I fedeli del Divo Giulio

Druso marciava, ma fissava con paura il bastone di vite di Tito.

Quest’ultimo, la cresta traversa e le falere che lo facevano sembrare più veterano di quel che era, agitò il bastone. «Forza, pelandroni, non manca molto al campo di battaglia!». Sogghignò. «Solo qualche decina di miglia».

Qualcuno sospirò, e Tito fece uno scatto. «Optio, chi è stato?».

«Non lo so, centurione».

«Stasera, a castrum montato, tutti in punizione allora».

Nessuno osò fiatare.

Continuarono con la marcia, ma poi dopo una svolta si pietrificarono.

Galli.

Erano brutti, minacciosi, e urlavano.

Tito mandò una staffetta ad avvertire il tribuno.

Druso si mise in posizione con gli altri militi senza pensare più alla minaccia del centurione.

Stettero lì a guardarsi, da un lato i legionari dall’altra i guerrieri galli. Esitavano tutti, ma Druso sapeva che i galli non lo facevano per caso.

“Be’, neppure noi”.

Arrivarono le altre cinque centurie e il tribuno a cavallo dispose l’intera coorte in linea.

Druso odiava gli ufficiali per i loro comportamenti crudeli e brutali, ma non poteva che compiacersi al vedere che loro erano rigidi e ordinati, i galli invece erano caotici e si muovevano senza criterio.

Rimasero a fissarsi in tralice per un altro minuto, poi dal bosco alle spalle dei galli arrivò un’altra orda, molto più massiccia.

Come se la torma gallica fosse un mare in tempesta, fu tutto un montare di urla e poi si lanciò all’attacco della coorte.

«Pila!» gridò Tito all’unisono degli altri cinque centurioni.

I legionari si prepararono al tiro, poi il tribuno gridò: «Lanciare».

Quasi quattrocento pila volarono in aria e andarono a colpire i galli. Chi non morì subito fu ferito, e chi non fu ferito si ritrovò con lo scudo appesantito dal pilum rotto.

Ci fu ancora più caos, ma poi i galli andarono a schiantarsi contro gli scudi romani e a Druso e i suoi amici bastò rimanere immobili dietro gli scudi per poi allungare i gladi, punzecchiando i corpi nudi dei galli e così massacrandoli.

Uno dopo l’altro, i galli caddero in terra e quando il loro slancio terminò, i superstiti scapparono.

«Inseguiamoli!» gridò Tito.

Druso stava per farlo, ma una voce lo contraddisse: «No, mi servono vivi, faranno ancora più confusione così».

Non era stato il tribuno a parlare, ma il Divo Giulio.

Druso avrebbe fatto di tutto per lui – per il centurione e il tribuno invece no.

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Discussioni

    1. Ah ah ah! Hai visto il film “Il Divo” con Servillo? Comunque era un bel po’ di tempo che volevo scrivere un racconto sull’antica Roma. Ho notato che, nonostante ci sia una copiosa produzione in libreria sul periodo (Frediani, Manfredi, Scarrow, Riches…) pochi autori meno famosi lo affrontano. Quando l’anno scorso pubblicai un racconto storico su un’antologia di Historica Edizioni (il mio testo era sulle Guerre di Religione Francesi del XVI secolo) e lessi il volume, c’era un solo racconto sull’antica Pompei, per il resto, la maggior parte, sul medioevo e la Seconda Guerra Mondiale. Comunque grazie per la pazienza!

  1. Wow! Il più bel testo del nostro Kenji che ho letto finora. Molto molto intrigante, un flash di cinema. Una sequenza alla “Centurion” per chi ha visto il film, mi riferisco alla scena dell’imboscata.
    Un lavoro preparatorio alla base notevole. Finale stupendo: complimenti!

    1. “Centurion – History is written with the blood” l’hanno fatto due o tre settimane fa in seconda serata. Lo vidi anni fa e mi piacque. Per scrivere questo racconto ci ho messo le mie conoscenze sull’antica Roma che ho accumulato un po’ leggendo romanzi storici, un po’ scrivendo la tesi della triennale che ho dedicato al limes renano in età augustea e tiberiana. Quindi pensa, per queste poche centinaia di parole ci ho messo un bel po’ di studio… ma non studio sgradevole, più che altro mi ha sempre interessato e quindi sono conoscenze già pregresse.
      Grazie per il tuo entusiasmo 🙂