
Il vecchio video
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
- Episodio 1: Il sogno
- Episodio 2: Sara
- Episodio 3: Il Santo Graal
- Episodio 4: Michele
- Episodio 5: Il professore
- Episodio 6: L’incontro con Gigi
- Episodio 7: L’inquisitore
- Episodio 8: La rabbia di Nico
- Episodio 9: La lupa
- Episodio 10: Gorka
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
- Episodio 7: Alex
- Episodio 8: Conchiglie e sassolini
- Episodio 9: La roulette russa
- Episodio 10: Il racconto della vecchia signora
- Episodio 1: Katia
- Episodio 2: In viaggio verso l’Italia
- Episodio 3: Il Cavaliere senza Croce
- Episodio 4: Rien ne va plus
- Episodio 5: Il padre di Manuel
- Episodio 6: La tempesta
- Episodio 7: L’alfabeto colorato
- Episodio 8: Quattordici anni dopo
- Episodio 9: L’interno 8
- Episodio 10: Il vecchio video
- Episodio 1: Il Borgo del Valentino
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
STAGIONE 5
«Adesso sai che faccio?»
«Cosa, papà?»
«Prima preparo una bella colazione e poi cerco una tata per me e per te. Lo sai, io non sono mai stato un buon cuoco e neanche so fare le faccende domestiche.»
«Papà, non dire bugie. Tu hai sempre aiutato in casa.»
«E va bene, diciamo che voglio fare il turista a Torino.»
Alex rideva.
«Pure questa è una bugia. Non ti piace questa città.»
«Perché non dovrebbe piacermi?»
«Perché abbiamo girato mezzo mondo, ma qui non siamo mai venuti. A me piace, invece. Sono stato io a proporre agli altri di venire qua. Loro volevano andare in una città di mare.»
«Beh, non avevano tutti i torti. Ma poi, cos’ha Torino che ti piace tanto?»
«Non lo so.»
Manuel voleva che ci fosse qualcuno a sorvegliare il figlio in sua assenza, quindi cercò un’agenzia di colf, spiegò la situazione e in giornata aveva già risolto il problema.
La colf era una donna di circa sessant’anni, originaria dell’America Latina, parlava perfettamente la lingua italiana e aveva anche qualche competenza infermieristica. Si presentò verso le cinque del pomeriggio; Manuel le mostrò la casa, le fece conoscere Alex e infine la portò nella camera che avrebbe occupato.
«Venga… scusi, non mi sono ancora presentato, mi chiamo Manuel.»
«Ha ragione, neanche io l’ho fatto. Mi scuso, sono Soledad, ma tutti mi chiamano Sole.»
«Mi piace Sole… speriamo che porti un po’ di luce a mio figlio.»
«Sì, mi hanno spiegato tutto, non si preoccupi per il ragazzo, ne avrò cura.»
«Ecco, questa è la sua camera. Ci sono due letti; lei scelga quello che vuole. Le piace?»
«Certo, anzi, è anche troppo grande per me. Ho visto che lei dorme nella camera di suo figlio, che è più piccola, perché…»
Manuel arrossì e Sole trattenne a stento una risata e poi finì la frase.
«Insomma, perché lei e suo figlio non dormite in questa, che è più grande?»
«Infatti ci avevo pensato anch’io e, prima che lei arrivasse, gliel’ho detto ad Alex, ma lui preferisce stare di là.»
Il mattino dopo, Alex si svegliò e si mise al computer. Manuel si sentiva più tranquillo nel vederlo guardare i video dei suoi amici musicisti, anche se non condivideva i gusti del figlio in fatto di musica. Chiuse gli occhi pensando di dormire ancora un po’, ma li riaprì quasi subito e guardò meravigliato Alex che ascoltava rapito un concerto classico. Lo chiamò più volte ma lui non rispose e continuò a mettere sempre lo stesso brano. Manuel allora si alzò e lo scosse, appoggiandogli una mano sulla spalla.

«Alex, stai bene?»
«Sì, perché, papà?»
«Perché ti chiamo e non senti.»
«Scusa, ma guardavo questo vecchio video, pensa: è del 2019. È favoloso… anche la musica.»
«Sì, la conosco. È un Notturno di Chopin. Strano: sapevo che ti piaceva la musica, ma non quella classica.»
«Neanche io pensavo mi piacesse. Ho letto che c’è un mistero su questo pianista. Suonò in pubblico solo quella sera, sostituì un musicista che si era ammalato, ma non si sa chi fosse. Si presentò insieme al suo impresario e poi sparirono entrambi nel nulla.»
«Vabbè, ma il nome per lo meno l’avrà detto, o no?»
«Si chiamava Nicholas Zivar… dicono che venisse dall’est.»
Intanto era entrata Sole per fare le pulizie.
«Alex, porta il PC di là, Sole deve lavorare.»
«Ma no, restate, rifaccio prima i letti… e poi piace anche a me questa musica.»
Sole si avvicinò ad Alex e guardò anche lei il vecchio filmato.
«Quella sera io ero lì, ero uno degli addetti alle pulizie del Royal Opera House e dai corridoi ho ascoltato la sua esibizione: era perfetta. Di solito la perfezione comunica freddezza, ma quella volta emozionò tutti. Quando Zivar si ritirò nel suo camerino, l’ho incrociato: era un giovane uomo, anche bello, ma molto triste.»
«Hai ragione, Sole, suonava divinamente.»
Sole tentennava con la testa e Alex la guardava.
«Che c’è, Sole?»
«Forse più che divinamente, suonava diabolicamente.»
«Perché?»
«Dissero che aveva fatto un patto con il diavolo. Saranno sciocchezze, ma qualcuno, dopo il concerto, lo vide dirigersi verso il Tamigi e non lo ritrovarono mai più.»
Il racconto di Sole incuriosì Manuel.
«Alex, fammi vedere questo fenomeno. Ingrandisci lo schermo e aumenta la risoluzione.»
Restò esterrefatto. C’erano inquadrature in primo piano del viso del musicista che lo riportarono in un passato ormai perduto. Ebbe un capogiro, si lasciò cadere sulla sedia e Alex si spaventò.
«Papà, che hai? Non stai bene?»
«Sì, sì… sto bene, però ho bisogno di prendere aria, esco. Tu resta con Sole. Non ti preoccupare.»
Manuel era sconcertato e avvilito per tutto quello che stava succedendo. Camminava per strada, la gente gli passava accanto, lo schivava e, a volte, lo urtava, ma lui era solo. Si accorse che, senza volerlo, era arrivato davanti al cimitero dove era sepolto il fratello. Non si era mai recato a fargli visita e pensò di entrare. Vide il custode che spazzava il viale dalle foglie secche, si accostò a lui e gli chiese se sapesse dove fosse la tomba. L’uomo fece una veloce ricerca sul web e lo accompagnò. Osservò la lapide: non c’era nessuna foto, nessuna lampada votiva, ma solo un fiore di plastica che qualche anima pietosa aveva lasciato.
Chiuse gli occhi e cercò di ricordare il fratello: i suoi capelli sempre arruffati e il suo viso un po’ infantile, con le lentiggini, lo stesso che un giorno aveva visto insanguinato e immobile. Pensò di averlo perso allora, per una stupida idea avuta da qualcuno, e anche se il fratello era morto diversi anni dopo, lui riteneva ancora responsabile quel qualcuno. Restò per un po’ perso nei ricordi, recitò qualche preghiera senza convinzione e poi si avviò lungo il viale.
Guardava le pietre sepolcrali che, con le loro foto, raccontavano più di un libro e ascoltava il silenzio. Di certo non era un luogo che tirava su il morale, e il cielo d’autunno, grigio e gravido di pioggia, completava l’atmosfera. Decise di uscire da quel posto prima che cominciasse a piovere, ma davanti a una tomba si fermò: nel portafoto c’era il ritratto di un giovane uomo che sembrava fatto a mano, e sotto il suo nome.
«Ma che sorpresa, anche tu qua… Dì la verità, mi stai attirando in una trappola? Cosa mi vuoi dire: che nonostante tutto mi vuoi ancora bene?»
Manuel respirò profondamente.
«Devo stare calmo e ragionare. In questi giorni ho avuto troppe emozioni… forse questo Nicholas Zivar era un tuo sosia… però nel suo nome è nascosto il tuo e tu, da piccolo, sognavi di diventare un pianista. Troppe coincidenze…»
Prese il cellulare, cercò di nuovo quel vecchio video e poi girò lo schermo verso la tomba.
«Ecco, vedi? Non sono allucinazioni. Adesso mi dici come cazzo facevi a stare in due posti nello stesso tempo? Chi eri? Un santo un po’ cretino, come dice mio padre? O un pazzo megalomane che voleva distruggere tutti con un finto altruismo?»
Si soffermò a guardare il vaso sulla tomba e i fiori che conteneva.
«Ma guarda, mio fratello con un vecchio fiore finto e tu con i crisantemi ancora freschi… sapevi incantare la gente se ancora c’è qualcuno che pensa a te… forse è meglio se cambio l’acqua ai tuoi fiori… e qui dietro che c’è? Bravo, pure un epitaffio ti hanno fatto… vediamo che parole hanno scritto al martire della mia infamia.»
Inforcò gli occhiali e lesse: il significato delle parole era identico a quello del testo latino trovato anni prima nella chiesa in rovina.
Con le mani tremanti, ripose i fiori. Avrebbe voluto scappare, ma sentì un sospiro. Si guardò intorno e vide, nascosta da una siepe, una vecchia donna seduta su una sedia a rotelle e con accanto un cesto di fiori.
«Vuoi qualche fiore per il tuo amico?»
«Va bene, mi dia tutti i crisantemi che sono rimasti… ne voglio mettere qualcuno anche a mio fratello. Cento euro bastano?»
«Ma certo, sono anche troppi.»
I soldi caddero e Manuel, per raccoglierli, si chinò; rialzandosi, incrociò lo sguardo della donna e riconobbe in lei la vecchia signora conosciuta anni prima nel centro profughi.
«Ma lei è…».
«Sì, Manuel, sono io.»
«Come ha fatto ad arrivare fin qua?»
«Come hai fatto tu.»
«È vero, sono uno stupido. Ma sa che è rimasta identica?»
«Ho un segreto: La sera mi metto nell’acqua insieme ai miei fiori e resto bella fresca. Tu, invece, perché tremi?»
«Niente, non ha importanza. Piuttosto, per caso sa dirmi se ha visto chi porta i fiori su questa tomba?»
«Sì, è un signore magro, tra i sessanta e i settant’anni; deve essere un amico del defunto. Viene due volte al mese; se vuoi vederlo, domenica prossima quasi certamente è qua.»
«Grazie…»
«Bice, mi chiamo Bice.»
«Allora a domenica, adesso devo andare da Alex.»
«Dagli un bacio per me e non tremare… il ragazzo sta bene.»
Ritornando a casa, pensò all’ultima frase detta dalla vecchia fioraia: “… il ragazzo sta bene.” Come faceva a sapere che era preoccupato per Alex? Poi si convinse di aver compreso male, che quella era una domanda, non un’affermazione, e scacciò i pensieri guardando le vetrine del centro.
La notte, però, gettò di nuovo padre e figlio nell’angoscia. Manuel si rigirava nel letto, si alzò e si rivestì per andare a fumare una sigaretta sul balcone. Si accorse che anche il figlio non dormiva.
«Non hai sonno, Alex?»
«No, provo con i tranquillanti di mamma. Domani devo essere lucido.»
«Ma che dici? Mamma non è qui e poi non ha mai preso neanche una camomilla.»
Il ragazzo non ascoltò, si alzò e andò in bagno. Manuel lo seguì e lo guardò rovistare nell’armadietto.
«Alex, ti ho detto che non ci sono; se vuoi, ti preparo una tisana.»
«Dove li ha messi? Devo dormire; domani devo essere lucido.»
Alex continuava a ripetere sempre la stessa frase. Manuel sentì uno squillo attraversargli l’anima e subito dopo la voce di un ragazzo che rispondeva a un telefono a qualcuno che, dall’altro lato, singhiozzava.
«Che è successo? Calmati.»
«Mio padre…»
«Tuo padre… cosa?»
«È morto.»
«Ma che dici? Ieri è passato a prenderci a scuola. Stava bene.»
«È caduto da un’impalcatura.»
«Dio Santo. Tua mamma dov’è? Come sta?»
«Sta malissimo… è già la terza volta che le danno i tranquillanti… ti prego, vieni da me.»
«Non agitarti. Passo a prendere mio fratello e arriviamo.»
Alex si girò e restò immobile. Manuel lo prese sottobraccio, lo riportò a letto e, chinandosi per aggiustargli il cuscino, dal taschino della camicia cadde il suo portafoglio. Si aprì e dall’interno scivolò la vecchia fototessera che ritraeva due ragazzi ridenti con il viso tumefatto. Alex prese la foto, la osservò poi sorrise, guardò il padre e, con un dito, gli sfiorò il solco di una piccola cicatrice sul viso; Manuel capì che a muovere quella mano non era il figlio.
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Katia
- Episodio 2: In viaggio verso l’Italia
- Episodio 3: Il Cavaliere senza Croce
- Episodio 4: Rien ne va plus
- Episodio 5: Il padre di Manuel
- Episodio 6: La tempesta
- Episodio 7: L’alfabeto colorato
- Episodio 8: Quattordici anni dopo
- Episodio 9: L’interno 8
- Episodio 10: Il vecchio video
Bellissimo episodio Concetta. Anche a me la figura del misterioso pianista mi ha incuriosito molto e trasmesso qualche brivido. Complimenti!
Grazie infinite per il commento, Alfredo!🙂🙏
Grazie a te per la storia Concetta!
quanti colpi di scena in questo episodio…la figura del pianista mi ha intrigata! E di nuovo sul finale Alex sembra “posseduto”.
Grazie infinite per aver letto, Irene🙏❤️
Il pianista (sosia del fratello di Manuel, se ho capito bene) che vende l’anima al diavolo, wow! Che storia intrigante ❤️
Sì, il pianista è molto somigliante a qualcuno che ha conosciuto in passato, ma non al fratello. Se rileggi il capitolo precedente, quando in un episodio di sonnambulismo Alex si guarda nello specchio, capisci chi potrebbe essere il musicista. Manuel, al cimitero, fa visita a due persone: al fratello e a un amico. Grazie infinite per il commento, Arianna🙏❤️❤️
Ciao Concetta, inizi a far quadrare i conti. Un’ episodio da brivido. Sono curiosa di leggere come va a finire. Bravissima 👏
Grazie di cuore per aver letto, Tiziana❤️❤️❤️
Anch’io, come Paolo, ho recuperato, sono ripartito dai primi episodi e, leggendo con continuità e in sequenza, ora ho il quadro completo della storia: notevole davvero! Brava Concetta.
Grazie, Giuseppe. Sono davvero contenta che ti piaccia il mio racconto🙂
Ciao Concetta, c’è un susseguirsi di frammenti di memoria e nuovi sviluppi è una storia davvero articolata. Nel mentre sto recuperando il pregresso che avevo perso, entrando a leggere quando eri già in uno stato avanzato… però adesso comincio a carburare con la narrazione. Con calma, eh… sono un po’ un diesel. Grazie per questo nuovo episodio
Fai con comodo, Paolo. Manuel e company mi sopravvivranno, anche solo in un cassetto. Grazie per il gradito commento, Paolo.
Bene, bello e interessante!
Grazie per il gradito commento, Kenji.
Memoria, mistero e affetti si intrecciano senza mollare la presa, Zivar alla Royal Opera House e l’incontro al cimitero tengono una tensione forte, e il finale con fototessera e cicatrice dà un brivido vero. La solita certezza nel leggerti.
Grazie per il tuo gradito commento, Lino.