Il mercenario, il miliziano e il guerrigliero

Il Toyota affrontava una duna dopo l’altra.

Sul cassone, Jacques teneva immobile la mitragliatrice. Non gli piacevano le RPK, avrebbe preferito una FN MiniMi, ma si doveva accontentare.

Teneva lo sguardo fisso sull’orizzonte. Davanti a lui c’erano altri pick-up come il suo, riguardo quel che c’era dietro si poteva dire la stessa cosa.

Forse avrebbe fatto meglio a tornare in Francia e arruolarsi nella Legione Straniera, ma lo stipendio lì era basso, guadagnava di più facendo il mercenario.

Gli piaceva; visitare posti esotici e uccidere: era un avventuriero.

Che poi, se doveva usare un’arma russa più che belga o francese lo poteva tollerare. Quella era l’Africa.

Accanto a lui stava seduto un soldato maliano. «Amico, tutto a posto?».

«Sì, Omar».

«Sono contento».

Omar veniva da Timbuctù, era dovuto fuggire perché erano arrivati i separatisti touareg e con loro i tagliagole dell’AQMI.

La colonna proseguì il viaggio.

***

Omar fissava il francese. Non gli piaceva, ma tentava di farselo amico: magari gli avrebbe fatto un regalo.

Il pick-up faceva continui scossoni, per fortuna le sospensioni tenevano: era stato lui a controllarle; era un buon meccanico.

«Amico, sei pronto alla battaglia?».

«Sì che lo sono». Il francese non lo degnava di uno sguardo.

«Perfetto, perché sarà fra poco».

Si voltò a guardarlo per un attimo. «Cosa…?».

Uno IED esplose poco lontano, il geyser di fuoco sollevò un Toyota che finì rovesciato sul ciglio della strada.

La colonna si fermò, tutti si prepararono a fare fuoco.

Il francese si girò a guardare Omar. «Come facevi a saperlo?».

«Soltanto fortuna» ridacchiò Omar.

Dalle dune partirono delle sventagliate che travolsero i maliani e i loro amici mercenari.

Omar gridò, mentre afferrava l’AK74M: «Scappa, francese, scappa!».

«No… Perché me lo dici?». Il mercenario orientò l’RPK contro un nugolo di guerriglieri touareg – o forse erano dell’AQMI – e dove colpì ci furono degli scoppi vermigli come di bolle.

«Scappa, che poi mi fai il…».

***

La battaglia era finita.

Dove erano passati loro, tutto era stato rivoltato: i Toyota erano dei catorci, c’erano dei cadaveri, molti erano fuggiti, ancora di più erano stati uccisi.

«Omar, dove sei?».

«Sono qui, fratello».

Akim annuì compiaciuto. «Ti manca Timbuctù, non è vero?».

«In effetti sì, ma avevo delle speranze…».

Akim lo osservò con interesse. «E sarebbero?».

«Vedi, fratello, c’era un francese… volevo mi facesse un regalo».

«E te l’ha fatto?».

«No».

Akim scoppiò a ridere. «Accontentati di avermi come fratello, che tanto gli occidentali sono avidi! Non ti avrebbe regalato nulla».

«Se lo dici te».

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