
Il volo
In quel caldo pomeriggio, in Arizona, il cielo era azzurro chiaro, ricoperto qua e là di soffici pecorelle bianche, che se si iniziasse a contarle il sonno sarebbe assicurato. Il vento teso genera del pulviscolo che non lascia tranquilli i polmoni pulsanti di sangue e sabbia.
Guardandola dall’alto, quella gola sembra un abisso, e il fiume una riga leggermente spessa disegnata con un pastello grigio su uno sfondo marrone coperto da un’ombra scura. Lo sguardo del fondo però è confuso, a volte quella linea pare singola e a volte doppia, come anche lo strapiombo. Lui, anche se è da solo, sa che deve volare: quello è l’obbiettivo del suo viaggio, la sua intera vita l’ha portato esattamente a quel momento.
Sebbene non ci sia nessuno, l’agitazione si esprime come impulsi nervosi ripetitivi sui muscoli del braccio destro, i quali permettono comunque alla mano vibrante di afferrare con forza la cinghia di tessuto duro del suo zaino. Nell’incavo tra occhi e naso, delle gocce di sudore scivolano continuamente come dei trenini in una pista, e anche la fronte può vantare un via vai di percorsi bagnati. I piedi immobilizzati all’interno delle scarpe da trekking sono ad un niente dalla profondità del Canyon, un singolo passo basterebbe a precipitare in una caduta che potrebbe durare solo diciassette secondi, se va tutto male.
L’indecisione è forte, come anche i ripensamenti per quella scelta drastica. L’istinto di sopravvivenza del cervello non può avere di certo la meglio contro le sue intenzioni. Inoltre, se qualcuno lo scoprisse potrebbe addirittura fermarlo e rinchiuderlo: lui non se lo può assolutamente permettere.
Finalmente la decisione è presa, tutti i muscoli già tesi si tendono ancor di più, le gambe si flettono leggermente per permettere il fatidico balzo, che avviene con un distacco delle suole dal terreno sabbioso. Il lancio nel vuoto avviene in posizione orizzontale con braccia e gambe aperte, tranne la destra che tiene la cinghia dello zaino. Ha poco meno di dieci secondi per tirarla e aprire il suo salvavita artigianale. Nonostante sia il suo primo lancio, tutto viene eseguito in maniera impeccabile e fortunatamente il volo supera la durata del minuto.
L’atterraggio sulla sabbia è morbido, non come la visione, vicino alla sua caduta, dell’auto dello sceriffo della contea vicina che lo sbatterà in carcere per aver fatto paracadutismo illegale in uno strapiombo del Gran Canyon.
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Sei riuscito a trasportarmi in alto, in cima al Gran Canyon: l’ho visto solo dall’alto e il tuo racconto mi ha restituito le sensazioni che ho provato. Mi sentivo piccola, una formica. Sarà il mio fastidioso ottimismo, ma non ho mai pensato che il tuo protagonista desiderasse mettere fine alla sua vita: anzi, ho atteso con gioia che spiccasse il volo. Peccato per la volante della polizia 😀
Apprezzato molto. La capacità di evocare immagini fa la differenza nel nostro mestiere artigianale.
Peraltro anche un’ottima scrittura, funzionale all’azione, il che implica padronanza lessicale e strutturale.
Menzione di merito per il primo paragrafo: questione di gusti.
Ottima prova davvero promettente.
Molte grazie. Come tu apprezzi la storia io ho apprezzato molto il tuo commento.
Hai cristallizzato un attimo di audacia in un racconto. Bello!
Ti ringrazio.
Bello, mi è piaciuto.
Ti ringrazio.
Mi è piaciuta molto l’attenzione ai dettagli, la descrizione quasi fotografica della scena. Credo sia anche intenzionale il fatto che non spieghi, fino alla fine, che lo zaino è un paracadute, lasciando il dubbio: ad un certo punto io ero convinto che il protagonosta volesse suicidsarsi lanciandosi nel gran canyon…Breve racconto, ma ad alto contenuto adrenalinico!
Esatto, è lasciato fino all’ultimo il dubbio. In realtà la storia era stata pensata per non chiarire mai questo inconveniente. Tuttavia, era troppo triste per i miei gusti e avrebbe potuto impattare negativamente in qualcuno, quindi ho preferito parlare di un criminale ingenuo piuttosto che di un povero disperato, anche se a volte le due figure coincidono.