L’amore e il sesso dappertutto 

Serie: La giusta distanza


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Laura e Alain vivono i problemi della distanza, mentre l'ex di Laura, Alessandro, torna nella sua vita

Mi aveva detto che non era ancora disponibile a portarmi in macchina da qualche parte con il suo mestiere, era finito a lavorare momentaneamente in fabbrica dopo l’incidente in moto.

Così io e Alessandro abbiamo cominciato a scriverci nuovamente.

Cosa dici a quello che per te è stato come un marito?

Allora come stai? I nonni ci sono ancora? L’hai poi venduto il biliardo? Quello dove abbiamo fatto l’amore giù in taverna, quando siamo sfuggiti via alla festa in famiglia in veranda, tua madre, tuo cugino e la sua ragazza di allora.

Erano tutti a cercarci, mentre tu venivi fra il verde del mio vestito e quel tappeto con le palle da gioco.

Ma noi eravamo così, l’amore e il sesso sparsi dappertutto.

È arrivato da me alla fine di una sera di marzo, in piena alluvione, dopo il turno di pattuglia come volontario per gli allagamenti.

-Passo da te a fine turno, così verifico che stai bene.

-Ma io sto bene, lascia stare, piuttosto stai attento tu.

-Con la tuta mi vedono ovunque, controllo due ponti e poi sono da te.

Avevo sospirato, perché era impossibile fargli cambiare idea quando voleva vedermi.

-Ale, lascia stare dai. Sto bene. Davvero.

-Lo so, ma voglio venire da te. Ridammi il nuovo indirizzo, che non so se lo ricordo bene. Sennò mi faccio tutta la via a cercarti, lo sai.

Ne era capace.

Follie d’amore per me ne aveva sempre fatte.

Ci eravamo scritti per tutta la serata, avevamo parlato per mezz’ora al telefono, fino a che non gli ho detto: dai, vieni.

Tanto lo sapeva benissimo che anche io volevo vederlo.

-Guarda che sono in tuta, struccata, ho finito di mangiare, mi prendi così.

-Direi che è perfetto amore, cioè Laura.

Si era corretto subito, ma chiamarmi amore era un’abitudine che aveva coltivato nel suo cuore come le radici delle erbacce, più le togli e più si moltiplicano.

Era stato l’unico a vedermi così realmente, nuda, naturale, imperfetta, me stessa.

Non mi ero mossa dal divano, mi ero data solo un velo di profumo e quando era arrivato al cancello, avevo i capelli sciolti, metà bagnati e metà spettinati, la faccia pulita e una vecchia tuta di ciniglia.

-Ciao.

E mi aveva subito baciata.

Ci eravamo appoggiati al cancello e ci eravamo abbracciati a lungo, e abbracciarmi a lui vuol dire tornare a casa.

Una casa sfitta o venduta, una casa di proprietà di qualcun altro ma pur sempre casa mia, la casa di un tempo, la casa in cui sono stata felice di vivere.

Adagiati sul cofano della macchina bianca di suo nonno, avevo pensato a tutte le volte che ci avevamo portato Zaira cucciola e scodinzolante, avevo pensato a suo nonno che ora sapevo essere morto da poco, e avevo ricordato noi due giovani, dodici anni prima al suo compleanno, noi abbronzati e più magri, la pelle distesa, i sorrisi al ristorante, le voci delle famiglie ancora unite.

Non saremmo stati mai più così felici, così felici non lo saremo mai più.

-Mi spiace per tuo nonno.

-Cose che capitano.

Lui rispondeva così alle cose serie, era incapace di lasciarsi andare alla formalità del dolore.

-Ti trovo bene.

-Anche io.

Poi ha provato a baciarmi ancora.

-Perché sei qui?

-Volevo essere sicuro che stessi bene.

-Io sto bene. E tu? L’altra volta avevi il tormento negli occhi.

Mi aveva abbracciata nuovamente, a lungo, dolce, largo di braccia e di baci sui capelli.

-Tu che cosa vuoi? Non siamo bravi a vivere le cose slegati.

-Voglio solo pace Ale, non voglio drammi, non voglio tormenti.

Aveva ricominciato a piovere in modo violento e siamo saliti in macchina, valanghe di confessioni fangose uscivano dalla nostra voce mentre i vetri erano quadri astratti di pittura liquida e trasparente, la pioggia incessante alternava i nostri fiati e le parole scandite, rivedersi e ritrovarsi, raccontarsi di noi.

-Sto con questa ragazza adesso, ma non lo so, è diverso.

-Che cosa?

-Beh da noi dico. Era come se io e te avessimo un equilibro a nostro modo, un equilibrio naturale.

-Sì questo è vero.

Avevamo allineato il respiro, con le teste appoggiate sul nostro viso, come a pensare a cosa dirci ancora.

-E tu? Il sesso come va? Ti penso spesso in quei momenti, mi viene voglia di te, di come eri con me, del tuo essere così erotica.

Io l’avevo guardato meglio, due amici, due amanti, due ex fidanzati, due persone dentro una macchina che sapevano ancora bene come andarsi a cercare.

-Io sto bene. Ho conosciuto una persona, Alain, sta a Torino, il sesso con lui è bello. E così mi pensi ancora, dopo tutto questo tempo?

-Noi avevamo sempre voglia di farlo, ovunque. Ti ricordi?

-Sì. Ma se andassimo dietro?

Glielo avevo detto così, per stare più comodi e perché volevo che nel cabinato dei cani da caccia di suo nonno i nostri ricordi venissero ancora più a galla, creando una nuova intimità fra di noi.

Dietro ci eravamo accovacciati contro i vetri dei finestrini, la lamiera di ferro spesso come pavimento sospeso e poi ancora quella nostra posizione preferita, le mie gambe dietro la sua schiena, le sue gambe dietro la mia.

-Perché non molli tutto e vai a Torino?

-Non lo so, è tutto così presto adesso. E poi la vita è qui, è il mio percorso più lungo.

Baci, carezze, mani dentro i nostri pantaloni.

-Mi sei mancata.

-Sei troppo vestito.

Il fiato da bocca a bocca, il nostro guardarci negli occhi senza mai togliere lo sguardo dall’altro.

Le mani ancora più dentro nei pantaloni, movimenti leggeri e i nostri paceri lenti a salire.

-Lei me lo rimprovera spesso, che dopo averlo fatto mi rivesto sempre, non ho voglia di stare nudo con lei. Con te non era così.

Io ho ansimato e poi sono tornata lucida.

-Ma lo sai, io e te siamo stati nudi sempre.

Il suo viso più vicino al mio, ancora di più.

-Vieni amore, vieni amore, vieni per me.

Il suono della sua voce nitido nel mio orecchio.

E poi ancora lui.

-Amami, amami, amami.

Quel suo amami ripetuto a oltranza.

-L’ho sempre fatto.

E questa mia frase detta solo una volta, assoluta.

I lampi avevano accecato la macchina, noi eravamo venuti fra le braccia dell’altro, all’unisono, i finestrini erano appannati di sesso e orgasmi e l’amore e il sesso sparsi dappertutto erano lì dentro di noi. 

Serie: La giusta distanza


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