I dodici passi falsi

1. Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili.

 

Ho sperperato un’eredità pari al valore di due appartamenti in zona San Marco per il bere. Sono stato fregato da una moglie che mi ha manipolato ed ha sfruttato la mia debolezza. Ho visto tre lune nella stessa notte: una in cielo, una negli occhi perduti di una pazza ed una rosso vermiglio che si rifletteva nel mio calice di Cabernet.

Non ho visto invece l’alba dei 50 anni: Con un trapianto di fegato a perdere, l’organo era messo peggio del mio ed i cravattari delle Banche a bussare alle porte del paradiso fiscale, praticamente c’era margine di futuro. “Laguna Addio mi cantavi mentre la mano mi tenevi…”.

La mia fedele Magnum 357 ha fatto il resto. Bang!

 

2. Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione.

Sono nato in Salizada del Forno vicino al Tabernacolo di Santa Rita da Cascia, la Santa dei casi impossibili ma ho bestemmiato Dio dal primo giorno in cui ho visto la luce, sfigurato da un forcipe tenuto da una mano poco ferma. Ho bevuto fino a raggiungere estasi mistiche e visioni infernali da quarto segreto di Fatima. Con i pochi sghei che rimediavo da bocia giusto per sbesolar me compravo le forst e poi con l’alegra ghenga se mettevan i vuoti a far da palo per le porte e tirar due calci al balon in calle de la zoventu.

Il modellismo miniato dei soldatini è stato il mio unico antidoto al vizio del bere, troppo saltuario per diventare uno sgobbo o per guarirmi dallo spettro superclolico, massa caffé.

 

3. Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potemmo concepirLo.

Y andavo a sugar el canal quando l’acqua era troppo alta, è l’unica acqua che ho visto in vita mia, quella del canal nella laguna. Me guadagnavo col sudor la pagnota e el sangue de cristo.

Poi una volta sbronzo marcio invece che sugar el acqua del canal l’ho sparata a tutta birra e c’é mancato poco che facevo affogar tutti quanti. Alora m’han licensiato.

“Venessiani gran signori” ghe se dice,  ma dove sono sti siori diocan? 

Sono stato appresso solo ai loro stronzi che gallegiano grossi come gondole e alle fognature rotte che spusan de cadavere come mi madonnadeliosei.

Quando el fegato a la venessiana m’ha lasato g’ho preso el sussidio e g’ho aspettato un donatore per mesi. Poi da lo ‘Spital Borgo Roma, l’eccelensa per le malattie del fegato e d’intorno, m’han chiamato che un cristiano alcolista come mi,  gh’avea girato l’occi diobon. Ma dico mi, vuoi controllar quel fegato prima?

 

4. Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.

Me ricordo poco e mal ma de sicuro nell’89 son venuti i pink floi a venssia e m’han fatto girare gli osei perché han detto che Venessia e noi venessian dovevamo sentirci onorati ad ospitarli e non viceversa, st’inglesi gran trogloditi!

Il giorno dopo quella gran cagnara Venessia era ridotta ad una discarica a cielo aperto, sembrava una Napoli galleggiante. Altro che dark side of the moon, caso mai dirty side, diocan.

 

5. Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l’esatta natura dei nostri torti.

 

Poi una amica de mi, dell’epoca del liceo artistico, m’ ha ‘ncontrato sul ponte de suspiria e m’ha visto conciato mal, proprio come el film de Dario Argento ciò; tuto grigio e con tre denti in croce rimasti e allora m’ha ditto de andar a la Parrocchia de Don Mansueto ghe organissa i pasti per San’t Egidio e si sa i preti hanno mani in pasta da per tutto. Allora el Don ghe m’ha fatto curar da un suo amico dentista, el Dott. Ludvig, una specie de nazista dio can, ghe m’ha fatto un mal del cristomorto e m’ha levato tutti i denti, per dispetto. Ghe sto Ludvig odiava i barbassa come mi, le salope e i buson.

 

6. Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere.

7. Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti.

8. Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai danni recati loro.

Ghe par quel che me ricordo ghe mi ho fatto del mal solo a mi stesso. 

Mia figlia Marta viene a trovarmi a San Michele, ghe me porta i fiori ed ha preso un po’ da mi, beve e se droga. A volte spaccia. L’han beccata con due tunisini mentre preparava le dosi. E’ una fuori di testa. Borderline dicon i medici. Ma che colpa ne ho? Son i geni malati e tarati. La mia familia deve aver i geni assetati de vin diocan.

Mi molie me odiava da vivo e da morto e nei secoli dei secoli, amen diostorto.

 

9. Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri.

Ora sto bene dove sto, in pace finalmente, certo che se invece che con l’acqua annaffiasero la terra col vin sarei piu contento ostregheta!

 

10. Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.

Ghe mi sono fermato al primo scalino invece.  Son troppi 12 passi quando bevi! Vi sfido io a re da mbriachi solo 2 passi… Non sono un alcolista anonimo, mi. Mi g’ho nome e cognome! Come ce l’hanno tutte le bottiglie che ho scolato fino a perdere i sensi e restarci secco, ed anche date. Giorni e notti svenuto sul vaporetto, sulle panche gelide de le calle in pieno inverno, che frio madonninaboia! 

Ghe ancora lo sento da qui sotto, i geloni mani e pié.

 

11. Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregandoLo solo di farci conoscere la Sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla.

Molti son guariti dalla bestia trasparente, altri sono andati come me.

Cirrosi, cancri, gangrene, epatiti, incidenti d’auto o in gondola, suicidi, omicidi, risse, liti e chi piu ne ha piu ne metta. Dodici passi dalla tomba o dalla salvezza. Ma é il passo falso li pronto sempre a fregarti, e allora devi ricominciar da capo. Ho visto gente impazzire dietro questi comandamenti. Altri finire il programma e già a metà della scala, verso il sesto passo, intraveder già i germi di un uomo migliore.

 

12. Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività.

 

E ad ogni modo ditemi voi se Baudelaire, Bukowsky, Hemingway, Humprey Bogart, Fred Buscaglione, Bon Scott, Rimbaud, Amy Winehouse che mi fan compagnia qui sotto con una bottiglia di cognac ancora sottobraccio ed aggiungetene voi a piacimento alla lista, siano stati poi cosi anonimi.

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Discussioni

  1. L’ho leta co a voze del Tofolo ziocan! Sarà che son quasi veneto de montagna ma me pareva de eser li anca mi a bever en goto. Bravo Banda, hai uno scrivere anche difficile da leggere ma se lo capisci lo godi.

  2. Ho letto questo tuo racconto stamattina, di fretta e mi sono messa sull’Attenti!
    L’ho riletto adesso con il giusto tempo (che un racconto come questo merita) e l’ho potuto apprezzare ancora di più. Ho letto qualcosa di nuovo, per me. Ho apprezzato: l’impostazione del testo, preciso e ordinato, con il dialetto che contestualizza e personifica; il doppio punto di vista, quello dei 12 punti verso la guarigione (regole) e quello di chi l’alcolismo lo vive nel suo corpo, sangue, neuroni; non in ultimo, apprezzo l’espansione che questo racconto ha in sé, tanto che mi ha fatto pensare che possa /potrebbe essere parte di una narrazione più ampia (se già non lo sia e ci hai presentato un estratto). …qualcosa di nuovo è sempre un piacere. Grazie.

    1. Grazie di cuore Bettina per esserti soffermata su questo breve racconto. L’architettura non è stata studiata a tavolino ma come hai giustamente osservato si srotola in un transfert tra una sorta di Super Es o Legge morale ed Es. Credo sia una buona soluzione narrativa che esula da toni troppo retorici quando si trattano argomenti così delicati ed universali. È vero che gli ingredienti potrebbero essere utilizzati anche per un menu completo invece che per un dessert ma sara’ che sto cercando di stare a dieta o semplicemente per mia incapacità non riesco ad avere costanza e soprattutto mantenere una certa tensione oltre un certo numero di battute.

  3. una vita è una vita, ha le sue ragioni, le sue passioni, e l’alcool, per quanto possa essere anche devastante, forse non è delle peggiori. Il personaggio ha una sua dignità, non nega di essere ciò che è, anzi ciò che è stato, non cerca scusanti e, soprattutto, non scappa dietro l’anonimato. Diciamo che ha un visione fatalisticamente oggettiva del suo destino, forse se ne duole, ma non sa- non può- rinnegarlo completamente.
    La contrapposizione fra l’igiene morale del dodecalogo e l’odore dialettale e veemente di un’esistenza da santo bevitore (fallimentare quanto si vuole) forse ci dice qualcosa di irrimediabilmente vero sulla libertà di cui a volte noi tutti ci inorgogliamo senza mai sapere se e come, e con quali conseguenze, la eserciteremo.
    Davvero bello, Hugo, pieno di dolorosa ironia. E strutturato in modo non solo originale ma, ciò che più conta, intelligente.

  4. “Ora sto bene dove sto, in pace finalmente, certo che se invece che con l’acqua annaffiasero la terra col vin sarei piu contento ostregheta!”
    Il tema e` serio, la situazione reale e` preoccupante, ma il tuo umorismo, il dialetto e soprattutto alcune frasi come questa, mi hanno tirato su lo “spirito”, con un bicchiere di rosso in mano, ma… dopo cena.

  5. Bravo Hugo, mi colpisci per l’originalità dello stile, il cambio di persona, le situazioni che trafiggono. L’uso del dialetto che in certi tratti sembra poesia. Lo volevi, vero? Hai creato in un certo qual modo un eroe romantico con una sporta di sofferenza sulla schiena da trascinarsi attorno. Letto e poi riletto. Mi sono commossa

    1. Grazie Cristiana mi fa enormemente piacere che ti sia emozionata in qualche modo. A volte come sai lo scarabocchiatore è un voyeur di sé stesso, a volte delle storie di altri. In questo caso si tratta di una triste storia di una conoscente. A volte mi pongo un problema quasi etico se sia giusto o meno trattare vissuti di altri. Spero di farlo con certo rispetto e realismo.

  6. Il racconto colpisce, ma il titolo è già impietoso.
    Tra i commenti tu scrivi di disagio esistenziale ed è una grossa possibilità. Spesso ti fregano i tuoi idoli di gioventù, quelli che sembrano descrivere il tuo stesso disagio. Cioè, perché ascolti “hanno ucciso l’Uomo ragno” e non ti dice nulla e poi ascolti “fegato spappolato” e ti brillano gli occhi? E poi ci si mettono anche i poeti della musica, quelli che si ascoltano quando si è più grandi: Ciampi cantava il vino, Califano “me so’ mbriacato” De Andrè evaporava in una nuvola rossa, Capossela non ne parliamo… non scappa nessuno, siamo circondati! Io pero’ non sottovaluterei cio’ che sta alla base di ogni dipendenza (sigarette, alcol, droghe, gioco…) : ti piace, ti fa stare bene.
    Piccante la battuta su Napoli, volta chiaramente a dipingere chi la fa e non la città in sé.

    1. Gli autori che citi fanno parte della lista ed occupano le prime posizioni. Sembra esserci una coerenza ed una narrazione tra miti giovanili, cattivi maestri e percorsi di vita “sbagliati”, almeno per quelli della nostra generazione e prima. Come se ad esempio uno che ascoltasse gli 883 e si facesse di roba avesse meno spessore e credibilità. Anche se dalla mia modesta esperienza spesso c’è questa incoerenza narrativa e più si scenderà di livello culturale più si creerà il gap. Anche se la trap per dire sta colmando il gap ma in campo letterario a parte emuli della Gamberale non ci sono più i maestri di una volta…

    2. Grazie 🙏 mille per il tuo commento Francesco. Che poi Napoli e Venezia hanno molte più cose in comune di quel che si pensi. Ad ogni modo é il personaggio a parlare, io da meridionale farei un autogol clamoroso a pensarla così.

    3. Il lettore non dovrebbe mai dimenticare che è il personaggio che parla e che solo casualmente il pensiero dell’autore coincide con quello descritto nell’opera.

      In effetti quella coerenza in un certo senso c’è. Chiaramente non voglio dire che se guardi Pulp fiction e ascolti i Nirvana diventi un disagiato, ma che ti piacciono perché c’è qualcosa dentro di te che te li fa piacere. Se per assurdo poi giocassimo ad abbinare una sostanza a una band credo che ben pochi risponderebbero 883 = eroina. Sarebbe da approfondire con argomenti di psicologia che non possiedo affatto. Per quanto riguarda l’alcol: una sbronza la prendono più o meno tutti, ma perché dopo quella sbronza molti stanno alla larga dall’alcol in ricordo della brutta esperienza e alcuni invece ci ritornano? C’è qualcosa dentro che crea la differenza ed è sovrapponibile ai gusti per l’arte?

    4. Caspita Francesco, Mannarino. Non è la stessa, però mi viene in mente un verso suo che un po’ ci azzecca. Dice ‘ e questa vita mia è tutto quel che ho
      Più breve lei sarà e più forte canterò’. Ancora un bravo a Hugo

    5. Ai poster l’ardua sentenza…credo ci sia una base genetica e metabolica per l’alcolismo ed ovviamente una componente ambientale. Sta di fatto che in Veneto si beve davvero forte non a caso esistono centri di eccellenza per patologie epatiche e delle vie biliari. Mandarino è un furbetto secondo me, il Califfo è tanta roba ma l’hanno troppo inflazionato nelle serie di malavita secondo me

    6. Ciao, Cristiana. Si, forte quella canzone “L’arca di Noé”, piace anche ai bambini, per via del ritornello in portoghese 🙂 Quella frase invece piace molto anche a me.

    7. Vero, Hugo, c’è anche la componente ambientale, sia sociale che climatica. Fino al mio periodo vissuto in Friuli non consideravo nemmeno l’idea dell’aperitivo alcolico prima di pranzo 🙂

  7. Ciao ❣️ a causa degli studi che ho fatto (e sto ancora facendo purtroppo) ho sempre analizzato l’alcolismo da un punto di vista puramente scientifico (cosa accade al livello del cyp, quali farmaci assumere, se si possono assumere ecc ecc) però una gran parte del recupero avviene grazie alla volontà e c’è proprio un percorso da fare. Questo è un bellissimo racconto che porta in tappe (con annessa esperienza personale) coss affronta una persona per riuscire a superare questa situazione. Mi è piaciuto anche il tono autoironico (come ad esempio nel punto in cui si cita santa Rita e le abitudini linguistiche del protagonista)
    Mi è piaciuto moltissimo ❣️

    1. Grazie di cuore Lola per il tuo apprezzamento. Non ho la tua conoscenza medico scientifica del fenomeno ma so che come per gli stupefacenti, l’alcolismo è conseguenza di un disagio esistenziale. La cura per tale disagio non si troverà mai perché insita nell esistenza medesima e parte di una componente autodistruttiva congenita nell’essere umano. Anche la più cupa disperazione ha risvolti ironici o grotteschi, l’alto ed il basso della vita si alternano e si confondono. In bocca al lupo per gli studi

  8. Bellissimo, davvero. Ci sono giorni in cui leggo i racconti su questo sito e resto impressionato di quanto possano essere belli anche se non hanno il nome di un autore famoso e straniero, o la targhetta di un editore importante.
    In mona gli editori importanti…
    Anche se, come implicitamente suggerisci, qui ci starebbe Amy Winehouse (ad esempio Rehab?) come colonna sonora, io mi sono sentito molto in tema leggendoti con questa:
    https://www.youtube.com/watch?v=OrFIKcEiP7w

    1. Grazie mille Giancarlo, si Rehab della Winehouse sarebbe perfetta. Ma ognuno ha la sua canzone preferita da sbronza. Anche un Tom Waits a pensarci, c’è l’imbarazzo della scelta. Anzi sarebbe più arduo trovare un brano per la sobrietà

  9. “Ho visto tre lune nella stessa notte: una in cielo, una negli occhi perduti di una pazza ed una rosso vermiglio che si rifletteva nel mio calice di Cabernet.”
    Il colpo di pistola è già qui: BANG!
    Complimenti! 👏