
Il fratello che uccide
Li tenevano d’occhio.
Gang teneva impugnato il binocolo e vide arrivare i mezzi da sbarco.
Fece un cenno al tenente. «Prepara gli uomini».
Agli ordini dell’ufficiale i ragazzi strinsero gli M16A3, si misero in posizione.
Non appena i mezzi da sbarco si spiaggiarono, i nemici dilagarono in silenzio.
Gang sorrise. «Stanno per mettersi in trappola».
I cinesi si dispiegarono con tre teste di ponte. Le teste di ponte avanzarono parallele come un tridente e, quando quella al centro fu sicura che intorno non c’era nessuno, si mise a correre verso i canneti.
«Fuoco» ordinò Gang.
«Fuoco!» gli fece eco il tenente.
Scariche di pallottole si abbatterono sui cinesi che fecero la danza della morte.
Non appena le granate falcidiarono i nemici, le altre due teste di ponte intervennero di corsa.
Gang si vide parare davanti un paio di cinesi che li accolse con la Beretta 92. A uno lo uccise, all’altro lo ferì e questi si mise a fare baccano.
I suoi compagni vennero in suo soccorso e la metà di loro furono ridotti in brandelli dal lancio delle granate. Adesso c’erano feriti, morti, comunque rovina.
Gang gioì del successo: l’incursione cinese era stata bloccata. Stava per dirlo al tenente, che questi parve leggergli il pensiero: «Ce ne sono molti altri».
«Parli sul serio?».
Aveva ragione: oltre alle teste di ponte già presenti, erano arrivate altre orde di tigri. Tutti operatori delle forze speciali di Pechino! E loro, che erano di Taipei, sarebbero stati all’altezza?
Un reparto si schiaffò contro la posizione in cui si trovava Gang e lui lo accolse con il fuoco dell’M16A3 e della 92. Altri morti, ma ai cinesi sembrava non bastare mai. Con i loro QBZ95 si aprirono un varco e dilagarono fino al canneto, poi uno di loro sganciò un fumogeno arancione.
«È un segnale» sobbalzò Gang.
Puntò in quella direzione, ma per poco una raffica non lo ferì.
Il tenente gli venne in aiuto. Lo coprì e Gang raggiunse la voluta di fumo colorato coprendola a sua volta con il corpo ma in lontananza stavano arrivando degli elicotteri che come libellule rumorose puntarono all’altura.
I cinesi gioirono, Gang ne uccise uno con un colpo alla tempia.
«Siete figli di Taiwan o cosa? Facciamogli vedere cosa significa essere i figli della vera Repubblica!» gridò Gang, ma un colpo di fucile lo colpì di striscio.
Cadde sulla sabbia e i suoi uomini reagirono come in un’esplosione di rabbia: un elicottero fu abbattuto, gli altri si allontanarono e gli operatori anfibi cercarono di tenere duro ma di fronte all’ira dei taiwanesi caddero uno dopo l’altro come i bastioni di una città in rovina.
Il tenente soccorse Gang. «Meno male che sono nostri fratelli…».
Gang si risentì che intorno c’erano i rumori della carneficina. «Non sono nostri fratelli. Non lo sapevi che io, a mio fratello, l’ho ucciso?».
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Caino e Abele convivono in questo mondo dalla notte dei tempi. Spero arrivi il tempo in cui l’uomo considererà i propri simili tutti fratelli, ma temo che questo potrebbe avvenire solo in casi estremi. Probabilmente, per come sono fatti gli esseri umani, per la necessità di affrontare una minaccia superiore trovando un nuovo “diverso”: magari alieni ostili ;D
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