Il male non può essere distrutto

Serie: Vado al mare


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Erika fugge dal mostro, e da un destino raccapricciante, lottando con tutte le sue forze e il suo ingegno, fino a quando qualcuno non accorre in suo aiuto...

Era convinta di averlo seminato, quando dallo specchietto retrovisore intravide una figura, dapprima minuscola, poi sempre più grande e distinta man mano che si avvicinava. Riconobbe un’automobile; poi, capì che si trattava di una Lancia Delta, nella quale distinse con orrore il viso del mostro, ormai in completa putrefazione.

Accelera, accelera, pensò la ragazza, ma la differenza di potenza dei due mezzi non poteva lasciarle speranza sulla strada asfaltata. Il cofano della macchina era a poche decine di centimetri dal parafanghi posteriore della moto, tanto che Erika poteva sentire il motore V4 da più di duecento cavalli ruggire imbizzarrito alle sue spalle. Di colpo, un lampo le illuminò la mente, e ricordò che forse c’era una via di scampo. Mezzo chilometro più avanti, dalla strada principale si accedeva una stradina sterrata che tagliava un campo di granoturco; una passeggiata per la sua Henduro, e sicuramente anche per la Delta, ma aveva sempre scommesso sulla terribile abilità del padre, come pilota. Aveva affidato la sua vita a una valutazione sommaria presa nel giro di pochi secondi, ma non aveva alternative. Il padre avrebbe potuto tamponarla anche in quel momento, e solo la considerazione dello stato di follia della mente del mostro avrebbe potuto spiegare il perché non lo avesse ancora fatto.

Per paura di raggiungere una velocità eccessiva – la Pegaso oltre ai 120 chilometri orari iniziava a vibrare pericolosamente – Erika non stava sfruttando a pieno la potenza della sua moto. Decise di giocare quella carta, rischiosa ma necessaria per guadagnare il terreno necessario a sterzare bruscamente senza venir tamponata. Spinse a manetta l’acceleratore, il motore gridò e la moto iniziò a bruciare la strada. Ecco il tremore che dalle ruote iniziava a propagarsi per tutto il telaio, fino al manubrio, e da lì alle sue braccia. La motocicletta era instabile, e un sassolino nel posto sbagliato avrebbe posto fine alla fuga, oltre che alla sua vita. Mai Erika avrebbe tentato una simile manovra, se non in quel momento in cui la sua vita era in pericolo più per le conseguenze della furia ceca del mostro, che per un incidente stradale.

Mancavano pochi metri, l’imboccatura della stradina si avvicinava a una velocità spaventosa. Sterzò di colpo a destra, e nel mentre frenò bruscamente con la ruota posteriore, immettendo la moto in derapata. Un secondo dopo, accelerava sullo sterrato ingranando una marcia dopo l’altra. Ce l’aveva fatta, ora restava da vedere come se la sarebbe cavata quell’essere diabolico.

Percorreva a tutta velocità la strada polverosa e dissestata, mentre dagli specchietti teneva d’occhio il suo inseguitore. Eccolo emergere con una manovra perfetta, e fu in quel momento che si rese conto di aver sbagliato completamente le sue supposizioni. Era in trappola e non sarebbe sopravvissuta. Stava iniziando ad accettare la sua fine, come un evento del quale fosse stato decretato l’esito e verso cui ogni opposizione sarebbe stata inutile.

Diede un’occhiata disperata allo specchietto sinistro; la Lancia Delta si era di nuovo avvicinata, lasciando dietro di sé un’imponente nuvola di polvere e terra. Poi, da quella nube emerse un’ombra. Era un’automobile, anch’essa una Delta – nera – che si portò alle calcagna della sua gemella rossa. Dalla nuova arrivata qualcuno si sporse dal finestrino. Stringeva in mano qualcosa, e vampate di fuoco iniziarono a squarciare l’aria. Poi, in un istante, la gomma dell’auto del mostro esplose, mandando fuori controllo la vettura. Sbandò una volta, poi un’altra ancora, fino a quando non uscì di strada, colpendo l’argine del fosso, più alto rispetto alla strada, con le ruote posteriori. La Delta rossa spiccò il volo ribaltandosi, ricadendo a terra in una rocambolesca serie di avvitamenti. Infine, la corsa si esaurì con un ultimo schianto.

Le fiamme avvolsero l’abitacolo, mentre l’odore della benzina iniziava a impregnare l’atmosfera, seguito da quello dell’olio, della plastica e… della carne. Urla tremende e disumane si levarono dal bolide, mentre le fiamme salivano altissime, fino al cielo, incendiando l’erba circostante.

La carcassa era scomparsa dalla vista dei presenti – Erika nel frattempo si era fermata per guardare – offuscata da una cortina di fumo nero come la pece, quando da essa una figura uscì avvolta dal fuoco. Era un essere umanoide, ma privo di tutto quello che distingue gli uomini e le donne dai mostri. Le orecchie appuntite si confondevano con altre due protuberanze ossee, aguzze come coltelli. La bocca era spalancata, gigante, e in essa vibravano denti mostruosi e una lingua biforcuta, mossi dal suono delle oscenità gutturali. Dal fondo schiena era spuntata una protuberanza simile alla coda di un ratto.

Il mostro si dimenava in un rogo vivente, quando dalla vettura scesero due agenti con le armi in pugno, seguiti da una terza figura. Era un uomo, e non apparteneva alle forze dell’ordine, a giudicare dalla lunga tonaca nera. Nella mano destra portava una Bibbia e nell’altra una boccetta di acqua santa. Al collo, un crocifisso. Gli agenti tenevano sotto tiro il mostro mentre il prete avanzava senza indugio, sprezzante del pericolo, fino a pochi metri dal mostro. A quel punto, le preghiere si librarono potenti, e l’acqua benedetta ebbe un effetto mortale sul demonio.

Quando la bestia fu annientata, il cielo venne invaso da cumuli oscuri. Una luce accecante discese tra le nubi, illuminando ciò che restava della mostruosità ormai carbonizzata. L’aria divenne rovente e sia gli agenti che la ragazza dovettero allontanarsi per il calore insopportabile. Il prete rimase dov’era.

La terra prese fuoco, l’atmosfera vibrò per la temperatura estrema raggiunta. I resti della creatura ripresero ad ardere in fiamme feroci, mai viste neanche nel più violento incendio. Nel frattempo i tuoni ruggivano, e saette illuminavano il cielo. La pioggia arrivò, spegnendo il fuoco.

Gli agenti, fradici e spaventati, si avvicinarono al sacerdote, il quale stava fissando il punto in cui pochi istanti prima giaceva la creatura, ma non trovarono che una macchia nera di bruciatura sul terreno.

Erika, la quale aveva compreso con orrore il motivo di tante sofferenze passate, volle assicurarsi che tutto fosse finito. Avvicinandosi al luogo dell’esorcismo, notò che l’agente più alto si stava grattando la nuca. Quando tolse la mano, la ragazza si accorse che aveva il collo irritato, e un simbolo dalle cinque punte appariva rosso come il sangue.

Serie: Vado al mare


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Discussioni

  1. ho letto di seguito i due episodi e devo riconoscere che più horror di così non si può. Sul piano psicologico si potrebbe azzardare che sia una sorta di allegoria di una possessività e/o di una gelosia paterna che non solo stravolge ma alla fine distrugge chi la prova. Il finale prelude a un seguito ?

    1. Confermo quanto hai intuito: il padre di questo racconto è un padre possessivo (oltre che a essere in realtà in creatura “semplicemente” malefica). Ammetto di aver lasciato aperto il finale a ulteriori episodi, anche se sinceramente sto lavorando ad altro, e non è detto che ci sia un seguito… vediamo che succede!

  2. Sai cosa mi colpisce particolarmente di questa tua serie? Il titolo 🙂
    Nel senso che quando lo leggo provo un senso di pace e serenità. Poi, naturalmente, dentro c’è tutt’altro. Molto curioso. La corsa in moto mi ha tolto il fiato e l’esorcismo finale è veramente spaventoso. Non è finita così, vero?

    1. Sì, in effetti il titolo da un’idea completamente fuorviante di quello che si può trovare nel racconto. D’altra parte, il fatto che qualcosa dall’aria sospetta ti dica “Vieni, non faccio niente” la rende ancor più spaventosa!
      E’ vero, ho lasciato il finale aperto a una continuazione, ma al momento mi sto concentrando su altri lavori. Vedremo 😉

  3. Un crescendo con un finale inaspettato e che rispetta perfettamente le reali dinamiche dei demoni, aspettavo molto questo 3 capitolo e devo dire che non ha deluso! Complimenti 🙂

  4. Nonostante il tempo trascorso dal secondo episodio, ricordavo perfettamente le vicende fino a quel punto narrate. Per cui, ho letto con avidità questo terzo capitolo, ansioso di scoprire come continuasse la storia.
    Molto coinvolgente la scena dell’inseguimento e molto evocativa la parte in cui il mostro si erge dall’auto in fiamme.
    Non vedo l’ora di sapere cosa succederà in seguito.