
Il crollo di Ithra*
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
- Episodio 1: INTRODUZIONE
- Episodio 2: Osservazioni preliminari sull’autoconsapevolezza dei sogni residuali
- Episodio 3: Teoria della Corruzione delle Memorie Collettive: una ricerca neurosemiotica
- Episodio 4: Indagine paleolinguistica sulle prime menzogne non verbali
- Episodio 5: Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
- Episodio 6: Microrganismi semiotici: prime prove di vita simbolica autonoma
- Episodio 7: NOTE DI REVISIONE*
- Episodio 8: Note dal romanzo “Rumorenero – Biografia irregolare di Enea Roche Rocchetti”
- Episodio 9: Il crollo di Ithra*
STAGIONE 1
*L’ultima volta che parlai con mio fratello coincise con quella che sarebbe stata la nostra definitiva, fallimentare collaborazione.
In quell’occasione, il casus belli fu, come al solito, un testo: il manoscritto della sua compagna di allora, Elvina Arnaboldi.
Lui stesso mi propose di visionarlo, dissimulando un’insolita euforia.
L’accordo era semplice: mi sarei occupato dell’editing, stavolta senza le pedanti intromissioni di Giorgio, che naturalmente avrebbe avuto l’ultima parola sulla pubblicazione.
Questo suo entusiasmo fu subito spiegato: il libro di Elvina costituiva un vero e proprio nuovo genere letterario – il tipo di cose, insomma, per cui mio fratello andava in visibilio: un fantasy concettuale, definito da lui stesso “glossario espanso”, una storia destrutturata, ricomposta unicamente attraverso i lemmi della lingua appartenente alla civiltà immaginaria raccontata nel romanzo.
Qualcosa di molto simile a un’enciclopedia narrante. Ben presto, però, la sua liaison con Elvina si rivelò essere irrimediabilmente incrinata già da parecchi mesi, palesando gli strascichi di un rapporto fatto ormai di rancori e vendette.
Compresi dunque il mio ruolo in tutto ciò.
Ero stato scelto come editor non per fiducia, ma per l’esatto opposto: la sadica certezza che avrei mandato a monte il lavoro di Elvina.
Ovviamente non la presi bene.
Dopo una lite telefonica con mio fratello, piantai il lavoro a metà, assieme all’impegno con la Traüber Edizioni.
Era l’8 settembre del 2012: fu l’ultima volta che parlai con Giorgio.
Da allora nacque il mio profondo odio per i fantasy.—G. T.
Un libro di Elvina Arnaboldi
Editing a cura di Giulio Traüber
Alythéon (s.m.) Dispositivo di archiviazione mnemonica. Simile a un diario, ma registrato direttamente nei filamenti della memoria cerebrale. Imposto dopo lo Scisma della Gilda, nel 214° ciclo di Verlam.
“Quando Aelith rimosse l’Alythéon, le sinapsi le si raggrinzirono come fili di seta bagnati. La sensazione fu quella di sputare via la propria infanzia. Le immagini scorrevano sotto le palpebre come sabbia rovente. Dentro quel nucleo bruciavano anche le memorie di Lyra, il segreto della porta di liscev, il canto in eklesienzio che Nivahn le aveva rivolto. Ora però non restava più tempo: il Dralvorio era imminente e i Fuochi di Nebbia già ardevano nelle piazze.”
amarcuria (s.f.) L’arte di custodire l’odio come si coltiva un giardino.
“Lyra apprese l’amarcuria nei sotterranei del Settore G, tra i sussurri di chi reclamava ancora vendetta contro i Ketral. Nei silenzi grevi di tre braglie, aveva lasciato che i rancori germinassero come spine d’ombra, nutrite dal ricordo del tradimento di Khaell. Quando giunse il tempo della fioritura, il suo giardino sbocciò in un’unica parola: distruzione.”
braglia (s.f.) Unità di tempo equivalente a tre rotazioni lungo l’anello mediano di Ithra. Termine usato colloquialmente per indicare “attesa insopportabile”.
“Una braglia di silenzio separava Jorim dal messaggio. Il Ketral non tornava, e il Codice Primario rischiava di smarrirsi nella coscienza quantica di Helion. Ogni vibrazione dei glìntha nel Settore Nord era una scheggia di terrore nella sua testa. Jorim contava le ombre sulle cupole, sicuro che l’attesa sarebbe stata vana.”
bramònidi (s.m.) Creature leggendarie che abitano i corridoi interdimensionali. Non è chiaro se si tratti di entità o di distorsioni cosmiche. Sono capaci di infestare i sogni dei Ketral.
“Il bramònide s’insinuò ancora nel sonno di Khaell, e gli parlò. Non con parole, ma col senso di un abisso che si riempiva di stelle. Gli mostrò Lyra e Aelith sedute accanto ai Fuochi di Nebbia, mentre Ithra collassava. Gli impartì un solo comando: fabbricare una porta di liscev, e accettare che il sogno divorasse il mondo.”
cennarca (s.f.) Generatore artificiale di atmosfera. Essenziale alla regolazione del ciclo stagionale all’interno delle cupole di contenimento.
“Aelith udì il canto distante della cennarca, mentre trascinava Jorim fuori dai condotti, con le mani sozze di sangue e nebloria. Non fu un suono meccanico, ma un lamento animale che fece piombare il silenzio sulle cupole. Poi l’aria si strappò e le paratie si gonfiarono come vele di vascello. Nessuno ignorò quella tensione: era l’inizio del collasso. Un getto d’olio esplose dalle valvole, e gli occupanti della Cupola 19 furono risucchiati via, come petali nel vento.”
Dralvorio (s.m.) Rito di disconnessione collettiva dagli Alythéon. Tradizionalmente effettuato prima delle migrazioni di emergenza.
“Sedettero in cerchio, strappandosi frammenti di passato dalle tempie. Il Dralvorio non era solo oblio: era amputazione. Aelith respirò l’odore acre dei ricordi in combustione, mentre il cielo di Ithra cambiava colore per l’ultima volta.”
eklesienzio (s.m.) Lingua mistica, parlata solo con pause e ammiccamenti; ogni frase è una precisa combinazione di respiri e smorfie.
“Tra Nivahn e Lyra non passò verbo. Solo sospiri, inclinazioni del capo, battiti di palpebre. L’eklesienzio disse ciò che la parola non poteva: il bramònide era libero, la porta di liscev attivata. Lyra non avrebbe fatto ritorno… ma lui l’avrebbe seguita fino ai limiti dell’Universo.”
ergolimite (s.m.) Quantità massima di energia che un bramònide può utilizzare prima di dissolversi nel sogno.
“Quando Helion toccò l’ergolimite, Khaell vide il mondo piegarsi come carta bagnata. Il cielo si ruppe, spalancandosi su un altro cielo. Poi il sogno si ritrasse, trascinandolo con sé.”
Esquim (s.m.pl.) Entità dimoranti nei concetti non formulati. Erroneamente ritenuti spiriti dei fondatori di Ithra. Possono entrare in contatto col mondo fisico solo attraverso particolari frequenze sonore che stimolino il vuoto mentale.
“Aelith colpì il Diapason Sacro e, quando Jorim evocò il volto di Lyra, le ombre fremettero sotto la superficie del vapore. Un Esquim affiorò, sorridendogli timidamente nelle sembianze della donna amata. ‘Non pensare a nulla!’ ordinò Aelith, ma ormai il danno era fatto.”
fattore di infragranza (s.m.) Parametro matematico di misurazione della densità dei mondi simultanei interagenti tra loro. Maggiore sarà il fattore, maggiori saranno i mondi sovrapposti percepibili simultaneamente, ma meno nitida risulterà la realtà.
“Dopo che Lyra ebbe varcato la soglia, Jorim vide stagliarsi all’orizzonte tre differenti Ithra: una salva, una caduta, una mai nata. Pensò di star impazzendo, ma subito si rammentò dell’infragranza. ‘È pazzesco’, sussurrò attonito. Poi vide tre Lyra: una che restava, una che fuggiva, una che moriva. Solo allora s’accorse che l’avrebbe perduta in ogni caso.”
frellin (agg.) Detto di una superficie coperta da polveri tossiche. Nel dialetto minerario di Ithra, indica le zone contaminate dopo i cedimenti.
“Le strade erano frellin. Polveri verdi si sollevavano come spettri, mordendo i polmoni di chi osava attraversarle. Aelith marciava tra le rovine, stringendo a sé il Codice Primario. Dietro di lei, i passi di Khaell non facevano rumore: aveva ancora il sogno del bramònide negli occhi.”
gnistra (s.f.) Energia prodotta dai momenti di bivio tra le scelte. Ogni volta che un individuo compie una scelta, genera un punto di non ritorno: un frammento di gnistra si sprigiona, rivelando la potenziale strada non percorsa.
“Il legno di liscev s’infiammò come un tizzone. Lyra vide un lampo azzurro di gnistra scaturire dal varco infuocato e rischiarare il cielo a giorno. Per un istante infinito visse in due Ithra: quella salva – con Nivahn al suo fianco e il mare dei ka’rul a cullarli –, e quella perduta, in balia dell’amarcuria e dell’affetto mediocre di Jorim. Scelse comunque la perduta. Non avrebbe potuto fare altrimenti.”
glintha (s.f.) Ingranaggio centrale delle pompe d’areazione del Settore Theta. Dopo l’incidente nella Cupola 19, la perdita di una glintha causerà migliaia di decessi.
“La glintha cedette e Jorim levò lo sguardo dalle mappe. Il respiro gli morì in gola: Aelith lo fissava agghiacciata.”
Hollastra (s.f.) Ultima cerimonia comunitaria prima della disgregazione di una colonia. Prevede il canto dell’Antico Patto e la consegna degli Alythéon ai Fuochi di Nebbia.
“Cantarono fino a sanguinare, gettando gli Alythéon nel fuoco. Ogni memoria era una foglia che bruciava, braglie e braglie di vita andate in fumo. Dopo la Hollastra, Ithra non sarebbe stata altro che una gelida scorza frellin.”
Ithra (s.f.) Colonia orbitale autonoma. Per secoli, simbolo di resilienza e progresso, fino al crollo sistemico avvenuto durante la Braglia di Sangue.
“Ithra ruotava come un fiore di metallo nel vuoto cosmico, prima che le sue radici si spezzassero. La Braglia di Sangue fu la tempesta che strappò via ogni petalo, lasciando solo il gambo nudo: un relitto che ancora danza fra le stelle.”
ka’rul (s.m. pl.) Anfibi millenari e migratori che viaggiano attraverso pianeti d’acqua.
“Si raccontava che i ka’rul fossero giunti nella precedente Hollastra. Portavano con sé i segni dei mari antichi, occhi che riflettevano burrasche. Qualcuno disse che fossero i veri inventori dell’eklesienzio e che cantassero in quella lingua muta prima di tuffarsi nel nulla, con le larve avvinghiate ai dorsi.”
karmanzia (s.f.) Disciplina basata sul controllo della gnistra. Arte di piegare il tempo all’interno di una singola esperienza, lasciando un istante “sospeso” sul filo delle infinite possibilità.
“La porta di liscev esaurì la sua forza: il rozzo telaio intirizzì e si decompose come una carcassa al sole. Jorim decise allora di mettere in pratica le sue scarse doti di karmante: avrebbe fermato il tempo per un battito di ciglio, giusto l’occasione di gridare il suo patetico amore per Lyra. Lei si sarebbe voltata e l’avrebbe guardato con quegli occhi pazienti, commiseranti.”
Ketral (s.m.) Stirpe decaduta di antichi messaggeri, scelti per trasportare i Codici Primari fuori da Ithra. Gli ultimi Ketral tradirono la Gilda, tentando di modificare la Legge al fine di instaurare una monarchia legittima, capeggiata dal loro rango.
“Il Ketral sfrecciava tra i condotti, stringendo al petto il Codice Primario. Nessuno l’avrebbe mai seguito oltre le rovine di Verlam, ma sapeva che non gli sarebbe stato possibile lasciare Ithra, prima del disastro, senza l’aiuto del bramònide.”
kithirr (s.m. pl.) Bestie pensanti, autoctone di Ithra, per cui il sogno è un ciclo digestivo. Si nutrono esclusivamente di bramònidi.
“I kithirr avanzarono lenti. Inesorabili. Li guidava la fame di sogni, la necessità di divorare un bramònide. Khaell pensò che avrebbe potuto sfruttarli per disfarsi del suo malefico alleato: prima si sarebbe servito dei poteri di Helion per fuggire da Ithra, poi l’avrebbe dato in pasto ai kithirr.”
liscev (s.m.) Tipo di legno che cresce solo nelle foreste innominate delle lune di Ithra. Usato per costruire varchi che conducono a dimensioni sconosciute. Ogni porta fatta di liscev consente un solo passaggio, prima di marcire istantaneamente.
“La porta era viva. Quando Lyra posò la mano sul legno, sentì un battito: lento, profondo, come un cuore antico. Sapeva che, oltre quella soglia, la sua Ithra non sarebbe mai più esistita.”
nebloria (s.f.) Scoria chimica prodotta dal malfunzionamento dei glintha. I racconti antichi la descrivono come “neve che salifica“.
“La nebloria cadeva sul volto di Jorim, che non smetteva di disegnare la sua ultima mappa. I fiocchi brillavano, corrodendogli la pelle, e lui continuava a tracciare, come se il disegno potesse impedire alla realtà di morire.”
nòstografia (s.f.) Scienza delle mappe tracciate a memoria.
“Jorim tracciava percorsi su tavole di liscev, ma erano mappe di luoghi mentali. La nòstografia non salvava: era pura speranza in un’Ithra immortale, invece di quel sogno destinato a dissolversi.”
orvendra (agg.) Termine poetico per indicare ciò che è “irrimediabilmente spezzato”. Dopo la Hollastra, tutti gli Alythéon registrano stato: orvendra.
“Aelith sollevò l’Alythéon e lesse la parola fatale: orvendra. Come Lyra, come Ithra, come ogni ricordo che non sarebbe più tornato.**”
**Allego qui la prima mail che scrissi a Giorgio, poco prima del nostro litigio. — G. T.
Oggetto: Note (un po’ amare) sul manoscritto di Elvina.
Caro Giorgio,
sto cercando di mettere ordine nel materiale che mi hai passato, ma confesso che più lo leggo, più mi sembra di muovermi in un labirinto.
Ecco il motivo di questa mail.
Dunque: Ithra. In sostanza, il romanzo racconta la fine di una colonia orbitale, distrutta non solo per cause tecniche (avaria di macchine, guasti nei sistemi di regolazione dell’aria e delle cupole), ma anche per una lunga erosione interna: tradimenti politici, sistemi di controllo mnemonici, convivenze culturali impossibili.
Insomma: dentro ci trovi di tutto. Ogni pagina introduce nuovi termini che sembrano usciti da un manuale tecnico tradotto dal sumero: Alythéon, bramònide, glintha, gnistra… e ciascun nome porta con sé un altro racconto, una deviazione, un mito interno.
Ti dico solo che ho dovuto prendere appunti per non perdermi, e già così mi sento come uno studentello al primo esame.
Ho l’impressione che la trama, in fondo, sia semplice (una civiltà al collasso, un manipolo di personaggi divisi fra amore, rancore e sacrificio), ma il linguaggio e la costruzione sembrano fatti apposta per renderla inafferrabile, come se ogni volta che ci si avvicina al cuore della storia questo fosse già migrato altrove.
Non so come il lettore medio riuscirà a seguire tutto ciò.
Anzi: non riesco proprio a immaginare un lettore che non si senta escluso.
Per star dietro a Elvina bisogna imparare da zero un lessico tecnico-mistico.
E qui arrivo al punto, Giorgio: davvero volevi che fossi io a editare questa cosa? Perché a volte mi sembra che tu ti sia detto: “Diamolo a Giulio, così lo massacra e io mi libero di due problemi in un colpo solo: Elvina e mio fratello.”
Più ci penso, più mi chiedo se questo incarico non sia altro che una sottile vendetta.
Sai bene che non ho mai brillato come editor, che se avesse ancora un po’ di respiro, Ithra potrebbe diventare la metafora perfetta della mia carriera: un grande progetto destinato a fallire.
E allora perché affidarmi proprio questo testo, che sembra scritto apposta per far perdere la testa al più ferrato dei professionisti? Non è che, in fondo, speri che io lo rovini?
Non so se sia più crudele nei miei confronti o in quelli di Elvina. In ogni caso, mi sento come uno strumento in un gioco che non m’appartiene.
Un abbraccio affettuoso (si fa per dire),
Giulio
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
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- Episodio 3: Teoria della Corruzione delle Memorie Collettive: una ricerca neurosemiotica
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- Episodio 5: Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
- Episodio 6: Microrganismi semiotici: prime prove di vita simbolica autonoma
- Episodio 7: NOTE DI REVISIONE*
- Episodio 8: Note dal romanzo “Rumorenero – Biografia irregolare di Enea Roche Rocchetti”
- Episodio 9: Il crollo di Ithra*
Grazie alla notifica ho dato un occhiata, e non avevo notato quanto si fosse sviluppata questa serie! La riprenderò assolutamente in mano
Grazie Loris!🙏🏻 Credo che sarà la cosa più assurda e intricata che leggerai qui su EO😂
“Eklesienzio (s.m.) Lingua mistica, parlata solo con pause e ammiccamenti; ogni frase è una precisa combinazione di respiri e smorfie.” In sintesi, l’Eklesienzio è il secondo dialetto napoletano: quello dei gesti. Se a Giulio è incomprensibile, glielo insegno io e magari questa volta fa un’ottima recensione proprio perché è fantasioso come Elvina. Bravo, Nicholas🙂
😂Ciao Concetta! Sì, anche stavolta ho preso tanto dalla realtà per creare i vocaboli dell’universo letterario di Elvina😁 Grazie mille per la lettura🙏🏻