
Giovanni Vinger
Serie: Lo strano caso della scomparsa di Gigio Zucca e del suo (altrettanto inspiegabile) ritorno
- Episodio 1: Betta “Crazy” Vinger
- Episodio 2: Giorgio Vinger, primario
- Episodio 3: Gigio e Betta
- Episodio 4: Gigio Zucca
- Episodio 5: Gina Zucca
- Episodio 6: Arturo Cassani
- Episodio 7: Giovanni Vinger
- Episodio 8: Gli extraterrestri
STAGIONE 1
Arturo Cassani soleva farsi rasare i capelli nella bottega di Marziale, prendendosi tutto il tempo che riteneva opportuno per incontrare gli amici. Che avevano tempo da spendere in abbondanza, molto più di lui, che tuttavia non disdegnava di ingaggiare una partita a briscola.
Michele aveva fatto l’operatore ecologico per il comune e ora si godeva la pensione. Richi “Riccio” era stato un discreto giocatore di calcio, ma aveva dovuto darsi alla fuga per evitare il servizio di leva. Jonni “l’Americano” si vantava di aver offerto il suo ombrello niente meno che a Marilyn, in una notte di temporale davanti a Tiffany, la famosa gioielleria, ma nessuno gli credeva.
Stavano parlando di Gigio Zucca. Ovviamente Arturo evitava l’argomento. Riteneva che non sarebbe mai più ritornato. O almeno lo sperava. Era felice della vita con Gina e Gigino.
Michele e Richi “Riccio” se ne erano sempre fregati della scomparsa di Gigio. Tanto non aveva tutti i suoi a casa, lo sapevano tutti. Marziale sosteneva che se l’era data a gambe levate, sospettando che Gina fosse rimasta incinta da un altro che non fosse lui.
– Non poteva darle torto, visto che non la faceva felice da parecchio. Così dicono…
Arturo si stava spazientendo. Forse davano per scontato che quell’altro fosse lui? La somiglianza tra Gigio e Gigino era impressionante. Non c’erano dubbi che fosse figlio suo!
Eppure la gente era felice di pensare che c’era sotto qualcosa.
Il dottore salutò la compagnia. Il suo tempo era scaduto.
Marziale invitò Richi “Riccio” e Michele ad andare a giocare al caffè Eldorado, perché voleva chiudere e farsi un pisolino.
*
A casa Gina stava cucinando il piatto preferito di Arturo, che curiosamente era anche quello preferito di Gigio.
Quella mattina gli aveva chiesto di portarla al supermarket per fare scorta di provviste. Le aveva assicurato che, finito il giro delle visite, sarebbero andati.
Gigino le faceva compagnia colorando un libro. Più volte l’aveva spronato a usarlo e per quello scopo gli aveva procurato una scatola nuova di pennarelli. Gigino si era prodigato a dipingere il piano del tavolo, ma lei se ne era accorta tardi.
Squillò il telefono.
– Sono io, ho finito il giro delle visite.
– Ti sto facendo il tuo piatto preferito, caro.
– Lo sai quanto mi piace.
Ci sarebbero voluto ancora un po’ prima che venisse pronto.
– Vieni qui Gigino, andiamo a vestirci, che papà ci porta a fare un bel giro.
Fece tutto con estrema difficoltà, perché il bambino si contorceva e la colpiva con il pennarello. Quando riuscì a disarmarlo, aveva tre segni blu sulla fronte. Si guardò allo specchio e rise. Era proprio buffa.
Prima di uscire estrasse dal forno il succulento piatto.
– Ha proprio una bella cera. Papà sarà contentissimo stasera.
Anche Gigino sembrava d’accordo.
Nel frattempo Richi “Riccio” e Michele, al caffè Eldorado, concludevano l’ennesima partita a briscola.
Il giorno si avviava alla conclusione come tanti altri, ma basta poco per cambiare tutto.
La porta si aprì portando con sé una folata di vento. I presenti si voltarono a guardare. Fuori si era oscurato il sole.
Un paio di scarpe erano annegate in una pozza d’acqua, che gocciolava dal soprabito consumato di un uomo con un cappellaccio calato sugli occhi.
Lo straniero si avvicinò al bancone, dando l’impressione di conoscere il posto, anche se tutti i presenti avrebbero giurato di non conoscere affatto lui.
Il padrone agguantò il telecomando e spense la televisione. L’ultimo rumore svanì, lasciando nuda la sorpresa degli astanti.
L’intruso si muoveva lentamente, senza fretta, tremiti o balbettii. Si tolse il cappello e lo appoggiò sul bancone, il capo chino, quasi a scusarsi per l’intromissione.
Solo una voce ebbe l’ardire di pronunciare il nome del nuovo venuto, quasi solo lei lo ricordasse.
– Giovanni Vinger!
La notizia del ritorno di Giovanni Vinger, l’ultimo a vedere Gigio Zucca vivo, volò da un capo all’altro del paese, percorse spedito tutte le sue vie e viuzze svoltando nella piazza principale, evitando però di entrare in chiesa per una qualche forma di rispetto.
Fece però capolino nella sagrestia, dove il parroco si preparava alla celebrazione.
La sconvolgente notizia non riuscì ad anticipare per un soffio l’arrivo di Arturo, Gina e del bambino nel supermarket, ma li prese alle spalle, quasi travolgendoli. Gina perse la parola, Arturo ascoltava attento il fitto chiacchiericcio e persino il piccolo, sempre così esuberante, cessò di girare in tondo attorno a una piramide di scatolette.
*
Il dottore fu chiamato quella sera a constatare le condizioni di salute di Giovanni Vinger. Il vigile aveva già provveduto a verificare l’identità dell’uomo, in base a vecchie impronte digitali, presegli per un furterello.
Il dottor Cassani lo esaminò incuriosito. Dopo che si fu tolto gli abiti inzuppati, Giovanni si presentò in tutta la sua fragilità. Per la sua corporatura, appariva molto dimagrito. La barba lunga, le mani sporche, gli occhi infossati, uno strano smarrimento, come se fosse tornato da un posto che non esisteva, se non nella sua mente.
Erano passati mesi da quando era sparito dalla circolazione. Dove, probabilmente non lo sapeva neppure lui.
Arturo dispose un ricovero di una settimana.
– Una volta che si sarà ripreso, lo interrogherò.
– Mi raccomando di non trattarlo con troppa violenza. Ha un’espressione strana, potrebbe reagire in modo sconnesso.
– Non si preoccupi, ci metterò tutta la delicatezza possibile.
Avete presente un grosso meteorite che precipita sulla terra?
Arturo ritrovò Gina a casa, in salotto, seduta di traverso sulla poltrona. Le si sedette accanto. Si vedeva lontano un chilometro che era preoccupata di vedere Gigio varcare la soglia di quella casa.
Nessuno dei due voleva rimettere in discussione la loro vita insieme.
– Dov’è Gigino?
– Dorme.
– So a cosa stai pensando.
Per un po’ rimase con la sua testa appoggiata sulla spalla, senza dire niente.
– Credi davvero di saperlo, – disse lei, all’improvviso.
Arturo la guardò intensamente. Abbassò gli occhi. – No, non lo credo. Scusa. – Sentiva che c’erano stati troppi sottintesi e troppe incognite erano state, come dire, chiuse in un cassetto, in attesa di tempi migliori. Anzi, peggiori.
– Fin dal giorno dopo la morte di mia moglie, ho sentito il desiderio… il bisogno di trovare una nuova compagnia. Non era solo perché quando tornavo dall’ambulatorio non c’era più nessuno ad aspettarmi – non avevamo avuto figli e di questo ringrazio sempre Dio, perché avrei fatto molta fatica – è che la mia vita non poteva essere… Avrei creduto di essere un’altra persona, in un’altra vita. E questo mi scioccava. Poi, quell’uomo scomparve e cominciai a guardarti con occhi diversi. E quindi non vorrei che lui tornasse. Non sarebbe nemmeno giusto, dopo che se ne è andato senza lasciare traccia.
Tutto ciò sapeva di resa dei conti.
– Gigio è figlio suo?
– Arturo, mi spaventa che tu me lo chieda così. – Con un tono che non aveva mai usato prima. – Comunque, ti ho già spiegato cosa avvenne. Non mi credi più?
*
Nei giorni che seguirono, l’ombra di quel sospetto aleggiò su di loro prepotente. Riuscirono a trovare un po’ di sollievo, ma la cosa non sembrava destinata a risolversi presto.
Arturo cercò di non pensare a Giovanni Vinger, buttandosi a capofitto nel lavoro. Evitando di passare da Marziale o al caffè Eldorado. A casa faceva mostra di non preoccuparsi della cosa e di credere fermamente a Gina. Gigino lo impegnava in giochi scatenati, che lo stancavano a tal punto che andava a dormire prima del solito.
Gina si godeva quei giorni di relativa tranquillità, tanto più che in giro tutti evitavano di parlare con lei della cosa. Non che rifiutassero di avere rapporti con lei, dato che non era più la moglie di un ubriacone, ma la compagna del dottore, dovevano trattarla con riguardo.
Il lunedì seguente, il vigile chiamò a casa cercando Arturo. Gina gli disse che il dottor Cassani era in ambulatorio e che lo avrebbe trovato a pranzo.
Egli rispose che era una cosa urgente e Gina replicò seccata che non poteva disturbarlo, ma se voleva poteva recarsi allo studio e chiedere udienza.
E fu quello che fece.
– Dottor Cassani, Giovanni Vinger vuole parlare. E vuole che lei sia presente.
– Mi scusi se la devo deludere. – Si massaggiò gli occhi con entrambe le mani. – Questa storia mi ha già provocato un certo malessere. Chissà quante cose assurde potrebbe dire quell’uomo! Se vuole aprire il vaso di Pandora è affar suo e se ne prende tutti i rischi. Io, come vede, ho molto da fare, – mostrò all’ufficiale la lunga lista di pazienti che doveva ricevere o visitare a domicilio.
– Mi permetta di insistere, – riprese quello, il cappello tra le mani. – Giovanni Vinger ritiene di sapere che fine abbia fatto Gigio Zucca.
Proprio quello che temeva.
– Vedo che non ha capito la situazione. – Arturo Cassani si strofinò la guancia e sospirò. – Gina Zucca si è faticosamente ricostruita una vita con me e io con lei. Si rende conto di quali conseguenze potrebbero verificarsi?
– Io devo fare il mio lavoro, dottor Cassani. La aspetto nel mio ufficio.
Se ne andò lasciando Arturo nel dubbio.
Avrebbe fatto bene o male sapere cosa era successo a Gigio Zucca?
Serie: Lo strano caso della scomparsa di Gigio Zucca e del suo (altrettanto inspiegabile) ritorno
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- Episodio 5: Gina Zucca
- Episodio 6: Arturo Cassani
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- Episodio 8: Gli extraterrestri
Ciao Emanuele, la tua serie dà di che pensare nonostante il piglio ironico. Può il passato rovinare il presente: assolutamente, sì. Per quanto riguarda la storia in se stessa, non vedo l’ora di scoprire cos’ha da dire Giovanni Vinger.
Grazie.
Secondo me, stai disegnando una bella trama, complimenti davvero.