
GIUSEPPE
Serie: I RINTOCCHI
- Episodio 1: GIUSEPPE
- Episodio 2: IL CHIERICHETTO
STAGIONE 1
Maria spinge lo stantuffo e la sento prima che mi entri in vena. La mia dipendenza non dipende dalla sostanza ma dalla mia voglia di essere in quel momento. L’eroina è per me la giustificazione perfetta per non fare finalmente niente. Maria e gli altri mi invidiano perché a loro non fa quasi più effetto ma la mia è quasi una costrizione, il mio cervello brama il momento in cui la coscienza smette di pensare alle colpe di una vita mai vissuta e inizia invece a sperare, non si sa in che cosa eppure appaiono sempre visioni di un me sobrio che scopa ragazze a Berlino lavorando come barman o di un me allenato che non fuma neanche sigarette che ha ripreso l’università e va ad insegnare ai bambini, ovviamente anche le mille famiglie che avrò e i viaggi in India ed in Giappone e gli almeno quattro anni in un tempio buddhista dove diventerò un monaco oppure tornare a fare quei cazzo di film. Io morirò qui con chi rimarrà del mio gruppo di amici tossici, Maria no, lei non morirà qui. E nonostante i miei pensieri allegri sono sempre consapevole del mio destino, che non basta la mia buona volontà a cambiare tutto, sono censurato, non so fare niente e ho diversi disturbi di personalità diagnosticati, ho tentato il suicidio tre volte, tutte e tre perché al lavoro, qualsiasi esso sia, ho sempre preferito la morte. Ormai però è da un mese che penso di farla finita davvero e di farlo prima del suo tempo, non per la mia condizione di fallito di cui non mi interessa poi più di tanto ma perché le speranze che sogno di giorno lasciano insopportabili rimasugli di pentimento la notte. Maria si è messa a piangere e mi ha detto di non dirle mai più queste cose, per quanto io le debba la vita ho sempre pensato che non sia mai riuscita a comprendere davvero la tristezza di qualcun altro, si limita ad applicare quello che le è stato insegnato essere giusto e sbagliato e agisce di conseguenza. Io e Maria siamo stati insieme ormai sette anni fa, la nostra relazione ne è durata tre. Ci siamo incontrati in un altro appartamento, lei come me aveva da poco scoperto l’eroina e per entrambi l’ago era l’unica cosa che contava davvero, lei è sempre stata bellissima e con i pompini riusciva sempre ad avere dosi in regalo che condividevamo. Maria però un giorno decide di finirla con la droga, mi sveglia e sul materasso bucato dalla muffa mi dice: “non posso continuare così, e non posso stare con te per adesso, tranquillo, ti manderò dei soldi, verrò anche qua, stai tranquillo, però per adesso non posso stare qui. Mi capisci vero?” Io la capivo ma capivo anche che per me era finita, senza di lei non mi sarebbe rimasto niente nella vita oltre all’eroina e immediatamente mi colpii la consapevolezza che un giorno anche io mi sarei stufato, magari non domani ma tra cinque anni o tra venti, la droga sarebbe diventata abitudine, e come per ogni abitudine mi sarei annoiato. Finire a cinquanta anni con lo spirito di un ragazzino a cercare lavoro come netturbino o in un call center, ad imbrogliare vecchi e farsi mandare a fanculo per sei ore al giorno per quattrocento euro al mese ma con il sorriso, perché sarò comunque grato di avere una vita e di non essere più nell’appartamento mezzo morto, convinto di aver trovato la felicità, convinto che esista davvero un concetto accettabile e oggettivo di felicità, forzandomi nell’adattarmi a colleghi che come me cercheranno di nascondere ma al tempo stesso di esaltare lo schifo che erano e che sono sempre stati. Da quel giorno è tutto uguale, penso di ammazzarmi in qualche modo ma Maria mi parla ed evita il mio suicidio. Stavolta però ci ho ragionato prima io e ci ho ragionato davvero. Io voglio morire, non mi piace la mia vita e non mi piacciono le altre, voglio solo morire, è un mio diritto, lo dicono tutti gli attivisti, io voglio morire.
Luca viene correndo con il laccio emostatico ancora legato al braccio, mi urla contro: “oh andiamo, oh Giusè svegliati un po’ ci stanno gli sbirri”. Mi tira anche uno schiaffo perché ci sto dieci secondi prima di recepire e comprendere il senso delle sue parole, sono convinto che anche adesso provi invidia, lui è già alla sua terza pera giornaliera, io ancora alla prima; eppure, è lui che mi sorregge e recita la parte del guidatore sobrio. “Dov’è l’ero? OH, RISPONDIMI” continua a urlare, ora sento i botti alla porta, con tutta la forza che ho indico il comodino accanto al letto, Luca scatta e sento altri rumori, poi lo sciacquone del cesso. Gli sbirri entrano con prepotenza, sorrido perché è sempre bello non fargli trovare niente, hanno sempre delle facce delusissime. Sarà un po’ una rottura di coglioni ora con la riabilitazione. Ma Maria dove cazzo è?
Serie: I RINTOCCHI
- Episodio 1: GIUSEPPE
- Episodio 2: IL CHIERICHETTO
Interessante come inizio. Ho avvertito un retrogusto amaro dietro l’ironia, ma quello che più mi è piaciuto è come sei riuscito ad affrontare due temi complessi, droga e suicidio, senza cadere in luoghi comuni o giudizi. Bravo.
grazie mille Dea, mi fai felice
Lettura piacevole, scorre veloce, riesci a creare una certa empatia con il protagonista da subito. Aspetto i prossimi episodi!
grazie mille Marta. apprezzo tanto 🙂