Il professore 

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Nico trova una strana frase sul retro del disegno che gli ha fatto Michele. Pensa sia stato l'amico a scriverla, ma Michele non ne sa niente.

«È vero, come hai fatto ad accorgertene?»

«Perché facevo insegne dipinte… tipo quelle degli hotel, hai presente? Quindi ho occhio. Per il resto ne so meno di te… so del Graal perché ho visto un film di Indiana Jones.»

Nico si era completamente estraniato, sembrava non sentire.

«Ma che è adesso? che hai? A che pensi?»

«Niente, niente… questa frase mi hai incuriosito.»

«Ah, guarda là, che combinazione… Vedi quell’uomo laggiù che fuma, alto e grosso, con gli occhiali?»

«Sì… ma chi è?»

«Quello è un professore d’università. È un po’ altezzoso, ma sa un sacco di cose.»

Tonio intanto si era avvicinato a Nico e Michele, e avendo sentito, ridacchiando disse: «Eh, ma quello odia i rapinatori. Pensa, Nico, ha trovato uno in casa che rubava, gli è andato alle spalle, e con un braccio l’ha immobilizzato e con l’altro l’ha strangolato… dice che il collo del ladro ha fatto crac, come una noce quando la schiacci. È per questo che l’hanno messo dentro».

«Pazienza, correrò il rischio» rispose Nico mentre si allontanava per raggiungere il professore.

Michele guardava Tonio con disappunto: «Tu i cazzi tuoi mai, è? Ma perché devi sempre sfottere Nico?»

«Ma scherzavo, anch’io voglio bene a Nico… secondo me, però, quelle parole le ha scritte lui… per attirare l’attenzione… forse fa lo scemo per prendere qualche pensione di invalidità… per carità, è solo un’ipotesi…»

«O forse è diventato così perché qualcuno, tempo fa, gli ha spaccato la testa…»

Tonio diventò serio e non disse più niente.

«Ia’, Tonio, andiamo a preparare il caffè… a volte sono più stronzo di te…»

Il professore era un uomo di circa cinquant’anni, molto alto e palestrato, e Nico, con quel foglio tra le mani, si sentiva un alunno che presenta il compito in classe e teme un brutto voto. Stava conversando con altri detenuti. Nico aspettò che gli altri andassero via e si fece avanti: «Buongiorno, professore, posso rub… posso parlarle solo un minuto?»

«Come ti chiami? E come fai a sapere che sono un professore?»

«Mi chiamo Nico Varzi… scusi se non mi sono presentato subito. So che lei è un professore perché qui dentro lo dicono tutti.»

«Cosa stringi tra le mani?»

«Ecco, prenda.»

«È un ritratto. Che vuoi sapere?»

«Volti il foglio… vede, questa frase è qualcosa che non capisco… pare ci sia scritto in verticale ‘Santo Graal’… sono curioso di saperne qualcosa in più… se è possibile, vorrei notizie anche dell’inquisizione e dei castelli…»

«Ma chi l’ha scritta questa frase?»

«Non lo so… forse già c’era quando è stato comprato il foglio.»

«Va bene, va bene. Forse in parte ti posso aiutare. Vieni, seguimi.»

Arrivarono nella cella del professore; questi tirò una valigia da sotto il suo letto e la aprì. All’interno c’erano molti libri.

«Ecco, questo è un libro di storia che parla dell’inquisizione, del medioevo, dei castelli… e anche del Graal… ma tu perché cerchi questo tipo di notizie? Solo perché hai trovato quella frase? O stai cercando qualcosa in particolare?… ti vedo confuso.»

«No, è… che una volta ho sentito una signora, forse era un’insegnante, parlare di una strage fatta dall’inquisizione. Avevano arrestato e messi al rogo tutti gli abitanti di un villaggio perché eretici… e in questo villaggio c’era anche un castello… poi parlava anche del Graal… ma non ricordo altro… quella frase ha riacceso la mia curiosità… poi sa com’è, qui dentro il tempo non passa mai e allora…»

Il professore tentennava con la testa, poi disse: «Ridammi il libro.»

«Sì, certo.»

Il professore sfogliò velocemente il libro e si fermò su una pagina.

Probabilmente, quella signora si riferiva alla strage di Montsegur. Nel 1244, dei mercenari al servizio dell’inquisizione assediarono il castello. Dopo, furono messi al rogo 222 catari, che erano un movimento religioso ritenuto eretico, perché credevano che tutto ciò che è materiale appartenga al male. Una leggenda vuole che custodissero il Santo Graal: il calice con cui fu raccolto il sangue di Cristo. Molti lo cercavano, non solo in quanto reliquia, ma anche perché aveva dei poteri. Ecco: questa è l’immagine del castello di Montsegur… com’è adesso. Tieni, prendi il libro… non avere fretta a restituirlo… leggilo con calma. Per quanto riguarda quella frase, non posso aiutarti. Non l’ho mai sentita.»

Nico era spaventato, non riusciva a parlare; tutto corrispondeva: la presunta religione di Sara, che rifiutava tutto ciò che era materiale, i roghi, i mercenari, il castello e il Graal. Ma lui, prima di quei sogni, di quella storia non sapeva niente. Deglutì, prese il libro e, con un filo di voce, rispose: «Grazie, professore… è stato più che esaustivo… avrò cura del libro, non si preoccupi».

«Ne sono certo e, se ti servono altri libri, non farti problemi.»

Nico ringraziò di nuovo con un cenno della testa e si avviò; un agente di sicurezza lo fermò per ricordargli che il giorno dopo ci sarebbe stato un confronto per la revisione del suo processo. Lui era frastornato, ringraziò, ma subito dopo aveva già dimenticato quello che gli era stato detto. Ormai viveva due vite parallele: una reale e l’altra onirica, ma quest’ultima finiva per invadere la prima.

Quella notte, Nico non riuscì a prendere sonno e quindi neanche a sognare. All’alba era ancora sveglio, preoccupato e mortificato, come un innamorato che non riesce a presentarsi a un appuntamento con la persona amata. Aprirono le porte delle celle. Finalmente poteva uscire. Incominciò a riflettere sull’ultimo sogno che aveva fatto. Forse Sara non era imprigionata nel castello di Montsegur: lui ricordava solo l’interno di una grande stanza e poi il villaggio dove avevano arrestato lei e Leon non era quello del primo sogno. Doveva sapere dove si trovava adesso, per poterla aiutare.

Pensò di chiederlo direttamente a Sara, scrivendo sul retro del suo ritratto, come aveva fatto lei con il messaggio del Graal.

Si avvicinarono due agenti penitenziari: «Vieni, Nico.»

«Cos’è successo?»

«Ma hai dimenticato? Oggi hai l’udienza con il giudice per il confronto con Gigi Beltrami.»

«Ma c’è anche Gigi?»

«Ovvio, perché ti dispiace?»

«No, no… solo che avevo dimenticato.»

Erano passati quindici anni dall’ultima volta che aveva visto Gigi. Desiderava rivederlo, ma era anche molto imbarazzato: al di là del confronto, cosa si sarebbero detti? Come si sarebbero guardati?

Gli agenti lo scortarono e finalmente entrò nell’aula del tribunale.

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Mi è piaciuto molto il particolare della storia che combacia con il sogno, e il modo in cui Nico decide di mandare a sua volta un messaggio. Spero che l’insonnia non duri ancora per molto. Il fatto che per Nico Sara sia più reale della realtà, nonostante la incontri in sogno, è un particolare molto potente. La forza del suo amore convince anche il lettore, che fa il tifo per lui. …ora sono curiosa di vedere cosa accadrà nell’incontro con Gigi.

  2. Ohh mi piace questo nuovo personaggio (il professore). Ed è stato bellissimo il momento in cui Nico decide di scrivere un messaggio a Sara sul retro del suo ritratto❤️❤️❤️