Il leone e la tartaruga

Una favola sulla rabbia

C’era una volta un leone, che aveva un dente che gli faceva molto male e per questo era sempre nervoso. Non sopportava che gli altri animali gli stessero vicino, ruggiva e mordeva tutti quelli che erano tanto distratti da avvicinarlo. Tutti scappavano via al suo ruggito e alla sua vista: gazzelle, facoceri, iene, ippopotami e perfino gli elefanti.

Il dolore al dente aumentava sempre di più e lui non sapeva cosa fare. Un giorno, quando non ce la faceva proprio più a sopportarlo, decise di fare un giro per la via del bosco, sperando di trovare una pianta che alleviasse il suo dolore. Mentre camminava, vide una tartaruga che si muoveva lenta davanti a lui. Ruggì, pensando che sarebbe scappata via anche lei come gli altri, ma non fu così: la tartaruga continuò a camminare con la stessa andatura. Il leone ruggì ancora più forte pensando che fosse un po’ sorda e non l’avesse sentito, ma quella continuò come prima. Allora, le si avvicinò e gli urlò contro.

«Non mi hai sentito? Perché non scappi via?»

«Non ho paura di te.»

A queste parole, il leone si arrabbiò ancora di più e la morse sulla sua corazza. Provò un forte dolore al dente dolente, che si staccò e cadde a terra. Rimase fermo, senza parole, guardandolo.

«Hai perso un dente» gli disse la tartaruga, ma il leone non sentiva più dolore.

«Sì, il mio dente cariato. Ti devo ringraziare» disse ridendo.

«Io non ho fatto nulla» disse la tartaruga guardandolo «Hai fatto tutto da solo. Ruggivi e mordevi tutti, facendo del male agli altri, perché eri il primo a soffrire. Sapevo che mi avresti morso, ma non ho avuto paura di te perché so che sei buono.»

«Grazie» rispose il leone, scusandosi.

Da quel giorno, non ruggì e non morse più nessuno anche se stava male, protesse gli animali più deboli e diventò il migliore amico della tartaruga e di tutti gli altri: il vero re della foresta.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Fiabe e Favole

Discussioni

  1. Molto bello il passo morbido, pastoso, di questa fiaba. Lo sfondo maestoso del bosco di fronte al dolore e alla rabbia umana del leone, è parte dell’ordito, dove tutto ha la sua parte. Nella precisione della fiaba ogni bambino immagina, scopre nuovi sentieri di saggezza o di paura, ma ne ritorna sempre nutrito, desiderando, lungo il suo corso, che non finisca mai. Anche in questo racconto ho avvertito lo stesso sapore edificante, le stesse dimensione di saggezza e mistero che rendono il narrare un accesso esclusivo alla bellezza e all’importanza di ciò che non si vede, ma che ti rende molto più chiaro e definito tutto il reale, con tutti i suoi simboli e significati.

  2. Magari, i potenti imparassero così in fretta…
    Deve essere per questo che è una favola: racconta il mondo come vorremmo che fosse.
    Una variante della leggenda di Androclo e il leone, o se vuoi, della favola di Esopo del leone e del topo.
    Percepisco la differenza del messaggio, però. Nei due casi precedenti il leone non attacca né morde la creatura che lo aiuta, ma dà loro fiducia e dopo essere stato aiutato, resta riconoscente. Nella tua favola, ben scritta e scorrevole, il leone morde la tartaruga e solo dopo, suo malgrado, impara la lezione. Una visione più realistica, direi.

    1. L’ho scritta per due bambini che hanno litigato dandosi le botte. A volte non comprendiamo la nostra sofferenza finché non facciamo soffrire gli altri. È triste, ma meglio imparare dagli errori che non imparare affatto.