
Funivia (1)
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: La stufa
- Episodio 2: Matilde
- Episodio 3: Spazzino in quattro – 1
- Episodio 4: Spazzino in quattro – 2
- Episodio 5: Il cielo cova la neve
- Episodio 6: Controllori
- Episodio 7: Hell’s Tie
- Episodio 8: L’orologiaio
- Episodio 9: Pieno di benzina
- Episodio 10: Il getto
- Episodio 1: La cena (Attimi – 1)
- Episodio 2: Caffè in cialde (Attimi – 2)
- Episodio 3: Acque invernali (Attimi – 3)
- Episodio 4: Cappio (Attimi – 4)
- Episodio 5: Preferisco la tua cucina (Attimi – 5)
- Episodio 6: Gabriel (The Scarecrow – 1)
- Episodio 7: Gabbiani (The Scarecrow – 2)
- Episodio 8: Rivelazione (The Scarecrow – 3)
- Episodio 9: Agatha (The Scarecrow – 4)
- Episodio 10: Le conseguenze (The Scarecrow – 5)
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Tartarughe (3)
- Episodio 9: Tartarughe (4)
- Episodio 10: Tartarughe (5)
- Episodio 1: Del prato di casa
- Episodio 2: Aria condizionata
- Episodio 3: Sottomarino 17
- Episodio 4: Funivia (1)
- Episodio 5: Funivia (2)
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
“Andata e ritorno” precisò il Signor Gastani, interrompendo il Signor Frinzi mentre quest’ultimo era intento ad acquistare i biglietti.
“Come dice lui” confermò Frinzi seccato. Gli capitava spesso di pentirsi del giorno in cui aveva deciso di mettersi in affari con Gastani, e ogni volta si stupiva nel non ricordare nulla. Qualcosa doveva esserci stato, eppure la memoria sembrava aver rimosso ogni ricordo di quel giorno.
“Ventiquattro” mormorò il cassiere, tornando a sgranocchiarsi l’unghia del pollice. Pagarono e ritirarono i biglietti. Frinzi guardò al polso: quasi un quarto alle cinque. Esitò, e si rivolse ancora al cassiere.
“Faremo in tempo?” chiese.
“La funivia chiude alle sei.” rispose l’altro.
“Quanto tempo ci vuole per visitare il lago?”
“Non ne ho idea” disse il cassiere facendo spallucce. “La funivia chiude alle sei.”
Frinzi raggiunse Gastani ai tornelli.
“Avanti!” esclamò Gastani appoggiandogli una mano sulla spalla. “Non penserai di rimanere bloccato?” disse, e scoppiò a ridere.
“Bloccato?” chiese dubbioso Frinzi, mentre Gastani appoggiava il biglietto al lettore magnetico, che emise un suono e si illuminò di verde. Le porte del tornello si aprirono e lui vi passò attraverso.
Frinzi arrivò al lettore e avvicinò il suo biglietto. Si accese una luce rossa, e i tornelli restarono chiusi. Arretrò e provò un’altra volta. Alla fine dovette arrivare un inserviente della funivia.
“Il sistema mi dà abbonamento scaduto” disse con un tono che non mancò di irritare Frinzi, il quale corrugò la fronte e disse: “Se il biglietto l’ho appena comprato! E poi, di quale abbonamento sta parlando?”
Il ragazzo lo fissò come si guarda un bambino non troppo sveglio che fa i capricci, poi indicò un punto sulla manica del giubbino e disse: “Apra.”
Frinzi fissò la piccola tasca che spuntava dalla manica sinistra del suo giaccone. Aprì la zip e infilò il dito. Strabuzzò gli occhi, avvertendo una tessera rigida, che estrasse e identificò come… un abbonamento dello ski pass. Sentiva il volto avvampare, ricordandosi della gita in montagna della settimana scorsa. Gettò la tessera e, senza guardare in faccia il ragazzo, ritentò l’accesso al tornello. La luce divenne verde e il varco si aprì.
“Si può sapere che hai combinato?” chiese Gastani vedendogli incontro.
“Una tessera magnetica. Il lettore non prendeva il biglietto.”
L’altro scosse il capo, assumendo quell’espressione che tanto dava sui nervi a Frinzi. “Sempre controllare le tasche delle giacche, quando si prende la funivia.”
Frinzi avrebbe voluto chiedergli perché diavolo avesse deciso di tenere quella preziosa informazione per sé e farne una predica, invece di dirglielo prima che tentasse l’accesso. Si trattenne. Si posizionarono nel riquadro giallo sulla rampa e aspettarono la cabina, che arrivò ronzando mentre le porte si aprivano. Entrarono e presero posto uno di fronte all’altro.
“Ti siedi lì?” domandò Gastani tamburellando con le dita sul sedile accanto al suo.
“Fa caldo” disse laconico Frinzi, e si voltò dall’altra parte. Pensava agli anni di sacrifici, per un profitto che superava di poco lo stipendio medio nazionale. Giornate intere passate a dar retta a quell’idiota, e gli ci erano voluti anni per vederlo come tale! Forse, più che con Gastani ce l’aveva con se stesso. Ancora si sforzò di ricordare un particolare – anche solo, per esempio, la fantasia della giacca che indossava – del giorno in cui la loro società era nata, ma il risultato fu solo di aggiungere un dubbio ad altri mai risolti. Ora che ci pensava, non ricordava nemmeno di essere mai stato da un notaio, il ché era assurdo: la società era anche a suo nome.
Intanto la funivia li portava in alto, scivolando sul pendio scorticato. Il versante saliva all’infinito, e il tettuccio della cabina impediva di scorgerne la cima. Sotto di loro, rocce aguzze e caverne tenebrose. Passarono accanto a un masso appuntito, sulla cui estremità vi era una crepa. Da quell’apertura era spuntato un piccolo abete.
Frinzi guardò in basso, e sentì una morsa stringergli le viscere. Poi un odore pungente, fastidioso quanto familiare. Ancor prima di voltarsi seppe che Gastani aveva acceso un sigaro. Ricordo le volte in cui, dopo aver discusso per ore – e a vuoto – su qualcosa, Frinzi tornava alla sua scrivania per chiudersi nella contabilità. Gastani invece si affacciava alla finestra più vicina e iniziava a fumare. Così l’aria dell’ufficio si faceva fumosa e puzzolente, e lui sopportava, arrabbiandosi in silenzio.
“Stai fumando!” esclamò Frinzi.
Gastani si voltò strabuzzando gli occhi. “Qualche problema?” chiese.
“Stai fumando! Qui dentro.”
Con la coda dell’occhio, Frinzi notò un adesivo incollato in alto su una delle vetrate. Era un segnale di divieto al fumo.
“Non vedi?” lo apostrofò indicando il divieto.
“Amico mio” attaccò Gastani, e Frinzi avvertì l’antico furore riemergere dentro di sé. Amico mio era la parola che Gastani usava quando si rendeva conto che l’altro era sul punto di perdere il controllo.
“Amico mio” ripeté, “stai alzando la voce. E poi,” continuò, inarcando un sorriso sulle labbra, “nessuno può vederci.” Inspirò, trattenne il fumo, ed emise una fumata che annebbiò la vista di Frinzi. In quella foschia pensò di scorgere un sorriso, sospeso nella penombra.
Guardò fuori. Ancora la cima della montagna non si vedeva. Eppure non potevano essere passati meno di cinque da quando aveva controllato. Sotto di loro, la foresta iniziava a raccogliere le ombre del crepuscolo, e del sole non rimaneva che uno spicchio luminoso sopra l’orizzonte. Erano davvero passati solo cinque minuti? Con la coda dell’occhio notò che Gastani stava accendendo un altro sigaro.
“Quando tempo è passato?”
“Come hai detto, amico mio?”
“Ho detto” disse laconico Frinzi, “… ho chiesto, quanto tempo è passato.”
“Non lo so”. Gastani alzò le spalle. “Qualche minuto, credo.”
“Qualche minuto?”
“Direi di sì” rispose Gastani.
“Qualche minuto…” ripeté Frinzi tornando a guardare fuori. La cima era ancora lontanissima, e del sole non rimaneva che il bagliore oltre il pendio. La cabina oltrepassò barcollando silenziosa una roccia appuntita. Sulla sommità della roccia cresceva, con le radici attanagliate agli spigoli, un abete ancora giovane.
“Sono tutte simili qui, le rocce” borbottò Frinzi.
“Può darsi” disse Gastani, e la sua bocca dipinse un largo sorriso.
Frinzi guardò fuori dal finestrino. Il sole era tramontato.
Qualche minuto, pensò.
Qualche minuto.
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: Del prato di casa
- Episodio 2: Aria condizionata
- Episodio 3: Sottomarino 17
- Episodio 4: Funivia (1)
- Episodio 5: Funivia (2)
Ecco un’altra mia fobia: le funivie 🙈 Ci sono salita una volta, tanti anni fa e mia mamma mi diceva:”Tranquilla! Queste non cadono mai”. Poi, il giorno successivo al telegiornale, la notizia: terribile incidente, funivia caduta😑 Da quel giorno non ci sono mai più salita. Adesso il tuo racconto sta facendo riaffiorare certi ricordi…Mi sembra di essere lì sopra 🙈
Io ci sono sempre andato, ma effettivamente ho sempre avuto paura (e tuttora è così) che il cavo potesse spezzarsi da un momento all’altro! Grazie per il parere, spero che il racconto intero sia ugualmente buono!
“Qualche minuto”. Sono tremendamente attratto dalle storie che hanno a che fare con il tempo. Questi pochi minuti sono fondamentali… E quindi aspetto il seguito, che si preannuncia molto interessante.
Grazie mille Antonio! Se ti piace il concetto di tempo, dai un’occhiata a “L’orologiaio”, sempre di questa serie (8 episodio, prima stagione) 🙂
Me lo sono perso… Provvederò!