Il vicolo

«Sbrigati Nicholas! La mamma ci sta aspettando!» urlo a mio fratello mentre imbocco il vicolo nei pressi del cinema. Lui è rimasto imbambolato a osservare un paramedico intento a medicare una ragazza che deve essere caduta dalla bicicletta, a pochi metri di distanza.

«Sorellina, non possiamo fermarci a mangiare? Io ho fame!» mi chiede Niki, chiamandomi come sempre “sorellina” nonostante io abbia nove anni più di lui. Gli afferro la mano con decisione e quasi lo trascino con me. «Niki, hai mangiato la merenda prima del film e ci stanno aspettando per cena. Non fare storie.»

Camminiamo a passo svelto in questa stradina buia e io faccio attenzione a evitare resti di immondizia e pozzanghere sparse che sporcherebbero i miei stivaletti. Mio fratello si tappa il naso con un gesto plateale. «Hai ragione, Niki, ma questa è la strada più corta.»

Siamo a metà circa del vicolo quando un rumore attira la mia attenzione. «Aspetta, Nicholas» mormoro, mentre noto due uomini avanzare lentamente verso di noi. Il rumore che ho sentito è una specie di risata, un eehh eehh eehh stridulo che proviene da uno dei due, quello più alto e magro con lunghi capelli unti che hanno l’aria di non aver mai visto un pettine nella loro vita. L’altro, pelato e massiccio, sorride mentre mi osserva. «Sneaky, guarda che incontro fortunato…» sussurra il pelato al suo compare. «Incontro fortunato, sssì…per noi, Wally…» ribatte l’altro, smettendo di ridere e tirando fuori dalla tasca un piccolo coltello.

Nicholas spalanca gli occhi e mi stringe forte la mano. Lo guardo e gli sorrido, facendogli l’occhiolino. «Se volete soldi, non ne ho molti ma ve li do. Ma lasciateci passare, state spaventando mio fratello.» Apro la borsetta tirando fuori un pugno di banconote mentre quello alto si avvicina a me, brandendo l’arma affilata a pochi metri dal mio viso. «I soldi li prendiamo…dopo…» sibila, e con una spinta mi fa cadere a un paio di metri da Nicholas, in una pozza di acqua putrida.

Nicholas si volta ma quello massiccio lo blocca tappandogli la bocca con la mano nodosa. «Adesso ci divertiamo un po’ con tua sorella. E’ proprio carina, sai?» dice Wally, ridacchiando. «E’…carina…sssì.» Gli fa eco Sneaky mentre si china su di me e mi apre la giacca. «Che bella camicetta…» mormora mentre fa saltare i bottoni con rapidi movimenti del coltello. «Adesso stai ferma o ce la prendiamo con tuo fratello. E’ chiaro, sssì?» sussurra Sneaky, facendomi arrivare una zaffata di alito fetido sul volto.

Guardo Nicholas, mentre Sneaky taglia anche il reggiseno e rimane come inebetito alla vista dei miei seni. «Come sono…sodi. Sono sicuro che sei eccitata anche tu, sssì?» Sposto lo sguardo su di lui e la mia mano scatta in avanti, afferrandolo alla gola e iniziando a stringere. «Eccitata non è la parola giusta: la camicetta era nuova, sai?» gli sussurro mentre mi rimetto in piedi, alzando Sneaky senza sforzo. «Quindi direi che sono…incazzata. Ti è chiaro, sssì?» gli sibilo in un orecchio, per poi scagliarlo contro la parete del palazzo di fronte.

Il pelato mi fissa a bocca aperta e lascia la presa su mio fratello. «Niki. Avevi fame, no?» chiedo al mio fratellino, facendogli un gesto col capo in direzione dell’altro uomo. Nicholas non aspettava altro: si gira di scatto e con un balzo salta sulle spalle di Wally, spalancando la bocca a dismisura: due file di denti aguzzi si piantano nella gola di Wally che stramazza al suolo mentre il mio fratellino inizia a mangiarlo.

Con la coda dell’occhio noto Sneaky che si è messo a quattro zampe e cerca di sgusciare via. Con un balzo gli sono addosso: gli afferro la testa con entrambe le mani e gli frantumo il cranio, prendendo il cervello e iniziando a nutrirmene avidamente.

«Li portiamo a casa per cena, sorellina?» mi chiede Nicholas quando ha finito il suo pasto: probabilmente Wally era particolarmente buono. «No, daremmo troppo nell’occhio» gli rispondo mentre afferro quel che resta dei due cadaveri per poi buttarli in un bidone poco lontano. «Dai Niki, è tardissimo. Torniamo a casa.»

«Abbiamo dato una bella lezione a quei due ridicoli esseri umani, vero sorellina?» mi chiede Niki a pochi metri dalla nostra villa. «Gli uomini sono così violenti. Ed egoisti. Vero, Cloe?»

Sorrido, e ripenso al paramedico che stava aiutando la ragazza vicino al cinema. «Non tutti, Niki. Non tutti.»

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Discussioni

  1. Ah ho recuperato solo ora questo tuo scritto che mi ero perso. Scritto bene e gradevole come al solito, Stefano! 😀 Mi aspettavo una svolta, ma non certo di questo tipo: complimenti!

  2. Ciao Stefano, felice di leggere di nuovo i tuoi racconti che come sempre prendono fino all’ultima riga. Mi è piaciuto tanto… in questo caso, il vicolo riesce a suscitare una certa angoscia. 🙂

  3. Ciao Stefano, confesso il piacere di aver ritrovato una tua storia. Bello il tema, proprio bello. Mangiare e farsi mangiare, una metafora che amo moltissimo e ti confesso di averci provato, ma di non essere mai riuscita a scrivere nulla che mi convincesse. Invece ho letto con piacere il tuo racconto e ho ammirato la forza di questa famiglia che si rifugia al suo interno e, se attaccata, mangia. L’essere umano lo può fare in molti modi differenti. L’atto in sé è sempre, a mio parere, una crescita, un ‘imparare’, fare proprio un insegnamento, mai scontato. Ti confesso di aver percepito fin dall’inizio qualcosa in questa ragazzina che mi ha messo subito tranquilla. Non ho temuto per un secondo per lei perché ne ho compreso da subito la sicurezza e padronanza di sé. Ieri sera, passeggiando, mi sono ritrovata in un vicolo. L’avrei volentieri incontrata per chiederle cosa si prova. Molto bravo, come tuo solito.