
Impresso nero su bianco
Bianco.
Il chiaro di luna scorge la poca vitalità della tarda sera, invitando i reduci a ritirarsi nelle proprie case. Uno di questi, più temerario degli altri, sfida il ticchettio dell’orologio e resta ancora tra le strade del paese. Barcollando, un po’ a destra e un po’ a sinistra, arriva nei pressi di una panchina, dove riconosce il suo giaciglio. Accasciandosi su di essa, comincia a contare le stelle sopra di lui, per poi chiudere i suoi, già deboli, occhi, dando spazio al sonno.
Grigio.
Riaprendo gli occhi, si ritrova in mezzo a un campo pieno di paletti di legno, senza capire come ci sia arrivato.
“Cosa sono questi legnetti?”
Cercando di tirarne fuori uno, cade all’indietro, rompendone molti altri.
“Ma queste sono matite… perché sono impiantate nel terreno?”
Stranito, si incammina senza una direzione precisa, provando a trovare un’uscita da quel posto.
“Cos’è quello?”
Dopo molti passi, intravede un cumulo di matite consumate, da cui fuoriesce qualcosa.
“È fumo? Aspetta… ma quelle sono lettere!”
Girandoci intorno, scopre, ancora più stranito, un ceppo sopra cui c’è una chiocciola gigante.
“Questa mi è nuova: una lumaca fumatrice.”
Essa avvicina una matita poco sotto le antenne, trae un respiro e la matita inizia a consumarsi.
“Le matite si possono fumare?”
Poi, il mollusco lo nota e, dopo aver inalato un po’, lascia fuoriuscire alcune lettere:
“C-H-I-S-E-I?”
“Tu… riesci a capirmi?”
Rimane immobile, senza avvicinare la matita alla sua “bocca”.
“Io sono Marcus.”
Il mollusco inala ancora un po’, poi:
“S-I-C-U-R-O?”
“Sì, sono sicuro. Tu, invece, chi sei?”
Tentenna qualche secondo, poi:
“R-O-D-I-N.”
“Va bene, Rodin. Cosa ci fai qui? Cos’è questo posto?”
“S-C-R-I-V-E-R-E O F-U-M-A-R-E?”
“In che senso?”
“I-L T-U-O?”
“Non capisco… cosa mi stai dicendo?”
All’improvviso, Rodin inizia a inalare così tanto da incurvarsi all’indietro; poi rilascia una nube enorme di lettere, che oscura la vista di Marcus.
Nero.
“Signore? Signore? SIGNORE, SI SVEGLI!”
“Era… un sogno?”
“Va tutto bene? L’ho vista agitarsi poco fa.”
“Sì, tutto bene, agente… credo di aver alzato il gomito l’altra sera.”
“Immagino, se si è ridotto a dormire su una panchina.”
“Avevo bisogno di idee.”
“Secondo lei, quelle idee si trovano sul fondo di una bottiglia?”
“No… ma non riesco a tirarle fuori.”
“Ascolti… le idee non vengono fuori così. Perché se uscissero, non riuscirebbe a riceverle in modo appropriato. La lucidità è la chiave per ottenere chiarezza: non per sfumare il messaggio, ma per imprimerlo a fuoco su qualsiasi mezzo lei riterrà opportuno. Sono stato chiaro?”
“Sì… grazie, agente.”
“Mi scusi per la ramanzina, mi è uscita in maniera spontanea.”
“Non si preoccupi. Anzi, la ringrazio ancora. Non starò più fermo a fumare in un angolo.”
“Fumare?”
“Lasci perdere, agente… pensavo ad alta voce.”
“Va bene. La saluto.”
“Arrivederci, agente.”
Si avviò verso casa e, appena arrivato, tirò fuori una matita, un foglio di carta… e scrisse una sola parola:
“Bianco.”
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Scusa ma ho scritto in parte… Mi ha evocato il Pensatore anche se non avevo ancora visto l’immagine… Poi, dopo il commento l’ho vista…
Grazie 🙏Tranquillo, si comunque intendevo il pensatore di Rodin
Forse non c’entra nulla, ma Rodin mi ha evocato il Pensatore. E il racconto ha acquisito un senso diverso da come lo avevo interpretato fino a quel momento.
Devo dire che Grigio ha il sapore del mondo incantato delle favole.
Criptico e piacevole.
Una curiosa favola in tre atti… per me un tantino criptica, tra la connotazione onirica e della veglia che pure così reale non pareva; non sono certo di aver capito se vi fosse una morale o se celasse una metafora, ma l’ho letta con piacere, grazie
Mi fa piacere che ti sia piaciuta, il tema principale è proprio la ricerca del idea e perdersi nel cercarla
Sono invidioso di te, questo librick mi è piaciuto!
Grazie mille 🙏