Il perimetro dell’oblio

Manola uscì vorticosamente dall’auto per agguantare Clorinda ed evitare che potesse raccontare gli orrori domestici quotidiani a cui era costretta ad assistere.

Manola non aveva il coraggio di ammettere che la tortura a cui stava costringendo Clorinda era da imputare al suo egoistico bisogno di mantenere quel fatiscente carrozzone che continuava ad illudersi di poter definire famiglia.

Manola avrebbe voluto urlare a sua figlia che stava sopportando tale incubo per lei, ma la realtà, l’unica realtà, è che stava obbligando sua figlia a vivere quel marchiante inferno solo per colmare le sue carenze affettive.

Manola si prodigava, senza dignità alcuna, affinchè non emergesse quanto fosse inadeguata ed inadatta al ruolo di madre.

Manola si prodigava di impedire che la figlia entrasse in contatto con altre realtĂ  familiari, temendo i paragoni.

Per questo motivo, anche quel giorno, Manola si scapicollò fuori dall’abitacolo della propria scatola di lamiera a quattro ruote, per impedire che Clorinda accettasse l’invito di Linda a svolgere presso la sua abitazione i compiti scolastici.

Manola non sapeva più cosa inventare per dissaudere Clorinda dall’accedere nella lussuosa abitazione dei genitori di Linda, entrambi discendenti da famiglie nobiliari ed occupanti ruoli dirigenziali.

Da tempo osservava con malcelato sospetto un’attenzione particolarmente pressante da parte della madre di Linda nei confronti di Clorinda, al punto da maturare la convinzione he la madre di Linda volesse sottrarle Clorinda.

Peraltro tale dubbio era condiviso anche dal compagno, il padre di Cloriinda, il quale, in più di un’occasione, in preda agli abituali deliri psicotici aveva urlato che Clorinda era una piccola prostituta abbacinata dal benessere della famiglia di Linda.

Ogni volta che il padre collassava per eccesso di ubriachezza, Manola privava la figlia dei mezzi di comunicazione per evitare che confidasse a qualcuno il proprio avvilimento.

Manola era al tal punto negazionista da arrivare a sostenere, ogni qualvolta la figlia esprimeva  il proprio desiderio di andarsene, che, in realtà, lei era affezionatissima al padre.

Manola rimaneva abbarbicata al suo sogno di famigliola, pretendendo di convincere la figlia che anche quella era la sua piĂą intima aspirazione.

Dopo poche settimane Clorinda accoltellò la madre nel sonno.

Chiamò poi la polizia in lacrime, accusando il padre dell’accaduto.

L’uomo, vedendo i poliziotti irrompere nel cortile della loro abitazione, tentò di aggredirli finendo per essere ucciso.

Il caso venne presto archiviato.

Manola venne rapidamente dimenticata.

Clorinda venne affidata ai servizi sociali.

Dopo poche settimane la madre di Linda avviò le pratiche per l’adozione di Clorinda.

Dopo pochi giorni Clorinda iniziò a chiamarla “Mamma”.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Una trama agghiacciante, ma con dei risvolti psicologici interessanti. Sono d’accordo con Paolo potrebbe essere la premessa o il punto di arrivo di una storia piĂą articolata. Bravo

  2. PiĂą che un racconto, mi pare la sinossi di un romanzo. Ci sono tutti i presupposti per creare una storia avvincente che, per essere credibile richiedono sicuramente una buona dose di approfondimento (o di studio della psicologia della giovane protagonista). Una bella idea che, personalmente, credo varrebbe la pena di essere sviluppata.

    1. Infatti!
      Trovo non solo ipocrita ma anche innaturale chi permette ad altri, magari per sensi di colpa derivanti dalla parentela, di diventare una insostenibile zavorra.
      Io sono contro l’abbandono dei cani ma non contro quello degli umani, in questo la razza umana non merita il sacrificio