
I trenta sicari contro i poliziotti
1888
Uno, due, tre… Inutile contarli, erano in ventinove, trenta più lui stesso. Desiderio verificò che, oltre a essere tutti, avesse i pugnali e le pistole al loro posto. Tutto perfetto. Si unì ai commilitoni e, insieme, marciarono verso la stazione di polizia.
Avevano un obiettivo. Era stato il loro cliente a ordinarglielo. Lo facevano per un mucchio di sterline.
Marciarono in mezzo alla nebbia, sotto i lampioni a gas che sembravano fuochi fatui, e fu Desiderio ad avvistare per primo la stazione di polizia:
«Eccola». Sollevò un braccio per indicarla.
I camerati fecero torvi cenni d’assenso.
Non c’era più tempo per prepararsi, ma solo di dare inizio all’azione.
Si divisero per squadre di sei elementi ciascuna e circondarono la stazione. L’agente di guardia stava per lanciare l’allarme, fu Desiderio a farlo tacere per sempre, gli bastò aprirgli una seconda bocca sotto il mento. Della morte del bobby non rimase che un lamento simile a quello di un corvo della brughiera.
Adesso che erano pronti come i pezzi di uno schieramento sulla scacchiera, le squadre si mossero in sincronia. Desiderio e gli altri cinque compagni d’arme sfondarono la porta e adesso sì, era inevitabile pensare che i poliziotti li avessero sentiti entrare.
Un esercito di poliziotti.
I bobby misero mano a manganelli, revolver e carabine. Prima che fossero in grado di difendersi Desiderio e gli altri cinque sicari li assalirono e le pareti si screziarono del sangue versato dai fendenti di pugnale; dopo, i sicari esplosero delle pistolettate e un paio di poliziotti finirono per sporcare con la propria materia cerebrale i muri alle loro spalle.
Squadra dopo squadra, si riunirono e dell’esercito di poliziotti non rimase che un gruppo di resistenti, uno dei quali gridava:
«Fa’ in fretta a chiamare rinforzi».
Non sapeva che Desiderio aveva sabotato la linea del telegrafo.
Ora che avevano accerchiato la stanza in cui si erano rifugiati i superstiti, i trenta sicari attaccarono come squali dei mari sudafricani – però lasciandosi alle spalle delle guardie che li sorvegliassero – e furono addosso ai poliziotti. Colpi di pistola, fendenti e stoccate di coltello, e i poliziotti morirono.
Tutto era finito, o quasi. Desiderio andò alla cella dove c’era il figlio adolescente del loro cliente e il ragazzo li accolse singhiozzando:
«Voglio rimanere qua».
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Il ragazzo non aveva torto a rifiutare: forse, era più al sicuro in carcere. Bravo, Kenji.
Grazie per essere passata!