Il Chupacabras

Serie: MITI E LEGGENDE D'AMERICA LATINA


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: I miti e le leggende sono l'anima e l'ossatura di un continente in cui per secoli, i popoli si sono trasmessi canti e racconti che racchiudono in sé credenze e valori, insegnamenti e paure.

Misteriosa morte a Porto Rico: il sospetto del Chupacabras.

Mariana, Humacao – Un’altra inquietante tragedia scuote le tranquille campagne di Porto Rico. Nella giornata di venerdi 3 gennaio, il corpo di un uomo è stato trovato in circostanze che sfidano ogni logica, alimentando ancora una volta le paure legate alla leggendaria creatura conosciuta come il Chupacabras.

La vittima, identificata come José Luis Martínez, 43 anni, allevatore di capre della regione di Humacao, è stata scoperta nel suo terreno da un vicino, preoccupato per la sua assenza durante la consueta visita mattutina al mercato locale.

La scena descritta dalle autorità è agghiacciante: Martínez giaceva supino, con il volto contratto in un’espressione di terrore estremo. Due fori perfettamente circolari erano visibili sul collo, da cui sembrava essere stato drenato tutto il sangue.

«È come se qualcuno o qualcosa avesse svuotato il corpo della vittima» ha dichiarato l’ufficiale di polizia Carlos Hernández, responsabile delle indagini. «Non ci sono segni di lotta, ma l’area circostante è piena di orme strane che non riusciamo a identificare.»

Questo macabro ritrovamento è solo l’ultimo di una serie di episodi misteriosi che negli ultimi mesi hanno sconvolto la località di Mariana. Solo due settimane fa, una dozzina di capre sono state trovate morte in circostanze simili, con segni di morsi al collo e corpi completamente dissanguati. Gli abitanti locali sono convinti che il Chupacabras, la leggendaria creatura che si dice viva nascosta tra le foreste, sia il responsabile.

María Fernanda, una residente del villaggio vicino, racconta: «La gente rideva quando dicevamo che c’era qualcosa di strano nella foresta, ma ora un uomo è morto. Ho udito versi strani la notte scorsa, come di un animale che non avevo mai sentito prima.»

Il corpo di Martínez è stato trasportato all’obitorio di un ospedale cittadino di cui le autorità non hanno fornito il nome, per un’autopsia approfondita. I primi risultati rivelano che l’uomo è morto per una grave emorragia interna, causata dalla misteriosa aspirazione di sangue. Nessun segno di arma tradizionale è stato rilevato, ma le ferite al collo sono compatibili con i canini di un animale di grandi dimensioni.

Il dottor Ricardo Mendez, esperto forense, ha dichiarato: «Non possiamo ancora spiegare come sia stato possibile drenare così tanto sangue senza danneggiare gli organi circostanti. Questo caso è unico nel suo genere.»

Nel frattempo, la comunità locale è in preda al panico. Alcuni abitanti hanno già iniziato a barricarsi nelle loro case, mentre altri organizzano ronde notturne armati di machete e fucili da caccia. Le autorità cercano di calmare gli animi, suggerendo che la causa potrebbe essere un animale selvatico, forse un grosso cane o un puma, ma le rassicurazioni non sembrano placare le paure.

«Questo non è opera di un animale normale» afferma Ramon Ortiz, alcalde di Mariana. «Abbiamo visto le impronte e sentito i racconti. Non è qualcosa che possiamo spiegare con la scienza.»

Le autorità locali hanno richiesto l’intervento di esperti zoologi per analizzare le tracce lasciate vicino al corpo di Martínez. Tuttavia, gli scienziati non hanno ancora fornito risposte definitive.

Nel frattempo, la leggenda del Chupacabras continua a crescere, alimentata dalla paura e dall’incertezza. La morte di José Luis Martínez segna un punto di svolta nella storia di questo mito moderno, trasformando ciò che era una semplice narrazione folkloristica in una possibile realtà macabra. Resta da vedere se le indagini porteranno alla luce una spiegazione razionale o se la creatura rimarrà avvolta nel mistero.

Luz Vega

***

Il Chupacabras è una figura leggendaria particolarmente nota nelle Americhe. Il nome, che significa “succhiatore di capre”, deriva dalla sua presunta abitudine di attaccare e succhiare il sangue del bestiame.

La leggenda ha origini relativamente recenti, risalendo agli anni ’90. La prima segnalazione ufficiale avvenne nel 1995 a Porto Rico, dove si parlò di un essere misterioso responsabile della morte di numerosi animali da fattoria, trovati dissanguati con segni evidenti di piccole ferite al collo.

Per quanto riguarda il suo aspetto, le descrizioni dell’animale fatte dai presunti testimoni, variano notevolmente. Esistono una versione ‘rettiliana’ e una versione ‘canina’. Secondo la prima, si tratterebbe di una creatura aliena, simile a un rettile bipede, alta circa un metro, con occhi rossi brillanti, spine dorsali e artigli. Secondo la versione ‘canina’, la creatura appare come un cane selvatico malnutrito, spesso senza pelo, con zanne e un comportamento aggressivo.

Dai primi, presunti avvistamenti, la leggenda si diffuse rapidamente grazie ai media. Oggi, il Chupacabras è una delle figure mitologiche più famose del folklore latinoamericano e rappresenta un fenomeno culturale complesso, emerso nel contesto delle trasformazioni sociali e delle ansie moderne, che riflette le tensioni socioculturali di un mondo in rapido cambiamento.

Possiamo ipotizzare che la crescente urbanizzazione, la perdita delle tradizioni agricole e l’impatto dell’influenza statunitense abbiano contribuito a creare terreno fertile per l’emergere di miti contemporanei come il Chupacabras, simbolo delle paure collettive legate all’incertezza e all’alienazione.

Da un punto di vista antropologico, la leggenda può essere letta come una risposta alla tensione tra uomo e natura. Le comunità agricole tradizionali, che vedono la terra e il bestiame come risorse sacre, si trovano a fronteggiare fenomeni inspiegabili, come la morte improvvisa degli animali. Per questo motivo, la leggenda stessa svolge una funzione sociale cruciale, come canale di espressione delle ansie collettive: il Chupacabras diventa un capro espiatorio per questo tipo di eventi e incarna il timore che la natura, disturbata dall’intervento umano, possa ribellarsi attraverso manifestazioni soprannaturali.

Una curiosa, quanto forse improbabile analisi, avanza l’ipotesi che, il diffondersi della leggenda negli Stati Uniti, sia associato alla paura degli immigrati e alle dinamiche di confine.

Per quanto bizzarra sia quest’ultima ipotesi, il Chupacabras, più che un semplice mito, rappresenta un prisma attraverso cui analizzare le paure e le tensioni delle società moderne. Questa creatura non è solo un prodotto dell’immaginario popolare, ma una manifestazione delle sfide collettive legate al cambiamento, all’identità e al rapporto con la natura. Come tale, continua a evolversi, riflettendo le preoccupazioni contemporanee e adattandosi ai bisogni narrativi delle culture che lo adottano.

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Discussioni

  1. Ciao Cristiana! Conoscevo già la leggenda del Chupacabras – grazie a una vecchia puntata di X-Files🤣. Che dire? Un racconto che mescola mito, cronaca e saggistica (sociologia?). Molto originale e, come sempre, interessantissimo👏🏻

  2. Il racconto di un fatto di cronaca nera, legato ad una misteriosa creatura, scritto come un articolo giornalistico, è eccellente!! Per non parlare delle testimonianze delle persone. Complimenti davvero Cristiana!! 👏👏

  3. Le mie serate preferite comprendono divano, coperta in pile, schifezze e documentari su leggende, alieni e paranormale. Ho letto questo racconto immaginandomi lì e mi sono lasciata trasportare cullata dalla voce profonda di un narratore esterno, di quelli che sanno doppiare bene. Ho anche immaginato le scene, i vari personaggi e le varie riprese amatoriali.
    Insomma, questo racconto sembra fatto apposta per essere un bellissimo documentario che non necessita di televisione. Ti ringrazio per aver trasformato la noiosa pausa pranzo nella mia serata perfetta. ❤️‍🔥
    Ah, io faccio parte di quelli che associano al Chupacabras l’aspetto “canino”: è anche più inquietante! 🙀

    1. Grazie Mary 🙂
      Anche io faccio parte della categoria di quelli che preferiscono leggere e stimolare la propria fantasia facendosi dei film mentali che superano quelli trasmessi dalla TV. Di gran lunga i migliori. E anche io preferisco la versione canina, l’altra mi terrorizza!

    1. Grazie Roberto e bentornato! 🙂
      Il taglio giornalistico mi è servito per movimentare un po’ la serie e spezzare la linea narrativa. Devo ammettere che mi sono anche divertita. Anche io sono per la versione canina perché, come dicevo anche a Mary, l’altra mi terrorizza 🙂

  4. Ciao Cristiana, non so perché ma questo racconto mi ha fatto venire in mente il capolavoro di Bram Stoker “Dracula”, forse perché l’idea di una capacità universale della narrativa mi ha sempre affascinato!!! Resto in attesa degli altri episodi!!! A presto!

  5. Un approfondimento giornalistico di un fatto “realmente” accaduto con dovizia di particolari e un contesto più che attendibile, con dialoghi ben bilanciati …di sicuro aiuto descrittivo la parte finale.
    Ottimo lavoro di freehands

    1. Volevo che questo ultimo racconto avesse un taglio differente rispetto ai precedenti che sono quasi puramente narrativi. Cos’ mi sono divertita a improvvisarmi una reporter a caccia di notizie e curiosità. L’approfondimento finale era dovuto perché miti e leggende hanno un senso in quanto profondamente ancorati nella realtà. Grazie per la tua lettura 🙂

  6. Da appassionato non potevo non leggere questo piccolo saggio dedicato al chupacabras. 😊
    Molto interessante, soprattutto per come hai unito l’articolo alla descrizione successiva. Miti e leggende, soprattutto quando accompagnate da fatti reali, sono una delle cose che preferisco di più. 😊

    1. Grazie Giuseppe. Volevo provare a variare tecnica rispetto ai precedenti episodi che erano meramente narrativi. L’articolo, naturalmente, è di fantasia, però mi sono divertita a calarmi nei panni di Luz Vega, reporter per un giorno! 🙂

  7. Dopo due letture non concluse finalmente sono rouscita a portare a termine la terza, senza interruzioni. Un racconto che merita attenzione, riflessione e apprezzamenti. La complessitâ dei contenuti e la varietâ di generi che contiene, rende questa storia – arricchita di informazioni – stimolante e istruttiva. Un misto di giallo un po’ noir, tra realtà, leggenda e superstizione popolare, legata alle paure, come dici anche tu, che rende molto avvincente la breve trama e desta curiosità anche per la tua integrazione, che spinge a saperne di piú. Cercheró di approfondire; quindi grazie per questa spinta verso la conoscenza di un mondo che per me non é solo misterioso, ma anche abbastanza sconosciuto.

    1. Grazie Maria Luisa per avermi letta fino in fondo:)
      Credo che ogni mito o leggenda scaturiscano, in una qualche maniera, da paure recondite e in esse si alimentino cercando a loro volta di darne una spiegazione. Sono felice che ti sia venuto il desiderio di approfondire. Io, nel frattempo cercherò di scovare altre leggende per continuare a spaventare i lettori 🙂

  8. Dopo quanto scritto dalla ricercatrice Pezzotti e commentato dagli esimi professori. Francesco Pino, Giancarlo Iannizzotto e Luigi Salerno, non saprei cosa aggiungere, solamente che “Sei un mito” Cristiana, lo dico a nome mio e per conto degli altri 882 tuoi follower rimasti piacevolmente impauriti dal Chupacabras.

  9. “Due fori perfettamente circolari erano visibili sul collo, da cui sembrava essere stato drenato tutto il sangue”
    “drenato”… termine fantastico perché l’articolo possa assumere connotati scientifico-giornalistici!

  10. Ho letto alcune cose su questa leggenda, dai tentativi di spiegazioni scientifiche a quelli cercati tra le paure popolari… Il tuo è un racconto / articolo di cronaca (con approfondimento) che fa venire voglia di cercare altre informazioni. Come dire: stimolare la curiosità in mille parole! Ottimo.

    1. Grazie Antonio. Apprezzo davvero tanto il tuo commento. L’articolo, naturalmente, è di fantasia perché in questo quarto episodio mi piaceva cimentarmi in uno stile diverso. Felicissima che abbia stimolato la tua curiosità perché significa che sono riuscita nell’intento.

  11. Davvero affascinante questo capitolo, con il suo mistero, le fragranze della leggenda, le sue diramazioni, le sue tinte cupe e di colpo variegate. È un altro tassello del patrimonio che ci offre lo studio dei miti e delle leggende di altre culture, di qualsiasi epoca esse siano, consentendo al nostro sguardo e al nostro immaginario di aprirsi, di guardare e di sentire oltre le apparenze, i dati concreti e tangibili di un determinato rilievo. Il tuo stile esemplare mantiene ben teso il processo visionario dell’episodio, con la serietà della cronaca e l’analisi e la passione per queste dimensioni geografiche, ma anche molto intime e quindi appartenenti a geografie interiori dell’evoluzione psicologica e sociale dell’individuo, che non smettono mai di sorprenderci e di coinvolgerci, come è accaduto in questo episodio.

    1. Caro Luigi, come ben sottolinei tu, le leggende sono un patrimonio di tutti e la forza e potenza stanno principalmente nella loro trasmissione orale che, come le famose piume del cuscino, ma con una accezione positiva, volano via spinte dal vento e non si possono più trattenere in una mano. Così esse acquisiscono quel valore che le rende trasversali nello spazio e nel tempo. E, davvero, che non smettano mai di sorprendere quel bambino che abbiamo ancora dentro. Grazie di cuore.

  12. E’ bizzarro che una leggenda possa avere natali tanto recenti, eppure ha varcato i confini di Porto Rico per diffondersi negli USA e arrivare perfino in Ucraina! Sull’argomento si trovano chiarimenti di natura scientifica: gli avvistamenti in Texas altro non erano che coyote con la scabbia e gli animali dissanguati a Porto Rico non erano affatto dissanguati; tuttavia questa nuova leggenda, nata in un epoca di progresso scientifico e tecnologico resiste e si diffonde. Perché? Tu hai provato a dare delle spiegazioni dal punto di vista antropologico e sociale e questo è molto interessante, è la parte del tuo lavoro che mi è piaciuta maggiormente. Pero’ mi piacerebbe sapere se esistono leggende nate tra gli anni sessanta e gli anni ottanta o anche solo se allora si parlava di scie chimiche o cose in stile “non cielo dicono!”.

    1. Ciao Francesco. Un articolo del National Geographic che mi ha ispirato per questo mio articolo di fantasia, fa risalire l’origine del mito propriamente agli anni Novanta e nello stato di Porto Rico. Tuttavia, nel 1823 nel suo Journey to the Polar Sea, Sir John Franklin riportava: I suoni malinconici che si odono nelle silenziose notti estive, e che l’ignoranza dell’uomo bianco ritiene essere le grida del chupacabras, sono realmente, secondo una mia fonte (un indigeno) i lamenti di questi esseri infelici (in riferimento agli spiriti di alcuni defunti). Cit. “Los melancólicos sonidos que se oyen en las silenciosas noches de verano, y que la ignorancia de los hombres blancos considera como los gritos del chupacabras (goat-sucker en inglés), son realmente, según mi informante (un indio), los lamentos de estos infelices seres” (refiriéndose a los espíritus de determinados muertos).” Così che il termine appare già nel diciannovesimo secolo e ha origine europea. Esattamente come precisa @ianni67 nel suo commento. Grazie Francesco che mi dai sempre la possibilità di aggiungere qualcosa affinché un testo vada oltre lo scritto. Un abbraccio.​

    2. @biro scusa se mi intrometto. Negli anni 60-80 del secolo scorso di leggende ne sono nate tante, ma, in genere, con modalità moderne: cioè come interpretazione pseudoscientifica di scritti e opere artistiche del passato, spesso finalizzate a spiegare in chiave complottista, parapsichica o ufologica fenomeni reali. Esempi sono gli scritti di Peter Kolosimo e, prima di lui, di Erich Von Daniken sulle civiltà precolombiane e i loro presunti rapporti con civiltà extraterrestri, e sul famigerato “triangolo delle Bermuda”. Quei lavori hanno interpretato storie e opere del passato in chiave diversissima dal loro significato originario, creando di fatto vere e proprie leggende alle quali si attribuiva una origine storica lontanissima (quella delle opere che venivano misinterpretate) attribuendo loro, così, il valore dell’antichità e della presunta “sincerità” della storia. Cristiana sicuramente ricorderà la storia della lastra di Palenque (Messico) raffigurante un re che usciva da una pannocchia di grano, combinando quindi la natura divina e umana, del grano e del regnante. La lastra era pensata per essere vista in verticale ma, se posta in orizzontale, ispirava curiosamente – in base alla nostra cultura moderna (negli anni ’70 del secolo scorso), un essere umano seduto al posto di guida di un curioso veicolo con propulsione a reazione, forse un veicolo spaziale. Di questa pseudoscienza sono pieni gli scaffali di chi, come me, a quei tempi era un ragazzo curioso e sognatore, appassionato di tutto ciò che fosse “strano” e andasse contro l’establishment scientifico, culturale e politico.

      1. @ianni67 io mi inchino a te:)
        State dando tutti uno spessore particolare a questo mio scritto e alimentando una discussione curiosa e costruttiva. Direi educativa. Di esempi come quello interessantissimo che hai fatto tu della lastra di Palenque se ne scovano molteplici. La cosa affascinante è che noi riuscivamo a scovarli partendo dalla nostra vivace curiosità che si sfogava su tomi impolverati dimenticati nelle biblioteche. Le nuove generazioni oggi hanno strumenti non più o meno validi, bensì semplicemente ‘diversi’. La sfida è che anche loro sappiano alimentare la curiosità di sapere.

        1. E la ricerca stessa di queste informazioni diventava l’avventura, piacere che oggi è in gran parte negato ai ragazzi. “When in doubt, go to the library”, scrisse la discussa ma sempre brava J.K Rowling. Si limitava a richiamare ciò che si usava fare quando ero un ragazzino. Ecco, cambiati i tempi, cambiata l’avventura. Oggi si scava nel dark web per cercare emozioni e informazione alternativa, la moderna versione dell’ala proibita della biblioteca, quella che conteneva i manoscritti posti all’indice.

      2. La tua risposta è illuminante perché, come avrai notato, avevo fatto una distinzione tra leggende e pseudoscienza e complottismo, considerando le seconde solo come tentativi di speculazione piuttosto che opera della fantasia popolare. Invece tu inquadri pseudoscienza, complottismo, paranormale e ufologia nell’ambito delle leggende. In effetti ti devo dar ragione, perché storie come quella del Triangolo delle Bermuda o anche solo della morte di Paul McCartney entrano nel tessuto popolare come leggende, a prescindere dalle intenzioni di chi le divulga.

        1. Sì esatto, e poi spesso le leggende sono state reinventate o analizzate con strumenti della (pseudo)scienza, dando origine a nuove storie, come appunto quelle sui mari tropicali. Il Mar dei Sargassi era già al centro di innumerevoli leggende (vere leggende) da centinaia d’anni prima che Von Daniken e Kolosimo le riprendessero inserendole nel quadro del triangono delle Bermuda. Similmente, le storie di visitatori da altri mondi e di avvistamenti nel cielo sono antiche quanto la scrittura, e dalla fine degli anni 40 sono diventate “avvistamenti UFO” e via dicendo, con l’avvio di questo fantomatico ufficio “bluebook” dell’FBI.

  13. “Rifuggiamo i nostri mostri – chi ha bisogno di una creatura che ci succhia il sangue? Eppure, chissà perché, noi non vivremmo senza quella creatura”
    Che dire, Irene? Se non un grazie infinito per aver colto un aspetto così sottile e profondo all’interno del testo. In effetti esso ha due piani di lettura: quello principale in cui si coglie la leggenda con le sue infinite sfaccettature e il suo fascino. E poi, c’è un piano secondario, ma forse rilevante, in cui si scava in profondità e si trova un’attinenza con i moti dell’anima, come se qualcosa si muovesse dentro. Come fosse una metafora di determinate pulsioni ed esigenze. Tu lo hai colto e per questo io ti ringrazio. Il resto, già lo sappiamo. Un abbraccio 🙂

  14. Un saggio, più che un racconto tradizionale, o un articolo divulgativo di ottimo livello sia nei contenuti che nella forma. Nel 1997, quindi in piena coerenza con quanto da te descritto, veniva trasmesso per la prima volta l’episodio “El mundo Gira” della famosa serie televisiva X-Files, con i mitici Mulder e Scully. La tempestività e la fedeltà con cui la serie affrontò l’argomento del Chupacabra è indice dell’attenzione con cui i responsabili esploravano il mondo del weird, dell’occulto e della fantascienza. La leggenda veniva presentata come di origine messicana e genericamente “antica”, come d’altra parte veniva presentata dai messicani stessi, che tendevano a perderne le origini in un generico passato proprio per radicarla e renderla credibile perché fondata nella saggezza “degli antichi”. Ma non scordiamo che esistono, almeno secondo le nostre leggende italiane, dei serpenti che si arrotolano attorno alle gambe del bestiame e ne suggono il latte (“impastoravacche”, lo chiamano in centro Italia). In fondo, non è poi tanto diverso, e allora la leggenda potrebbe essere radicata effettivamente in storie assai più antiche, magari meticciate con quelle provenienti dall’Est Europa su pipistrelli ed esattori del fisco .

    1. Ciao Giancarlo. Non dimentichiamoci il Succiacapre, quel terribile (e piuttosto brutto) uccellino che, si dice, buchi e svuoti gli occhi delle povere caprette! Mi piacciono molto la digressione che hai fatto e il contributo apportato. Sono segno evidente del fatto che le narrazioni, i miti e le leggende sono trasversali nel tempo e nello spazio perché la parola ‘vola’ e noi non la possiamo fermare. Grazie 🙂

      1. Grazie a te, Cristiana, per la tua risposta e, soprattutto, per le storie che scrivi e condividi con noi. Il tuo modo di narrare queste storie, anche quando il contenuto non è frutto d’immaginazione ma storico e sociale, è piacevolissimo e intrigante, e assume il duplice ruolo di appagare il palato e di acculturare. Anche se sto facendo altro non manco mai di saltare a leggerti.

  15. Che meraviglia, Cristiana, mi hai messo i brividi. Sono tornata per un attimo bambina, quella voglia matta che ti fa fare il passo in più e andare a sbriciare, e la paura che ti fa fare il passo indietro. Che poi è quello che fanno le leggende, questo bilico tra realtà e finzione, l’aspetto che più ci attrae e ci respinge. Abbiamo un disperato bisogno di credere e una paura fottuta di crederci davvero. Rifuggiamo i nostri mostri – chi ha bisogno di una creatura che ci succhia il sangue? Eppure, chissà perché, noi non vivremmo senza quella creatura. Noi vogliamo quella creatura, la vogliamo in carne ed ossa, noi siamo pieni di mostri e li inseguiamo, ogni santo giorno, fosse solo per combatterli e rinnegarne l’esistenza. Ecco: con questo tuo pezzo , come con i precedenti, tu ci stai insegnando questo, secondo me. A stare in bilico, senza scegliere, tra la realtà e la finzione. Semplicemente accettare, e goderci quello che accade. La nostra natura è anche così.

    1. Anche whatsapp ha il suo perché e ci aiuta a portare avanti le discussioni. Pertanto, aggiungo sulla tua preziosa scia, che le paure, le ombre e i nostri mostri hanno sempre il loro perché. Dobbiamo imparare a non sfuggirli, quanto piuttosto ad affrontarli, fronteggiarli, conoscerli, cucirceli magari addosso e, perché no? Imparare a metterli su carta, esorcizzandoli. Grazie

      1. Paralleli livelli di comunicazione…a ben pensarci, che siano leggende o i nostri racconti, tutta la storia della scrittura ha a che fare con questo “esorcizzare”..quanti spunti stanno nascendo da questa tua serie ☺️