IL COVID HA FISCHIATO!

Serie: IL COVID HA FISCHIATO!


Oh no! Ho di nuovo disubbidito al mio programma della giornata: sono le 17:00 di un giorno che dista pochissimi giorni dal Giorno. L’esame. L’esame. L’esame.

Cervello mio, vogliamo capirlo o no che abbiamo quest’esame?

Come direbbe mamma: ci vogliono serietà, costanza e determinazione, da sola l’ambizione non basta Myriù.

Si, si, si, si sono determinata, via con un bel caffè e mi metto sulla sedia. “Volli, e sempre volli e fortissimamente volli” sono Alfieri. Si adesso mi lego alla sedia.

Caffè, caffè, caffè. Si ma anche qualche biscotto.

Deformazione da lettrice affamatissima: leggo pure il retro dei pacchi dei biscotti. Noto, però che non mi ero mai accorta che quest’azienda organizzasse raccolte punti con in palio delle tazze che adesso voglio assolutamente.

Perché non li ho mai letti con attenzione i pacchi di questi biscotti? Eppure davvero io leggo tutto e leggo attentamente, non mi sfugge mai niente, neanche il più insignificante dettaglio.

Forse il perché lo so. Sento che questi biscotti han fischiato come il treno per Belluca.

Io la mia vita l’ho vissuta finora freneticamente; ho 20 anni… penserete: certo! La vita va presa a morsi grandi, voraci, insaziabili. Ed è chiaro, lo penso anch’io, quanto più si può rubare in linfa vera di vita dagli alberi di questo mondo lo si deve rubare. Ma sapete, anche un furto deve aver valore, altrimenti è solo tempo sprecato.

Ho camminato, corso, mi sono persa in questo mondo.

Ho parlato, ho urlato, ho perso la voce.

Ho ballato, ho cantato, ho riso forte.

Ho dormito poco, pianto molto, mangiato troppo.

Ho viaggiato, ho fotografato, ho scritto.

Ho amato da poter morire e odiato da essere morta.

Sono nata, sono morta, sono rinata.

Ora però, guardo i biscotti e sono delusa per non aver scoperto quella raccolta punti prima. Un po’ per la tazza (ci vogliono un sacco di punti e l’iniziativa scade tra poco) ma molto di più per quello che ho perso mentre cercavo di conquistare tutto… cosa poi?

Mi sono sempre interrogata sull’essenza vera del tempo ben speso. Come si spende bene il tempo se hai vent’anni e pensi di avercene da vendere? Si spreca, si spreca, come tutte le cose che si possiedono in abbondanza.

Certo, io ho conservato, tirandola fuori nelle notti solitarie, un’ossessione per la morte. Come un fantasma sempre avvinghiato alla schiena e che mi sussurrava: vivi! Vivi! Vivi! E ci ho provato sempre a vivere, vivere tanto, vivere bene, vivere da ricordarselo, vivere da impazzire, vivere intenso, vivere forte, vivere vero.

Solo che, accidenti, non l’ho mai neppure guardato quel pacco di biscotti, andavo sempre di fretta verso i miei ruggenti venti anni e ruggivo anch’io nella mia savana inaccessibile e forse ora è arida.

E adesso invece mi sembra di veder chiaro tutto: ci sono porte che cigolano un po’ troppo, le ante dell’armadio scorrono a fatica, le tapparelle scendono giù come cascate inarrestabili, troppe molliche in dispensa e tanti pacchi di medicine vuoti nella cassetta.

E chissà così quanti affetti manchevoli d’attenzioni. Quanti amori corrosi dalla non curanza. Quante molliche di noi lasciate cadere a terra, pezzo per pezzo, a sgretolarci tutta l’anima.

E allora dove ho corso, che strade ho percorso, quante albe ho perso come ho perso la raccolta punti?

E allora mentre ho cantato sui palcoscenici, mentre ho ballato e chissà per quale pubblico, quanto sono stata protagonista del mio spettacolo?

E allora che senso ha non fermarsi mai e non vedere le porte che cigolano, i legami che si spezzano, le anime che anneriscono, i fiori che appassiscono.

Che ragione ha di esistere la frenesia, la ricerca della vita, se poi semini morte quando passi e distruggi il prato, con passi decisi e violenti e non ti ci butti invece, anche con i pantaloni bianchi, a guardare sdraiata da lì il cielo fino a che le nuvole non disegnano il quadro che hai immaginato?

Scappa. Scappa. Scappa. E dove scappi? Con chi scappi? Perché scappi? Resta a casa, rinfresca i muri e apri le tue finestre. Butta le cose vecchie, comprane di nuove.

Le molliche. Le molliche le hai perse, riparti da lì, da quello che hai sparso per terra, come Pollicino. Rimetti a posto, riordina la tua esistenza.

Tempo. Tempo. Tempo. Ne avrai ma adesso ce n’è. Curalo, risparmialo, spendilo. Spendilo bene, non sperperare. Riempi la libreria, l’armadio esplode.

Parla, non tacere, ti marciscono i fiori. Parla, usa la voce, alza la voce. Dagli acqua, un po’ di cenere. Sole. Sole. Ombra. Ombra. Un po’ di pioggia. Acqua poca. Acqua molta.

Respira, piano, forte. Respira tanto, profondo. Profondo. Profondo. Ma non sprofondare. Nuota, galleggia, tuffati, risali. Fai il morto. Nuota, nuota, nuota. Torna a riva, prendi il sole.

Compra le vitamine. No, no. Mangia la frutta. No, no. Pianta un albero, abbi pazienza, raccogli la frutta.

Ammira il tuo albero. Ama il tuo albero. E se lo ami, curalo.

Chiama la nonna. No, no. Metti la tuta e vai dalla nonna. “Si fammelo il caffè, nonna. Fallo lungo, lo bevo lentamente, tu raccontami di quando hai conosciuto il nonno”.

Tramonta, tramonta, tramonta. Dondolati all’orizzonte, non correre a vedere dove finisce il giorno. Si vede meglio da qui. Che panorama.

E forse un po’ ci è servita. La noia. Che noia. Che palle, che noia. Che noia.

Tempo. Tempo. Quanto tempo. Che faccio con tutto questo tempo?

“LA VITA. RIVOGLIAMO LA NOSTRA VITA.” Su! Ma che vita era?

Piena. Pienissima. Vuota. Vuotissima. Eppure piena, piena, vergognosamente piena.

Banalità. Frivolezze. “EMBE’ CHE E’ NA COLPA?” No, no, non lo è. A me però sta stretta una vita così piena di niente. La preferisco vuota, vuota di tutto e piena di senso.

Il tetto non deve ingiallirsi dei fumi sputati amari e densi. E il pavimento lì deve sorreggere i passi stanchi, i salti deliranti, i tacchi provocanti. E la casa va curata, va guardata, va vissuta.

E il mondo va esplorato: la foresta, la giungla, la savana, il deserto. Ma lo hai visto il tuo orticello tutto pieno di erbacce, senza un frutto, senza un fiore, senza farfalle? Ma lo hai visto l’albero che hai piantato? Non lo hai amato, è debole, il vento lo prende a schiaffi. No, no il Giardino degli Aranci che hai fotografato a Roma non ti farà mangiare. Era il tuo albero che ti sfamava. Ti amava. Perché non lo ami più?

CONTINUA […] 

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Discussioni

  1. “Mi sono sempre interrogata sull’essenza vera del tempo ben speso. Come si spende bene il tempo se hai vent’anni e pensi di avercene da vendere? Si spreca, si spreca, come tutte le cose che si possiedono in abbondanza.”
    Questo passaggio mi è piaciuto
    Tristemente vero…