
Il sogno
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
- Episodio 1: Il sogno
- Episodio 2: Sara
- Episodio 3: Il Santo Graal
- Episodio 4: Michele
- Episodio 5: Il professore
STAGIONE 1
STAGIONE 2
«Basta! Quella ragazza non potrà mai più ritornare in vita!» gridò l’impresario.
«Tu mi avevi promesso che l’avresti riportata in vita, perché mi hai mentito?» disse Nico, con tutta la rabbia che aveva.
«Volevo spaventarti con la sofferenza e tentarti attraverso i tuoi desideri sopiti. Era da tempo che desideravo la tua anima; quando hai vacillato, ho pensato di riuscire a strapparti a Dio. Quel giorno sapevo che non l’avresti fatta franca, che ti avrebbero arrestato, ma non mi bastava: volevo allungare la tua pena. Credevo che il carcere ti avrebbe portato alla perdizione, quindi insinuai in quella ragazza l’idea di aspettarti e di venirti incontro. Sapevo che l’avresti presa come ostaggio; io feci impantanare l’auto e suggerii alla ragazza di scappare per poi condurla verso quel crepaccio. Tu non volevi farle del male, ma eri terrorizzato, e per salvare te hai sacrificato lei… ho corrotto i tuoi amici, gli avvocati, i giudici e anche i tuoi compagni di cella.
Pensavo: “Prima o poi risponderà al male con altrettanto male”, ma la tua abnegazione è stata più forte. Pensavo di vincere… e invece ti ho dato lo strumento per la salvezza. Questa tua contrizione, questo tuo amore smisurato per quella ragazza ha elevato la tua anima. Avresti accettato qualsiasi sofferenza pur di riportarla in vita… e in tutti questi anni, vedendo ciò, sei diventato la mia ossessione… dovrei maledirti… e invece sto qui a parlare con te… Se vuoi la morte, dovrai cercarla da solo… io non posso infliggerti più niente… non ci riesco… Adesso lasciami solo.»
Nico osservava lo sguardo infinitamente triste dell’impresario e non riusciva a muoversi, ma l’uomo gridò: «Ti ho detto di andare via!»
E Nico, impaurito, scappò.
Scese in strada; ormai era buio, pioveva, ma continuò a correre senza una meta. La pioggia cadeva fitta, colpendolo in viso con violenza. Intorno era tutto dello stesso colore, solo ogni tanto grandi occhi gialli lo sfioravano; Lui si scansava, ma fu scaraventato contro qualcosa, forse un parapetto. Il suo corpo si ripiegò su questo e scivolò nel vuoto; poi lo schiaffo impetuoso di un’onda lo colpì. Sentì che affondava, l’acqua gli riempiva i polmoni, non riusciva a riemergere e svenne.
Si risvegliò di soprassalto, con il fiato corto e la sensazione di cadere. Era agitato, ma non ricordava nulla. Poi si rese conto che si trovava nella sua cella, con i suoi compagni che dormivano. Si tranquillizzò; era ancora notte, chiuse gli occhi e il sonno lo prese di nuovo.
Sognò di essere in un immenso campo verde. Era l’alba e una leggera nebbia rendeva tutto meno nitido, come avvolto in un velo. Si guardò intorno; in lontananza vide degli uomini venirgli incontro.
Avevano tutti l’armatura e una tunica con la croce sul petto.
«Vieni, Leon, ti aspettavamo. Seguici» dissero.
Nico non capiva perché lo chiamassero con un altro nome e cosa volessero, ma li seguì.
Raggiunsero un villaggio ai piedi di un castello. Altri uomini con la croce sul petto portavano via con la forza gli abitanti di quel luogo.
Uno dei crociati si rivolse a Nico e gridò: «Leon, perché ti sei fermato? Sono tutti eretici, dobbiamo arrestarli».
Nico guardò le sue mani, il suo corpo e si accorse di essere vestito come quelli che lo incitavano ad aiutarli.
Non avrebbe voluto fare ciò che gli dicevano, ma, come in tutti i sogni, era come se fosse un semplice spettatore prigioniero in un altro se stesso.
Intorno, tutto bruciava; molti gridavano e cercavano di difendersi. Nico sentiva che l’altro se stesso non era mosso da nessun ideale, giusto o sbagliato che fosse, ma agiva semplicemente per un interesse personale.
Vide tra le persone del villaggio una ragazza che vendeva erbe. La portò via con la forza; lei si divincolava, piangeva e cercava di liberarsi dalla sua stretta. Lui non la guardava nemmeno. Faceva caldo, sudava ed era stranamente nervoso, ma non solo per la fatica; sentiva che c’era qualcos’altro a turbarlo.
Si tolse l’elmo e avvertì che lei si era fermata per un attimo. Si girò, i loro sguardi si incrociarono e riconobbe in lei la ragazza che chiedeva l’elemosina.
La ragazza riprese a divincolarsi, ma lui continuò a trascinarla.
Lei e gli altri abitanti del villaggio vennero consegnati al tribunale dell’Inquisizione, torturati e condannati al rogo.
Dall’alto del castello, Leon vedeva i primi roghi. Pensò che presto avrebbero bruciato anche quella ragazza. Non poteva permetterlo; era troppo giovane e di sicuro non aveva mai fatto niente di male. Lui non aveva mai creduto in niente, non aveva mai nemmeno nominato Dio, non aveva una religione; era un mercenario, ma fino ad allora aveva sempre combattuto contro gente armata, non contro gente inerme e pacifica. Questo non era combattere, era solo uccidere per soldi. Decise di agire.
Scese nei sotterranei del castello, dove la ragazza era imprigionata con altre persone. C’erano solo due soldati a fare la guardia e, approfittando della fiducia che questi avevano in lui, li sorprese alle spalle e li uccise colpendoli con la spada. Non riuscì a liberare tutti i prigionieri, ma solo la ragazza e poche altre persone.
Scapparono attraverso i passaggi segreti del castello, che lui conosceva. Finalmente si ritrovarono in un bosco.
Disse a tutti di scappare, di prendere ognuno la propria strada; poi si sedette sull’erba e si tolse l’armatura. Aveva le mani sanguinanti. Era stato ferito da uno dei carcerieri. Leon pensava ai due uomini che aveva ucciso, tradendo la loro fiducia.
A volte scegliere è molto difficile: il bene non sempre si può dividere dal male.
Poi sentì un fruscio alle sue spalle e, pensando che qualcuno lo avesse raggiunto, con la spada tagliò i rami dei cespugli. Sentì un lamento, spostò con le mani le foglie e vide la ragazza rannicchiata a terra.
«Che fai qui? Perché mi spii? Ti avevo detto di andare via con gli altri. Vai via, lasciami solo!» gridò.
La ragazza non rispose.
«Ti ho detto di andare via, ti devo forse prendere a calci?» disse Leon.
«Se vado via, tu morirai» rispose la ragazza.
«E tu che ne sai?» chiese Leon.
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
Molto bello il modo in cui il demonio si arrende. E subito dopo Nico è costretto a cedere al male, per un bene superiore. Mi è sembrato di cogliere il senso di queste due immagini nel fatto che il bene, come scrivi tu, non si può separare dal male.
Esattamente. Il bene sembra convivere con il male; sta a noi saper scegliere, ed è molto difficile. Anche quando Nico si sacrifica per aiutare i suoi amici, non può evitare di sacrificare anche sua madre. Grazie, Dea❤️
“Pensavo di vincere… e invece ti ho dato lo strumento per la salvezza.”
bellissimo questo passaggio!
Mi fa piacere questo tuo commento.Grazie Dea❤️
Il grande dilemma morale: scegliere di compiere un’azione malvagia per un bene maggiore. Brava, episodio davvero bello! Mi è piaciuta molto anche la consapevolezza del demonio di essere impotente davanti alle scelte d’amore del protagonista.
Sempre graditissimi i tuoi commenti. Grazie Arianna❤️
Oh, una bella lettura!
Grazie del commento, Kenji.