Il barone

Driiin! Il telefono suonò.

«Pronto agenzia investigativa De Fruitis».

«Buongiorno, sono il barone de Marchis, avrei bisogno dei vostri servizi, l’’aspetto oggi alle diciassette al castello!».

«Buongiorno, oggi? Veramente ho già un impegno, sarebbe meglio domani, in mattinata.».

«Ho detto oggi! Non é trattabile.»

« Va bene ci sarò!»

Riattaccai la cornetta un po’ contrariato, ma tutto sommato felice, il barone era un cliente importante ed io avevo proprio bisogno di un cliente importante.

«Le 16.00? Devo muovermi il castello è fuori città e non posso rischiare di arrivare in ritardo».

«Chissà cosa vorrà il barone? Dovrò pedinare la baronessa e scoprire se ha, come si mormora, una relazione con il famoso tennista? Oppure dovrò seguire i figli, che sperperano il patrimonio? O sarà un segreto industriale, il mio obiettivo?».

Mentre i pensieri si accavallavano veloci nella mia mente, scesi le scale e raggiunsi l’auto in garage.

«Buongiorno signor Fruitis» disse il barone, elegantemente vestito con un bianco completo di lino, all’ombra del suo panama bianco anch’esso, mentre con un sorriso mi accoglieva nel suo meraviglioso parco.

«Desidera un caffè, un the, un drink o una rinfrescante limonata?» disse, mentre si accomodava a un tavolino, all’ombra di un maestoso tiglio.

«Una limonata la berrei volentieri, grazie».

«Ottima scelta» rispose il barone.

Mentre il ghiaccio tintinnava nel bicchiere, io mi guardai attorno, tutto in quel giardino odorava di gusto e raffinatezza e anche il caldo, là all’ombra dei maestosi tigli, sembrava meno opprimente.

«Veniamo a noi, l’ho convocata qui d’urgenza perché ho una richiesta particolare da rivolgerle. Lei dovrebbe recuperare tutte le auto grigio tortora presenti in città e distruggerle. Stia attento, però solo le auto grigie, non le metallizzate, satinate, galvanizzate, non quelle canne di fucile, grigio notte o grigio perla, ma soltanto quelle grigio tortora.».

«Distrugga tutte le auto grigio tortora della città, ed io la ricompenserò adeguatamente. Le bastano 100.000 euro?»

«100.000 euro? Per 100.000 euro le rintraccerei e le distruggerei pure la papamobile» pensai, ma senza far trasparire la mia gioia e il mio stupore risposi. «Me li farò bastare e vedrà che tutte le auto saranno distrutte! Ne stia certo!»

Salutai il barone e risalendo in auto, iniziai a pensare come risolvere il rebus di trovare le auto grigio tortora.

«Ma che caspita di colore è il grigio tortora?» pensai.

«Ciao Aldo, ho una richiesta particolare da farti, spero tu possa aiutarmi, devo recuperare un’auto grigio tortora, ma io non conosco esattamente questo colore, puoi inviarmi le sue caratteristiche tecniche?» Aldo era il proprietario della migliore carrozzeria della città, specializzata in personalizzazioni di automobili, lui era sicuramente la persona giusta per aiutarmi in questa mia ricerca.

«Certo nessun problema. Ti mando la scheda tecnica e lì troverai tutto quello che ti serve, è un colore molto particolare, non credo ci siano molte auto di quella tonalità in circolazione».

Lo smartphone dopo pochi minuti suonò per notificare una mail. Era la scheda che mi aveva inviato Aldo.

«Ciao Michele, come stai? Puoi aiutarmi? Ti ho inviato le caratteristiche di un colore, avrei bisogno di sapere tutte le auto presenti in città con quella particolare tonalità». Michele lavorava al reparto informatico della motorizzazione, per lui sarebbe stato uno scherzo fare quella ricerca.

Rientrai in ufficio ad aspettare il file con gli indirizzi dei proprietari di auto di tal colore e mentre la mia mente fantasticava sul perché di quella strana richiesta, iniziai a fare ricerche in rete sulla vita del barone.

Trovai una a breve biografia: il barone era nato poco più di sessanta anni fa, in un piccolo paese sulla costa a ovest della nostra città, da genitori poveri. Si sapeva poco sulla sua vita e su come avesse racimolato la sua immensa fortuna. Scoprii che era divenuto barone a seguito di un matrimonio con una giovane dell’aristocrazia decaduta e che il suo cognome non era de Marchis, ma il più popolare e banale Rondello, che aveva cambiato a seguito del matrimonio per potersi fregiare del titolo nobiliare.

Mentre ero affaccendato in tali ricerche, arrivò la mail dalla motorizzazione, con un clic la visualizzai e sorpresa! C’era un’unica auto di colore grigio tortora in tutta la città. «Meglio!» pensai «Lavorerò poco e guadagnerò tanto!».

Mi addentrai nei dettagli della lista appena ricevuta e sorpresa nella sorpresa l’auto, un modello del ’76 apparteneva al barone!

Non capivo, se l’auto apparteneva al barone, perché lui me la faceva cercare? Decisi di telefonare per chiedere spiegazioni.

«Certo che l’auto è mia e immaginavo fosse l’unica. Lei la trovi e la distrugga!» mi rispose con tono perentorio.

«E come la trovo? Se il proprietario non sa dov’è?» mi domandai tra me e me.

Intanto iniziai a cercare nei depositi di polizia, dai carrozzieri, dai meccanici, dagli sfasciacarrozze, ai ricettatori. Feci un veloce giro di telefonate ai miei contatti e inviai un po’ di mail di richieste.

Chiusi la porta dell’ufficio e mi diressi verso casa. Mentre preparavo la cena, iniziarono ad arrivare le prime risposte, nessuno sapeva nulla di una macchina grigio tortora.

La mattina dopo provai a chiedere a ladri d’auto, rivenditori di parti usate e collezionisti d’auto d’epoca. Feci anche un giro nelle autorimesse e nei parcheggi pubblici e privati della città. Niente! Il tempo passava ed io non ne venivo a capo.

Sfiduciato, mi rimisi a indagare sul barone e non trovando più nulla su di lui iniziai a sfrugugliare le notizie sulla moglie. Nulla che già non sapessi. Feste, beneficenze, eventi mondani, amanti e presunti tradimenti.

Poi di colpo un trafiletto di un vecchio giornale attrasse la mia attenzione, la signora de Marchis non era la prima moglie del barone, ma la seconda, quindi non era lei la baronessa detentrice del titolo nobiliare e del famoso cognome. Scoprii che l’attuale signora de Marchis era già stata sposata con un ricchissimo magnate della finanza, scomparso in circostanze misteriose circa quarant’anni prima.

«Qui ci vuole un’appassionata di gossip!» Esclamai e composti il numero di zia Enrichetta, divoratrice di giornali specializzati in cronaca rosa e fine conoscitrice di ogni pettegolezzo girato in città negli ultimi sessant’anni.

Ovviamente zia Enrichetta sapeva e ricordava tutto, l’arrivo in città di questo giovane e spiantato ragazzo e della sua blasonata consorte. Ricordava anche il ricchissimo primo marito dell’attuale signora de Marchis e la sua misteriosa scomparsa, in circostanze sospette e le chiacchiere a seguito dell’apertura del testamento, che rendeva la signora erede universale di tutto il suo patrimonio. Ricordava anche che, poco dopo questa prima scomparsa, ve ne era stata una seconda, quella della baronessa, anche lei svanita in circostanze sospette e misteriose.

Zia mi disse che era stata rinvenuta abbandonata, vicino al ponte l’auto della baronessa e che si era pensato che la giovane donna si fosse suicidata, ma che nessun corpo fu mai ritrovato.

«Zia ricordi forse che auto fosse?» chiesi speranzoso.

«Certo una delle auto più brutte che io abbia mai visto. Una Prinz color grigio tortora! Veramente orrenda, ricordo che quando la signora veniva alla messa con quell’auto, io e tuo zio ridevano sempre. »

«Zia sai forse, dove potrebbe essere?»

«No, però prova a chiedere all’Armando, sai quel tipo strano che sta in fondo al paese, attorniato da cumuli di cose vecchie. Credo l’avesse presa lui»

Volai fuori da casa e mi diressi verso l’abitazione-deposito di Armando.

Bussai con forza all’uscio e suonai il campanello, dopo qualche istante ecco apparire il signor Armando.

«Buongiorno, ha forse lei una Prinz color tortora del ’76?» Domandai.

«No caro giovanotto l’ho restituita pochi giorni fa al barone, che è venuto a riprenderla».

«Il barone de Marchis?» chiesi stupito.

«Sì certo, proprio lui».

Presi la mia macchina e corsi verso il castello del barone.

«Perché mi fa cercare un’auto che è già sua?» Non riuscivo a capire.

«Io le ho chiesto di cercare tutte le auto uguali alla mia e lei mi ha confermato che è l’unica, perciò adesso la distrugga e si guadagni i suoi 100.000 euro», dicendo questo mi consegnò una mazza da baseball.

Feci per prendere la mazza, 100.000 euro mi facevano comodo ed erano forse più di quanto avrei mai guadagnato con il mio lavoro di detective. DI colpo capii tutto e mi fermai con la mazza in mano e lo guardai incredulo.

«No grazie, non voglio essere complice di un duplice omicidio e non voglio i suoi soldi insanguinati», dissi restituendo al barone la mazza, «non le servo, chiami sua moglie e distruggetela voi la vostra colpa.».

Mi girai e lentamente m’incamminai. Mentre salivo nella mia auto, vidi il barone tutto di bianco vestito, con il suo panama in testa e la mazza da baseball in mano, in piedi sulla Prinz color tortora, intento a sferrare mazzate.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Lorenza. Nonostante il tema “noir”, ho trovato il tuo racconto divertente e in grado di tenere sempre alta l’attenzione. Perché si vorrebbe proprio sapere per quale motivo il barone voglia disfarsi di quell’auto. Cosa, che viene chiarita alla fine. Complimenti per la fantasia! Un saluto.

    1. No, no anzi era chiaro fin dal primo messaggio il tuo pensiero. Non l’avevo letto come una critica, anzi. Anche perché era proprio lì che volevo andare a parare… disorientare.
      Grazie, come sempre, del tuo apprezzamento e dei tuoi consigli?

  2. Ciao Lorenza,
    il racconto scorre veloce ed ha il giusto ritmo per catturare l’attenzione del lettore.
    A parere mio lavorerei un po’ di più sui dialoghi per renderli più veritieri (in alcuni punti risultano un poco forzati). Attenta alla punteggiatura alle volte mancante e ai pensieri del protagonista: con le caporali al loro inizio disorienti il lettore facendoli percepire come discorsi diretti.
    Alla prossima lettura.

  3. Ciao Lorenza, la vecchia zia è peggio di un investigatore privato!! Hai tenuto alta la mia curiosità sino all’ultima riga, spiazzandomi sulle ragioni del barone, e trovandomi d’accordo con la scelta del tuo protagonista, l’onestà non si compra! Alla prossima?!