
Intervista a Martina Del Negro, terza classificata al concorso #LibriCKmania

E’ una giovane studentessa in Scienze della Comunicazione la promettente scrittrice che รจ salita sul podio del contest #LibriCKmania. Si chiama Martina Del Negro e con il suoย [button size=”default” url=”https://edizioniopen.it/dite-ad-andrea/” open_new_tab=”true” text=”Dite ad Andrea” icon=”” type=”default” bottom_margin=””]ย ci ha trasportati in uno dei luoghi piรน scomodi che si possano immaginare: il punto di vista dell’altro. Le abbiamo fatto un po’ di domande per conoscerla piรน da vicino.
In โDite ad Andreaโ parli della sottile linea di demarcazione tra โnoiโ e โloroโ e di come la realtร e la veritร cambino a seconda degli occhi con cui le si osserva. Cosa ti ha ispirato la stesura di questo LibriCK?
Devo la mia ispirazione alla lettura di un testo scientifico sulla disabilitร che stavo studiando per preparare un esame universitario. Mi ha letteralmente illuminata in quanto mi ha spinta a riflettere su dinamiche sociali che, date per scontate, non avevo mai analizzato con attenzione. ร stato interessante comprendere come avvenga, allโinterno di un ambiente sociale, il โprocesso di etichettamentoโ, e quello di discernimento tra cosa meriti di essere definito giusto, e cosa sbagliato, tra cosa debba essere considerato socialmente appetibile e cosa, invece, debba essere rilegato ai margini di una realtร che si ostina a rendersi cieca. I โfortunatiโ possessori del metro di giudizio da utilizzare a moโ di scettro, sono โi piรนโ, coloro che siedono dalla parte della maggioranza e che, in virtรน di tale maggioranza, si ergono a giudici di unโetica progettata ad hoc da loro stessi. โI menoโ, i pochi, coloro che non somigliano ai โgaranti socialiโ (e che spesso nemmeno lo desiderano), che presentano requisiti non conformi alla regola da quelli dettata, saranno allora marchiati come diversi, disabili, minorati, subnormali, sbagliati. Ecco, รจ stato proprio lโapprofondire lo studio di questo processo sociale, a mio avviso, prepotente, che mi ha spinta a scrivere qualcosa che ne protestasse e ne contrariasse le modalitร . Avremmo un mondo migliore, a mio parere, se riuscissimo a capire che la diversitร , a dispetto di ciรฒ che ci hanno inculcato, รจ un fiore speciale che va coltivato con amore; รจ un tesoro prezioso da cui attingere straordinarie risorse. Del resto, non รจ forse da menti ritenute eretiche, difettose e folli che sono nate molte invenzioni e scoperte di cui oggi lโintera umanitร gode?
Come mai, secondo te, si รจ cosรญ proiettati verso un modello di affermazione sociale? ร davvero cosรญ importante avere dei riscontri da parte degli altri?
Come sosteneva Aristotele, โlโuomo รจ un animale socialeโ. Egli tende, ossia, a costituirsi in societร la quale diviene condizione sine qua non per lโesplicazione della propria personalitร . Per sentirsi considerato e per comprovare a sรฉ stesso la propria identitร , lโindividuo รจ portato a confrontarsi con gli altri, conformandosi ai loro comportamenti. Nel momento in cui, perรฒ, non dovesse trovare, nel mondo esterno, nรฉ riscontri nรฉ conferme, si sentirร diverso, sbagliato, non accettato, e ne soffrirร . ร senzโaltro importante, per ognuno, trovare la propria affermazione sociale, ma sono anche convinta che si soffrirebbe molto di meno, nel caso in cui non la si trovi, se soltanto questa societร fosse meno ammaestrata alle logiche dei suddetti โgiudiciโ convinti di trovarsi dalla parte della ragione. Ciรฒ che si dimentica รจ che ognuno guarda la realtร attraverso i propri occhi e che, questi, inevitabilmente, diventano filtri deformanti. Lโimmagine che restituiscono alle singole coscienze, viene cosรฌ da loro modellata, manipolata e reinterpretata secondo le specifiche aspettative ed esperienze di ciascuno.
In pochi giorni hai collezionato piรน di 1.600 visualizzazioni e un discreto numero di commenti: che valore attribuisci a rapporto con il pubblico?
Che importanza avrebbe uno scrittore senza il suo lettore? Un testo esiste in virtรน del fatto che viene letto ed interiorizzato da qualcuno che non sia lโautore. Si scrive per comunicare qualcosa a qualcuno, dunque, anche qui ritorna la questione della conferma sociale. Ma nella specifica interazione tra autore e lettore non vi รจ alcuna prepotenza nรฉ forzatura nel dover convenire con lโaltro. ร, per me, un semplice eppure affascinante gioco di specchi a cui ognuna delle parti puรฒ liberamente decidere se partecipare o meno. Un gioco di parole rimbalzanti e di pensieri riflessi in cui il lettore puรฒ ritrovare i propri, e lo scrittore puรฒ godere della โconfermaโ che il lettore gli restituisce. E allora sรฌ, anche io scrivo per sperare che altri si ritrovino nelle mie storie e nelle mie espressioni, che un bacio da me raccontato gli ricordi il sapore del primo che hanno dato, e che possano dire: โAh, ma allora non sono soltanto io a pensare determinate cose!โ. Mi hanno insegnato che la penna puรฒ essere unโarma pacifica, ed io spero che, facendone il giusto utilizzo, possa contribuire ad alleviare quel sentimento di disagio che si prova quando, appunto, il resto della societร ci convince di essere i soli, gli unici a pensare in maniera โstrambaโ o a non riconoscersi nella moltitudine di vite circostanti. Spero quindi di poter incrociare, in questo libero gioco, quelle menti che percepiscono il mondo come me: perchรฉ se รจ vero che non siamo uguali, รจ altrettanto vero che siamo simili.
Il mondo sta per esplodere e la razza umana รจ destinata a disintegrasi in pochi secondi. Cosa ci salverร ?
Chi salverร la razza umana, รจ la stessa razza umana. Nel giorno in cui sarร annunciato, attraverso i megafoni di tutto il mondo, che il countdown โDistruzione Terraโ sta per avere inizio, saremo anche informati di una sconvolgente veritร . Le voci metalliche, infatti, urleranno dagli amplificatori che la nostra vita, e tutto ciรฒ che ci appartiene, sono, in realtร , frutto di un videogioco di cui siamo stati inconsapevoli giocatori. A quel punto ci comunicheranno che รจ nostro compito salvare la Terra ed, insieme, la razza umana; รจ un nostro dovere- diranno- in quanto siamo stati proprio noi a provocarne la disfatta attraverso il nostro โcattivo giocareโ. Dal cielo verranno calati poi, fin sopra le nostre teste, dei giganteschi controller e ognuno dovrร giocare per completare la propria missione. Ma se cosรฌ dovesse essere, prego che nessuno mi ceda il comando del controller: nel gioco sono una frana. Game over garantito!
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