
Fine settimana
Serie: Hidden
- Episodio 1: Fine settimana
- Episodio 2: L’incontro
- Episodio 3: C’è un uomo là fuori
- Episodio 4: Miguel
- Episodio 5: Il bosco
STAGIONE 1
Passai gli ultimi tre quarti d’ora al lavoro guardando ossessivamente il mio orologio da polso, ultimo residuo di un’era ormai morta, sepolta sotto le sabbie del tempo, e controllando la chat di Love, la mia app di incontri preferita. Nessun messaggio, vale a dire che il programma con Ethan rimaneva invariato. Cena alle otto, passeggiata al lago e poi chi lo sa (oh andiamo, lo sappiamo tutti cosa sarebbe successo dopo).
Alle diciotto meno dieci avevo già riposto tutte le carte nei raccoglitori, e cinque minuti dopo, spento il pc. Alle diciotto in punto indossai il cappotto e mi incamminai verso l’uscita, passando tra le postazioni dei miei colleghi, senza guardare nessuno in faccia. L’unico sguardo che concessi – non potevo non farlo – fu al mio capo, al quale rivolsi un saluto attraverso un unico cenno del capo. Probabilmente, un giorno mi sarebbe stato presentato il conto di tutti i dieci minuti rubati ma pazienza, avevo dei risparmi. Ad ogni modo, iniziava il mio fine settimana.
Non uscivo quasi mai, non avevo la televisione, guidavo una macchina che era la più economica che ero riuscito a trovare sul mercato dell’usato – mi piaceva dire di aver scelto volutamente un catorcio, sebbene vi fossero vincoli di bilancio più che concreti – e l’ultimo viaggio risaliva ormai a cinque anni prima. La vita non era di certo regalata, e il mio stipendio abbastanza esiguo, ma nonostante tutto riuscivo ad accantonare qualche somma ogni mese su un piano di accumulo e un fondo pensione. Tra le poche scelte intelligenti della mia vita, una fu sicuramente quella studiare economia, e poco importa se non ottenni mai la laurea.
Appena varcata la soglia dell’uscita, la gelida aria di novembre mi investì, costringendomi a stringere il nodo della sciarpa. Sorrisi: l’idea dell’arrivo dell’inverno mi rincuorava. Camminai per duecento metri fino alla macchina e salii. Misi in moto e collegai il telefono allo stereo, poi indugiai un momento, chiedendomi se quella era più una serata da Schubert o Elvis. Visto il programma della serata, optai per Elvis.
Non riuscii ad arrivare a metà di Burning Love, che la musica si interruppe bruscamente, lasciando il posto alla suoneria del telefono. Senza nemmeno controllare il numero di chi mi stava chiamando, premetti il pulsante di risposta sul volante.
“Dimmi, ma’ ”
“Vincent, finalmente mi rispondi!”
“Scusami, ero al lavoro.”
“Ma certo… mi dimentico sempre che finisci alle sei, che sbadata che sono!”
“Sì, posso concederti che sei sbadata.”
“Spiritoso il mio figlioletto” disse. Sembrava felice. “A proposito, settimana prossima compi gli anni.”
“Purtroppo sì, il tempo scorre. Di questo passo mi ritroverò con i capelli bianchi.”
“Avanti, non dire così, sei giovanissimo! Come me, del resto.”
“Mamma, hai cinquantasette anni, non sei giovane.”
Lei lanciò un’esclamazione di artificiosa sorpresa – probabilmente si aspettava quella battuta, da me -. “Tu comunque sei uno stronzetto.”
“Posso concederti anche questo.”
Ridemmo, sebbene dovetti notare che la sua risata fosse molto più spontanea della mia.
“Allora, hai qualcosa in programma?”
“No.”
“Oh, come sarebbe a dire? Perché non chiedi a Jason di uscire?”
Sospirai. “Jason si è trasferito l’anno scorso” dissi.
Lei sembrò sinceramente dispiaciuta: “Oh, già…” disse, poi silenzio. Iniziava a piovere, quindi attivai i tergicristalli. “Hai attivato i tergicristalli?”
“Mi hai scoperto, ispettore.”
“Difficile non accorgersi di quel rumore orribile che fanno, anche da qui. Quando ti deciderai a sostituire quel catorcio?”
“La mia Seat va benissimo, per tua informazione. E poi a me non da fastidio, perché in auto ascolto sempre la musica” dissi. So che era una reazione da egoista e probabilmente anche da irriconoscente, ma iniziavo a essere infastidito. “Anzi, se proprio devo dirlo, mi hai interrotto mentre ascoltavo Elvis.”
“Ribadisco: sei uno stronzo” disse lei, un po’ meno sorpresa, stavolta. “Comunque sei il benvenuto qui. Fammi sapere se vuoi che facciamo qualcosa insieme, ma avvertimi qualche giorno prima. Così invito anche Annah e George.”
“Va bene.”
“Sicuro che vada tutto bene? Sai di non poter prendere in giro tua madre.”
“Come il solito, mamma.”
“Ho capito… ma per sicurezza, ripeto: quando vuoi, la porta è sempre aperta.”
“Lo so. E ti ringrazio. Ci sentiamo, allora.”
“Certo. E fammi sapere per il compleanno!”
“Promesso.”
La telefonata si concluse, e automaticamente ritornò la voce del re. Tuttavia, non avevo più voglia di ascoltare la musica. Spensi lo stereo, e rimasi con il fruscio delle gomme sull’asfalto, interrotto da qualche tonfo, quando centravo una delle numerose buche presenti sulla strada.
E, ovviamente, le gocce di pioggia che cadevano sul tettuccio; un rumore che sempre trovavo migliore di qualsiasi orchestra.
Serie: Hidden
- Episodio 1: Fine settimana
- Episodio 2: L’incontro
- Episodio 3: C’è un uomo là fuori
- Episodio 4: Miguel
- Episodio 5: Il bosco
Un primo episodio ben diviso fra una prima metà in cui viene mostrata l’individualità del protagonista, e la seconda in cui questa individualità si interfaccia con la madre, attraverso dialoghi ben scritti e che fanno quello che i dialoghi dovrebbero fare: mostrare il carattere dei personaggi in modo spontaneo, poco artificioso. Vediamo come saranno le relazioni con gli altri personaggi più avanti!
Grazie, Grabriele. Spero che gli episodi seguenti siano all’altezza di questo!
Una partenza interessante e ben orchestrata. Avverto slancio, freschezza, sagacia. Anche nei dialoghi vi è un ottimo swing. Fantastico il connubio Elvis – Schubert.
Grazie Luigi per aver letto, mi fa piacere che ti abbia apprezzato!
Spero che tu possa gradire il resto del racconto 😉
Un inizio intrigante e ben congegnato.
Proseguo la lettura. 👌
È la prima volta che ti leggo e ho deciso di iniziare la serie dall’inizio.
Mi piace molto come scrivi: liscio, pulito, senza troppi “ghirigori” che farebbero diventare pesante la narrazione.
Un inizio molto interessante: una scena di vita quotidiana, ma che lascia intravedere ben altro sotto. Vien da chiedersi: “dove vuoi portarmi?”. 🤔
Grazie davvero! Spero che tu possa apprezzare il seguito 😉
Un ottimo inizio, Nicola. Pulito, liscio, secondo il tuo stile. Chi ti conosce, però, sa che qualcosa è in agguato. Ho sbirciato i tag e ho già i brividi.
Grazie, Cristiana. Effettivamente, la storia si focalizza sulla situazione di Vincent, ma anche su altro…
“Tu comunque sei uno stronzetto”
Ecco…😂
““Mamma, hai cinquantasette anni, non sei giovane”
🙁 🙁 🙁
Ovviamente, ho dovuto immedesimarmi nella conversazione tra un ragazzo ventenne e sua madre!
Si può essere giovani a 60 anni così come si può essere vecchi a 30 😉
Bellissimi dialoghi e bellissimo finale.
Sei riuscito a farmi percepire i rumori dell’ambiente circostante e la melodia delle gocce d’acqua sul tettuccio…
L’immaginazione divaga tra una sinfonia e l’altra.
Grazie Rachele!
Bellissimo racconto. Mi è piaciuta tantissimo la parte che si è svolta in macchina. Mi sono ritrovato molto in Vincent. La frase finale con la pioggia… Pura arte 🙂
Bell’inizio! Mi è piaciuto molto il dialogo madre – figlio. Attendo sviluppi!
Grazie davvero, Giuseppe.
Mi fa piacere ti sia piaciuto il dialogo; ne sono rimasto soddisfatto anche io!
Ottimo racconto! La cosa che mi piace di più è l’attenzione che hai prestato ai dettagli sonori, che creano un piacevole sottofondo durante il dialogo tra madre e figlio, e hai definito così bene l’atmosfera che mi sembrava di essere lì insieme a Vincent, seduta sul sedile del passeggero! Se questo è l’inizio, non vedo l’ora di leggere il seguito!😁
Grazie Cassandra, per aver letto e commentato. Il tuo riscontro mi ha fatto davvero piacere!