedere tutte le serate del Festival di Sanremo, compreso il monologo di Ibra.
Aguzzino capo: “Siete pronti per fare il nome del vostro capo, o preferite continuare il trattamento che di sicuro vi porterà altro tormento come mai avreste potuto immaginare? Statene certi, ve lo possiamo assicurare!”
I 2 erano come gli U2: senza voce come Bono. Come potevano parlar senza un filo di voce?
Gli aguzzini, accortisi di quella evidente menomazione, trovano una brillante soluzione.
“Aguzzino capo: “Sappiamo che il nome del vostro capo inizia con Nef. Ora vi elenchiamo una lista di nomi possibili, quando sentirete il nome del vostro capo alzate un dito”.
Poi, rivolgendosi al vice:
“Prendi l’elenco e inizia a leggere”.
L’aguzzino esegue subito l’ordine snocciolando un nome dietro l’altro, non in ordine alfabetico ma geroglifico:
“Neferton
Nefertotip
Neferrariris
Neferruaton
Neferhoraton
Neferhenutramar
Neferneferuatonortar
Nefermenetenaramadan
Nefereterisinofrethankalon
Neferamonherkhepshentanarah”
A quel punto il più esausto di tutti è l’aguzzino. Non avrebbe mai immaginato l’esistenza di nomi talmente assurdi e impronunciabili da doversi fermare per una pausa. Dopo un bicchiere di Shedeh e un profondo respiro continua a leggere quell’elenco con evidente spirito di rassegnazione:
“Neferbintanathkenrasmankhanonsennahkhan
Neferrenpet”.
A quel nome i due, come nel film “ET”, alzano un dito, il loro supplizio ė finito, e anche quello dell’aguzzino.
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“Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare, per poterti, rivedere, per tornare per restare insieme te (Focaccia)”.
Nef aveva deciso di staccare un attimo. Non steccare, anche se quel motivetto non se lo staccava dalla mente. Lo canticchiava da quando era ritornato a Sharm El-Sheikh per godersi un momento di pausa, e non solo di giorno. Alice aveva prosciugato tutte le sue energie come una mantide laica (la mantide religiosa era ben peggiore, dopo aver succhiato tutto dal maschio lo uccideva). Avrebbe voluto soddisfare ancora la sua “puffetta” ma le pillole blu non si trovavano nelle farmacie perché entrambe, pillole e farmacie, non erano state inventate. Esistevano però le pillole di saggezza del genere: “Se non è amore dopo il seme c’è la fuga”, a cui la maggioranza degli Egiziani, e non solo, si attenevano*. Nef aveva un altro pensiero in mente e non era lo stesso chiodo fisso che hanno tutti gli uomini: chi lo nega di sicuro mente. Voleva immergersi in quelle chiare fresche e dolci acque e non era ad Arquà Petrarca. Era lì col visir, il compagno di tante immersioni e di “merende”.
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Siamo oramai arrivati alla fine della storia, una storia poco dibattuta ma di battute tante; tante battute sulla tastiera che hanno costruito una storia, migliaia di battute che in sequenza hanno scritto la doppia catena del mio DNA. F B U S I N I L e A I S E U P R A sono i due spezzoni di DNA che intrecciati a mo’ di spirale danno una sequenza genomica sconcertante: FABIUS SEI ** *****.
Non lo nascondo, sono giunto alle battute finali con un certo affanno ma non potevo congedarmi senza un’ultima battuta. Dovevo trovare un senso a questa storia, dovevo trovare una battuta ad effetto.
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Il visir è appena riemerso dall’acqua per quella che sarà la sua ultima battuta di pesca subacquea.Tolta la maschera, mossi alcuni passi sul bagnasciuga, nota a distanza un drappello di guardie avvicinarsi di corsa sulla sabbia. Qualche secondo dopo anche Nef riemerge. Incuriosito, chiede al compagno d’immersioni: “Sapete qualcosa?
Il visir non risponde, ma il silenzio che ne segue, foriero di una tempesta imminente, è palpabile. Le guardie del faraone circondano il visir, l’ufficiale più alto in grado con voce stentorea:
“Ho un ordine di arresto immediato, visir Neferrenpet. Abbiamo le prove del vostro coinvolgimento nel tentativo di sovvertire l’ordine costituito appartenendo alla setta dei Testimoni di Geo & Geo”.
Nef, incredulo, si rivolge al visir: “Mi meraviglio di voi, come avete potuto farlo, tutte quelle teste mozzate di persone innocenti vi peseranno come un macigno sulla vostra coscienza per l’eternità. Dite qualcosa a vostra discolpa! Vorrei sapere il perché della vostra lucida follia anche se ogni giustificazione non potrà salvarvi dalla giusta condanna”.
Il visir, con la maschera da sub in una mano e l’otre vuota d’aria nell’altra, ancora gocciolante d’acqua salata lo guarda dritto negli occhi con l’aria rassegnata di chi è vittima del proprio destino. Con ancora il sale sulle labbra si rivolge a lui con parole fredde quanto inaspettate dal sarcasmo tipico dell’umorismo inglese, pronunciate con un chiaro accento romano:
“Che te devo di’, amico mio,
è la mia natura Nef,
perché so’ mozzatore!
SO’ MOZZATORE!!!
SO’MMOZZZAAATOOOREEEEE!!!!!!”.
Nef rimane ammutolito, come immagino i pochi lettori che ancora non hanno abbandonato la lettura ma, con spirito di abnegazione, hanno voluto proseguirla fino all’epilogo.
Il visir, dopo questa battuta infelice, rimane senza parole; poche ore dopo anche senza testa perché questa gli venne mozzata. In fondo questa era la fine che si meritava, fin dall’inizio.
Anch’io sono rimasto senza parole perché la storia è proprio finita qua. Chissà, forse un giorno verrò ricordato per aver scoperto l’etimologia della parola sommozzatore.
Ora scappo prima che a qualcuno, non solo ai sommozzatori, venga l’idea di mozzarmi la testa.
*Parole tratte dal brano di Elio & l.S.T. : “lo stato A, lo stato B”.
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Ahahaha! Complimenti, come al solito, qua in ogni riga o quasi c’è un fuoco d’artificio! Sicuro di non essere un pirotecnico della scrittura?
La serie è stata costruita tutta in funzione della battuta finale. Poi l’ambientazione mi ha dato lo spunto per una mitragliata di altre battute propedeutiche al botto finale. Grazie per il commento e per aver letto tutti i capitoli.
Incipit fenomenale! Bravo
Grazie Kenji. Vedo che ci divertiamo entrambi.
ritrovato
Forte la partenza al traguardo finale. Mi sono un po` persa nel mezzo. Mi capita spesso di perdermi, in collina (sulla Via degli Dei) e anche tra le dune del deserto. Mi sono ritrovata; anzi, per meglio dire, ho rotrovato il tuo tratto inconfondibile, nel finale del finale. 👍
Il polpettone in salsa egiziana forse è poco digeribile. Però con le tue camminate sull’Appennino ritroverai la perfetta forma.
Grazie Carlo. Spero che i Rolling Stones e i Maneskin non se ne abbiano a male se non li ho menzionati.
Bellissimo finale degno di tutta la serie. La battuta finale geniale! Mi sono piaciute anche le botta e risposta a colpi di cantanti. Bella serie