
Il prezzo del sangue seconda parte
Serie: La storia di Maddalena
- Episodio 1: La mia storia
- Episodio 2: La formazione
- Episodio 3: La strada
- Episodio 4: I clienti
- Episodio 5: Venduta
- Episodio 6: Il prezzo del sangue – prima parte
- Episodio 7: Il prezzo del sangue seconda parte
- Episodio 8: Impiegata del sesso
- Episodio 9: Un nuovo padrone
- Episodio 10: L’incontro con Rocco
- Episodio 1: La doppia vita
- Episodio 2: La fine della strada
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Poi ho sentito la porta del bagno aprirsi con violenza. Il Lupo era lì, con i suoi occhi freddi. Non era preoccupato per me. Era preoccupato per la merce. Mi ha strappato il coltello di mano, mi ha buttata a terra. Non ha detto niente. Non mi ha chiesto perché. Sapeva perché. Non voleva perdere il bambino. Non voleva perdere l’affare.
Mi ha portata via di peso, come un sacco vuoto, mentre il sangue continuava a gocciolare sul pavimento. Mi ha buttata su un letto, ha chiamato qualcuno, e in pochi minuti c’era un dottore. Uno di quelli che lavorano per lui. Non sono nemmeno morta. Non mi ha lasciato morire.
Il giorno dopo mi hanno portata via. Non mi hanno detto dove stavamo andando, e non me ne fregava niente. Tanto, che differenza faceva?
Mi hanno affidata a una vecchia, una donna che non parlava italiano. Non aveva bisogno di parlare. Sapeva esattamente cosa fare: prendersi cura di me, di me e del bambino. Io non ero più una puttana, per il momento. Per il Lupo, ero diventata una macchina da riproduzione.
La vecchia era silenziosa, ma le sue mani erano morbide. Mi lavava, mi vestiva, mi preparava da mangiare. Era come una madre. Non la mia. Non quella che ho avuto. Ma la madre che avrei voluto avere.
E così passavano i giorni. Mangiavo quello che mi dava, dormivo quando potevo, e la pancia cresceva. Il bambino cresceva dentro di me.
Sentire quel corpo crescere dentro di me era come una maledizione. Ogni giorno la pancia diventava più grande e ogni volta che sentivo un movimento, volevo urlare. Non volevo quel bambino. Non volevo nulla di tutto questo.
Mi sentivo intrappolata nel mio stesso corpo. Non ero io. Non ero più Maddalena. Ero solo un involucro, una prigione. Una fottuta incubatrice.
La vecchia continuava a prendersi cura di me. Non parlava mai, ma c’era qualcosa nei suoi occhi, un misto di compassione e rassegnazione. Forse sapeva. Forse aveva visto altre come me. Forse ne aveva persino avuto uno anche lei. Uno di quei figli che non sono mai tuoi.
Quando è arrivato il momento, mi hanno portata su un letto, con la pancia enorme e il terrore che mi chiudeva la gola. Non c’era niente di naturale in quel dolore. C’era solo l’urgenza di far uscire quel corpo dal mio, di liberarmi di quella fottuta maledizione.
Un’ostetrica arrivò. Non la conoscevo, non la volevo conoscere. Le sue mani erano fredde e veloci, mi controllavano come se fossi una macchina in riparazione. E poi tutto è andato in fretta. Non ho visto niente. Non ho sentito niente.
Il pianto del bambino è stato un colpo al cuore. L’unico segnale che c’era stato davvero qualcosa dentro di me. Un’altra vita che non mi apparteneva. L’ho sentito piangere, e poi niente. Un ago nel braccio, un liquido freddo che mi invadeva le vene, e il buio.
Quando mi sono risvegliata, non c’era più niente. Solo il vuoto. La stanza era silenziosa, la vecchia accanto a me, con uno sguardo che non riuscivo a interpretare. Il bambino non c’era più.
Mi hanno dato da mangiare. Non so quanto tempo fosse passato. Forse ore, forse giorni. Mi sentivo stordita, intontita. Il mio seno era pieno di latte, ma non c’era nessuno da nutrire. La vecchia mi prese il seno tra le mani e lo strinse forte, il latte schizzava fuori, ma non sentivo dolore. Non sentivo più niente.
Ogni tanto mi addormentavo. E quando mi svegliavo, la vecchia era sempre lì. Ma il bambino non c’era mai.
Passò un mese, o almeno credo. Il tempo non aveva più significato. Poi il Lupo arrivò. Mi guardò, come se fossi solo un oggetto che aveva lasciato a prendere polvere.
«È ora di tornare al lavoro» mi disse, come se non fosse passato nemmeno un giorno.
Non risposi. Non c’era niente da dire. Non c’era più niente da sentire.
Mi portarono nella solita stanza. Il solito letto, le solite lenzuola sporche. E lui. Il Lupo.
«Devi ricominciare» disse, mentre mi guardava come si guarda una merce pronta per essere venduta di nuovo. Mi fece sdraiare. E senza dirmi niente, senza nemmeno guardarmi negli occhi, mi prese. Come aveva sempre fatto.
Mi sentivo vuota. Non solo dentro, dove una volta c’era il bambino. Ma ovunque. Non ero più niente.
Serie: La storia di Maddalena
- Episodio 1: La mia storia
- Episodio 2: La formazione
- Episodio 3: La strada
- Episodio 4: I clienti
- Episodio 5: Venduta
- Episodio 6: Il prezzo del sangue – prima parte
- Episodio 7: Il prezzo del sangue seconda parte
- Episodio 8: Impiegata del sesso
- Episodio 9: Un nuovo padrone
- Episodio 10: L’incontro con Rocco
Si avverte il dolore di una donna svuotata di tutto, perfino della propria anima. Mi chiedo cosa ne sarà di lei adesso, se avrà ancora il coraggio di continuare a vivere
Il contesto disumano in cui questa storia prende piede è chiaro. Miseria, soprusi, ingiustizia. Cosa farà Maddalena adesso? Avrà uno scopo? Un obiettivo?
Non so che dire, forse è ancora troppo presto. Meglio aspettare altri risvolti della storia