Incubi
Serie: Gabbia Metallica
- Episodio 1: Incubi
STAGIONE 1
Davanti agli occhi di Sam si apriva un luogo magnifico, brulicante di forme di vita verdeggianti che si estendevano rigogliose lungo un paesaggio idilliaco e sconosciuto. Quelle assurde creature, che lui non aveva mai visto prima, si intrecciavano in un groviglio di colori e profumi, dipingendo l’ambiente di vitalità.
Sam si sollevò lentamente da terra e inspirò a pieni polmoni l’aria limpida e pura, sentendosi libero, leggero come se il suo corpo non avesse peso e potesse muoversi senza vincoli in quella distesa sconfinata. Attorno a lui danzavano minuscoli esseri alati, visibili a malapena, che producevano un ronzio continuo e ipnotico.
Socchiuse le palpebre, lasciandosi cullare da quel suono tanto monotono quanto rassicurante. Un profumo dolce e sconosciuto gli solleticò le narici. Incuriosito, si mise a camminare in cerca della fonte, ma l’intensità dell’aroma restava immutata. Solo dopo qualche istante si accorse che la fragranza proveniva dal suolo. Si chinò sul tappeto di fili verdastri che ondeggiavano scossi dal vento, e avvicinò il viso. Il profumo si fece più intenso e avvolgente. Lasciò che le narici se ne colmassero e ne venne inebriato.
Si rialzò e, guardando verso l’alto, vide una gigantesca sfera luminosa sospesa nel cielo, che irradiava fasci di luce accecante. La fissò per qualche istante poi, abbagliato, fu costretto a distogliere lo sguardo.
Improvvisamente, si mise a correre. Corse più veloce che poteva, e si sfogò e si scatenò e si stancò. Corse finché non gli mancò il fiato.
Le gambe cedettero, costringendolo a distendersi di nuovo su quel morbido tappeto verde.
Restò lì, ansimante, lo sguardo fisso sulla volta azzurra che abbracciava la sfera di luce. Le palpebre iniziarono a chiudersi, stanche. E mentre scivolava nel torpore del sonno, sentiva il vento accarezzargli dolcemente il viso e i capelli. Il ronzio attorno era una musica soporifera. Nonostante gli occhi chiusi, la luce filtrava ancora attraverso le palpebre, tingendo il buio con tenui sfumature rosa e dorate.
Ma all’improvviso, un suono stridente lacerò l’aria: un urlo intermittente e innaturale lo fece sussultare. Sam balzò in piedi, spaesato, cercando freneticamente la fonte del rumore. Ma ovunque andasse, quel suono si faceva più forte, più vicino, fino a diventare insopportabile. Gli si rizzarono i peli sulla pelle, il cuore gli martellava nel petto. Intorno a lui, il paesaggio cominciò a distorcersi: si piegò e si restrinse, per poi dilatarsi ed espandersi. Il terreno si squarciò in profondi crepacci da cui spuntarono enormi strutture metalliche, aguzze come speroni. Crescevano e si curvavano sopra di lui, scrutandolo minacciosamente.
Le crepe si moltiplicavano e nuove strutture, contorte e spaventose, emergevano senza sosta, finché non oscurarono completamente la luce emessa dalla sfera fluttuante. In un attimo, tutto fu inghiottito dall’oscurità.
Quel mondo vibrante e pieno di vita svanì. I colori si spensero, sostituiti da smorte tonalità di grigio e nero. Il sangue del ragazzo si gelò, diventando freddo come l’opprimente ambiente circostante.
Lentamente, i suoi occhi si adattarono al buio. Solo allora si rese conto di trovarsi all’interno di un’enorme struttura artificiale, fatta di cemento e metallo. Un brivido gli attraversò la schiena, paralizzandolo. Rimase immobile, gli occhi immersi nel cupo buio che avvolgeva l’edificio, inghiottendone ogni dettaglio.
Una scarica intensa gli percorse il corpo e la paura si tramutò in puro terrore: quel suono terribile che aveva udito poco prima era tornato. Ancora più intenso ed opprimente, martellava le sue orecchie a intervalli regolari. Sam capì che si trattava del suono di una sirena.
Dalle tenebre emerse un volto scheletrico, le orbite vuote lo scrutavano. Il ragazzo balzò all’indietro, sbattendo violentemente contro la parete. Accanto a quel viso orrendo, si aprì una ma-no ossuta che gli si avvicinò. Poi, la creatura svanì. La sirena ululò sempre più forte, fino a diventare assordante.
Le pareti cominciarono a stringersi, il soffitto sembrava abbassarsi. La stanza si stava rimpicciolendo, pronta a schiacciarlo. Sam cercò disperatamente una via d’uscita, ma si accorse che non c’era. Le pareti erano a un palmo da lui e avanzavano minacciose. Cominciò a prenderle a pugni, urlando con tutta la voce che aveva.
Si risvegliò, sovrastato dal soffitto basso e grigio della sua abitazione. Era sdraiato su un materasso logoro e consunto, il corpo che ci affondava dentro. La sirena di Avern continuava a suonare, inesorabile, annunciando l’inizio di un nuovo ciclo lavorativo.
Sospirò. La stanza era immersa in una tetra penombra, illuminata soltanto da una fioca luce giallastra emessa da piccoli bulbi ancorati al soffitto. Dei fili elettrici correvano sopra la sua testa e s’intrecciavano tra loro, trattenuti a stento da brandelli di nastro adesivo.
Serie: Gabbia Metallica
- Episodio 1: Incubi
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