
I Curatori e gli Scelti
Serie: SPAZIO LIMINALE
- Episodio 1: I Curatori e gli Scelti
STAGIONE 1
Primo anno. Giorno 1.
Il Sole di plastica, attaccato al filo di nylon, stava scendendo oltre il muro di cemento, intanto che le lampadine dietro al cielo di stoffa cambiavano colore da bianco a rosso. Osservai le pieghe del telone farsi e disfarsi e pensai che sarebbe stato un bel casino se quelle pieghe avessero inceppato i macchinari che lo facevano muovere sulle nostre teste.
Macchinari bizzarri, quelli a diesel. continuai tra me e me. Puzzano e sporcano, ma sono sottovalutati.
Un’appendice di Computer, o forse la testa, sbucò dal soffitto e si snodò grazie al suo “collo” di gomma flessibile. Assomigliava ad un grosso cubo di metallo splendente munito di occhiali da aviatore e una bocca che non era una bocca, ma un televisore. Brutto come le malattie.
«Io sono Computer. Io sono Computer» annunciò con la sua voce… robotica.
E grazie.
«Da oggi per i successivi sedici anni avverrà la formazione dei nuovi Scelti da parte dei novelli Curatori. L’obbiettivo è sempre lo stesso: trasmettere i trucchetti del mestiere affinché tra cinquemilaottocentoquaranta giorni potrà avvenire un nuovo cambio in totale sicurezza. Per me, ovviamente. Io continuerò ad apprendere i comportamenti umani per diventare sempre più simile a voi e voi mi servirete e riverirete in tutto e per tutto!»
Coglione di un tostapane.
Sulla soglia della Villa arrivarono gli Scelti, poveracci, ognuno proveniente da uno dei cinque blocchi. Varcato l’ingresso la serranda si abbassò rivelando i volti prima coperti dal contrasto del “tramonto”. Io, però, notai che una delle cinghie in alto si era rotta.
Cazzo. Domani straordinari.
Osservai i nuovi arrivati sperando di accaparrarmi il più sveglio. Fu a quel punto che la notai: occhi azzurri, capelli biondi che uscivano dal cappuccio del lungo mantello nero, sotto una camicetta bianca strinta in un corsetto marrone, pantaloni e stivali di pelle nera. Nello sguardo c’era qualcosa di familiare, come se ciò che trasmetteva lo avessi già provato. Scavai nei meandri dei ricordi un evento, una persona, un qualcosa di riconducibile a lei. Poi l’attenzione cadde:
Come fanno quei poveri bottoni a contenere quelle tettone?
Computer, trasmettendo un orecchiabile quanto stupido swing, interruppe i miei pensieri:
«Ora sveleremo i nomi, le età, i blocchi da cui sono stati casualmente selezionati gli Scelti e una loro caratteristica distintiva. Ma non preoccupatevi, novellini, anche voi avrete una piccola anticipazione di chi avete difronte. E, ovviamente, svelerò gli smistamenti sorteggiati dalla “Dea bendata”.»
Conoscevo a memoria il monologo di quel rottame da discarica, perché un tempo anche io fui una Scelta. Motivo per cui rimasi concentrata sulla bionda, la quale pareva studiarmi.
Tu vieni dal blocco cinque, posso metterci entrambe le mani sul fuoco.
Lo swing non solo aumentò di volume, ma si fece più ritmato e delle luci a cono presero a correre lungo tutta la sala.
«Partiamo con Will, dodici anni, il più giovane mai prriveovenuto dal blocco uno! Operaio in catena di assemblaggio; per i miei componenti ovviamente. Ringraziamo tutti Will! Assegnato a… Mikel, trent’anni, stupratore e spacciatore!»
Nessuno esultò alla vista di quegli occhi da delinquente illuminarsi dinnanzi ad un bambino indifeso.
«Cosa sono questi musi lunghi, ragazzi? Ora tocca a Sol scoprire il suo destino. Bellissima quarantatreenne del blocco quattro, oppositrice politica. Un bel caratterino, che speriamo il nostro Dexter riuscirà a mitigare. Dexter, vecchio amico di novantacinque anni con paralisi degenerativa dal blocco tre, saluta! Ah, ops!»
Il poveretto sedeva e si spostava grazie ad una sedia a rotelle alimentata a diesel. Ogni volta che muoveva la manopola alla fine del bracciolo un pennacchio di fumo nero usciva da una canna posizionata sul retro dello schienale. Sopravviveva grazie ad uno scafandro, un polmone d’acciaio, dalla cui maschera con grandi occhiali di vetro fuoriusciva un lungo tubo per la respirazione assistita.
«Flipper, quindicenne con la Peste dal blocco tre; non credo ci sia altro da aggiungere! Se il poveretto è divorato dalla malattia, pure Hanna non scherza: in quarant’anni non ha fatto altro che essere divorata dall’invidia per i beni materiali altrui; ma si sa, chi troppo vuole…»
Hanna non era una cattiva persona, ma dopo essere caduta in povertà le sue mire d’invidia si erano spostate sulla bellezza altrui. Una fortuna per il piccolo Flipper.
Osservai gli ultimi due Scelti: uno apparteneva al blocco due, l’altro al cinque. Quando mi resi conto di avere il cinquanta percento di probabilità di finire con un mio simile rabbrividii. Non che nei sedici anni precedenti mi fosse andata male con un Curatore del blocco cinque, ma se in quel momento avessi potuto scegliere avrei preferito…
«Elena, signora di sessant’anni che ha fatto fallire l’azienda di famiglia. Complimenti signora Elena, i suoi figli saranno certamente contenti di vivere nel blocco due da dove l’abbiamo pescata! Ma bando alle ciance, signore e signori: perché sono rimasti solo due Curatori, di cui uno proveniente dal blocco cinque; anche l’ultimo degli Scelti proviene dal blocco cinque, quindi…»
Osservai Corey, l’unico dei Curatori con cui andavo d’accordo. Se fosse stato accoppiato con il blocco cinque, per quanto non sperassi fosse il mio di destino, mi sarebbe dispiaciuto: con l’accoppiamento sbagliato quel gentile ed elegante signore non sarebbe sopravvissuto tre giorni.
«Elena è stata affidata a… a…. Ottantaquattro anni, blocco uno, operaio in fonderia, un applauso per… Corey!»
Il vociare tra i Curatori non mi distrasse dal fatto che per il secondo anno i due blocchi cinque erano stati accoppiati, nonostante ci fosse una probabilità su cinque.
«Sì, avete capito bene! Ada, trentaquattro anni, ha decapitato lo zio con una mannaia, mentre Era, quarantanove anni, ha ucciso suo figlio in fasce. Assassine a sangue freddo, avranno di che parlare. Speriamo che non inventino un nuovo metodo per occultare i cadaveri!»
Il cuore mancò un battito: il crimine commesso dalla Scelta era lo stesso commesso dal mio Curatore. Ora la sensazione di aver già percepito quello sguardo si fece ancor più forte.
Era abbassò lo sguardo sul mio braccio sinistro, notando la manica della camicia vuota. Istintivamente protessi il moncone con la mano destra.
Serie: SPAZIO LIMINALE
- Episodio 1: I Curatori e gli Scelti
Geniale l’accoppiamento svolto con criteri a dir poco discutibili. Mi si è materializzato davanti un inferno dantesco con le anime distribuite in gabbie apposite dalle quali vengono pescate e accoppiate. Ho immaginato il caos, le urla, come se fosse un mercato post apocalittico. Sulle teste di tutti svetta quel robot improbabile, brutto come le malattie, che gli umani dovrebbero riverire in tutto e per tutto! Hai dipinto uno scenario perfetto, dove, ancora una volta, umani e robot sono messi a confronto e, chi possiede un’anima, alla fine dimostra la propria resilienza. Scritto davvero bene: i pensieri che si accavallano agli annunci fatti dal robot e il narratore che, come deve, resta debitamente a guardare. Bravissima Mary.
Cara Cristiana, riesci sempre a cogliere la parte più profonda e umana nei miei racconti, anche se, come in questo caso, è tutto sepolto sotto un certo cinismo e un’accozzaglia di pensieri e swing improponibili.
L’aspetto di Computer è ispirato al robot del cortometraggio “There Will Come Soft Rains” e pure lui a livello di bruttezza non scherza! 😹
Ho davvero piacere che ti sia piaciuto e grazie per essere sempre qui. 💖
Un ottimo inizio Mary, complimenti. Mi é sembrata una nuova versione molto originale di un inferno dantesco in un’era apocalittica, tra macchine che comandano con la loro intelligenza artificiale e uomini finiti male, molto spesso per qualche loro deficit o disturbo mentale. Trovo questo mix di umano e inumano molto interessante e a tratti divertente, per il tuo stile narrativo ironico e leggero.
Ma sai che non avevo notato questo lato dantesco quando ho scritto la serie?
è molto interessante quando un lettore dà un’interpretazione personale: è come se prendesse il racconto dalla mano dello scrittore e lo posizionasse su un altro lato facendo emergere colori che prima non si vedevano.
Grazie Maria Luisa, perché i tuoi commenti sono sempre costruttivi! 😸
Bentornata Mary! Aspettavo di leggere l’inizio di qiesta nuova serie, ed eccoci…mi piace molto il modo che hai di adattare la stile e la scrittura in favore della trama. Le parti inserite in corsivo e la voce narrante (percepita, non so perché, quasi come un entità che osserva) si legano perfettamente al titolo della serie e al significato che porta. C è la sensazione di stare in uno spazio altro, ai limiti, senza ben sapere ancora in quale mondo ci porterai. Aspetto il seguito🔥
Cara Dea, vedo che hai notato questo mio approccio (forse azzardato) di mutare lo stile in base al contesto del racconto! 😼
Sono anche tanto felice di leggere di essere riuscita a trasmettere la sensazione di liminalità, perché non avevo davvero idea da dove partire e come fare. Ho fatto un paio di prove prima di scegliere la forma definitiva e comunque ero in dubbio…
Grazie per aver apprezzato. 💖
Che energia trasmetti da come scrivi! Mi è piaciuta anche la pensata dell’inserimento dei pensieri in corsivo 🤩
Grazie mille Nicola! 😸
Al prossimo episodio!
Interessante. Non so perché, mi ricorda vagamente Squid Game (che adoro!😅). Anche questo sarà una specie di gioco perverso che farà uccidere tra loro i partecipanti? 🤔 Vedremo…
Grazie Arianna per aver iniziato a seguire la serie. 😸
Squid Game? In merito ad alcuni fatti potresti esserci andata vicina, ma non svelerò ulteriori dettagli. 😼 Comunque, anche io adoro la serie! 😸
Aw! ♥ Ok! Ok! Abbiamo un sistema carcerario gestito da una macchina, accoppiamenti coatti per i lavori forzati, contrasti tra i vari settori e personaggi quanto meno peculiari… Ah già, c’è anche il diesel! 😀 Direi che gli ingredienti per una ricetta fumosa e interessante ci sono tutti! Mi sa che mi tocca seguirti! ♥__♥
Che gioia averti come lettore per quest’ultima avventura! 😻
Questo racconto è nato come esperimento nudo e crudo: un genere poco conosciuto come il Dieselpunk, il tentativo di ricreare le sensazioni provocate da uno spazio liminale, una certa dose di umorismo nero e pensieri decontestualizzati.
Il fatto che coinvolge e diverte chi lo legge, mi fa ben sperare! 😸
Situazione complessa, ambientazione cyberpunk, probabilmente post-apocalittica. Molto bene, Mary. Inizia un’altra avventura! Ti seguo!
Ciao Giancarlo, grazie mille per seguirmi in quest’ultima avventura (per ora). 😼
In realtà ho voluto distaccarmi dai filoni più classici come il Cyberpunk, tentato con il Dieselpunk, molto meno conosciuto e spesso confuso con lo Steampunk, fondendolo con le sensazioni che provocano gli spazi liminali.
Ho osato troppo? Forse. Ma quanto mi sono divertita a scriverlo!
eh già… ho mostrato un mio punto culturalmente debole. Il diesel mi mancava. Per me, data la mia anzianità, rientra ancora sotto il cappello del cyber 🙂 Ma che non fosse steam lo avevo capito, al vapore c’ero anch’io! 🙂
Vai tranquillo che non si tratta di un “punto culturalmente debole” o di “anzianità”: il Dieselpunk lo conosciamo io, altri tre gatti, chi l’ha inventato e, forse, i suoi genitori! 😹