Il Patto di Moirania

Serie: Un destino (S)critto male


…. ma sembra che non possa fare a meno di mettermi nei guai. Oggi come ieri.

“Ciò che non è gradito al destino, nessun uomo mortale può evitare né con saggezza né con arte.”

Pindaro, Pythian Odes, III, 54-55

La voce di Calliope arrivò come un colpo di vento gelido, solenne e pungente. Teneva le braccia, distese lungo i fianchi e il mento alto come se stesse per declamare un’ode a Zeus. Era tutto un programma.

«Moirania, cosa hai in mente di fare?»

«Sorellina, nemmeno questa volta ti sei fatta attendere» sbottai, esasperata. «Melpomene, Clio…» aggiunsi, riconoscendo le figure che la accompagnavano.

Clio sollevò la mano per accennare un saluto, poi la ritrasse, ripensandoci.

«Devo ammettere che,» disse con voce esitante «eri proprio una bella bambina, ma, se devo essere sincera, ti preferisco nella tua forma originaria. Le onde dei tuoi capelli e i riflessi castani dorati non si possono replicare, come la pelle color avorio…»

Quando il suo sguardo incrociò quello di Calliope, tacque di colpo.

«Grazie Clio, sei molto gentile a dirlo.»

La musa dell’eloquenza mi fissava con quello sguardo marmoreo che aveva perfezionato in secoli al fianco di Zeus.

«Non vorrai davvero interferire con quanto ha stabilito Lachesi.»

Lachesi. Proprio lei. Una delle tre Moire, quelle che decidono il destino degli uomini come se stessero scegliendo i filati per la nuova tunica di Era. Non le sopporto e a quanto mi dicono, l’antipatia è reciproca.

«Voglio realizzare il suo sogno.»

Ecco, l’avevo detto.

Melpomene non perse tempo a puntualizzare. «Cancellare quanto è successo e riscrivere la sua vita non è propriamente esaudire un sogno. È sabotaggio divino.»

«Non devo rendere conto a nessuno delle mie decisioni. Meno che mai a quelle tre arpie in tunica bianca.»

Clio, poverina, cercò di mediare con una vocina flebile. «Potresti regalarle un bel sogno che l’aiuti a superare questo momento…»

Peccato che Calliope non avesse finito la sua ramanzina. Non poteva farcela!

«Moirania, te l’ho spiegato tante volte. Non puoi interferire con la vita degli uomini. Possiamo ispirarli, offrire spunti di riflessione, accendere scintille, ma mai, mai deviare il loro destino. È scritto, immutabile. É come voler riscrivere l’Iliade senza la guerra di Troia.»

Alle solite, deve sempre farsi vanto dei prodotti dei suoi sforzi!

«È nostro dovere, come figlie di Mnemosine, rispettare le leggi che regolano l’universo. Chi si ribella viene punito.»

Sì sì, tragedia imminente, supplizio eterno, punizioni divine. La solita minaccia velata di chi non sa più che argomenti usare.

«Perciò ti ordino, no, ti imploro, di non lasciarti travolgere da questi impulsi insensati. Non mettere a rischio il delicato equilibrio tra mortali e divinità per una sciocca fissazione.»

E finalmente, silenzio.

Avanzai di qualche passo verso di lei, con tutta la calma di chi sta per scoperchiare il vaso di Pandora.

«Posso parlare?»

Calliope mi fece un cenno appena percettibile.

Presi un lungo respiro prima di iniziare. «Dunque, vediamo se ho capito bene, perché a questo punto davvero mi sfugge il senso della mia esistenza. Voi potete gironzolare per il mondo come vi pare a dispensare versi, lamenti, intonare odi, raccontare la storia come più vi piace, recitare tragedie e io invece dovrei stare, buona buona da parte. Spettatrice muta di un destino che qualcun altro ha scritto per me. No, sorellina. Non questa volta.»

Calliope si guardò intorno, infastidita. «Non mi sembra il momento di riprendere questa conversazione. Torniamo a casa.»

Il solito copione: Calliope comanda, Clio piange, Melpomene si diverte. E io?

Mi volsi verso Clara.

Aveva perso i genitori e non aveva sorelle a darle il tormento. La sua situazione sarebbe sembrata tragica a chiunque, tranne forse a Melpomene che, anzi, avrebbe apprezzato. Ma lei avrebbe cambiato la sua esistenza con la mia senza esitare. E in fondo, lo capivo.

«Rimango qui» dissi tutto d’un fiato.

Melpomene sgranò gli occhi, lasciando per un attimo cadere la sua maschera di tragica superiorità. Rimase a bocca aperta, senza trovare subito le parole, cosa che, a memoria divina, non era mai successo.

«Non sono sicura di aver compreso. Vuoi… vivere tra gli uomini?»

Le guardai con un sorriso storto.

«Esatto. Voglio rimanere, darle il mio sostegno. Non posso cambiare il filo tessuto dalle Moire, d’accordo. Ma posso esserci. Posso farle compagnia. Può fare la differenza, sai?»

Calliope mi fissava, aveva ridotto gli occhi a due fessure taglienti.

«Vuoi rinnegare la tua origine divina, Moirania? Vuoi nasconderti dietro un nome banale come… Sofia? Vivere con questa bambina, parlare come la più barbara delle creature apparse sulla terra?»

Clio si avvicinò, con le lacrime agli occhi.

«Moirania, pensaci bene…»

Melpomene scuoteva già la testa. «Non resisterà a lungo» disse, alzando una mano come a chiudere la questione. Si girò e se ne andò, senza nemmeno un addio. Degno di lei!

Clio trattenne a stento un singhiozzo. «Calliope, dì qualcosa… non puoi permetterle di restare.»

Ma Calliope era ostinata quanto una quercia di Dodona. Mai un passo indietro, mai una carezza, mai un “mi preoccupo per te” che fosse sincero e non istituzionale.

«Per me non ci sono problemi» dichiarò gelida. «A una sola condizione: non dovrai interferire con la vita di nessun umano. Anche se il loro destino ti sembrerà ingiusto, anche se ti farà male guardarlo, non potrai cambiarlo.»

Non potevo farmi scappare quell’occasione.

«Va bene. Affare fatto, sorellina.»

Calliope si raggelò. «Per tutti gli dei dell’Olimpo, non rivolgerti a me in quella maniera!»

Clio era sconvolta. «Le altre non saranno d’accordo…»

«È libera di seguire la sua strada» concluse Calliope. «Ricorda la promessa che hai fatto, Moirania. Non interferire. Le conseguenze sarebbero… irreparabili.»

E con queste parole, le mie adorabili sorelle svanirono.

Per il momento. Le conosco troppo bene. Non perderanno occasione di tornare a controllare che tutto sia in ordine.

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Quello che più mi è piaciuto è il cambio di punto vista. Solitamente ci si approccia al tema del destino da un punto di vista “umano” , tu invece ci presenti una ninfa preoccupata per il destino di una bambina, pronta a scendere sulla terra…che succederà?
    È un’immagine che apre la visuale, ci fa uscire dalla nostra visione terrena delle cose. A leggere di questa ninfa preoccupata per il destino di un umana, mi son sentita meno sola.

    1. Nella mitologia grega gli uomini sono, la maggior parte delle volte, vittima dei capricci degli dei. Un giorno mi sono chiesta: se per una volta una divinità decidesse di aiutare un umano, sfidando, apertamente, le regole che le impongono di osservare in silenzio cosa accadrebbe? Da questa domanda ne sono scaturire tantissime altre che hanno portato a questa storia.

  2. “Anche se il loro destino ti sembrerà ingiusto, anche se ti farà male guardarlo, non potrai cambiarlo.»”
    Questo passaggio è bellissimo. Quante volte noi umani ci lamentiamo per un destino che riteniamo ingiusto convinti che di la nessuno ci senta, o non voglia ascoltarci? E invece…

    1. Spesso non riusciamo a percepire le energie che ruotano intorno a noi, che ci indirizzano nella direzione corretta, o che ci danno la forza di affrontare qualcosa che in principio appariva insuperabile.

  3. Una Musa che sceglie la vita terrena, con annessi e connessi, mi piace molto l’idea! ☺️ È, soprattutto, mi piace che lo faccia in nome dell’amicizia. Commovente il momento in cui si volta a guardare la bambina seduta sull’altalena: non posso cambiare la sua vita, ma posso alleviare il dolore. E con cosa? Semplicemente standole accanto, come solo un’amica sa fare. Davvero un bellissimo messaggio.