Giorgio Vinger, primario

Serie: Lo strano caso della scomparsa di Gigio Zucca e del suo (altrettanto inspiegabile) ritorno


Ormai non si separava più dall’immagine di Gigio Zucca. Ogni tanto la guardava, aspettandosi una piena confessione.

Trascorsero alcuni giorni tra il serio e il faceto. Gigio ebbe parecchie cose da fare e non ci pensò. Il meccanismo si era messo in moto e doveva solo aspettare. Si sforzava di non sbroccare quando si accorgeva che i suoi discutevano di lui. Passò il compito di matematica addirittura con un buon voto, tanto da stupirli.

– Cosa ti succede, ragazzo mio? – gli domandò Arturo, una sera a cena.

– Sembra che gli giri attorno una ragazzina carina, – fece Gina, civettuola.

Gigio sorrise, poi ingoiò il boccone. Dissimulare, quella era la parola d’ordine.

Tenne una certa distanza da Betta, il giusto distacco prima di concedersi. Almeno fino a quando non fosse arrivato il momento.

Che si palesò un mattino a scuola, quando la ragazza gli annunciò che era tutto pronto.

Quella sera rimase a studiare fino a tardi, con la scusa di una interrogazione. L’argomento era molto interessante e non si accorse che si era fatta mezzanotte. I suoi erano nel mondo dei sogni già da un po’, sperava.

Il suo piano era semplice: prelevare dei campioni biologici di entrambi e farli analizzare.

Andò in bagno e trovò dei capelli della madre nella spazzola. Un gioco da ragazzi. Ora toccava ad Arturo. Prese la forbicina da unghie e andò alla porta della camera. Rimase due minuti ad ascoltare i rumori profondi del dottore e quelli più lievi e nervosi di sua madre. Gina Zucca era inquieta. Spesso si svegliava e doveva prendere dei sonniferi per riaddormentarsi. 

Arturo dormiva di costa, vicino al bordo del materasso. I peli del braccio offrivano il bersaglio più facile. 

Zac.

I due trofei erano nelle sue mani. Il mattino dopo li avrebbe consegnati a Betta.

*

Finalmente, un bel pomeriggio di sole, lei lo invitò a casa sua, per conoscere suo padre e avere la notizia tanto attesa.

Vivevano in una casa bella, profumata di lavanda e cucina tradizionale. La sala dove si erano accomodati, gli ricordava la sua, per quel senso di ineluttabilità che vi si respirava.

La madre di Betta preparò un servizio da tè molto raffinato, con dei biscotti che gli fecero stringere lo stomaco. I ragazzi rimasero in silenzio, in attesa della bevanda, osservandosi a vicenda.

Gigio avrebbe voluto che gli si avvicinasse e gli prendesse la mano, nel momento della verità, ma aveva paura anche solo di respirare troppo forte.

Il padre di Betta li raggiunse, era alto e dimostrava la stessa età di Arturo Cassani. La madre si congedò con una scusa, dopo aver servito il tè.

– Buona fortuna, – augurò a Gigio. Poi salutò la figlia baciandola sulla testa.

Giorgio Vinger si arrotolò le maniche della camicia, quasi fosse pronto a operare a cuore aperto.

– Giovane, – attaccò, – mia figlia mi ha parlato bene di te. – Le sorrise. – In verità, quando ne parla le brillano gli occhi. È una ragazza piena di vita e ti saprà comprendere, te lo posso assicurare.

Non volendo essere scortese in casa d’altri, Gigio non disse niente. Pensava solo che si trattava del solito ultimo desiderio prima di morire.

– Non è stato facile riuscire ad avere questo test. È molto costoso e non tutti gli ospedali lo fanno e…

– Papà! – Betta fece una smorfia, intimandogli di tagliare corto.

– Insomma, per la felicità di mia figlia farei qualunque cosa. Vedi, una paura che ho sempre avuto è quella di non vederla sistemata. Non dico che dovete sposarvi domani e fare subito un bam…

Quando sarebbe arrivato al punto? Quella tiritera, voleva forse solo rimandare il momento dell’esecuzione?

Giorgio, che era rimasto sempre in piedi, lo fissò a lungo negli occhi, poi aprì la sua borsa da medico e gli consegnò una busta.

Gigio la prese esitante tra le mani.

– Stai tremando, ragazzo.

Sorrise. – Vorrei vedere lei, – osservò traccheggiando.

– Sicuramente non capirai tutto quello che c’è scritto lì sopra, però a te interessa una sola cosa.

– Già…

Gigio guardò Betta che si alzò dal morbido cuscino, per raggiungere lui sul suo. Di spine.

– Sei pronto?

Vedendo che non si spicciava, Betta lo fece al suo posto. Gli sottrasse la busta, con delicatezza, per non vederlo andare in frantumi e la aprì.

Spiegò il foglio. Lesse. Deglutì. Guardò suo padre, che si incaricò di confermare quello che lei stava leggendo.

– Non sei figlio di Arturo Cassani.

Ci voleva poco a capirlo, pensò Gigio.

– Non sei figlio di Gina Zucca.

Oh, merda!

– Tu…

*

La sera stessa, con Betta e suo padre, chiesero udienza a Gina e Arturo.

Il salottino di casa Cassani odorava ancora di burro fuso. Gina avrebbe voluto che andassero a mangiare. Il padre di Betta, tuttavia, aveva ritenuto che la cosa sarebbe stata già abbastanza difficile. Non voleva che il tutto assomigliasse a una grottesca ultima cena.

Arturo e Gina su un divano si tenevano la mano, ignari di tutto. Lui e Betta sull’altro, imbarazzati, non osavano farlo.

Gigio non aveva dato loro spiegazioni. Confidava nell’autorità del padre di Betta, collega di Arturo. Il quale, uso a tenere conferenze, restò in piedi. Fece qualche passo nell’angusto spazio tra i divani.

– Non vorrei mettere ansia a nessuno, – iniziò, sfregandosi le mani in continuazione. Il tono della sua voce suonò appena incrinato. – Ma non so nemmeno io da dove cominciare, – ammise.

Dopo quelle parole, Gina emise un singhiozzo. Il primo di una lunga serie.

Gigio guardava i genitori compassionevole. Essere la causa, seppure indiretta, dei patimenti della madre, lo innervosiva.

– Tempo fa Gigio mi chiese un grosso favore e perdonatelo se non ve ne ha mai parlato.

Arturo lo fissò di sfuggita, con sguardo di rimprovero, per poi tornare a fissare le labbra del collega.

– Aveva un desiderio così forte e condivisibile, a mio parere, e sono sicuro che pensate lo stesso anche voi, che non ammetteva esitazioni. Per ultimo, mi perdonerete, l’ho fatto anche per mia figlia.

Si voltò a guardarla benevolo.

– Gigio desiderava sapere di chi fosse figlio, – riprese. – Capisco che la cura potrebbe sembrare più dannosa del male stesso, all’inizio, ma è giunto il momento che lo sappiate anche voi.

In quel momento i singhiozzi della povera donna si moltiplicarono che sembrava piovesse.

Arturo Cassani non ebbe più alcun dubbio. Lasciò la mano della moglie per mettersele entrambe al volto. Era sicuro di non voler sapere nessun particolare, come fosse possibile e altre amenità simili. Così gli apparve ogni cosa della sua vita.

– Bene, – fu l’unica cosa che disse.

Gina passava lo sguardo dal volto del dottore, a quello di suo figlio, a quello della ragazza. Si aspettava solo brutte notizie, da quel momento in poi. La pioggia di singhiozzi si affievolì lentamente e le lacrime si asciugarono.

– Male, – fu l’unica cosa che disse.

Serie: Lo strano caso della scomparsa di Gigio Zucca e del suo (altrettanto inspiegabile) ritorno


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Sci-Fi, Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. Ciao Emanuele, forse ho intuito che fine ha fatto Gigio… il fatto che Gina non sia la madre di suo figlio mi suggerisce che… beh, è una bella storia, ottimamente tessuta, bei personaggi e la narrazione è godibile, almeno secondo me! Al prossimo episodio allora!

  2. Ciao Emanuele, finalmente il mistero sarà risolto. Riesco a intuirne vagamente le forme, ma se così è, è davvero un colpo di scena. Attendo il prossimo episodio 🙂