In pace con se stessi
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
- Episodio 5: Capire il passato per vivere il futuro
- Episodio 6: Rimpianti, domande e speranze
- Episodio 7: Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare
- Episodio 8: Ceres? Come la birra?
- Episodio 9: Condanna all’oblio
- Episodio 10: Il macigno di Piero
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
- Episodio 5: Coda di paglia è sceso a Bolzano
- Episodio 6: Viaggio con Jurgen – Rivelazioni
- Episodio 7: Il diario di Giacomo
- Episodio 8: In pace con se stessi
- Episodio 9: Due chiacchiere tra amici
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Avrei voluto conoscere anche il punto di vista di mia madre, oltre alle considerazioni di Giacomo, ma, purtroppo, non aveva lasciato neanche una riga che potesse chiarirmi il suo pensiero su quel periodo che tanto aveva segnato le loro vite. Supponevo che avesse ritenuto giusto non coinvolgere Giacomo in una paternità non voluta, considerando inoltre, quanto fosse inopportuno che un uomo con l’età per essere nonno mi facesse da padre e col quale sarebbe stato improponibile, per questioni di anagrafe e di parentela, costruire una famiglia normale.
Giacomo, nei suoi diari, non menzionava mai la parola amore e appariva chiaro che quel fugace “contatto” era nato da un’azione impulsiva di entrambi, da pochi minuti fuori controllo estranei a una storia sentimentale che prevedesse un seguito.
Mia madre, a differenza di mio padre che era ancora ignaro delle conseguenze di quella follia, si era trovata a far fronte a cose troppo grandi per la sua giovane età e le aveva affrontate da sola, fuggita o scacciata dalla famiglia, in una città che non conosceva. Nei diari avevo letto un accenno a Margherita, quella cugina che aveva dato aiuto a mia madre appena giunta a Bologna. Sarebbe stato opportuno cercarla per ringraziarla e per farmi raccontare di quei nostri primi anni dei quali non sapevo nulla.
Mi era anche chiaro quanto Giacomo avesse contribuito per permettermi gli studi così come era ovvia l’origine del denaro ereditato alla morte di mia madre.
In tutto il turbinio di pensieri si inseriva anche Giorgio, l’uomo che con grande generosità mi aveva dato il suo cognome e il suo affetto e del quale ricordavo la dolcezza e l’attenzione nei miei confronti.
Sentivo che la tristezza per come era andata tutta questa storia si stava trasformando in sordo risentimento e in un alibi perfetto che giustificasse la mia indolenza giovanile. Ma non ero più il ragazzo superficiale di un tempo e non mi fu difficile dare un significato diverso e più vero alle intenzioni che avevano governato l’agire dei miei genitori e di Giorgio: erano accomunati dal proposito di farmi avere una vita migliore della loro. Era amore, quel sentimento così lontano dall’egoismo che solo ora riconoscevo necessario per stare bene, per dare un senso all’esistere. Provai gratitudine e tenerezza e il desiderio di averli lì, per poterli abbracciare e rassicurare, ché sapessero che avevo capito e che anch’io li amavo. Avrei voluto vederli sorridenti per ricordarli, tutti, finalmente in pace con se stessi.
* * *
Con umore mutato andai a cercare Jűrgen: lo trovai in laboratorio che guardava, con Ceres, la registrazione del processo. L’anima nostalgica era nel corpo di quell’uomo sportivo che già era stato in montagna con me. Erano tanto interessati al video da non degnarmi neanche di un cenno.
«Buongiorno vecchiacci» esordii.
«Oh bene, ecco il ragazzo che ci preparerà un buon caffè.» disse Jűrgen, sollevato nel vedermi sereno e reattivo.
«Con un goccio di grappa. Grazie!» aggiunse Ceres.
«Ho ancora delle domande da farti, anima in pena.»
«A tua disposizione, umano presuntuoso.» rispose a tono.
Li lasciai e salii in cucina discendendone poco dopo con due tazzine fumanti e la bottiglia di Nardini.
«Ne avete per molto? Ho bisogno di socializzare e voi mi tenete ai margini.»
«Il cucciolo ha ragione» disse Ceres «torniamo su e sediamoci in sala. È l’ultimo giorno che mi è stato concesso, riesci a farmi una cena che mi permetta di ricordarti con piacere?»
«Certo, cosa ti piacerebbe mangiare?»
«Se possibile coniglio, è la carne che più mi piace, e poi funghi e del buon vino. Non ho altre pretese.»
«Bene, mi organizzo. Resti qui o torni stasera?»
«Conosci i vincoli con cui mi devo destreggiare, ci vedremo dopo le 20:00.»
«Allora a stasera.» Poi mi rivolsi a Jűrgen: «Vado dai miei amici a vedere che si può fare per farlo felice. Poi scendi che mangiamo da loro.»
«A proposito dei tuoi amici» intervenne Ceres «ho la soluzione al loro problema, a cena ne parliamo.»
Marisa, per esaudire la mia richiesta, mi mandò in paese, da un loro amico, a ritirare il coniglio, già a pezzi, che poi avrebbe cucinato per noi. Quando tornai Jűrgen stava chiacchierando amabilmente con lei, il tavolo in cucina era apparecchiato per quattro persone e io ebbi il desiderio di abbracciarla. Mangiammo presto, prima che arrivassero i boscaioli e i muratori che dopo mezzogiorno affollavano la sala. Chiesi se avessero bisogno di aiuto ma ci cacciarono raccomandandoci di scendere a prendere coniglio e funghi prima delle sette.
La cena fu gradita: Ceres non risparmiò complimenti per quanto fosse buono il cibo: «Cottura e rosolatura perfetta, sugo saporitissimo e funghi spettacolari, meravigliosa cuoca la tua amica, davvero!»
Marisa si era superata, preparando anche uno strudel buonissimo. Sorridevo, vedendo la soddisfazione del mio astratto amico. Anche Jűrgen, pur non avvicinandosi alla voracità di Ceres, mangiò più del solito e, pur avendo asserito di essere astemio, accompagnò il cibo con un bicchiere di vino.
A fine cena Ceres mi porse una boccetta.
«Una sola goccia, con qualsiasi bevanda, anche vino. È una nanotecnologia che individua e ripara quasi tutti i malanni fisici, è prodotta da molto tempo in un mondo più evoluto della terra. Jűrgen lo spaccerà come farmaco sperimentale e sicuro, per tranquillizzarli assumetelo anche voi, vi farà bene. Non dovreste neppure sapere che esiste e, ovviamente, non potete rivelarne la provenienza. Anche Marisa e Piero non dovranno farne menzione con nessuno. Thomas, fanne bere una goccia anche a Marta, poi dimenticatene.»
«Grazie Ceres, non hai idea del piacere che mi hai fatto.»
«Beh, anche la cena non era male!» sorrise «Ho ancora poco tempo Thomas, cosa volevi chiedermi?»
«Mille cose Ceres. Ma soprattutto sapere se sei felice e se la tua condizione è un premio o una punizione.»
«La felicità la percepisco quando vedo te sorridere e ciò che faccio è un dovere, come dite qui sulla terra? È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare, ma non sarà così per sempre. Ora devo proprio andare.»
Mi abbracciò forte, tanto da farmi sentire la sua carica positiva e solidale.
«Ah, Jűrgen ti spiegherà con calma quel progetto di cui ti ho accennato.»
Poi sparì.
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
- Episodio 5: Coda di paglia è sceso a Bolzano
- Episodio 6: Viaggio con Jurgen – Rivelazioni
- Episodio 7: Il diario di Giacomo
- Episodio 8: In pace con se stessi
- Episodio 9: Due chiacchiere tra amici
Davvero notevole l’evoluzione del personaggio, l”eroe’ che matura attraverso le esperienze e che, alla fine della storia, è una persona diversa rispetto a quella che era inizialmente.
“Ma non ero più il ragazzo superficiale di un tempo “
Nell’episodio precedente, lo stratagemma del diario è davvero ottimo e permette, sostituendo i flash back, di ‘vedere’ il passato del protagonista, le emozioni e vicissitudini di chi l’ha preceduto. Inoltre, la brevità dei testi mi ha spinta ad arrivare alla fine in un soffio perché, sinceramente, non riuscivo a staccarmi, desiderando saperne sempre di più.
In questo nuovo episodio entra in scena una sorta di rimedio magico che mi incuriosisce e ho pensato che piacerebbe molto anche a me averne un po’ 🙂
“Una sola goccia, con qualsiasi bevanda, anche vino. È una nanotecnologia che individua e ripara quasi tutti i malanni fisici, è prodotta da molto tempo in un mondo più evoluto della terra. Jűrgen lo spaccerà come farmaco sperimentale”
Amo alla follia questi argomenti! Sono qui che mi sfrego le mani in attesa del prossimo capitolo! 😻
Fico, lo voglio pure io il boccettino…
Un solido tepore domestico emerge dalle tue parole, oltre alla consapevolezza che la casa non è il luogo in cui nasci e la famiglia sono le persone che ti fanno sentire a casa
Un episodio che stuzzica l’ appetito, e invoglia a bere un bicchiere di buon vino novello della nostra piccola produzione di famiglia. Quest’anno il vermentino é ottimo.
Sulle gocce miracolose procurate da Ceres, ci speravo e, per un motivo o per un altro, credo che vorremmo averle tutti.
Credo che Ceres abbia qualche interesse a spacciare queste gocce miracolose. Bravo, Giuseppe!🙂