
Fumo e cips
L’odore del fumo si era diffuso nell’aria sin dalle prime ore del mattino. Una nube scura, in lontananza, aveva attirato l’attenzione di chi conosceva bene la solita devastazione degli incendi dolosi, con l’arrivo del vento forte da nord ovest.
I carabinieri e la Protezione Civile erano arrivati in tarda mattinata, ad allertare e dare a tutti il supporto necessario per evacuare la zona.
Le raffiche del maestrale avevano superato i 100 chilometri orari. Il fuoco saltava, rapidamente, da un colle all’altro; oltrepassando campi, strade, ponti e corsi d’acqua quasi in secca, per la siccità prolungata.
Michele Lombardo, il regista, aveva iniziato di malavoglia a disporre lo spostamento del camper, con tutti gli strumenti tecnici annessi e connessi. Aveva agito solo per imposizione da parte delle forze dell’ordine, convinto di potersi distanziare di poco.
«Che seccatura. Quanto la fanno tragica per un po’ di fumo in lontananza. Ci spostiamo di uno o due chilometri e poi riprendiamo le prove. Tanto per farli fessi e contenti, a questi che ci stanno scassando i timpani – e non solo quelli – con il megafono.»
Il comandante Alzalamira aveva detto e ripetuto più volte che il fuoco, in breve tempo, sarebbe arrivato fin lì. Un solo canadair nel raggio di cento chilometri – aveva spiegato – e un altro molto più a sud, per gli incendi appiccati nella zona del Sarrabus. L’isola stava rischiando di trasformarsi in un manto sempre più arido, a macchie di leopardo, in parte giallastre come la paglia; in parte scure, come il suolo bruciato, dalle solite teste calde e il cervello fuso. Ma anche da qualcuno che i fuochi avrebbe dovuto spegnerli, come dimostravano i pochi artefici presi con le mani nel sacco pieno di artifizi.
La pattuglia dei carabinieri aveva scortato la troupe fino a condurli nella direzione opposta, verso la parte nord orientale dell’isola.
I fratelli Pilloni con la loro macchina. Fisietto di Pirri, primo e unico attore dello spot, senza più parte, né arte; né tanto meno soldi da parte, per venti euro si era offerto di fare l’autista della Porsche, noleggiata a caro prezzo, ormai da troppi giorni.
Michele Lombardo a bordo del camper, con altri due tecnici, si era ritrovato, suo malgrado, lungo la strada per Olbia, da cui avrebbero dovuto imbarcarsi i giorni successivi, dopo la fine delle riprese.
A metà strada, al regista era venuto in mente di aver lasciato un borsone con la macchina fotografica Nikon Z 50, più il cavalletto e accessori vari, nel bungalow del campeggio Costa Pagu.* Aveva accostato a una piazzola ed era sceso dal camper. Poi, rivolgendosi al comandante Alzalamira, gli aveva spiegato che dovevano tornare indietro.
«Ma lei fa sul serio o a voglia di prendermi per… in giro?»
«Perché?»
L’appuntato semplice Armando Placido, quando Michele Lombardo, deluso e avvilito, era risalito sul camper, si era rivolto al suo superiore.
«Ma lei l’aveva mai sentito il nome di questo regista? Com’è che si chiama? Leonardo? Magari pensa di essere un genio anche lui. Uno con idee fenomenali. Non ha capito che ha rischiato di diventare famoso come i resti di Pompei.»
«Già: avendo la fortuna di poter identificare i suoi resti.»
«Marescia’ si ricorda di quella volta – tra Boroneddu e Tadasuni – la signora bionda che guidava la cinquecento rossa? “Signora lei ha superato i 50” e lei: “Ma no, è che questi giorni non ho avuto il tempo di andare dal parrucchiere”. Era fuori come un extraterrestre. Quando le abbiamo detto che dovevamo fare il verbale a momenti piangeva e non la finiva più di supplicare. “Vi prego: ho un lavoro precario, due bambini, l’affitto da pagare, le rate della macchina. Lo vedete il cane? Sta male. Ero dal veterinario: si è preso la lessi maniosi.” Ce n’è di gente strana, marescia’. Poi, però, le barzellette le fanno su di noi.»
***
L’incendio aveva devastato un territorio molto esteso, distruggendo boschi e tutto ciò che le fiamme, trasportate dal vento, lambivano e riducevano in cenere. Il camping che Michele Lombardo e la sua squadra, si erano lasciati alle spalle, era stato carbonizzato come tutto il resto: maneggio, case, stalle e il vivaio Le querce. I video postati sui social non lasciavano dubbi. Gli spaccatimpani avevano ragione, se non si fossero affrettati a far sgomberare la zona, avrebbero fatto la stessa fine del gregge di pecore nell’ovile poco distante dal campeggio: resti d’ossa carbonizzati.
Per Michele Lombardo era comunque una grossa sconfitta e una perdita enorme di denaro. E addio sogni di gloria. L’unica magra consolazione, era arrivata poco dopo, con la telefonata di un amico.
«La figlia del sindaco si sposa con il re del cricket.»
«Un campione?»
«Si, del business. Un imprenditore americano che ha creato un grosso giro d’affari con le cricket cips. Sta facendo soldi a palate producendo patatine a base di farina di grillo. Suo figlio, il futuro sposo, dicono che sia un lavativo. Non fa altro che scorrazzare con una Ferrari, da mattina a sera; ma tanto, si sa: un rampollo, per certa gente, è sempre meglio di un pollo. E poi dicono che lei abbia una storia con un’altra.»
«Quindi ognuno si farà gli affari suoi. Un matrimonio con tasso di interesse al 100%.»
«Già. I genitori stanno cercando qualcuno che faccia le riprese del lieto evento. Vogliono un lavoro ben fatto, non il solito video amatoriale. Non baderanno a spese. Per la grande occasione hanno fatto aprire anche un blog, da una di queste nuove influencer che fanno tendenza.»
«Tutta pubblicità per incrementare il business e farsi notare da altri potenziali elettori.»
«Esatto, Miche’. Vogliono rendere pubblico ogni istante della fastosa cerimonia, dal bouquet alle bomboniere; passando per la carrozza col cocchiere e il menu del pranzo nuziale. Il padre della sposa dicono che voglia fare il salto – un grosso avanzamento – dal Comune al Parlamento. Le elezioni politiche sono tra pochi mesi. Mi hanno detto che ci sarà anche la RAI.»
«Lo faranno al castello, nella tenuta dei Pirania, immagino.»
«No. Non era abbastanza per loro. Hanno preso in affitto un isolotto, con Faro, stabilimento termale, piscina, gazebo, camere di lusso per la siesta… E chi più ne ha, più sfarzosa è la fiesta.»
«E dove sarebbe quest’isola dei bramosi?»
«Non so ancora, esattamente. Ti farò sapere. Potrebbe interessarti?»
«Certo. I filmini dei matrimoni sono la mia massima aspirazione. E poi lo sai che certi vip mi fanno impazzire. In una giornata come questa “ li mortalerei” tutti, mettendoli bene a fuoco; comunque arriviamo tra due giorni. Digli che accetto» aveva risposto Michele, con la voce spezzata da un nodo in gola.
*Costa Pagu: Costa poco
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Come sempre belle le battute, in questo caso dei carabinieri con lo sfondo degli incendi a cui ormai siamo abituati. Quest’anno pure il cuore di Cagliari è stato colpito e ogni giorno si vedono gli alberi carbonizzati sul colle di San Michele. Se si esce da Cagliari poi, è come hai descritto te, un territorio a macchia di leopardo. Al prossimo episodio!
Ciao Carlo, hai ragione: uno strazio anche le immagini del parco San Michele. Il sindaco ha promesso che verranno piantati nuovi alberi. Chissa` quando e chissa` quanto impiegheranno a ricrescere. E l’ estate non e` ancora finita.
Buona settimana Carlo, e grazie per le tue parole.
L’incendio, la paura e la devastazione sullo sfondo. Immagini che tutti noi ‘fortunati’ abbiamo visto alla TV nelle ultime settimane. Un dialogo ai limiti del surreale, come se fossimo lì ad ascoltare. Si passa di palo in frasca come nella vita vera. I personaggi che, nonostante tutte le vicissitudini, continuano a seguire il loro filo. Caratteri ben definiti e assolutamente verosimili. Veramente bravissima. Hai saputo creare il giusto mix che rende il tutto quasi “grottesco”.
Ciao Cristiana, grazie di cuore, per il doppio conforto.
Quando, scrivo, per quanto possa avere la tendenza a lasciarmi prendere dalla fantasia, e per quanti tentativi possa fare per volare con la mente, oltre le nuvole, una parte di me resta sempre ancorata alla terra, alla realta`, spesso dura, della nostra isola, della nostra societa` e del mondo, luminoso e buio, in cui viviamo. Con questi piccoli racconti vorrei tanto poter suscitare qualche sorriso, per qualche attimo, magari breve, di distensione mentale. Nel bene e nel male, non posso pero`ignorare cio` che ci circonda. Sento il bisogno di condividere immagini che non sono soltanto quelle dei panorami mozzafiato, del mare limpido, delle spiagge o delle dune meravigliose, disseminate di candidi gigli marini (i pancrazi). La Sardegna e` un’ isola piena di ricchezze e di miserie. Prosperita` del suo patrimonio naturale che va scomparendo a vista d’ occhio e poverta` non solo economica, ma anche nella condizione di grande miseria in cui si trovano quelli che, incoscienti, segano il ramo dell’ albero in cui stanno seduti.
Questa passione per la tua terra si percepisce in ogni racconto di questa bellissima serie.
L’inizio fa riflettere. In effetti ci sono molti incendi in Sardegna
Ciao Kenji, grazie. E` vero: gli incendi estivi in Sardegna, purtroppo, sono una questione tutt’ altro che immaginaria. Una dura realta` che supera la fantasia. Ogni anno un enorme disastro dal valore incalcolabile; non solo dal punto di vista ambientale ed economico. Quando le fiamme, spinte dal forte vento di maestrale, divampano alte e indomabili, inizia per tanta gente un lungo incubo. I pochi canadair di cui si dispone, non sempre possono intervenire subito. Domare gli incendi non e` facile, anche perche` di solito i roghi si svilupppano come conseguenza di numerosi inneschi. La devastazione che resta, a vederla, il giorno dopo, appare spettrale, credimi.